P. Reginaldo Giuliani O. P.
Croce e Spada

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Laboremus

La vita
del P. Giuliani

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La vita

Padre Giuliani nacque a Torino il 28 agosto 1887.

Fu allievo dei Fratelli delle Scuole Cristiane e del Ginnasio Salesiano di Valdocco. Nel 1904 entrò nel Noviziato Domenicano di Chieri e al nome di battesimo Andrea aggiunse quello di Reginaldo.

Fr. Reginaldo fu ordinato sacerdote il 21 dicembre 1911, e dopo aver conseguito il Lettorato in Teologia nello «Studium» domenicano di Chieri, fu assegnato al convento di Trino Vercellese.

Nel maggio del 1916 P. Giuliani venne chiamato alle armi, e dopo un breve servizio in un Ospedaletto da campo fu nominato Cappellano militare e destinato al 55° Fanteria. Nell’inverno seguito al rovescio di Caporetto, P. Giuliani fu inviato in giro di propaganda nell’Italia meridionale, per tener testa con la forza della sua oratoria alla propaganda disfattista del nemico interno. Appena si formarono i reparti d’assalto chiese di essere richiamato al fronte come Cappellano degli Arditi. Con essi varcò il Piave e giunse vittorioso a Trieste.

Quando scoccò la diana dell’impresa dannunziana P. Giuliani corse a Fiume e fu Cappellano dei Legionari e della popolazione civile. «Fiaccola d’amore e lampada di sacrifizio», /4/ egli abbandonò il campo per riprendere l’umile vita di frate, quando i Superiori religiosi lo richiamarono in convento.

Due medaglie di bronzo e una d’argento premiarono l’opera patriottica del Cappellano militare durante la grande guerra.

Nel dopoguerra P. Giuliani iniziò il suo grande ministero di predicazione in tutte le principali città d’Italia. A Firenze durante i quaresimali del 1923, 1925, 1928 raccoglieva in Santa Maria del Fiore sino a 15.000 uditori. Anche nelle due Americhe il P. Giuliani esercitò per qualche anno il S. Ministero della predicazione.

Una parte preponderante della sua attività apostolica, P. Reginaldo la dedicò alla gioventù delle Associazioni Cattoliche e delle Organizzazioni del Regime. Al Duce e al Fascismo egli diede sin dall’inizio tutta la sua più entusiastica adesione.

Quando scoppiò la guerra italo-abissina il P. Giuliani partì, nonostante i suoi quarantotto anni, per assistere i soldati e per portare la vera civiltà della Croce là ove «la menzogna di un sacerdozio decaduto nelle superstizioni più volgari» manteneva la più ributtante barbarie.

In Africa P. Giuliani tornò ad essere l’antico mirabile Cappellano dei fanti e degli arditi; ma fu insieme missionario, educò i moretti, edificò la bella chiesa di Adi-Cajèh.

L’ordine di avanzare trovò il P. Giuliani nell’esercizio della sua fervida attività missionaria, ma perfettamente preparato al cimento. Il giorno di Natale celebrò la Messa al campo tra il fragore delle artiglierie, e alla Comunione, mentre già presentiva la prossima fine, parlò serenamente «della pace inferiore annunziata dagli Angioli nei cieli betlemitici, e conservata nel mondo, per gli uomini di buona volontà, dalla virtù di Cristo, che dalla nascita alla morte fece della sua vita un richiamo a quella vita interiore che Egli rese bella, pacifica e gioconda, anche nello strazio delle membra e tra gli orrori della guerra più crudele».

Il 19 gennaio P. Reginaldo celebrò la sua ultima Messa.

Il 21 gennaio, fedelissimo al suo dovere di Cappellano, lasciò il fortino di Passo Uarieu per seguire due battaglioni /5/ di Camicie Nere sferrate all’attacco. Nella mischia terribile a chi lo invitava a mettersi in salvo rispose: «Vai, salvati tu, sei giovane; io non lascio i miei feriti e i miei morti».

«Dopo lungo accanito combattimento in campo aperto, sostenuto contro forze soverchianti, si prodigava nell’assistenza dei feriti e nel recupero dei caduti. Di fronte all’incalzare del nemico alimentava con la parola e con l’esempio l’ardire delle sue Camicie Nere gridando: “ Dobbiamo vincere, il Duce vuole così! “. Chinato su di un caduto, mentre ne assicurava l’anima a Dio, veniva gravemente ferito. Raccolte le sue ultime forze partecipava ancora, con eroico ardimento, all’azione per impedire al nemico di gettarsi sui moribondi, alto agitando un piccolo Crocifisso di legno. Un colpo di scimitarra, da barbara mano brandita, troncava la sua terrena esistenza, chiudendo la vita di un apostolo, aprendo in Dio quella di un martire di una santa crociata».

Con queste elevate parole, S. E. il Maresciallo Badoglio decretava sul campo la medaglia d’oro al P. Reginaldo Giuliani.

Nel grande Frate predicatore, Missionario, Cappellano, Martire del Sacerdozio, i confratelli Domenicani riconoscono il loro Pioniere in Abissinia, l’Apostolo dell’Italia rinnovata, la Fiaccola che arde, la Voce che chiama.

Come missionario, come apostolo, come sacerdote martire, i suoi confratelli intendono di onorarlo insieme con tutti gli Italiani.