La testimonianza dell’incredulo
Fra gli evangelisti solo Giovanni ricorda l’apostolo Tommaso. Il nome Toma, in aramaico, vuol dire “gemello”, come il greco Didimo. Nulla ci viene detto della sua origine, né delle circostanze della sua vocazione.
Compare per la prima volta nell’episodio della resurrezione di Lazzaro. Gesù si appresta ad andare a Betania in Giudea, poiché sa che Lazzaro è morto; i suoi lo sconsigliano, perché temono i Giudei, ma Gesù vuol dare un segno, affinché tutti credano. Allora Tommaso esclama: “Andiamo anche noi a morire con lui!” (Gv 11)
Nell’Ultima Cena Gesù, presentendo la fine, dice: “Del luogo dove io vado, voi conoscete la via”. Poi rivolto a Tommaso, che aveva detto di non conoscerla, aggiunge: “Io sono la via, la verità e la vita”. (Gv 14)
Ma l’episodio per cui Tommaso è ricordato nei secoli, come figura proverbiale, si legge nel capitolo 20. Gesù risorto compare agli Apostoli, e si fa riconoscere. Tommaso, che in quell’occasione non c’era, non crede alla loro testimonianza, e dice di voler vedere e toccare le ferite. Otto giorni dopo Gesù ricompare, e questa volta Tommaso è presente; Gesù lo invita a mettere la mano nella ferita nel costato, e Tommaso lo riconosce come Dio.
Tommaso è ancora ricordato nell’apparizione di Gesù al lago di Tiberiade.
L’ultima citazione di Tommaso nei libri canonici è negli Atti, dove compare come testimone dell’Ascensione di Gesù al cielo.
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Leggende e tradizioni
Il resto ci viene da una tradizione extra-testamentaria, di cui fa parte anche un apocrifo Vangelo di Tommaso, di ispirazione gnostica.
Un’antica tradizione, raccolta nella Legenda aurea di Jacopo da Varagine, ricollega Tommaso all’Assunzione in cielo di Maria. Dopo la morte della Vergine, Gesù stesso fece porre il suo corpo in un sepolcro, poi, dopo tre giorni, lo riunì all’anima e l’accolse in cielo. La cintura di Maria cadde, ancora stretta, nelle mani di Tommaso; secondo alcuni, come segno di particolare predilezione, secondo altri, per vincere la sua incredulità.
Tommaso andò a predicare in Persia, quindi, chiamato come architetto dal re indiano Gondofero, in India, dove operò miracoli e conversioni, e infine fu ucciso dai sacerdoti pagani a colpi di lancia. Nel Medioevo viaggiatori riferirono di aver incontrato in India comunità cristiane che si dicevano discendere dai convertiti di Tommaso, ma si trattava probabilmente di gruppi più o meno eterodossi di ispirazione gnostica.
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Festa, iconografia, patronati
Nel IV secolo le reliquie di Tommaso furono trasportate dall’India ad Edessa, in Asia Minore; poi, nel 1258, ad Ortona (Chieti). La festa di San Tommaso veniva celebrato in due momenti: il dies natalis il 21 gennaio, la ricorrenza della traslazione delle reliquie il 3 luglio. Dal 1969 viene celebrata solo quest’ultima data.
L’iconografia ha ritratto mille volte la scena dell’incredulità.
San Tommaso compare anche con la lancia del martirio, con la squadra e altri strumenti dell’architetto, mentre predica agli Indiani, o mentre riceve la cintura della Vergine. È patrono di architetti e muratori. Per aver voluto vedere le prove prima di credere, è patrono dei giudici; e protegge dalle malattie degli occhi.
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