Miscellanea di storia italiana
edita per cura
della Regia Deputazione di Storia Patria
Tomo I.
Torino
Stamperia Reale

MDCCCLVII

/.../

/249/

Notizie e documenti
riguardanti la Chiesa e Prepositura
di S. Maria di Vezzolano
nel Monferrato
raccolte dal Barone
Giuseppe Manuel di S. Giovanni
ed illustrate con disegni
dal Conte

Edoardo Mella

/251/

§ I.

Prime notizie intorno alla Chiesa di S. Maria di Vezzolano, e fondazione della Prepositura de’ Canonici regolari.

Quel tratto di colline, che staccandosi dall’Appennino Ligure si protende fra il Tanaro ed il Po, dirimpetto ai sito in cui giace la citta di Chivasso, si aggruppa come in un promontorio, dal quale per ripidi pendii si discende alla destra sponda di questo fiume, mentre dagli altri lati se ne dilungano le moltiplici divergenti catene formanti l’ossatura delle vitifere regioni dell’Asteggiano e del Monferrato.

Quasi al centro di quel gruppo, a’ piedi dell’erta su cui torreggia l’antico castello di Albugnano, giace in romita valletta la deserta chiesa di S. Maria di Vezzolano con parte degli edifizi appartenenti già alla prepositura dei canonici regolari di s. Agostino detti anche Lateranensi.

È tradizione costante in quei luoghi che a questa chiesa fosse primitivamente annesso un monistero di Benedittini, e che ambedue siano stati edificati da Carlo Magno in rendimento di grazie di essere stato miracolosamente liberato, per intercessione della Madonna, di cui era già quivi una /252/ divota chiesuola, da spaventose visioni apparsegli mentre si aggirava cacciando in quei dintorni, e della guarigione ottenuta nello stesso tempo dal mal caduco al quale, secondo la stessa tradizione, era prima soggetto.

Ad essa allude un vetusto dipinto, il quale con altri di simil genere (1) si vede nel chiostro antico annesso alla chiesa, rappresentante un imperatore a cavallo, che si crede Carlo Magno, in arnese da caccia con seguito di scudieri e cani, il quale, spaventato dall’apparizione di scheletri uscenti da un sepolcro in atto di cadere, è esortato da un romito o monaco a raccomandarsi a Maria SS., di cui si scorge in lontananza una chiesuola.

(1) Si può vedere la descrizione di questi dipinti, come delle altre antichità esistenti nel detto chiostro, nella pregevole notizia su questa chiesa di Vezzolano del chiarissimo cav. teologo Bosio ed inserita nel giornale l’Apologista N.i 47 e 48 an. 1859.

I suddetti dipinti, i quali, per lo stile e la forma delle lettere della leggenda che li accompagna, non possono attribuirsi a tempo anteriore al secolo XV e sono probabilmente di questo, sono però il più antico testimonio il quale abbiasi sia del fatto miracoloso che avrebbe dato origine a questa chiesa, sia dell’esistenza quivi di un monistero di monaci dell’Ordine di S. Benedetto: e solo nel secolo decimosettimo troviamo tale racconto ripetuto nell’apocrifo memoriale di Raimondo Turco.

Invece se volessimo prestar fede agli storici antichi della città di Casale di Monferrato citati dal De Conti nella sua storia di questo marchesato (2) dovremmo credere, che già prima dell’epoca, alla quale si riferisce l’accennata tradizione, non solamente questa chiesa fosse in piedi, ma uffiziata anche fosse da canonici regolari, siccome quelli che sarebbero stati quindi chiamati dal re Luitprando per avere la cura /253/ della nuova basilica da lui fondata nella detta città in nome di S. Evasio.

(2) De Conti, Storia del Monferrato, Voi. 4, not. 44.

Ma oltre al non sapersi da quale fonte abbiano li suddetti scrittori tale notizia attinta, la quale è dallo stesso De Conti contraddetta, posta anche la verità che quei canonici, come essi asseriscono, chiamati fossero col nome di Vezolani, non ne seguirebbe di certo che dovessero credersi da questa nostra chiesa di Vezzolano usciti, essendovi anche, come appresso si dirà, esistite altre chiese e non più lungi dalla stessa citta di Casale, che portarono lo stesso o simile nome di Vezolanum o ad Vesulam ed erano anche ne’ tempi antichi dipendenti dallo stesso ordine de’ canonici regolari.

Comunque pertanto nulla di certo possa dedursi da queste due fra loro discordanti versioni, ed appajano anzi ambedue destituite di positivo fondamento storico, un sol punto, nel quale ambedue concordano, sembra almeno potersene avere per probabile, ed è che l’esistenza di questa chiesa di Vezzolano dati da tempo se non più antico, anteriore certamente al secolo undecimo.

Tale probabilità è anche poi maggiormente afforzala dall’istromento con cui al finire di quel secolo, cioè alli 25 di febbrajo dell’anno 1095, certi Ardizzone ed Amedeo figliuoli del fu Guglielmo, Anselmo ed Ottone del fu Teottone, Ottone del fu Vuifredo e Guido figliuolo di Arduino diedero di questa chiesa l’investitura a Teodulo cognominato Fanto ed all’Egidio suo compagno, i quali vi sono già qualificati Presbiteri et Officiales Sanctae Veciolanensis Ecclesiae, e donarono inoltre loro tutto ciò che la stessa chiesa già possedeva ed avrebbe in avvenire posseduto, onde associandosi altri compagni e successori ci vivessero vita comune secundum canonicam regulam sine aliqua divisione vel proprietate e con pena dell’esclusione per quelli i quali instigante diabolo in ipsa vita seu conversatione manere /254/ noluerint et alios inquietare conati fuerint. Poiché si scorge quindi chiaramente che la detta chiesa doveva già essere stata prima fondata ed arricchita di beni, e probabilmente non dagli stessi, i quali ne davano con quest’atto l’investitura ai suddetti sacerdoti, non essendovi tale cosa espressa, come vediamo essere stato solito negli atti di simil genere, in cui i benefattori delle chiese e monisteri ne erano pure stati i primi fondatori.

Come si ricava da varii indici delle scritture appartenenti a questa prepositura esistenti nell’archivio del R. Economato apostolico in Torino, la pergamena originale di questo prezioso documento conservavasi ancora al principio del secolo scorso presso la medesima e ne furono tratte le copie che ora ne sono nello stesso archivio dell’Economato e negli archivi regi, le quali servirono alla pubblicazione fattane nel volume primo dei monumenti di storia patria.

Questo documento, il quale è il più antico che abbiamo di comprovata auctenticità riguardante la chiesa di Vezzolano, devesi pure ritenere come il primo atto dell’instituzione fattavi della Congregazione dei canonici regolari di S. Agostino, alla quale erano già in quel tempo soggette molte altre chiese sì del Piemonte che del Monferrato.

Vedesi poi a calce del medesimo l’atto di ratifica e conferma fattane il 1.° di gennajo dell’anno 1153 da certi Uberto Ardizzone e Guglielmo barbanus et nepotes e dall’Ardizzone Goslano seu Vitale Giorgio.

Nè in quest’ultimo, nè nel primo instromento vedesi alcun aggiunto ai nomi dei suddetti personaggi, che instituirono nella chiesa di Vezzolano i canonici regolari e ratificarono poscia tale instituzione, dal quale venire in chiaro della famiglia a cui appartenessero, avendosi ancora nelle carte di quel secolo pochi esempi di predicati o sopranomi aggiunti ai nomi delle persone, dai quali ebbero poscia origine i cognomi.

/255/ Dobbiamo perciò cercare altri indizi onde, se possibile, ciò scoprire con qualche fondamento di verità.

Prima di tutto parmi non si possa porre in dubbio, che tanto i primi quanto i secondi appartenessero tutti ad una stessa agnazione, persuadendo ciò, quanto a quelli, la niuna distinzione, che si osserva nell’atto dei 1095 fra loro, e di più la comunanza dei diritti che avevano sulla chiesa di Vezzolano, e quanto agli altri l’uso in quel tempo introdotto, e quasi sempre osservato, che le liberalità degli avi verso la chiesa e luoghi pii venissero dai nipoti con nuovi atti confermate. E viene di conseguenza il doversi tenere che discendendo tutti da uno stesso stipite si trovassero già divisi in più rami, vedendosi dal suddetto istrumento dei 1095, che erano dessi figliuoli di quattro differenti genitori, dei quali uno solo era ancora in quel tempo in vita.

Similmente conduce allo stesso scopo di rintracciare il casato a cui essi tutti appartenessero l’osservazione, che sebbene nè nell’uno nè nell’altro dei summenzionati atti si legga espressa la data del luogo in cui furono stipulati, sembra però indubitato che lo siano stati o nella chiesa stessa di Vezzolano, od in sito affatto attiguo, leggendosi nel primo che l’atto ne era stato depositato super altare ejusdem ecclesiae, e veggendosi segnati al secondo nomi di testimoni, che nativi erano di paesi circonvicini, come si dirà in appresso; d’onde viene confermato che fossero quelle regioni in cui era la chiesa di Vezzolano alla giurisdizione e dominio dei medesimi soggette.

Abbiamo quindi due dati principali per condurci nella nostra ricerca; cioè trovare la famiglia de’ signori a cui in quel finire del secolo undecimo spettasse il dominio su queste contrade, almeno per ciò che era della giurisdizione feudale sotto l’alta supremazia dell’impero, e fosse già fin da quei tempo divisa in parecchi rami.

/256/ Riguardo al primo io non concorro nell’opinione di coloro i quali sulla sola fede delle antiche cronache (1) avendo attribuito ai marchesi di Monferrato della stirpe Aleramica la prima fondazione di questa Prepositura come di molti altri monasteri non solo del Monferrato ma anche del Piemonte, dovettero di necessità ammettere che dallo stesso casato fossero usciti i summenzionati autori dell’istromento d’investitura del 1095, nonché del successivo atto di ratifica del 1153 (2).

(1) Galeotto Del Carretto, Cronaca di Monferrato nei monumenti di storia patria, tom. III, col. 1150. Vedi anche Filippo Bergomense, suppl. Chron., Lib. 12, ed il Pennotto Generalis S. Ordinis clericorum canonicorum historia p. 322.

(2) Fra quelli che tennero quest’opinione è anche l’autore dell’argomento preposto alla pubblicazione di questi atti nel succitato tomo primo dei monumenti di Storia patria.

Diffatti oltre al non sapersi, che di quella illustre schiatta che vanta a suo progenitore il marchese Aleramo, esistessero al tempo di cui parliamo altri rami, fuori quelli dei marchesi di Monferrato e dei marchesi del Vasto, del primo dei quali in sul finire del secolo undecimo e principiare del duodicesimo vivevano solo i marchesi Guglielmo IV e Rainerio, ed Ardizzone e Bernardo loro cugini, e del secondo il solo marchese Bonifacio (3), non havvi nemmeno memoria per veruno documento di fede degno che alcuno di essi possedesse allora dritti di giurisdizione o di dominio qualunque in queste contrade in cui era Vezzolano, e solo come si vedrà nell’anno 1226 il marchese di Monferrato Bonifacio I ebbe il castello di Albugnano per infeudazione fattagliene dai canonici di Vezzolano.

(3) Moriondo, Monument. Aquens. par. 11, col. 830. Pompeo Litta, famiglie celebri italiane nella genealogia dei marchesi di Monferrato. Manuel, marchesi del Vasto, tav. genealogica dei primi discendenti di Aleramo.

È bensì vero che nel diploma di Federico Barbarossa delli 7 ottobre 1164, riportato dal Moriondo (4), veggonsi /257/ le terre di Brosolo, Coconato, Thonengo, Coconito, Aramengo, Cerreto, Passerano, Primelio, scheirano nel testo scheirano con la minuscola ed altre situate parimenti in quelle contrade non lungi da Vezzolano comprese nella donazione fattane dall’Imperatore a favore del marchese Guglielmo il vecchio. Ma la prova che non tanto una conferma di antichi dritti quanto una nuova concessione abbia quivi inteso il Barbarossa di fare al Marchese in premio della sua fedeltà l’abbiamo da ciò, che non prima del secolo decimoterzo troviamo avervi i successori del predetto Guglielmo esercitati i diritti che in forza del detto diploma pretendevano avere.

(4) Monumenta Aquensia, par. 1, col. 66.

Invece fra i signori, i quali dai documenti più autentici è provato aver goduto da tempi più antichi giurisdizione feudale in queste contrade, troviamo principalmente essere stati quelli che traendo il loro nome dall’antica terra di Radigate o Radicate, ora distrutta, estendevano il loro dominio su tutte quelle regioni che formarono il contado di Cocconato, e ne presero anche il titolo.

Benché poi li suddetti documenti siano di data posteriore alli summenzionati riguardanti la chiesa di Vezzolano, si scorge però il loro contenuto accennare evidentemente a tempo più antico, nel quale aveva già avuto principio la potenza dei medesimi in queste contrade.

Così nell’istromento dell’anno 1178 (1), che è il più antico che abbiamo riguardante questa illustre prosapia, scorgesi il Giovanni, il quale vi prende già il titolo di conte di /258/ Radigate (quomiti Radigate) e vi si dice figliuolo del fu Ar..... di nazione salica, fare cessione a favore della chiesa di Vezzolano di tutto ciò che il Guidone di Fogliano teneva pro senioribus Radigate, cioè dai suoi antenati nelle vicinanze della medesima.

(1) Doc. VI. Il brano di pergamena che rimane di questo documento fu da me rinvenuto non ha molto fra le carte di minor conto riguardanti la chiesa di Vezzolano nell’archivio del R. Economato, e niuno che io sappia avendone mai fatto menzione, sarà accolto con maggior gradimento dai cultori delle patrie memorie, benché in gran parte monco specialmente per le preziose notizie che da esso ti ricavano intorno a questo antichissimo casato dei conti Radicati.

E si vede quindi come non solamente fosse già il detto Giovanni insignito del titolo di conte, segno dell’antica nobiltà della sua casa, ma che anche già i suoi antenati avevano possessioni nelle vicinanze stesse della chiesa di Vezzolano. Le due iniziali poi A R, le quali per la mancanza della pergamena sole indicano il nome del suo padre, allora non più in vita, possono con assai probabile conghiettura attribuirsi ad uno dei due Ardizzoni che vedemmo aver preso parte all’atto di ratifica dell’anno 1153.

Da questo documento inoltre, per ciò che spetta a questa famiglia dei conti Radicati, veniamo a sapere che erano di nazione e legge salica.

Abbiamo di poi l’atto del mese di ottobre 1182 portante la sottomissione fatta al comune di Vercelli da un Uberto de Coconada insieme al suo figlio pure di nome Uberto ed alli Guglielmo e Giacomo de Monticulo al de Monteacuto e Giordano di Tonengo e Manfredo di Aramengo, con cui i primi si obbligarono di pagargli il fodro di lire 1500 e soltanto di lire 500 tutti insieme i secondi (1).

(1) Arch. civ. di Vercelli, Cod. Biscioni tom. II, fol. 41, 42.

Ammettendo, come nessuno finora pare abbia posto in dubbio, che quei due Uberti quivi detti de Coconada appartenessero a questo stesso casato dei Radicati (2) avremmo quindi notizie di un altro ramo di questa famiglia diverso da quello dei suddetto conte Giovanni, il quale avrebbe già in quel tempo presa la denominazione dal feudo di /259/ Cocconato e sarebbe già cresciuto in non mediocre potenza, giudicandone dalla maggior somma in cui venne tassato verso quel comune.

(2) Frova, Storia di Vercelli MS. della biblioteca del Re. Promis, Moneto, dei Radicati e dei Mazzetti p. 9.

Finalmente a corroborare le induzioni, le quali dai summenzionati documenti si ricavano a persuaderci come cosa più probabile, che a questa stirpe dei Radicati appartenessero i sovranominali autori degli istrumenti del 1095 e 1153, vale anche l’argomento, che fra i nomi dei testimoni a quest’ultimo sottoscritti, quelli, dei quali vi è pure notata la patria, appajono tutti nativi di terre, le quali sappiamo essere state da tempi più antichi soggette alla giurisdizione dei medesimi. Diffatti la parola Ragiade, dopo il nome del testimonio Guidone, è manifestamente un’abbreviatura di Radigade, la stessa terra da cui essi trassero il nome, come quella di Nivizani dopo quello del Robaldo pare molto verosimile sia lo stesso di Iviliano, detto anche nelle carte antiche Oviliano o Naviliano, che era una borgata della terra di S. Sebastiano, altro antichissimo loro feudo, e come lo erano pure Brexanum e Regium, patrie degli altri due testimoni Uberto ed Ugo.

Mi resta ora a sciogliere una difficoltà, la quale a taluno potrebbe affacciarsi per avventura, da ciò che non si trovi la chiesa di Vezzolano e nemmeno il castello a lei vicinissimo di Albugnano, che è annoverato, come vedremo, fra le più antiche sue dipendenze, mai menzionali nei diplomi degli Imperatori a favore dei signori del casato dei Radicati, e segnatamente nei due per data primi, cioè quello di Federico Barbarossa delli 5 di maggio 1186, e quello di Federico II dell’anno 1249, nei quali si vedono confermati i dritti di dominio e di giurisdizione spettanti ai medesimi sovra la maggior parte delle terre del contado di Cocconato.

Ma è facile prima di tutto osservare che questi diplomi essendo di data posteriore ai succennali instromenti con cui /260/ li summenzionati Teodulo ed Egidio furono investiti dei dritti sulla chiesa di Vezzolano e sue pertinenze, non se ne può a tutta ragione dedurre la conseguenza che in tempi più antichi non siano anche queste state soggette alla giurisdizione dei signori Radicati.

Inoltre massime dopo le giustissime osservazioni del chiarissimo cavaliere Domenico Promis (1) sembra ora potersi tenere come certo che i detti due diplomi siano stati da qualche falsario fabbricati in epoca ancora più recente di quella a cui vengono attribuiti, e perciò non meritano alcuna fede (2).

(1) Moneto, dei Radicati e Mazzetti, p. 40

(2) Questo con altri documenti spettanti ai conti Radicati, anche non tutti di buona lega, come si può redere nella succitata Memoria del cav. Promis, vennero alla luce in alcuni sommari di lite nel 1780 e 1781. Io li tengo da copia autentica dell’anno 1633, favoritami dall’esimia cortesia del conte Radicati di Marmorito.

§ II.

Vezzolano sotto i Preposti regolari.

Proseguendo le notizie dei documenti riguardanti la chiesa di S. Maria di Vezzolano, dopo la instituzione fattavi nel 1095 dei canonici regolari, abbiamo prima in ordine di data la bolla di Papa Eugenio IV delli 16 di giugno 1148, indizione undecima, diretta dilectis filiis Andreae Preposito ecclesiae S. Mariae de Veciolano ejusque fratribus tam presentibus quam futuris canonicam vitam professis; colla quale il S. Pontefice vi prende sotto la protezione della Sede Apostolica la stessa chiesa con tutte le sue dipendenze, le quali situate erano nei luoghi o regioni di Albunianum, Ariscinum, Villaverani, Maconato, Germasino, Pompiano per concessione di Carlo, vescovo di Torino, Monterolento col /261/ suo territorio, Montalto, Birriano, Arenthono, Pulcia, Coio, Brisiano, Placio, Drasco, Montemajori, Medianum, Quadrato; di più le chiese di S. Pietro di Ovigliano e di S. Maria de Wia ossia Oviglia, i dritti sulle acque del Po, con tuttociò che possedeva nella diocesi Eporediese (1).

(1) Doc. I.

Più cose si presentano a notare in questa bolla; prima di tutto è il nome dello stesso preposto Andrea, il quale è il primo di cui ci sia rimasta memoria nella serie dei Preposti regolari che ressero questa chiesa dopo i sunnominati Teodulo ed Egidio, i quali ricevettero la summenzionata investitura dell’anno 1095, ed è probabile ne siano anche stati i primi rettori.

Troviamo quindi l’enumerazione delle dipendenze e possessioni che già aveva in quel tempo la chiesa di Vezzolano, e riscontrando i loro nomi con quelli che si leggono nei documenti posteriori, alcuni dei quali esistono ancora al giorno d’oggi, non sarà difficile di determinare il sito in cui erano la maggior parte. Così oltre all’Albanianum, Brisianum, Plascium, che sono le attuali terre di Albugnano, Bersano e Piazzo, situate le tre prime sui colli non lunge da Vezzolano e l’ultima più verso il Po, abbiamo Ariscinum e Maconatum, nomi tuttora portati da due regioni presso Albugnano, e poi nuovamente dalla parte dello stesso fiume le antiche Medianum e Quadratum nel territorio di S. Sebastiano compreso nella diocesi di Ivrea, dove era pure la chiesa di S. Pietro di Ovigliano od Ivigliano e Monterolento ossia Monterotondo, e finalmente la chiesa di S. Maria di Oviglie presso Riva di Chieri.

Inoltre vediamo che possedeva già allora questa chiesa dritti di dominio sulle acque del Po, i quali si estendevano, come si scorgerà da documenti posteriori, a tutto quel tratto /262/ del fiume e delle sue rive compreso fra le terre di Chivasso e di Lavriano; e sembra che avuto l’avesse per concessione dei Vescovi di Vercelli, ai quali era stato donato dall’imperatore Ottone III, come rilevasi dal diploma delli 7 di maggio dell’anno 999, in cui fra i paesi e le regioni che sottopose alla loro giurisdizione, nominasi appunto l’aaqua Padi a portu Clavasi cum utrisque ripis usque ad Clorum, al. Merum al. Ellerum ubi vetus Duria intrat in Padum, che è quasi di rimpetto al detto luogo di Lavriano (1).

(1) Provana, Studi critici sui tempi del re Arduino, pag. 348. Iricus, Hist. patr., p. 5.

Finalmente abbiamo quindi notizia di una donazione fatta poco tempo prima alla stessa chiesa di Vezzolano dal vescovo di Torino Carlo, risalendo solo a quello stesso anno 1148 le prime memorie che di questo ci siano rimaste (2).

(2) Meiranesio, Pedem. sacr. MS. p. 2. – Semeria, Storia della chiesa di Torino, pag. 109.

Era la chiesa di Vezzolano compresa entro i limiti della vasta diocesi vercellese, ne pare che fin d’allora i di lei Preposti pretendessero, come fecero poscia, all’esenzione dalla giurisdizione vescovile, onde che furono verso di lei quei Vescovi larghi di favori e privilegi.

Nel 1152 alli 4 di dicembre il vescovo Ugoccione confermava alla medesima nella persona del predetto Andrea suo preposto i dritti che aveva sopra la chiesa di S. Maria in castro Crebudonensi ossia di Crea, come erano stati riconosciuti dal vescovo Ghisolfo suo predecessore. Questa carta porta la data dell’anno secondo del Vescovado del detto Ugoccione Eugenio papa Romanam ecclesiam gubernante Friderico rege Romanam imperium administrante, e quantunque vi sia occorso sbaglio nell’indizione, notatavi la decimaterza invece della prima, la quale in quel giorno correva, non se ne può rivocare in dubbio l’autenticità, /263/ conservandosene nei R. Archivi la pergamena originale colle sottoscrizioni dello stesso Ugoccione e dei primari officiali della Chiesa vercellese (1).

(1) Doc. II.

Vien dopo nei seguente anno 1153 il giorno 1.° di gennaio il sovramenzionato instrumento di ratifica e conferma dell’atto d’investitura del 1095 fatto dalli Uberto Ardizzone e Guglielmo zio e nipoti, e dalli Ardizzone Goslano e Vitale Giorgio, li quali, come sopra si dimostrò; è probabile fossero non meno che gli autori della detta investitura del casato allora potente dei conti Radicati.

Lo stesso anno 1153 il 5 di marzo era la chiesa di Vezzolano pure beneficata dal suddetto vescovo di Torino Carlo colla donazione che faceva nelle mani dello stesso preposto Andrea delle chiese di S. Giovanni e S. Giacomo di Lucerna, mediante l’annuo canone di sex nummi da pagarsi alla sua mensa (2).

(2) Monumenta historiæ patriæ. Tom. I, col. 802.

L’anno 1159 lo stesso preposto Andrea otteneva diploma dall’imperatore Federico Barbarossa datato da Torino il giorno 12 di gennaro, indizione settima, col quale prendeva sotto la salvaguardia dell’impero la chiesa ed il luogo di Vezzolano con tutte le sue dipendenze e possessi nelle diocesi di Vercelli, Torino, Asti ed Ivrea (3).

(3) Doc. III.

Nel 1166 alli 10 del mese di febbrajo, indizione XIV, il prenominato vescovo di Vercelli Ugoccione, coll’intervento e consenso dei canonici della sua chiesa e di Uberto advocato della medesima concedeva investitura alio stesso preposto Andrea nella persona di Guglielmo priore della canonica di Vezzolano, suo procuratore, degli stabili e decime tenuti da certi Uberto e Tebaldo detti de leticia nei /264/ luoghi di Scherano ossia nel testo Sheirano Scheirano e Primelio e dai fratelli Rogerio Enrico, Guidone e Boemondo suoi vassalli coll’obbligo di pagargli l’annuo canone di soldi tre di buona moneta di Pavia alla festa di S. Martino (1).

(1) Doc. IV.

Nell’anno 1170 troviamo che all’Andrea era succeduto in questa prepositura il Guidone nominato nella scrittura delli 14 di giugno, indizione terza, colla quale Giovanni Bazano cittadino di Vercelli, unitamente alla sua moglie Sibilia, e Mombilio e Sibilia loro figliuolo e nuora, fondava il priorato di S. Pietro e S. Maria di Gapriasco presso Vercelli nella chiesa sotto tale titolo già da nel testo da se sè edificata, e lo sottoponeva alla prepositura di Vezzolano constituendogli per dote i beni già alle stessa chiesa annessi, eccettuati soltanto quelli che teneva in feudo da Alberico de veneno, e riservandone il patronato per sè e suoi discendenti (2).

(2) Da copia moderna degli archivi del R. Economato Apostolico in Torino, ab. Vezzolano. Una lettera del chiarissimo sig. cav. Mandelli da Vercelli mi avvisava essersi testè rinvenuto nell’archivio Eusebiano di quella città un privilegio del vescovo Uguccione III id. Octob. Pontif. an. III che corrisponde al 1154, col quale questi prendeva sotto la protezione di s. Eusebio la Prepositura ivi detta di s. Maria de Cravedasco ed è diretta dilecto in x.po filio Martino preposito. Ammettendo, come asserisce lo stesso signor Mandelli, che Cravedasco sia lo stesso di Capriasco, e confrontando con tale notizia il succitato istrumento del 1170, nel quale fra i testimoni vedesi anche segnalo il Presbiter Martinus de Craviasco, io concorro nel sentimento quivi esternatomi dallo stesso che nella detta chiesa di Capriasco già prima del 1170 fosse eretto un Priorato o Prepositura sotto l’invocazione di M. V.; e che poi nel 1170 sia stato dal Bazano suo fondatore sottoposto alla giurisdizione dei Preposti di Vezzolano aggiungendo al titolo primitivo di S. Maria anche quello di S. Pietro.

Segue in ordine di data la bolla del papa Alessandro III in data di Anagni li 10 di luglio 1176, con cui a preghiera del preposto Guidone prese nuovamente la chiesa di Vezzolano con tutti i suoi possessi e dipendenze sotto la protezione di S. Pietro, nominandovisi specialmente le seguenti /265/ chiese o priorati – de Ponticellis – de Santena (1) – de Bibiana – de Lucerna – de Genda – de Banzono – de Rivocluso Credonensi – de Vivarono – de Morano – de Geronda – de Capriasco – de Burgaro – de Ubiliano con tutte le possessioni e decime ad esse spettanti ed inoltre le possessioni e decime Quadrati tam in aquis quam in terris (2).

(1) Il Mandelli riferendo i nomi delle dipendenze della chiesa di Vezzolano, nella sua opera del comune di Vercelli al medio evo (tom. 3, p. 484) menzionati in questa bolla, scrisse per errore S. Agatha invece di Santena, come sta nel documento che il chiarissimo sig. canonico Gio. Barberis ebbe la compiacenza di trascrivere a mia richiesta dall’Originale nell’Archivio dell’Ospedal maggiore di Vercelli.

(2) Doc. V.

Abbiamo poi nel 1178 il già sovra menzionato atto di cessione del conte Giovanni Radicati del fu Ar... di nazione salica a favore della chiesa di Vezzolano dei beni lasciatigli dai suoi antenati nelle vicinanze della medesima e che erano allora tenuti, come sembra, a titolo di enfiteusi dai Guido di Pogliano, Castello ora diroccato, vicinissimo a Vezzolano. Nella parte mancante di questa importante carta era anche il nome del preposto nelle cui mani la detta cessione era stata fatta. Dai precedenti documenti però e dai seguenti non possiamo dubitare che fosse il summenzionato Guidone.

Nel 1182 li 19 di ottobre, indizione prima, il papa Lucio III, confermando la precedente bolla di Alessandro III, prendeva nuovamente la chiesa di Vezzolano colle sue dipendenze sotto la protezione della S. Sede, e vi prescriveva ut ordo canonicus qui secundam deum et B. Augustini regulam in eodem loco institutus esse dignoscitur perpetuis ibidem temporibus inviolabiliter observetur. Le dipendenze della chiesa di Vezzolano in questa bolla menzionate sono le seguenti: de Santena – de Bibiana Portus Gaudii /266/ Arenzono S. Johannis de Ripa – de Lucerna cum pertinentiis suis et decimis quae colliguntur in foro Lucernae et extra – de Gavida Riviclusi Credonensem ecclesiam Vivarone – de Gironda Capreassi Bulgaro Ubiliani Portuspadi Quadrati (1).

(1) Doc. VII.

Nel 1188 li 15 maggio, sesta indizione, con istromento stipulato in Torino sotto il portico della chiesa di S. Michele un Giacomo figliuolo del Giacomo de Portadorania faceva donazione alla chiesa di S. Maria di Vezzolano nelle mani di Guglielmo priore della medesima e di Airaldo de Pontixello de tota sua ratione et justicia che gli spettava sopra una pezza di bosco coerente da due parti domini de turre e dalle altre il Rivosecco e l’ospedale di Brione. Tra i nomi dei testimoni vi è da notare quello della domina Matelda, madre del donatore (2).

(2) Dall’originale pergamena nell’Archivio del Ministero di Finanze in Torino.

Al seguente anno 1189 si riferisce la infrascritta iscrizione, la quale si legge nella chiesa di Vezzolano alla faccia anteriore del tramezzo sotto il bassorilievo rappresentante i Patriarchi progenitori di G. C. e venne sul luogo diligentemente copiata per cura del mio amico il conte Edoardo Arborio Mella, il quale colla sua solita diligenza e perizia rilevò i disegni di questa chiesa, a compimento e maggior illustrazione di queste notizie.

HEC . SERIES . SANCTAM . PRODUXIT . IN . ORBE . MARIAM
QUE . PEPERIT . VERAM . SINE . SEMINE . MUNDA . SOPHIAM
ANNO . AB . INCARNATIONE . DNI . M̊C̊LXXXVI̊III . REGNANTE
FREDERICO . IMPRE . COPLETV . E . OP . ISTUD . SUB . PPO VIBONE sc. VIDONE
Il Mella scrive VIBONE anche nella Descrizione p. 270
.

/267/ Sotto le altre parti del bassorilievo rappresentanti la morte ed assunzione di M. V. si leggono poi li seguenti versi:

AD . VIRGINIS . FUNUS . MESTUS . STAT . GREX . DUODENUS
SURGE . PARENS . XPI . TE . VOCAT . QUEM . GENUISTI
COLLOCAT . ECCE . PIAM . XPS . SUPER . ASTRA . MARIAM

Dalla suddetta iscrizione veniamo a conoscere non solamente che era ancora in quell’anno preposto il sunnominato Guidone, ma certificasi anche aver egli fatto costruire quel tramezzo ornato di bassorilievi in pietra per quei tempi nei quali le arti erano, massime in questi paesi, allo stato di semi barbarie, assai commendevole. Non si sa poi se sia anche opera sua una parte almeno della fabbrica di questa chiesa, e specialmente la maestosa facciata, la quale si vede ancora oggi benissimo conservata non ostante lo stato di abbandono in cui si trova da tanto tempo, e che avuto riguardo allo stile architettonico che ci campeggia di transizione fra il Lombardo ed il Gotico, pare debba anche attribuirsi circa allo stesso tempo.

Ma di ciò potrà il lettore recare miglior giudizio dalla seguente descrizione a mia preghiera fattane dal prelodato mio amico.

Descrizione
della Chiesa di Vezzolano

La chiesa di s. Maria di Vezzolano presenta nel suo assieme tratti caratteristici di diversi stili, per cui difficilmente potrebbesi indicare con precisione l’epoca, in cui le diverse parti ne siano stale costrutte. E se in essa il tondeggiare delle strettissime finestre, i cordoni quadrati delle volte, i pilastri che reggono gli archi principali e vari dettagli e sagome potrebbero assegnarsi al terzo periodo dell’architettura bisantina, detto stile lombardo, la curva degli archi e delle volte e (cosa singolare) quella stessa dell’abside foggiata in acuto, non che varie sagome, richiamano già decisamente il periodo dell’architettura gotica, per cui potrebbesi concludere con fondamento appartenere l’insieme di questo monumento all’epoca di transizione tra i due stili ed essere perciò posteriore al secolo X ed XI; benché la grettezza della costruzione e dei dettagli della parte occidentale del chiostro che ci è annesso sembri accennare ad età molto più antica, e verrebbe in conferma dell’essere già quivi a questa preesistita altra chiesa, come porterebbe la tradizione.

Venendo alla descrizione particolareggiata della suddetta chiesa, colla scorta degli annessi disegni (1) il suo piano racchiude un’area rettangolare di metri 30,10 di lungo, per metri 11,55 di largo, compresi i piloni. Questa superficie è divisa soltanto in due navi, la maggiore di metri 7 e la minore di metri 3,50, epperciò metà /269/ della maggiore non compresa la grossezza dei piloni. La nave maggiore è poi scompartita, a partire dalla porta, in tre quadrati non perfetti, portanti tre grandi archi e rispettive crociere. Ciascun grand’arco è suddiviso in due minori tutti più o meno acuti. Un altro semi-quadrato con l’aggiunta dell’abside (circolare in pianta) e rialzato su tre gradini forma il presbiterio, il cui grand’arco è sorretto da colonnette binate su doppio ordine. Un cordone sporgente con sotto fascietta a punti di diamante caratteristico dello stile bizantino corre lungo i fianchi della nave maggiore all’altezza dei capitelli e ne divide le lunette.

(1) Il formato adottato per queste Miscellanee costrinse l’autore a ridurli alla scala metrica alquanto arbitraria e men comune da 1 a 138,121; essi però sono sufficienti a dare una giusta idea della costruzione e delle proporzioni della chiesa nelle parti sue più interessanti per l’arte, mentre lo sono meno la parte posteriore dell’abside semplicissima e mancante della consueta galleria dello stile, ed il campanile opera affatto moderna. Ed. Mella.

Non manca pure in questo monumento come nei contemporanei tanto nell’interno che nell’esterno quel certo vezzo di dissimetria per cui si hanno finestre fuori del mezzo del campo, o di disuguali altezze, e figure poligone si fanno simmetrizzare con delle rotonde, ed altre così fatte anomalie, delle quali non si diedero finora ragioni abbastanza appaganti ad escluderne il disputarne. In generale però la costruzione si può dire piuttosto regolare e men trascurata, ragione forse per contestarne una troppo remota antichità.

Due cose sorprendono rapporto al piano di questa chiesa e sono la direzione del suo asse e l’aver essa due sole navi. È singolare che la posizione della chiesa, e per conseguenza la direzione del suo asse non corrisponde a niun punto preciso del cielo, per cui l’altare, che anticamente solevasi volgere prima ad occidente poi ad oriente, qui è rivolto quasi accidentalmente ad un punto intermedio fra oriente e mezzanotte. Non saprebbesi dar altra ragione di questa anomalia, che l’essersi voluto fabbricare la chiesa che guardasse lo sbocco della valle verso Chieri fra mezzogiorno e ponente.

Quanto alle navi credono alcuni che la terza nave minore sul fianco destro della porta sia stata tolta per formarne il contiguo lato del chiostro. Questa opinione potrebbe essere avvalorata e dalla cappella che unica trovasi a destra e ritiene le stesse proporzioni dell’altra minore nave, e di più dai muri di ripieno degli archi della nave maggiore da quella parte visibilmente non facienti corpo colla muratura dei piloni; il che si volle indicare nella tavola seconda col tratteggio longitudinale.

Ma a ciò potrebbesi opporre la mancanza della porta corrispondente sulla facciata, giacché quella acuta grandissima oggi turata non pare adito ad una nave da chiesa; e la poca analogia della /270/ parte che dovrebbe chiudere il fondo della supposta nave (che però potè essa pure essere stata cambiata); finalmente eziandio la diversità delle forme ed i maggiori dettagli delli piloni dalla parte del chiostro, che nell’ipotesi accennata avrebbero dovuto simmetrizzare nelle masse con quelle della nave a sinistra; e per ultimo l’osservazione che la parte supposta fatta posteriormente alla chiesa pare invece ad essa per la costruzione affatto sincrona.

Al limile della seconda crociera dalla porta la chiesa è chiusa nell’interno da un transept o jubè posato su cinque arcate acute e sorretto da esili colonnette. Questo transept, che nei rami annessi al viaggio pittorico pel Piemonte dell’avv. Paroletti fu dato per traforato ad uso di portico, era incontrastabilmente chiuso verso l’altare dal muro primitivo ancor in oggi esistente, al quale sono addossate le due cappellate laterali all’andito centrale. In quella a sinistra i caratteri semigotici col titolo della consecrazione dell’altare e forse anche il quadro stesso rappresentante S. Catterina, S. Margherita e S. Antonio abate appajono opere del secolo XV.

Nel parapetto superiormente agli archi acuti, sempre verso la porta, un lungo basso rilievo in pietra tutto lo occupa trasversalmente formando due ordini o fascie scolpite uno sovrapposto all’altro, e rappresentano, come sovra si è detto, l’uno la morte ed assunzione al cielo di M. V., l’altro i Patriarchi progenitori di G. C. Ed evvi sotto l’iscrizione anche già sopra riportata che attribuisce la costruzione di quell’opera al preposto Vibone o Vidone nell’anno 1189, e corrisponderebbe all’epoca a cui potrebbesi far ascendere eziandio la costruzione stessa della chiesa. A quest’ambone, al quale oggi si sale dalla chiesa, pare più verosimile che il vero accesso fosse quello tuttora rimanente verso il chiostro e sarebbe questa una novella prova dell’esistenza della nave da quella parte.

La fabbrica generale della chiesa tanto all’esterno, singolarmente nella facciata, quanto nell’interno, or più soltanto scoperto nei piloni, negli archi e nell’abside, è tutta formata a stratificazione di ottimo materiale cotto alternato da fascie di diversi tufi dei colli vicini, fra i quali sono notevoli specialmente sulla facciata dei grossi ammassi conchigliacei fossili tratti dalla cava presso l’antico cimitero di Castelnuovo d’Asti, quindi non molto discosta. Questa listatura variotinta fu assai simmetricamente eseguita e riesce di gradevole effetto in parte però scemato dall’imbiancatura praticata nell’interno.

/271/ In tufo sono eseguite tutte le opere d’intaglio tanto all’esterno che all’interno, tranne quelle del transept, che sono, come si disse, di pietra lisciata e pare sia anche stata anticamente colorita, ed alcuni smalti nelle spalle della porta maggiore che sono in marmo bianco. In generale le dette sculture non hanno, massime nelle figure, né quella mostruosità né quel simbolismo da per tutto rigorosamente conservato che caratterizzano le sculture dei secoli precedenti.

Lo stile lombardo campeggia con maggior purezza nella facciala, dove alla parte centrale riccamente ornata sovrastano varii ordini di colonnette a tutto rilievo dal fondo e tutti superiormente architravati in piano, tranne l’ultimo che è archeggiato obliquamente nel senso della pendenza del tetto. Questi vari ranghi di colonne architravate in piano sono forse l’unico esempio nell’antico Piemonte che ci richiami varii simili monumenti sincroni della Toscana, e massime di Lucca. Nè mancano fra quelle colonnette delle poligone ed una sola a spira avvicendate alle rotonde col solito vezzo di dissimetria sovra notato.

Una grande finestra bifora e di forma non comune si apre nel centro del secondo rango di colonne sovrimposte alla gran porta. Essa è ornata di colonne e delle statue del Redentore e degli Arcangeli Michele e Raffaele. Altre statuette di Angeli ne adornano il fondo o specchio che le sovrasta nell’ordine superiore delle colonne nel cui centro stanno incastrate patere cotte e verniciate a colori, vezzo che troviamo pure ripetuto in altri monumenti della stessa epoca.

Tanto la parte media rialzata corrispondente alla nave centrale, quanto le ali depresse corrispondenli alle minori sono coronate con cornice di finimento formata da materiale in cotto scaglionato a gradini e ornata al dissotto da fascietta a punta di diamante eminentemente caratteristica dello stile. Superiormente sotto la cornice ed al centro del frontone una testa sporge da una angustissima apertura e pare rappresenti Dio Padre.

Annesso alla chiesa è il chiostro quadrilatero, ma i cui due lati a levante e mezzogiorno sono opera quasi totalmente moderna, e visibilmente accozzata all’antica che sono gli altri due lati a mezzanotte e ponente, specialmente quest’ultimo, che, come già si disse, pare più antico della stessa chiesa; l’altro, che è quello dalla parte della chiesa, è rimarchevole per i dipinti antichi che ancora vi si /272/ vedono, dei quali già in principio di queste notizie si fece menzione, e per un bel capitello di marmo bianco vagamente istoriato rappresentante misteri della vita di M. V.; quelli e questo minatamente descritti nelle accennate notizie di questa chiesa del chiarissimo cavaliere Antonio Bosio (1).

(1) Per dare una idea dello stato di abbandono e miseria in cui trovasi questo prezioso monumento e quanto sia desiderabile che se non altri il Governo, come rappresentante l’universalità dei cittadini, ne prenda a cuore la conservazione, come di altri non pochi patrii monumenti, non curati che da pochissimi, e per nostra vergogna la massima parte forestieri, basti il fatto, che mentre si rilevavano sul sito le misure pei disegni che presentiamo, la pioggia di un temporale sopravvenuto trapassava le volte facendo un lago nell’interno già depresso ed in istato di deterioramento per la muffa allignata, per simili venture e per l’umidità causata dal conservarsi la chiesa sempre chiusa tranne al sorvenire di qualche curioso, e pei brevi istanti dell’unica messa che ancor vi si celebra alla domenica. Nello stato in cui ancora si trova il riattamento non sarebbe opera di gran costo, massime se l’amor dell’arte trovasse intelligenti e disinteressati direttori delle opere. Ed. Mella.

Seguendo ora l’ordine delle notizie riguardanti questa chiesa di Vezzolano, trovo che nel 1193 il di 1° di maggio un tal Raimondo di Ponzano forse Pogliano le legava una certa somma di denaro. Così nel Dizionario Geografico-Storico dell’abate Casalis all’art. Vezzolano.

Il 28 del mese di novembre dell’anno 1196 lo stesso preposto Guidone sopranominato interveniva all’istrumento col quale cedeva a Bonifacio marchese di Monferrato la casa detta del B. Martiniano nella valle del Tarretto, la quale veniva poi da questo donata al frate Gioffredo della Mansione B. M. de Bitumine. Devo tale notizia all’esimia cortesia del chiarissimo signor cavaliere teologo Antonio Bosio, il quale me la volle comunicare insieme ad altre non poche già da esso diligentemente raccolte intorno a questa chiesa di Vezzolano.

L’ultima notizia del suddetto preposto Guidone abbiamo /273/ in istromcnto delli 24 di maggio 1197, indizione XV, col quale onde porre termine ad una lite vertente fra la chiesa di Vezzolano e li dominus Jordanus del vicino luogo di Pino con Uberta sua figlia ed altra Uberta figlia di Ansaldo Cova comprò egli dai medesimi pel prezzo di soldi trenta uno stabile nei territorio di Celler. Si vedono segnati fra i testimoni Giacomo pievano di Pino e Rodolfo acolito di Parono (1).

(1) Pergamena originale dai R. Archivi Generali di Stato. – Ab. Vezzolano, mazzo I.

Come dissi, è questo l’ultimo documento di data certa che abbiamo del suddetto preposto Guidone; esiste però nell’archivio della mensa arcivescovile di Torino una membrana originale contenente un atto di donazione fatto da un vescovo designatovi colle sole iniziali AR. della chiesa di S. Lorenzo di Rivomartino presso Settimo Torinese a favore della chiesa di Vezzolano nelle mani del suo preposto Guidone. Non porta quest’atto data, e venne perciò dal Meiranesio (2) e dal padre Semeria (3) seguiti dall’autore dell’argomento prepostovi nella pubblicazione fattane nel tomo 1.° dei Monumenti di Storia patria (4) attribuito non so con qual fondamento al vescovo Arperto vissuto circa l’anno 1128. Sembrami però molto più verosimile che il vescovo, di cui debbono intendersi le suddette due iniziali, sia l’Arduino, il quale secondo gli stessi cronografi tenne quella sede fra gli anni 1188 e 1206, al tempo appunto in cui era preposto di Vezzolano il suddetto Guidone.

(2) Podemontiom sacrum, p. 2, MS.

(3) Storia della Chiesa di Torino, pag. 109.

(4) Col. 783.

Nel detto atto sono degne di osservazione le obbligazioni assunte per parte dei canonici di Vezzolano, i quali avrebbero fatto loro residenza nella suddetta chiesa di S. Lorenzo, /274/ di presentare ogni anno alla mensa vescovile due cerei del peso di una libra con infissi dodici denari di moneta segusina per ciascuno e d’intervenire ai sinodi diocesani.

Mancano dopo queste le notizie di documenti riguardanti la chiesa di Vezzolano fino all’anno 1240, nel quale alli 22 di febbrajo è la bolla di Papa Innocenzo III citata dal Mandelli come esistente nel codice vercellese de’ Biscioni (1) colla quale il Sommo Pontefice incaricò il Preposto di Vezzolano insieme al Vescovo di Torino, all’Abate del monastero di Tiglieto (2) ed al Cimiliarca della Chiesa Milanese (3) di esaminare le pretese del Marchese di Monferrato contro il comune di Vercelli. Sgraziatamente la bolla non porta espresso il nome come dei suddetti altri prelati e dignitari, così neppure del Preposto di Vezzolano, a cui veniva dato quell’onorevole incarico.

(1) Il comune di Vercelli nel medio evo. tom. 1, p. 45, e da lettera dello desso sig. Mandelli.

(2) Il Monastero di Tiglieto nella Liguria Montana presso l’attuale Sassello fondato nel secolo XII.

(3) Cimiliarca era il nome con cui chiamavasi più specialmente il custode dei tesori ed oggetti preziosi delle chiese. Il Cimiliarca della Chiesa Milanese vedesi citato nel Glossario del Dulange sotto questa voce.

È però probabile sia stato il Giacomo, ad istanza del quale in quello stesso anno 1210 vediamo concesso dall’Imperatore Ottone IV un diploma, con cui confermando il precedente di Federico Barbarossa prese nuovamente sotto la salvaguardia dell’impero la chiesa di Vezzolano colle sue possessioni nei quattro vescovadi di Vercelli, Torino, Asti ed Ivrea.

Trovasi questo diploma riportato in altro dell’Imperatore Enrico VII, di cui a suo luogo faremo parola, e vi porta la data di Torino VI nonas junii, l’anno decimoterzo del regno di Ottone e primo dell’impero (4).

(4) Doc. X.

/275/ Non ostante l’erroneità di queste date, poiché, lasciando anche quel VI nonas junii, che può essere sfuggito alla penna dell’amanuense in luogo del IV nonas, è certo che l’anno decimoterzo del regno di Ottone cominciò solo alli 4 del seguente mese di luglio essendo stato in tal giorno del 1198 incoronato in Aquisgrana (1), io non so indurmi a credere onninamente falso quel diploma corrispondendo nel resto le altre note cronologiche alle circostanze di quel tempo e portando le segnature non solo di Corrado vescovo di Spira, vicegerente di Teodorico arcivescovo di Colonia ed arcicancelliere del regno d’Italia, come nei diplomi di incontestata autenticità, ma anche quelle di Giacomo vescovo di Torino, Guidone vescovo di Asti, Tommaso conte di Morienna e Guglielmo marchese di Monferrato, i quali sappiamo che tenevano allora le parti dell’Imperatore. Benché poi non si sappia che precisamente in quel tempo sia egli venuto di sua persona a Torino, non potrebbe ciò aversi per improbabile, narrando gli storici che appunto dal mese di aprile al giugno di quell’anno si aggirò colla Corte in Lombardia e venne anche a Vercelli ed Alba (2).

(1) Struve, Corpus hist. Germ. de Ottone IV.

(2) Muratori, Annali tom. VII, ad an. 1510. – Struve, Corpus hist. Germ. in Ottone IV. – Hunter, storia di papa Innocenzo III, lib. XV.

Mancano quindi nuovamente i documenti fino all’anno 1226 nel quale possiamo credere che il suddetto preposto Giacomo non fosse più in vita, od almeno non tenesse più questa prepositura, avendo con istromento delli 19 di ottobre stipulato in castro Vezolani senza il suo intervento o di altri a suo luogo i canonici di quella chiesa radunati in capitolo in numero di dieci compresi i conversi, ai quali quindi si aggiunsero altri due, investito del feudo di Albugnano il marchese Bonifacio di Monferrato.

Principali condizioni di tale investitura furono che riser- /276/ vato fosse alla chiesa di Vezzolano il dritto del fodro sopra gli uomini ibi habitantium et qui consueverunt in poderio Vezolani habitare, la metà inoltre dei banni, degli emolumenti giudiziali e delle successioni; di più un tratto di terreno per fabbricarvi una chiesa od altro edifizio, e finalmente che il castellano nominato dal Marchese dovesse essere di gradimento del Preposto; per contro si stipulò che il Marchese oltre agli altri diritti signorili potesse esigere dagli uomini di Albugnano un annuo canone di cento segusini vecchi e venti moggia di avena alla misura di Cocconato, conchè però non potesse costringerli a marciare in guerra al di là di Moncalvo e di Gassino (1).

(1) Doc. IX.

Non si scorge quale possente motivo abbia potuto indurre quei canonici a spogliarsi così a favore del Marchese suddetto quasi gratuitamente del diretto dominio della più antica e cospicua possessione della loro chiesa, quale era senza dubbio questo feudo di Albugnano, non potendosene considerare quale adeguato corrispettivo la concessione che fecegli il Marchese pro remedio et mercede animae suae et predecessorum suorum atque successorum del libero transito per gli uomini e cose loro nelle terre del marchesato. Onde io sono mosso a sospettare che tale investitura abbiano quei canonici fatta al Marchese, costretti forse dalla necessità di salvare le loro proprietà dalle usurpazioni di prepotenti vicini, quali, come si vedrà anche appresso, potevano essere i signori del potente casato dei Radicati. Ed un argomento delle circostanze eccezionali e straordinarie, nelle quali ebbe luogo tale investitura, parmi si deduca anche da ciò, che venne fatto senza l’intervento del Preposto o di altri che lo rappresentasse, e senza alcuna di tutte quelle formalità e cautele che in simili atti furono sempre praticate anche in cose di molto minore importanza.

/277/ Finalmente merita anche osservazione il luogo in cui si dice quest’atto stipulato, cioè il castello di Vezzolano, potendosi da ciò credere che quivi fosse anticamente un castello divenuto quindi abitazione dei canonici.

Ora prima di progredire nell’enumerazione e nell’esame dei rimanenti documenti riguardanti questa chiesa di Vezzolano, debbo parlare di un dubbio nato in taluno, ed avvalorato ora maggiormente dall’autorità del compianto illustratore delle antichità vercellesi, cavaliere Vittorio Mandelli (1) nella sua erudita opera del Comune di Vercelli nel medio evo, che una parte cioè dei surriferiti documenti, e specialmente quelli ivi dal medesimo menzionati, non a questa nostra chiesa di Vezzolano, della quale si discorse sin qui, ma ad un’altra sotto lo stesso nome esistente presso la città di Vercelli debbano attribuirai.

(1) Non posso qui a meno di dare una parola di compianto a questo nostro dotto e diligente scrittore mentre io compilava queste notizie rapito agli amici ed a’ suoi prediletti studi in Vercelli sua patria il 6 di febbrajo di quest’anno 1861. Il municipio vercellese con lodata deliberazione ordinava che i lavori storici, a cui egli interrotto dalla morte non aveva potuto dare l’ultima mano, venissero raccolti e condotti a compimento, e quindi, come si spera, pubblicati.

Mi venne però grandemente diminuita la bisogna, dappoiché lo stesso signor Mandelli, con quel candore che distingue il vero dotto, che ha per unico scopo la ricerca della verità, conchiuse l’amichevole discussione fra noi avuta su tale interessante oggetto ammettendo in tutto le da me fattegli osservazioni, e confessando essere principalmente provenuto il suo errore dall’essere ambedue queste chiese state comprese nella diocesi di Vercelli, il che egli, quanto alla nostra situata agli estremi limiti del Monferrato prima ignorava.

Dopo ciò io non mi dilungherò più a dimostrare come tutti i documenti senza eccezione fin qui noverati e gli altri /278/ ancora di cui appresso si parlerà, riguardino unicamente questa chiesa di Vezzolano, apparendo ciò bastantemente dallo stesso loro contenuto e dall’evidente concatenazione che fra loro presentano.

Quanto alla chiesa summenzionata, la quale sotto lo stesso titolo di S. Maria di Vezzolano era presso alle mura di Vercelli al luogo ora detto dei Capuccini vecchi, ed era anche uffiziata dai canonici regolari di S. Agostino, la trovo menzionata dal Pennotto fra i priorati di questo ordine esistenti nella diocesi di Vercelli (1), come quello di S. Maria ad Vesulam nella diocesi di Tortona (2); nè havvi memoria sia mai stala innalzala al grado di prepositura; e come riferisce lo stesso Mandolli ne fu ultimo priore il Bernardo Langosco di Stroppiana, il quale vi rinunziò nel 1535 succedendogli i PP. Capuccini (3).

(1) Pennotto, Generalis S. Ordinis Clericorum Canonicorum historia tripartita. Romæ 1622, pag. 323.

(2) Id. pag. 329.

(3) Mandelli, il Comune di Vercelli nel medio evo, tom. 3, pag. 184.
Di questa chiesa di s. Maria di Vezzolano presso Vercelli è anche fatta menzione nel testamento del Giacomo de Carnario preposto della cattedrale di Vercelli delli 15 novembre 1234 presso l’Iirico hist. Tridin., pag. 83.

È poi cosa di fatto che tutti i nostri scrittori, cominciando dai più antichi cronisti, quali Filippo Bergomense (4), Galeotto del Carretto (5), fino ai più moderni, come il Gioffredo, monsignor Della Chiesa, ed il Durandi, parlarono di questa nostra chiesa di Vezzolano nel Monferrato e niuno fece parola di quella di Vercelli, a riserva del Cusano nei suoi discorsi sui vescovi di Vercelli, e del succitato Pennotto (6), il quale dalla suddetta bene la distingue, dando a /279/ questa del Monferrato il titolo di Monastero, ed attribuendone anche la fondazione ai suoi marchesi.

(4) Suppl. chron. Brixie 1485, lib. XII, pag. 246.

(5) Cronaca di Monferrato nei Monumenti di storia patria script. tom. III, col. 1150.

(6) Loc. cit. pag. 320.

Dopo il summenzionato instromento di investitura dell’anno 1226 trovo nelle notizie fornitemi dal prelodato cavaliere Antonio Bosio, che nel 1231 teneva la prepositura di Vezzolano un Simone, e quindi nel 1235 alli 14 di aprile, ottava indizione, Ugone vescovo di Vercelli concedeva al preposto Enrico le chiese di S. Pietro di Finestrelle e di S. Stefano di Maconato, acciò le facesse officiare dai suoi canonici, rimanendo però come prima soggette al Pievano ed al Capitolo del luogo di Pino.

Nel 1238 li 7 di febbrajo, indizione undecima, lo stesso preposto Enrico nella chiesa di S. Secondo in Asti prestava omaggio pel feudo di Albugnano nelle mani di Vintiguno vicario dell’imperatore Federico II in Lombardia, e ne riceveva l’investitura a nome della sua chiesa (1).

(1) Doc. IX.

Stando alle precitate memorie del teologo Bosio, nel mese di febbrajo del seguente anno 1239 ottenne anche questa chiesa una carta di privilegio dal re Enzo figlio di Federico.

Nell’anno 1245, fra le bolle del papa Innocenzo IV, tutte datate da Lione in Francia, tre ne sono in cui vedesi nominato il preposto di Vezzolano; la prima menzionata senza data del giorno e del mese in un indice delle scritture di questa prepositura esistente nell’Archivio del R. Economato manda al legato pontificio in Lombardia di esimere il suddetto Preposto dalla tassa di lire dodici imperiali verso il vescovo di Vercelli, attesi i gravi danni che anche egli aveva dovuto soffrire.

Le altre due bolle delli 13 di febbrajo e 1.° giugno sono relative all’incarico dato dallo stesso Pontefice al detto Preposto di far desistere il Capitolo della chiesa di Torino /280/ dall’opposizione che faceva al riconoscimento dei nuovo vescovo Giovanni Arborio (1).

(1) Monumenta historiæ patriæ, tom. 1.

Una quarta bolla dello stesso Sommo Pontefice abbiamo delli 13 di giugno 1248, indizione sesta, datata pure da Lione, confermante i precedenti privilegi dei papi Alessandro, Lucio e Gregorio IX (2) a favore della chiesa di Vezzolano e diretta al Preposto ed ai canonici della medesima, ai quali prescrive che obeunte te nunc eiusdem loci preposito vel tuorum quolibet successorum nullus ibi qualibet surreptionis astucia seu violentia preponatur nisi quem fratres communi consensu vel fratrum major pars consilii sanioris secundum Dei timorem et b. Augustini regulam providerint eligendum..... salvis Sedis Apostolicae auctoritate et in supradictis ecclesiis dioecesanorum episcoporum canonica justicia et in decimis moderatione concilii generalis; le quali ultime parole si riferiscono alle chiese o priorati che erano dalla medesima dipendenti e si vedono pure ivi menzionate (3).

(2) È il solo luogo ove trovo menzione di questa bolla di Gregorio IX a favore della chiesa di Vezzolano.

(3) Doc. VIII. Di questa bolla come della precedente di papa Alessandro III, le quali ambedue si conservano nell’archivio dell’Ospedale Maggiore di Vercelli, devo l’averne avuto copia all’esimia cortesia del chiarissimo sig. Canonico Giovanni Barberis di quella città.

In tutte queste bolle non si vede espresso il nome del Preposto a cui sono dirette, viene però in buon punto la notizia comunicatami dal Mandelli di un instromento delli 23 marzo 1246 esistente nell’Archivio dell’Ospedale maggiore di Vercelli, in cui è menzione di un Guglielmo preposto di Vezzolano, potendosi credere con ogni probabilità sia desso quegli a cui le surriferite bolle si riferiscono.

Dopo l’ultima di queste del 1248 non mi venne più fatto per tutto quel secolo di rinvenire altro documento relativo /281/ a questa chiesa; solo fra le memorie comunicatemi dal cavaliere Bosio trovai un preposto Boemondo o Raimondo nominato sotto l’anno 1279, ed un Odone di Moncucco nella stessa qualità alla data delli 9 di aprile dell’anno 1292.

Riguardo a quest’ultimo, che in quel tempo tenesse già questa prepositura, è la cosa resa verosimile da un instromento del 1.° marzo 1304, citato dallo stesso Mandelli (1), al quale sarebbero intervenuti il preposto di Vezzolano D. O. con sei canonici.

(1) Il comune di Vercelli nel medio evo, tom. 3. p. 184, e da lettera del medesimo a me diretta.

Nel 1306 alli 14 di dicembre, indizione quarta, Nicolò di Vergnano preposto eletto di Vezzolano riceveva nel castello di Chivasso dal nuovo marchese di Monferrato Teodoro Paleologo l’omaggio e fedeltà per il feudo di Albugnano, e le ratifiche insieme e le conferme dei patti contenuti nel surriferito instromento di investitura del 1226, come avevano pure fatto i marchesi Giovanni e Guglielmo suoi predecessori. Tra i nomi dei testimoni segnati a quest’istrumento notiamo quelli dell’Uberto abate di Fruttuaria, e Nicolò e Matteo bastardi di Monferrato (2).

(2) Doc. IX.

Dell’anno 1310 abbiamo due diplomi dell’imperatore Enrico VII ambedue datati dalla città di Asti; col primo del giorno decimo avanti le calende di dicembre confermò il prementovato diploma dell’imperatore Ottone IV a favore di questa chiesa di Vezzolano (3), col secondo due giorni dopo diede nuova investitura al proposto Nicolò del castello e luogo di Albugnano (4).

(3) Doc. X.

(4) Doc. IX.

Li 18 di dicembre del seguente anno 1311 Eusebio di Tronzano, vicario vescovile di Vercelli, sentenziava a favore /282/ della chiesa di Vezzolano circa i diritti che la medesima aveva dipendentemente alla bolla di Alessandro III sul priorato di S. Maria de Vivarone (1).

(1) Da copia dell’Archivio del R. Economato, ab. Vezzolano.

Abbiamo quindi instrumenti di investiture concesse dal predetto preposto Nicolò di Vergnano di beni situati presso Albugnano il 15 di febbrajo 1327 a favore del Giacomo, figlio di Opicio di Pratofiorito (2), il 27 aprile 1330 del Vercello Rivano (3), e l’11 ottobre 1349 dell’Oberto Falletto (4).

(2) Da isto, dello stesso Archivio.

(3) Dall’Originale nei R. Archivi, ab. Vezzolano, Mazzo I.

(4) Dallo Originale negli stessi Archivi, ib.

All’ultima delle dette investiture non sembra che il preposto Nicolò sia molto sopravissuto; e ne deduco argomento dal trovare nelle più volte citate notizie comunicatemi dal chiarissimo cav. Bosio memoria d’una bolla di papa Innocenzo VI in data delli 16 dicembre 1355 diretta ad Aimone priore della chiesa Gredonense stante la vacanza della prepositura di Vezzolano, per la morte avvenuta del preposto C., la quale iniziale farebbe supporre che questo così designato sia stato l’immediato successore del predetto Nicolò.

Alla prepositura vacante nel detto anno 1355 sembra quindi sia stato eletto il Simone menzionato dal Mandelli sotto l’anno 1360 (5); la quale notizia egli mi disse aver ricavata da un instrumento dell’Archivio Eusebiano delli 15 di giugno del detto anno, a cui si vede intervenuto il frater Symon Dei gratia Prepositus S. Mariae de Vezolano ed il fr. Agacia di Vercelli, priore della chiesa di S. Maria de Gerunda.

(5) Il comune di Vercelli nel medio evo, tom. 3, p. 184.

Per nulla tralasciare di ciò che può riguardare questa nostra chiesa e prepositura, noterò anche qui come nel 1372 /283/ il marchese di Monferrato Giovanni II facendo il suo testamento aumentasse la dotazione della chiesa di Crea dalla medesima dipendente, onde vi fosse accresciuto il numero dei canonici che la servivano (1), e come negli anni 1389 e 1391 il preposto di Vezzolano fosse costretto di ricorrere alla mediazione del signore di Milano Galeazzo Visconti e dei duca di Borbone per ottenere risarcimento dei danni arrecatigli nelle guerre fra il conte di Savoja ed il principe di Acaja contro il marchese di Monferrato.

(1) Benvenuto S. Giorgio, Cronaca presso il Muratori, Nel testo R. J. S. R. I. S., tom. XXIII.

Troviamo memoria di questi danni patiti dalla chiesa di Vezzolano e del risarcimento che ne ottenne negli atti di arbitramento pronunziati dal duca di Milano il 26 luglio 1388 e dal duca Ludovico di Borbone il 27 settembre 1391 (2) non vi è però il nome del preposto al quale fu accordato; onde dopo il summenzionato Simone rimane nuovamente interrotta la serie dei preposti Vezzolanesi fino al principio del seguente secolo decimoquinto, in cui alli 29 di marzo del 1405 è una bolla dell’antipapa Benedetto XIII datata da Nizza, confermante la nomina fatta dal preposto di Vezzolano Tommaso Lascaris, del canonico Guglielmo Avogadro di Casanova, al priorato di Capriasco vacante pel decesso del fu Luchino di Asti (3).

(2) R. Archivi Monferrato, Mazzo VI.

(3) Dalla pergamena originale nell’Archivio dell’Ospedale Maggiore di Vercelli.

Si rileva quindi che nei primi anni di quei secolo era stato innalzato a questa prepositura il suddetto Tommaso Lascaris, il quale essendo figlio del Pietro Balbo II conte di Tenda ancor vivente nel 1411, come riferisce il Gioffredo (4), ed essendo egli stesso vissuto fino oltre l’anno 1441, /284/ appare essere stato in assai giovane età di tale dignità investito; nè sembrami fuor di luogo il conghietturare ciò sia stato fatto per l’influenza massime del marchese di Monferrato, che, come vedremo, era in relazione di strettissima amicizia colla casa dei signori di Tenda e di Ventimiglia.

(4) Storia delle Alpi marittime nei monumenti di Storia patria. Script.Tom. II, col. 1010.

Riguardo a questo Tommaso Lascaris poche sono eziandio le notizie di qualche interesse che mi venne fatto di rinvenire. Nel 1431, il giorno 11 di maggio, teneva egli nella terra di Vernante situata a’ piedi dei colle di Tenda, ed antico retaggio dei suoi maggiori, un capitolo della canonica di Vezzolano, nel quale venne autorizzata la permuta fra i canonici Giacomo e Guglielmo degli Avogadri del priorato di Gapriasco con quello di Ovigliano. Intervennero al detto capitolo oltre ai due permutanti i soli canonici di S. Maria di Gironda e di S. Giovanni di Lucerna ed il Lazzaro di Tenda rettore della parrocchia di Vernante, rappresentando gli assenti lo stesso preposto Tommaso (1).

(1) Archivio dell’Ospedale Maggiore di Vercelli.

Decaduta come era dalla sua prima istituzione, questa canonica, cessata già da gran tempo in essa l’osservanza della vita comune fra i canonici, vivendo ciascuno separatamente del reddito dei priorati di cui erano investiti, si scorge quindi la ragione che avrebbe mosso il preposto Tommaso Lascaris a provvedere per la convocazione di un sinodo, al quale dovessero tutti i suddetti intervenire, come si ricava da una copia delle lettere di convocazione esistente nell’Archivio del R. Economato fra le carte di questa prepositura, mancante però di ogni data, e senzachè neppure da altro documento risulti abbiano avuto il loro effetto.

Altri atti dello stesso Tommaso Lascaris venuti a nostra memoria sono la sentenza data in Casale il 24 marzo 1439 a di lui instanza da Enrichetto Natta, vicario generale del /285/ marchese di Monferrato contro certo Conrotto delle Crose per la rivendicazione dei dritti della chiesa di Vezzolano sovra beni situati in Albugnano (1); e per ultimo l’instrumento delli 4 dicembre 1441 con cui nella stessa pubblica piazza di Albugnano diede investitura di alcuni stabili a favore di certi Michele e Bartolomeo de Ponserolio, quali eredi del fu Giacomo Sivol (2).

(1) Pergamena originale dei R. Archivi. Ab. Vezzolano. Mazzo I.

(2) Da pergamena dell’Archivio dell’Ospedale Maggiore di Vercelli comunicata dal sig. Mandelli, il quale in tale occasione rettificò anche quello che intorno a questo documento aveva accennato nella premenzionata sua opera del comune di Vercelli nel medio evo, tom. 3, p. 184, attribuendolo ad un Tommaso Lanterio, che prima per errore aveva letto invece del Tommaso Lascaris.

§ III.

Vezzolano sotto i Preposti Commendatari.

Successore del Tommaso Lascaris nella prepositura di Vezzolano fu il Marco Lascaris suo cugino di fratello come figlio dell’Antonio fratello del summenzionato Pietro Balbo II e della Francesca Bolleri dei signori di Centallo (3). Venne però essa in suo favore conventita in commenda, e sembra ne sia anche egli andato debitore, come narra il Gioffredo, all’amicizia del marchese di Monferrato (4).

(3) Gioffredo, Storia delle Alpi Marittime nei Monumenti di Storia patria, Script. tom. II, col. 832. – Torelli, Memorie Genealogiche dei Lascaris conti di Tenda.

(4) Storia delle Alpi marittime, ib. col. 1123.

Ma per quello che è dell’epoca in cui abbia avuto luogo tale trasformazione di questa prepositura, ed insieme la nomina del detto Marco Lascaris, non ne abbiamo alcun documento sicuro; solo da un atto di consegnamento di beni enfiteotici dipendenti dalla chiesa di Vezzolano, in data delli /286/ 10 di settembre dell’anno 1455, da certi fratelli de Girodis di Bossignano in seguito al decreto promulgato dal predetto Marco Lascaris in qualità di preposto commendatario prescrivente tale formalità a tutti i possessori di simili beni (1), possiamo argomentare che da poco ne fosse egli stato investito, solendo tal cosa praticarsi al principio che il nuovo titolare era entrato in carica.

(1) Documento dell’Archivio del R. Economato. Ab. Vezzolano.

Viene appresso il transunto giudiziale, del quale già si fece parola, della bolla di papa Innocenzo IV a favore della chiesa di Vezzolano, il quale si vede fatto il 26 aprile dell’anno 1458 dal Giorgio Avogadro di Collobiano canonico della cattedrale di Vercelli a nome del suo fratello Nicolino vicario generale del vescovo Amedeo de Noves, ed estratto, come vi si legge espresso, da una copia esistente nella camera cubicolare del preposto commendatario Marco Lascaris di Tenda. E anche osservabile la data del luogo nel quale fu redatto questo transunto, cioè: in claustro monasterii prefatae prepositurae S. Mariae de Vezolano, scorgendovi quindi l’uso fin d’allora introdotto di dare il nome di monastero agli edifizi di questa chiesa di Vezzolano, onde venne anche che nei tempi più recenti fu chiamato abbazia (2).

(2) Dall’archivio dell’Ospedale Maggiore di Vercelli. Doc. VIII.

Fra i più antichi dritti di giurisdizione signorile, che spettavano alla chiesa di Vezzolano, era quello che, come si vide dalle bolle dei Sommi Pontefici surriferite, aveva sulle acque del fiume Po e sulle sue sponde pel tratto compreso fra le terre di Chivasso e di Lavriano, e comprendevano le ragioni di mero e misto imperio colle fedeltà, omaggi e decime su quelle regioni, nonché i diritti di navigazione e di pesca. Facevano tali dritti parte della dote del priorato di S. Pietro di Ovigliano nei territorio di S. Sebastiano, ma tenuissimo era il reddito che questo ne ricavava, sminuito /287/ grandemente dalle usurpazioni dei vicini, e massime dei signori di S. Sebastiano, che erano del casato dei Radicati. Propose pertanto il preposto Marco Lascaris, e fece adottare dal Capitolo di quei canonici, la cessione di quei dritti al Guglielmo fratello del Giovanni IV, che era allora marchese di Monferrato, ricevendone in cambio beni stabili per un valore di fiorini 350 da 23 ambrogi caduno; la qual risoluzione, stabilita coll’istromento delli 20 novembre 1462 fra i suddetti ed il Nicolino de Ferrari qual procuratore del Guglielmo, venne poi mandata ad effetto col seguente instromento delli 14 di aprile 1465, al quale per parte della chiesa di Vezzolano intervennero lo stesso preposto commendatario ed il canonico Ubertino de Galli di Crescentino allora investito del detto priorato di Ovigliano (1).

(1) Dalla pergamena originale nei R. Archivi. Monferrato, materie ecclesiaitiche, Mazzo 2.

Comunque poi sia stato conveniente alla chiesa di Vezzolano tale contratto, non lo fu meno pel Guglielmo, il quale, essendo l’erede presuntivo nel marchesato del suddetto suo fratello, doveva avere sommamente a caro l’acquisto di quei dritti signorili; e difatti vediamo che nel summenzionato istromento fra le ragioni che mossero quei canonici a prestarvi il loro consenso sono anche addotte le benemerenze dello stesso Guglielmo e di tutta la sua casa verso la loro chiesa et quod, come ivi si legge, ab ipsa dominatione Montisferrati habuerunt ipsi et eorum predecessores honorem et comodum ac jurium suorum conservationem et in dies habituri sunt.

Dello stesso anno 1465 abbiamo un nuovo documento dell’amicizia che passava fra i Conti di Tenda ed i Marchesi di Monferrato nella carta di salvaguardia spedita il 7 di quel mese di dicembre d’ordine del marchese Guglielmo a favore /288/ del Marco Lascaris, il quale era stato in quel tempo innalzato al vescovado di Rietz in Provenza pur ritenendo la prepositura di Vezzolano. Diffatti il marchese vi dice essere indotto a dare quell’attestato attendentes sinceram et antiquam amicitiam, benevolentiam et affectionem magnificae domus dominorum de Tenda comitum Vintimilii cum illustri domo nostra, et in presentiarum reverendi in Christo patris domini Marchi ex dictis comitibus episcopi Regiensis et prepositurae ejusdem ecclesiae Vezolani perpetui commendatarii (1).

(1) Dall’originale nei R. Archivi. Ab. Vezzolano.

Questo documento fissa altresì la data precisa dell’anno in cui il detto Marco Lascaris fu fatto vescovo di Rietz, mentre tanto il Gioffredo (2) quanto monsignor della Chiesa (3) l’avevano inferita al seguente anno 1466.

(2) Storia delle Alpi marittime nei Monumenti di Storia Patria, script. tom. II, col. 1123.

(3) S. R. E. Cardinalium episcopum Abbatum etc., Chron. historia pag. 376.

Benché innalzato a sede episcopale non tralasciò però egli di aver cura dell’antica sua prepositiva di Vezzolano, dove pure talora risiedeva, e ne fanno fede due instrumenti di investiture da lui date il 7 di novembre del 1467 dal luogo di Albugnano in domo ecclesiae in qua presentialiter residet illustrissimus et reverendissimus dominus investiens, come ivi si legge, a favore di certi Antonio e Bernardo Bozolo ed Antonio Bozzello, alla presenza dei canonici Giorgio de Pectis, priore della chiesa di s. Maria di Crea e Gabriele di Montiglio, quali rappresentanti l’intiero capitolo (4).

(4) Da pergamene originali dei R. Archivi. Ab. Vezzolano, Mazzo 1.

Nel 1474, con bolla delli 18 di aprile annuendo alle instanze del marchese Guglielmo VIII aveva il papa Sisto IV eretta in vescovado la città di Casale capitale del Monferrato /289/ sottoponendogli tutte le città, terre, regioni ed anche li priorati, monasteri e prepositure, le quali erano allora comprese in quel marchesato, ed avevan prima fatto parte delle finitime diocesi di Vercelli e di Asti (1). Trovandosi fra i paesi quivi nominati anche Albugnano, il quale, come si vide, era stato dai canonici di Vezzolano ceduto in feudo ai Marchesi di Monferrato, ed essendo nel suo territorio situata la chiesa di Vezzolano, pretesero quindi i nuovi vescovi di Casale che fosse in forza della suddetta bolla alla loro giurisdizione anche questa soggetta; ma a tali pretese si opposero i preposti e canonici della medesima, allegando essere la loro chiesa esente dalla giurisdizione vescovile, in forza di antichi privilegi apostolici, i quali l’avessero dichiarala immediatamente soggetta alla S. Sede.

(1) Questa bolla è riportata dal Della Chiesa S. R. E. Card. epis. etc. pag. 191.

Non sembra però che tale questione, la quale si agitò e si inasprì grandemente fra i loro successori, siasi subito allora suscitata fra il preposto commendatario Marco Lascaris ed il nuovo vescovo di Casale Bernardino Tibaldesco, essendo forse per allora stata tenuta sopita per i riguardi dell’amicizia che passava fra il marchese Guglielmo ed il Marco Lascaris.

Non è però che questi geloso non fosse dei dritti della sua chiesa, e ne abbiamo in prova una copia sebbene non autentica di un memoriale presentato a suo nome all’Antonio de Alladio de’ Conti di S. Martino, vicario generale del Giovanni di Parella, vescovo d’Ivrea, contro certi atti esercitati da questo nelle dipendenze della chiesa di Vezzolano, che egli sosteneva pure essere esente dalla giurisdizione vescovile (2).

(2) Archivio del R. Economato. Ab. Vezzolano.

Nel 1477 è un’altra investitura concessa alli 29 di agosto /290/ dallo stesso Marco Lascaris di beni situati in Albugnano (1).

(1) Pergamena originale dei R. Archivi. Ab. Vezzolano, Mazzo 1.

Nel 1483 alli 15 di aprile i deputati del comune di Albugnano prestavano in Casale il giuramento di fedeltà al nuovo marchese Bonifacio VII succeduto al fratello Guglielmo defunto (2).

(2) Archivio R. Economato. Ab. Vezzolano.

Nel 1485 alli 15 di aprile veniva il preposto Marco Lascaris a transazione colla detta comunità riguardo ai dritti e prestazioni che da questa ancora gli erano dovute in forza dell’antica giurisdizione signorile spettante alla chiesa di Vezzolano. A questa transazione intervennero e prestarono il loro assenso tutti i canonici che componevano allora il capitolo di questa prepositura; io credo però utile di riferirne qui i nomi come ivi si leggono, coi titoli dei priorati di cui era ciascuno investito, avendosi quindi nozione dei principali priorati e benefizi, i quali in quel tempo erano ancora dipendenti da questa chiesa, e sono i seguenti:

Bartolomeo de Pisis di Moncalieri priore di S. Paolo di Santena e che era insieme vicario generale del preposto.

Corrado de Lerinis priore di S. Pietro di Capriasco.

Corredino de Feys de’ Consignori di Piossasco, priore di S. Lorenzo di Revigliasco, ossia Rivo di S. Martino presso Settimo.

Borgognono de Laya de Biglatoribus dei Consignori di Lucerna, priore di S. Marcellino di Bibiana.

Giovanni de Manfredis dei Conti di Lucerna, priore di S. Giovanni del Perno di Lucerna.

Bertino de Gallis di Crescentino, priore di S. Pietro di Ovigliano presso S. Sebastiano.

Giovannone de Pisis di Moncalieri, priore di S. Maria de Gironda, fuori delle mura di Vercelli.

/291/ Facino de Gallis di Crescentino, priore di S. Maria de Ponticellis.

Bernardino Bozzoli di Albugnano, priore di S. Maria de Incrono presso Pontestura.

Gabriele di Cocastello dei Nobili di Montiglio, priore di S. Giacomo di Banengo nel territorio di Montiglio.

Galeazzo Facino commendatario di S. Giovanni de Bolgaro di Vercelli (1).

(1) Dall’originale in pergamena nei R. Archivi. Ab. Vezzolano, Mazzo 1.

Fra i suddetti priorati, che vidimo già menzionati nei precedenti documenti, non sono però qui nominati nè quello di S. Maria Credonense ossia di Crea, nè quello di Oviglia presso Riva di Chieri, quantunque fossero ambedue dei più antichi e più cospicui; e la ragione può essere quanto a questo che essendo il più ricco di tutti (2), era per l’ordinario unito alla stessa Prepositura, e quanto a quello di S. Maria di Crea l’esservi stato circa quel tempo all’ordine dei canonici regolari surrogato quello dei frati servi di Maria.

(2) Questo priorato di s. Maria di Oviglia, detto anche per la sua maggior importanza Abbazia di Oviglia, possedeva ancora nel secolo scorso una dotazione di 590 giornate di beni nel territorio di Riva.

Un’ultima notizia della vita del preposto Marco Lascaris, per ciò almeno che riguarda la chiesa di Vezzolano, si ricava da un istromento delli 26 marzo 1490, contenente la vendita di uno stabile in Albugnano fatta dal Bartolomeo De Magistris al Francesco Bernardo de’ Bozzoli, vicario della stessa chiesa, il quale istromento si vede stipulato in domo d.ni e.pi Regiensis prepositi eccl. B. Mariae de Vezolano (3), onde è a credere che fosse egli ancora in vita.

(3) Dall’originale nei R. Archivi. Ab. Vezzolano, Mazzo 1.

Non trovo memoria dell’anno in cui sia avvenuto il suo decesso; deve però porsi fra il detto anno 1490 ed il 1499, nel quale vedesi già nominato il suo successore. Fu prelato, /292/ a’ suoi tempi, per prudenza e destrezza negli affari assai stimato, e come riferisce monsignor Fr. Agostino Della Chiesa (1), adoperato in varii e rilevanti negozii e legazioni dagli stessi sommi Pontefici; come vescovo di Rietz poi fu benemerito della sua diocesi pei sontuosi edifizi che vi innalzò. Morì in età piuttosto avanzata, come si raccoglie dall’essere l’Antonio Lascaris suo padre morto fin dai primi anni di quel secolo (2).

(1) S. R. E. Cardinalium episc. abb.  etc., Chronol. hist. pag. 376.

(2) Gioffredo. Storia delle Alpi marittime nei Monumenti di Storia patria, script. tom. II. col. 972.

Gli venne nella prepositura e commenda di Vezzolano surrogato l’Antonio Lascaris suo nipote, figlio del Tommaso Lascaris suo fratello e della Simonetta degli Adorni di Genova (3). La prima notizia di questo abbiamo in un atto di consegnamento delli 16 ottobre 1499 di beni situati in Aramengo, fatto dal Melano Barello al Bartolomeo de’ Solari de’ Signori di Monasterolo a nome e qual procuratore del suddetto Antonio Lascaris di Tenda, eletto preposto e commendatario perpetuo di Vezzolano (4).

(3) Torelli, Genealogia della famiglia Lascaris.

(4) Carta dei R. Archivi, Ab. Vezzolano, Mazzo I.

Sembra da questa carta che non nello stesso tempo sia egli succeduto allo zio anche nel vescovado di Rietz, il quale poi tenne secondo il Gioffredo (5) fin circa all’anno 1519, e viene da monsignor Della Chiesa encomiato per avere con salutari decreti sinodali e statuti capitolari ristaurata nella sua diocesi la ecclesiastica disciplina e promossa la riforma de’ costumi (6).

(5) Storia delle Alpi marittime, ib., col. 1244.

(6) S. R. E. Cardinalium etc., pag. 377.

Per ciò che riguarda la chiesa di Vezzolano non abbiamo altra memoria di questo preposto che una investitura da lui data li 27 di settembre dell’anno 1515 a favore del Fran- /293/ cesco Gallo di Crescentino con instrumento rogato in prepositura Vezolani, videlicet in claustro dicti prepositoratus iuxta salam, dal quale si scorge che trovavasi egli quivi di presenza (1).

(1) Carta dei R. Archivi, Ab. Vezzolano, Mazzo I.

Circa l’epoca della sua morte non ne abbiamo neppure positivo documento, sembra però sia avvenuta circa il suddetto anno 1519, nel quale dice il Gioffredo aver egli lasciata la diocesi di Rietz, essendo pure nello stesso anno che trovansi le prime notizie del suo successore nella prepositura di Vezzolano.

Fu questi il Giovanni Pietro della nobile famiglia de’ Grossi di Riva, e tenne questa prepositura in commenda fin circa all’anno 1530. Gli successe circa l’anno 1534 Nicolò Fieschi, le memorie del quale vanno fino all’anno 1546, e quindi verso il 1566 il cardinale Marco Sittico Altaemps nipote di Pio IV: questi nel 1592 ne fece rinunzia a favore dell’Ottaviano Carisio o Carezza, cittadino genovese. Ma essendosi poi il Carisio macchiato di omicidio, fu costretto di rinunziare alla prepositura, il che egli fece nel 1598 a favore dell’Ottaviano Galiano suo nipote anch’esso genovese e figlio del medico Ambrogio (2).

(2) Queste notizie sommarie degli ultimi preposti commendatari di Vezzolano sono tutte desunte da documenti e memorie dei R. Archivi generali di Stato in Torino, fra le quali sono anche le bolle di Clemente VIII relative alla rinunzia del Carisio in favore del Galiano.

Essendo poi la chiesa di Vezzolano colle regioni limitrofe dell’antico Monferrato stata ceduta al duca di Savoja col trattato di Cherasco del 1631, seppe il preposto Galiano meritarsi le grazie del nuovo Signore, dal quale fu creato gran priore dell’Ordine de’ Ss. Maurizio e Lazzaro.

Il tempo però in cui egli tenne questa prepositura deve essere notato come quello in cui cominciò la maggior sua /294/ decadenza, e quanto alla chiesa stessa di Vezzolano, situata come era al confine dei due dominii e per l’immunità del luogo sacro, rilevasi dalle memorie d’allora e particolarmente dalla relazione di una visita fattavi il giorno del Santissimo Natale dell’anno 1604 per ordine del Del Carretto vescovo di Casale, che ridotta in miserissimo stato era divenula ricettacolo di banditi e di persone di mal affare (1).

(1) Una tradizione locale vuole sia stata la chiesa di Vezzolano visitata da S. Carlo Borromeo per instaurarvi la scaduta disciplina, e dovrebbe riferirsi agli anni in cui era della prepositura investito il cardinale di Altaemps. Ma nessuna memoria trovai nè fra quelle riguardanti questa chiesa, nè fra quelle del santo Arcivescovo milanese, ora con tanto studio raccolte ed illustrate dal chiarissimo canonico Sala, da cui possa dirsi ciò in qualche modo confermato.

Morto il Galiano circa l’anno 1646, ebbero i Duchi di Savoja la nomina a questa prepositura come quella dei vescovadi, abazie e principali benefizi ecclesiastici dei loro stati in forza dei concordati colla S. Sede. Quindi troviamo che nel 1648 ne era investito in commenda il principe Eugenio Maurizio di Savoja-Carignano del ramo di Soissons, padre del celebre principe Eugenio.

Ebbela poi nel 1659 l’Antonietto Compagni, di famiglia crescentinese, e sotto esso rinacquero le antiche contese per la giurisdizione coi vescovi di Casale, i quali però per sentenza emanata dalla camera apostolica il 7 di marzo 1667, ne ottennero la manutenzione nel possesso. Ciò non ostante nel 1669 lo stesso Compagni riportava una bolla di Clemente X del 1.° di ottobre con cui la stessa causa di giurisdizione non solo col vescovo di Casale, ma anche con quelli di Torino, Ivrea e Vercelli, nelle cui diocesi erano i priorati dipendenti da questa prepositura, veniva demandata al tribunale della Nunziatura di Torino. Non trovo che tale delegazione abbia poi avuto seguito.

Al Compagni morto nel 1674 fu nella commenda di Vezzolano surrogato l’abate Carlo Giuseppe Doria, personaggio /295/ fra i primi alla Corte del Duca Vittorio Amedeo II, come lo dimostrano le cariche che vi ebbe di primo Limosiniere, Consigliere di Stato, Cancelliere dell’Ordine della SS. Nunziata e Gran Croce di quello de’ Ss. Maurizio e Lazzaro. Dopo la morte di questo avvenuta nel 1709 rimase vacante per le differenza insorte fra la Corte di Torino e quella di Roma sino all’anno 1727, in cui ne venne investito l’abate Francesco Coppier savojardo, al quale, deceduto circa il 1740, successe nei 1743 L’abate Carlo Solaro di Breglio, Limosiniere del Re Carlo Emanuele III e Cancelliere dell’Ordine della SS. Nunziata.

Morto questi nel 1750, fu nel 1752 la prepositura di Vezzolano data dal Re in commenda al Ludovico Merlini Nunzio pontificio, e dopo questo morto nel 1762 all’abate Carlo Emanuele Solaro di Moretta regio elemosiniere.

Finalmente pel decesso di quest’ultimo avvenuto nel 1786 fu della commenda investito Monsignor Vincenzo Maria Mossi dei Marchesi di Morano patrizio casalese, il quale vi rinunziò poi nel 1796 essendo stato nominato al vescovado di Alessandria.

Sopravvenuta la rivoluzione e quindi la dominazione francese in Piemonte, la prepositura di Vezzolano fu involta nella generale soppressione delle abazie, monasteri ed altri religiosi istituti.

Rimaneva la chiesa col chiostro e parte degli edilizi della canonica, e ne era già stata decretata la vendita, quando la comunità di Albugnano ricorse ed ottenne in tempo dal Governo che almeno quella fosse riservala come prezioso monumento d’antichità, ed annessa alla parrocchia di quel luogo; il rimanente degli edifizi, compreso il chiostro, nel quale esistono ancora pregevoli opere di arte del medio evo e specialmente i dipinti in principio di questi scritti men- /296/ zionati relativi alla fondazione di questa chiesa (1), divennero proprietà privata.

(1) Unisco qui i miei voti a quelli del chiarissimo cavaliere Antonio Bosio per il riscatto e conservazione di questo chiostro, onde non periscano i pochi monumenti che ancor rimangono in Piemonte dell’arte antica e della pietà dei nostri avi.

Ed ora, per finire colle parole di un elegante nostro scrittore (2), di tanta autorità e di tanto splendore più non rimane vestigio; là dove stanziavano monaci, accorrevano divoti e fra le cere e gli incensi si osannava notte e giorno al Signore, a pena è che il parroco di Albugnano, al quale è dato in custodia quel tempio, ci vada una o due volte all’anno per celebrarvi sul deserto altare i misteri adorabili della fede; tutto insomma è colà intorno silenzio e solitudine. Ma in mezzo alla solitudine ed al silenzio sorge tuttavia nella sua modesta dignità l’antica chiesa di S. Maria di Vezzolano, muto ma eloquente testimonio di quanto possano le arti a beneficio degli uomini, e di quanto possano gli uomini ad ingiuria delle arti (3).

(2) Il compianto cav. Pier Alessandro Paravia, professore di eloquenza ilaliana all’Università di Torino.

(3) A complemento di queste memorie devo aggiungere che, come narra il chiarissimo teologo Bosio nella precitata sua notizia, furono fatti nel 1835, per disposizione del cav. Cesare di Saluzzo alcuni scavi nei sotterranei della Chiesa, ma con poco frutto non essendosi rinvenuto che una vecchia spada con uno sperone, i quali furono depositati nella R. galleria d’armi in Torino.

Quivi pure sono riportate le seguenti due iscrizioni esistenti nella chiesa:

Nobilis et prudens Thomas Grisella quiescit
Hic positum corpus spiritus ante Deum
Vindicat ossa sibi praescripto tempore tellus
ζώην καὶ ψυχὴν (sic) vindicat ipse Deus
Cur igitur defles felici morte peremptum
Nil nisi mortales pulvis et umbra sumus
Hoc quia percelebris periit spes optima nobis
Lapsaque est Pogliane firma columna domus.
Octavianus de la Porta vir integerrimus venerandi
Collegii eccl.ae majoris Novariae PPT. ac Canoni-
cus benemeritus sexagenarius modi huius
/297/ Miseris solutus hic pro tempore quiessit
M.° quingentesimo XX° quinto calendas
aprilis D. M. S.

Più interessante è poi l’altra iscrizione stata quivi presso dissotterrata, la quale ricorda l’epoca romana in questi luoghi che non erano lontani dal sito ove sorgeva l’antica Industria: eccola quale è riferita nella stessa notizia, e leggesi ora nell’atrio della R. Università di Torino.

SEX . OCTAVIUS
SEX . F . POL . CEL .
SUS . CASSIANUS
T . F . I .
VIXIT ANNOS XXI

/298/

Documenti

I.

1148, 16 giugno.

Dall’Originale esistente negli Archivi Generali di Stato.
Ab. Vezzolano, Mazzo I.

Eugenius Episcopus Seruus Seruorum Dei dilectis filiis Andree preposito Ecclesiæ Sanctæ Mariæ de Veciolano eiusque fratribus tam presentibus quam futuris canonicali uitam professis in perpetuum.

Quotiens illud a nobis petitur quod religioni et honestati conuenire dinoscitur animo nos decet libenti concedere et petentium desideriis congruum impertiri suffragium. Ea propter dilecti in domino filii uestris iustis postulationibus clementer annuimus, et prefatam beatæ Mariae ecclesiam in qua diuino mancipati estis obsequio sub beati Petri et nostra protectione suscipimus et presentis scripti priuilegio communimus. Statuentes ut quascumque possessiones quecumque bona eadem ecclesia in presentiarum iuste et canonice possidet, aut in futurum concessione pontificum largitione regum oblatione fidelium seu aliis iustis modis prestante domino poterit adipisci firma uobis uestrisque successoribus et illibata permaneant. In quibus hec propriis duximus exprimenda uocabulis. Albunianum, Ariscinum, X Sextarios uini in uilla Verani.

Quicquid habetis in maconato, et in Germasino, decimam quam habetis in Pompiano ex concessione Caroli taurinensis Episcopi, Montem Rolentum cum finibus suis, Quicquid habetis in Montealto, /299/ et birriano, et Arenthono et finibus eius, in Pulcia, Coio et Brisiano eiusque finibus Placio, Arasco, Monte maiori, medianum, Quicquid iuris habetis in aqua padi. Quicquid habetis in quadrato et finibus eius, tam in decimis quam in aliis. Ecclesiam Sancti Petri de Giuliano cum omnibus pertinentiis suis. Quicquid habetis in Iporeiensi episcopatu. Ecclesiam Sanctsæ Mariæ de Wia, cum omnibus pertinentiis suis.

Præterea laborum uestrorum quos de noualibus uestris propriis manibus aut sumptibus colitis nullus omnino hominum voi de aliis rebus aliquis laicus, decimas a uobis exigere presumat.

Decernimus ergo ut nulli omnino hominum liceat prefatum locum temere perturbare, aut eius possessiones auferre, uel ablatas retinere, minuere, seu aliquibus uexationibus fatigare. Set omnia integra conseruentur eorum pro quorum gubernatione, et sustentatione concessa sunt usibus omnimodis profutura. Salua Sedis Apostolicæ auctoritate et diocesanorum episcoporum canonica iustitia. Si qua igitur in futurum ecclesiastica secularisve persona hanc nostræ constitutionis paginam sciens contra eam temere uenire temtauerit potestatis honoris que sui dignitate careat, reamque se diuino iudicio existere de perpetrata iniquitate cognoscat, et Sacratissimo Corpore ac Sanguine dei ac domini nostri Nel testo Xrispi Jhesu Xristi aliena fiat atque in extremo examine districte ultioni subiaceat. Cunctis autem eidem loco sua iura seruantibus sit pax domini nostri in Jhesu Christi quatinus et hic fructum bonae actionis percipiant, et apud districtum iudicem premia eterne pacis inueniant. Amen. Amen;

Ego Eugenius catholice Ecclesie, episcopus.

✠ Ego Hvbaldus presbiter cardinalis titulo Sancte Praxedis; subscripsi.

✠ Ego Hugo presbiter cardinalis titulo sancti Laurentii in Lucina; subscripsi.

✠ Ego Aribertus presbiter cardinalis titulo sancte Anastasie; subscripsi.

✠ Ego Bernardus presbiter cardinalis titulo sancti Clementis; subscripsi.

Datum Vercellis per manum Guidonis Sancte Romane Ecclesie Diaconi Cardinalis et Cancellarii; XVI. halendas julii Indictione XI. Incarnationis dominice anno M. C. XLVIII. Pontificatus vero domini Eugenii Pape III anno quarto.

/300/

II

1152, 4 dicembre.

Dall’Originale esistente negli Archivi Generali di Stato.
Ab. Vezzolano, Mazzo I.

Ugo Dei gratia Sancte Uercellensis Ecclesie humilis minister, dilecto in Xristo filio Andree preposito ecclesie beate Marie in Ueciolano, et reliquis fratribus in perpetuum substituendis. Equitatis ordo deposcit, iusticieque insinuat disciplina, ut ecclesiis nostris precipue uero uiris religiosis, quorum preces pro cunctis fidelibus altissimi majestatem iugiter interpellant, non solum in spiritualibus sed etiam in temporalibus prouidere debeamus. Ea propter dilecti in Xristo filii uestris iustis postulationibus clementer annuens, debitoque more satisfaciens, ecclesiam Beate Marie in castro crebudonensis, uestigiis predecessoris nostri diue memorie inherentes, domni uidelicet Gisulfi episcopi uobis in infinitum largimur et tam uobis quam successoribus uestris liberam ab omni exactione saluo tamen parrochiali iure in perpetuum concedimus. Preterea quecumque bona quascumque possessiones in presentiarum iuste et canonice possidetis, aut in posterum largitone regum concessione pontificum uel quorumlibet oblatione fidelium uobis acquisite fuerint, sub beati Eusebii protectione et nostra suscipimus. Ex quibus hec propriis duximus exprimenda uocabulis, ecclesiam beatissime Dei Genitricis Marie in Ueciolano cum omnibus possessionibus suis in episcopatu uercellensi constitutis. Si qua igitur ecclesiastica secularisue persona, huius nostri decreti paginam sciens temerario usu infringere temptauerit, secundo terciove conmonita, si non congrue satisfecerit, ream se de perpetrata iniquitate cognoscat, et a sacratissimo corpore et Sanguine domini nostri Jhesu Xristi aliena fiat atque in extremo examinis diuine ultioni subiaceat. Cunctis autem huius nostri decreti precepta seruantibus, pax uera multiplicetur, quatinus hic interuentu beatissimi Eusebii martiris Xristi bonæ operationis fructum percipiat, et in futuro eterne beatitudinis in iustorum collegio premia consequantur;

✠ Ego Abraham arcbipresbiter Ecclesie uercellensis; subscripsi.

✠ Ego Johannes indignus sacerdos et prepositus Sancte Marie; subscripsi.

/301/ ✠ Ego Georgius sacerdos; subscripsi.

✠ Ego Petrus sacerdos et cantor; subscripsi.

✠ Ego Mainfredus diaconus; subscripsi.

✠ Ego Gulielmus indignus sacerdos; subscripsi.

✠ Ego Jordanus diaconus; subscripsi.

✠ Ego Ugulio uercellensis Ecclesiæ episcopus; subscripsi.

✠ Ego Uercellinus prepositus Sancti Eusebii; subscripsi.

✠ Ego Oggerius Maior et diaconus; subscripsi.

✠ Ego Guido subdiaconus; subscripsi.

✠ Ego Bonusiohannes subdiaconus; subscripsi.

✠ Ego Galfredus subdiaconus; subscripsi.

✠ Ego Bouinus subdiaconus; subscripsi.

✠ Ego Rogerius subdiaconus; subscripsi.

✠ Ego Egidius acolitus; subscripsi.

Data in palacio uercellensi per manum magistri petri, pridie nonas decembris. Anno uero dominice incarnationis, millesimo, centesimo quinquagesimo secundo, inditione XIII. Anno secundo donni. U. Uercellensis episcopi Eugenio papa Romanam ecclesiam gubernante, Friderico rege Romanum imperium administrante feliciter.

III

1159, 13 gennajo.

Dall’Originale esisterne negli Archivi Generali di Stato.
Ab. Vezzolano. Mazzo I.

In nomine Sancte et Individue Trinitatis Fredericus Diuina fauente clementia Romanorum Imperator Augustus. Sicut non fallo credimus inter bomines in operibus fidelium semper caritas inuenire potest aliquid quo crescat, unde et salubres animarum fructus perueniant et acceptabile deo munus de thesauro bone conscientie offeratur. Ea propter karitati universorum fidelium ytalici Regni notum esse uolumus quod eterne retributionis intuitu, et pia peticione venerabilis Andree prepositi, locum rius qui vezolanum dicitur et eiusdem loci Æcclesiam in bonore beate marie Virginis consecratam, ipsum quoque prepositum Andream, et ceteros omnes fratres eius et filios, seruos etiam ancillas et uniuersam familiam ad predictum locum pertinentem, nec non et possessiones eiusdem ecclesie quas iuste possedit et hodie possidet, et in posterum le- /302/ gitime acquirere poterit sub nostram imperialem tuitionem recepimus. Preterea quascumque possessiones in Vercellensi uel Taurinensi uel Astensi uel Yporiensi episcopatu supradicta Æcclesia iuste possidet uel adhuc possessura est ea cum aliis rebus et possessionibus ac reliquis utilitatibus auctoritate nostra salua per omnia Imperiali iusticia et confirmamus precipientes et modis omnibus prohibentes vi nullus Archiepiscopus, Episcopus, Marchio, Comes, Vicecomes, nulla ciuitas, Capitaneus, nulla unquam persona magna uel parua possessiones predicte Æcclesie inquietare diripere uel in aliquo diminuere presumat vel nulla potestas fodrum aliquod uel exactionem aliquam de terris uel hominibus eiusdem loci exigere audeat, preter nostram imperialem majestatem.

Si uero aliquis liber homo diuina compunctus inspiratione de allodio suo uel de rebus propriis aliquid eidem Æcclesie conferre uoluerit aut uendere intenderit, saluo iure nostro liberam in hoc habeat facultatem.

Quicumque autem huius nostri precepti violator esse presumserit, optimi auri libras centum se compositurum sciat medietatem camere nostre et medietatem preposito et fratribus supramemorati Andree.

Signum Domini Frederici Romanorum Imperatoris inuictissimi.

Ego Remaldus sacri palacii cancellarius recognoui...

Acta sunt hec anno dominice incarnationis milesimo centesimo quinquagesimo nono, indictione septima.

Regnante domino Frederico Romanorum Imperatore gloriosissimo.

Anno Regni eius, septimo, Imperii uero quarto. Data apud Taurinum pridie idus januarii.

IV

1166, 10 febbraio.

Dall’Originale esistente negli Archivi Generali di Stato.
Ab. Vezzolano, Mazzo I.

Anno dominice Incarnationis millesimo centesimo sexagesimo sexto, decimo die mensis februarii. Indictione quarta decima. In curia domini Ugucionis vercellensis episcopi; presentia domini ruffini maioris ecclesie Sancte Marie de Uercellis et Rogerii de pino, seu bouini eiusdem ecclesie canonicorum et aliorum quorum nomina inferius leguntur. Inuestituram et datum fecit iure libelli prefa- /303/ tus dominus Vgotio comes et eiusdem ciuitatis episcopus sacratus, ibi existente et consenciente domino Vberto aduocato ecclesie Sancti Eusebii. In domino guilielmo priori ecclesie et canonice Sancte Marie de uezorano, ad partem An. prepositi sui et utilitatem ecclesie. Nominatiue de tota lerra illa quam tenebant Ubertus et Tebaldus que dicontur de leticia, in loco Scorano, Arogerio et Onrico et Guidone seu Bogiamundo fratrum uassallorum ipsius domini Vgucionis episcopi, et de tota decima quam ipsi Vbertus et tebaldus habere et tenere uidentur tam in isto loco, quam primelio, de quibus rebus predictus dominus Vgucio finem acceperat ab ipso rogerio et a fratribus vasallis suis secundum quod professus est, que omnia quamlecumque inuente fuerint in infinitum, in presenti permaneant inuestitura. Ita ut amodo omni tempore habere et tenere debeat idem guilielmus prior, et prepositus et eorum successores, et cui dederint, ad partem iste ecclesie istas res omnes quæ supra leguntur in infinitum, et facere ex inde quicquid eidem ecclesie utille fuerit, sine contradiccione predicti domini Vgucionis episcopi suique successoris, Saluo omni anno in festo Sancti Martini fictum, argenti denariorum bonorum papiensium solidos tres, quos idem guilielmus prior pro istis rebus dare conuenit, isto domino Vgucioni episcopo uel suo certo misso suisque successoribus vero quod nullam idem dominus Vgucio episcopus exaccionem habeat uersus predictam ecclesiam et officialium eius, aliquo modo per se nec per submittentem personam, sed omni tempore in predicti ficti quantitate, erit contentus, et hanc inuestituram firmam et ratam habebit, sic inter eos conuenit.

Signum manuum Vercellini et Viuiani qui dicontur Scutarii. Mainfredi negociantis, et Ambrosii filii sui, atque Jorii Scutaritelli.

Signum manuum infrascripti Vberti aduocati qui eidem domino Vguciono consensit, ut supra et ad hanc inuestiture cartam confirmandam manum posuit;

✠ Ego Vguitio uercellensis Episcopus. Subscripsi.

✠ Ego Johannes indignus archipresbiter. Subscripsi.

✠ Ego petrus cantor. Subscripsi.

✠ Ego Guilielmus sacerdos. Subscripsi.

✠ Ego Guido diaconus. Subscripsi.

✠ Ego magister petrus diaconus. Subscripsi.

Ego Girardus mediolanensis et Sacri palacii notarius tradidi et jussione infrascripti domini Vgucionis Episcopi scripsi.

/304/

V

1176, 10 luglio.

Dall’originale nell’Archivio dell’Ospedale Maggiore di Vercelli,

Alexander Episcopus Seruus Seruorum Dei. Dilecto filio Guidoni preposito Vetiolanensis ecclesie. Eiusdem fratribus tam presentibus quam futuris regularem vilam professis in perpetuum Effectum iusta postulantibus indulgere, et vigor equitatis et ordo exigit rationis presertim quando petentium voluntatem et pietas adiuuat. Et veritas non relinquit. Quapropter dilecti in domino filii iustis (vestris) postulationibus clementer annuimus et Ecclesiam vestram que specialiter beati petri juris existit sub appostolice Sedis protectione suscipimus et presentis scripti priuillegio communimus. In primis siquidem statuentes ut ordo canonicus qui secundum deum et beati Augustini regulam in eadem Ecclesia institutus esse dignoscitur perpetuis ibidem temporibus inuiolabiliter obseruetur. Preterea quascumque possessiones quecumque bona eadem Ecclesia in presentiarum iuste et canonice possidet, aut in futurum concessione Pontifficum largitione regum vel principum oblatione fidelium seu aliis justis modis prestante domino poterit adipisci firma vobis vestrisque successoribus et illibata permaneant. In quibus hec propriis duximus exprimenda vocabulis. Locum ipsum in quo memorata Ecclesia constructa est cum omnibus pertinentiis suis. Ecclesiam de pontizellis cum suis pertinentiis possessionibus et decimis. Ecclesiam de santena cum suis pertinentiis et decimis. Ecclesiam de bibiana cum pertinentiis suis. Ecclesiam de lucerna cum suis pertinentiis et decimis que colliguntur in foro Lucerne et extra. Ecclesiam de geuda cum suis pertinentiis et decimis. Ecclesiam de ranzono cum suis pertinentiis. Ecclesiam Riuiclusi cum suis pertinentiis. Credonensem ecclesiam cum suis pertinentiis et decimis. Ecclesiam de Viuarone cum suis pertinentiis. Ecclesiam de Morano cum suis pertinentiis. Ecclesiam de gerunda cum suis pertinentiis et decimis. Ecclesiam Capreassi cum suis pertinentiis et decimis. Ecclesiam de burgaro cum suis pertinentiis et decimis. Ecclesiam Ubiliani cum suis pertinentiis et decimis et portu padi et molendinis, possessiones et decimas quadrati tam in aquis quam in terris. Ad hec libertates a /305/ predecessoribus nostris Romanis pontifficibus indultas vobis et Ecclesie vestre ratas habemus et firmas, easque perpetuis temporibus illibatas manere sancimus. Decernimus ergo ut nulli omnino hominum liceat prefatam Ecclesiam temere perturbare aut eius possessiones aufferre vel ablatas retinere minuere. Aut quibuslibet molestationibus fatigare. Sed omnia integra et illibata seruentur eorum pro quorum gubernatione ac substentatione concessa sunt usibus omnimodis profutura. Salua Sedis appostolice auctoritate. Si qua igitur in futurum ecclesiastica secularisue persona hanc nostre constitutionis paginam sciens contra eam temere uenire temptauerit. Secundo tertioue comunita (sic) nisi reatum suum digna satisfatione correxerit potestatis bonorisque sui dignitate careat, reamque se diuino iudicio existere de perpetrata iniquitate cognoscat, et a sacratissimo corpore ac sanguine dei et domini nostri Jesu Christi aliena fiat. Atque in extremo examine districte ultioni subiaceat. Conctis autem eidem loco sua jura seruantibus sit pax Domini nostri Jesu Christi quatenus et hic fructum bone actionis percipiat, et apud districtum judicem premia eterne pacis inueniat. Amen. Amen.

Ego Alexander Chatholice Ecclesie Episcopus.

Ego lombardus hostiensis Episcopus.

✠ Ego Johannes presbiter cardinalis sanctorum Johannis et pauli tt Pamachii.

✠ Ego Albertus presbiter cardinalis tt sancti laurentii in lucina.

✠ Ego Gullielmus presbiter cardinalis tt sancti petri ad vincula.

✠ Ego bosso presbiter cardinalis sancte prouidentie tt pastoris.

✠ Ego teodinus presbiter cardinalis sancti vitalis tt vestine.

✠ Ego Johannes presbiter cardinalis tt sancti marcii.

✠ Ego manfredus presbiter cardinalis tt sancte Cecilie.

✠ Ego petrus presbiter cardinalis tt sancte Susanne.

✠ Ego Jacobus diaconus cardinalis sancte marie in cosmedin.

✠ Ego Clemens diaconus cardinalis sancti adriani.

✠ Ego Vgo diaconus cardinalis sancti Eustacii iuxta templum agape.

✠ Ego laborans diaconus cardinalis sancte marie in porticu.

✠ Ego Ramirus diaconus cardinalis sancti georgii ad vellum aureum.

Datum anagn. per manum gratiani sancte Romane Ecclesie subdiaconi et notarii sexto idus julii. Incar. Dominice anno M. CLXXVl Pontifficatus uero domini Alexandri PP. III Anno XVII.

Ego Baldesar Sandiglanus de Blanzalc filius quondam M. An- /306/ tonii publicus Imperiali auctoritate notarius suprascriptum Auctenticum ab originali proprio extraxi. Et facta debita collatione cum No. Antonio Guiscardo et Ludouico       notariis infrascriptis concordare inueni. Ideo me subscripsi cum appositione mei soliti signi.

(Antonius Guiscardus quondam Johannis de Blanzate vercellensis et       Ludouicus ex Capitaneis de       de Blanzate – singillatim testantur se presentes fuisse collationi et auscultationi huius authentici sic extracti, et se subscribunt cum appositione signi tabellionatus respectivi). (De anno et loco transumpti nihil).

Infrascriptus exemplavit et cum authentico concordare dicit.

Vercellis, 20 maii 1861.

Canonicus Johannes Barberis.

§ VI

an. 1178 ....

Dall’Originale nell’Archivio del R. Economato Apostolico in Torino.
Ab. Vezzolano.

Anno dominice incarnacionis Mill. Cent. LXXVIII.......
cartam vendicionis ad perpetuum sub dupla defensione in consim...
et investituram atque refuctacionem pro accepto precio XX ....
fecit dominus Johannes gomiti radigatae filius q. domini ar......
salica nominative de totum hoc quod habebat et poss.......
quod Guido Puliani tenebat pro senioribus radigate int......
finibus ejus ecclesiae sanctae Mariae Veciolani . ex manu.....
ci cum omni honore et cum omni libertate et cum omni pod...
nibus et ingressionibus cum superioribus et inferioribus suis qualiter...
pace possideat habeat teneat firmiter et libere usque........
Veciolani et subcepsoribus tuis et cui vos dederitis.........
a presenti die vos et subcepsores vestri quicquit voluer......
contradictione quidem et spondeo atque promitto ego qui supra dominus Johannes..... qualiter supralegitur in integrum. Ab omni homine juxta legem defensare pr..... rimus aut si vobis exinde aliquit per quod vis malum ingenium...... in duplum et ponere debemus sub estima................................
................................
................................

(Manca il rimanente).

/307/

VII

1182, 19 ottobre.

Dall’Originale esistente negli Archivi Generali di Stato.
Ab. Vezzolano. Mazzo I.

Lucius Episcopus Seruus Seruorum Dei dilectis filiis Cindoni (sic) Preposito Ecclesie Sancte marie de Vegiolano et fratribus eius canonica vita professis in perpetuum. Quociens a nobis petitur quod Religioni et honestati conuenire dinoscitur, animo nos decet libenti concedere, et patencium desideriis congruum suffragium impertiri. Ea propter dilecti in domino filiis vestris multis postulationibus clementer annuimus et prefactam ecclesiam sancte Marie Vegiolani que specialiter beati petri juris existit ad exemplar felicis recordationis Alexandre papa predecessoris nostri sub beati petri et nostra protectione suscipimus, et presentis scripti priuilegio communimus. In primis siquidem statuentes, ut ordo canonicus qui secundum deum et beati Augustini regulam in eodem loco institutus esse dinoscitur, perpetuis ibidem temporibus inuiolabiliter obseruetur. Preterea quascumque possessiones quecumque bona eadem ecclesia in presenciarum juste et canonice possidet, aut in futurum concessione pontificum largictione Regum vel principum oblatione fidelium, seu aliis multis modis prestante domino poterit adipisci, firma uobis uestrisque successoribus et illibata permaneant. In quibus hec propriis duximus exprimenda vocabulis, locum ipsum in quo prefacta ecclesia sita est cum omnibus possessionibus suis et decimis. Ecclesiam de Santana cum omnibus suis pertinenciis et decimis. Ecclesiam de Bibiana, cum pertinenciis suis et decimis, Ecclesiam portus gaudii cum pertinenciis suis et decimis. Ecclesiam de arenzono cum pertinenciis suis et decimis. Ecclesiam Sancti Johannis de ripa cum pertinenciis suis et decimis. Ecclesiam de Lucerna cum pertinenciis suis et decimis que colliguntur in foro Lucerne et extra. Ecclesiam de Guida (al Gavida), cum pertinenciis suis et decimis. Ecclesiam riviclusi cum pertinenciis suis et decimis, Cerdonensem Ecclesiam cum pertinenciis suis et decimis. Ecclesiam Vevarone cum pertinenciis suis et decimis. Ecclesiam de Giridda cum pertinenciis suis et decimis. Ecclesiam Capreassi cum pertinenciis suis ci decimis. Ecclesiam de bulgaro cum pertinenciis /308/ suis et molendinis. Ecclesiam Ubiliani cum pertinenciis suis et decimis et portu padi, et molendinis. Ecclesiam Quadrati cum suis possessionibus et decimis. Sane noualium uestrorum que propriis sumptibus uel manibus colitis seu de nutrimentis animalium uestrorum nullus a vobis decimas extorquere presumat, liceat quoque clericos uel laycos et secolo fugientes, liberos et absolutos ad conuersionem recipere, et eos absque contradicione aliqua retinere. Prohibemus insuper ne ulli fratrum vestrorum post factam in eodem loco proffessionem fas sit absque prepositi sui licencia nisi amoris religionis obtentu de eodem loco discedere, discedentem uero absque comunium literarum caucione nullus audeat retinere. Cum autem generale interdictum terre fuerit liceat vobis clausis januis exclusis excomunicatis et interdictis, non pulsatis campanis supressa voce diuina officia celebrare. Ad hec uero libertates a predecessoribus nostris Romanis pontificibus vobis et Ecclesie vestre indultas et actenus obseruatas, ratas habemus et firmas, et eas perpetuis temporibus illibatas manere sancimus.

Sepulturam quoque ipsius loci liberam esse decernimus ut eorum deuocioni et extreme voluntati qui se illic sepeliri deliberauerint si excomunicati uel interdicti fuerint nullus obsistat. Salua tamen iusticia illarum ecclesiarum a quibus corpora mortuorum assumuntur. Obeunte vero te nunc eiusdem loci preposito uel tuorum quolibet soccessorum nullus ibi qualibet surreptione astucia seu violencia preponatur, nisi quem fratres comuni consensu vel fratrum maior pars consilii sanioris secundum dei timorem et beati augustini regulam prouiderit eligendum. Decernimus ergo ut nulli omnino hominum liceat prefactam ecclesiam temere perturbare, aut eius possessiones auferre, vel ablatas retinere, minuere, seu quibuslibet vexacionibus fatigare, sed omnia integra conseruentur, eorum pro quorum gubernatione ac sustentatione concessa sunt omnimodis usibus profutura. Salua Sedis apostolice auctoritate et diocesani episcopi canonica iusticia si qua igitur in futurum ecclesiastica secularis ve persona hanc nostre constitutionis paginam sciens contra eam temere uenire temptauerit secundo tercio ne commonita nisi reatum suum condigna satisfacione correxerit potestatis honoris que sui dignitate careat et eam quod se diuino iudicio de perpetrata iniquitate cognoscat et a sacratissimo Corpore ac Sanguine dei et domini nostri et redemptoris ieshu Christi aliena fiat, atque in extremo examine districte vltioni subiaceat. Cunctis autem eidem loco /309/ sua jura seruantibus sit pax domini nostri ieshu Christi Quatinus et hic fructum bone actionis percipiant et apud districtum judicem premia eterne pacis inueniant amen amen.

Subscripxit autem huic priuilegio idem dominus Lucius catholice Ecclesie episcopus et theodinus portuensis, Sancte Ruffine Sedis Episcopus de presbiteris vero cardinalibus petrus, Ecclesie Sancte Susane, Viuianus Ecclesie Sancti Stephani in Celio Monte. Arduinus Ecclesie Sancte Crucis in Jerusulem laborans presbiter Sancte Marie trans tyberim, Ecclesie Calixti, de Dyaconibus autem Jacmetus Sancte Marie in Cosmidin, Ardicio, Sancti theodori, Rainerus Sancti Georgii ad velum aureum, Gracianus, Sanctorum Cosme et Damiani.

Datum Velletri per manum Alberti Sancte Romane Ecclesie presbiteri cardinalis et cancellarii XIIII. Kalendas nouembris, Indicione prima incarnationis dominice Anno millesimo centesimo octuagesimo secundo, Pontificatus vero domni Luci pape tercii anno secundo.

VIII

1248, 13 giugno.

Dall’originale nell’Archivio dell’Ospedale Maggiore di Vercelli.

Innocentius Episcopus seruus seruorum Dei. Dillectis filiis Preposito Vetionanensis eiusque fratribus tam presentibus quam futuris regularem vitam professis in PPm Quotiens a Nobis petitur quod religioni et honestati conuenire dignoscitur. animo nos decet libenti concedere, et petentium desideriis congruum suffragium impertiri. Ea propter dillecti in domino filii vestris justis postulationibus clementer annuimus et ecclesiam sancte marie Vetiolanensis Vercellensis diocesis que specialiter beati petri juris existit ad exemplar fellicis recordationis Allexandri Lucii et Gregorii noni predecessorum nostrorum romanorum pontificum sub beati petri et nostra protectione suscipimus, et presentis scripti priuilegio communimus. In primis siquidem statuentes ut ordo Canonicus qui secundum deum et beati augustini regulam in eadem ecclesia institutus esse dignoscitur perpetuis ibidem temporibus inuiolabiliter obseruetur. Preterea quascumque possessiones quecumque bona eadem ecclesia in presentiarum juste ac canonice possidet aut in futurum concessione /310/ pontificum, largitione regum vel principum oblatione fidelium, seu aliis justis modis prestante domino poterit adipisci, firma vobis vestrisque successoribus, et illibata permaneant. In quibus hec propriis duximus exprimenda vocabulis, locum ipsum in quo memorata Ecclesia scita est cum omnibus pertinentiis suis. Ecclesiam de Ponticellis cum pertinentiis suis, possessionibus et decimis. Ecclesiam de Santhana cum pertinentiis suis et decimis. Ecclesiam de Bibiana cum pertinentiis et suis decimis. Ecclesiam portus gaudii cum pertinentiis suis. Ecclesiam de Aranzono cum pertinentiis suis et decimis. Ecclesiam Sancti Johannis de Rippa cum pertinentiis suis et decimis. Ecclesiam de Lucerna cum pertinentiis suis et decimis que colliguntur in foro Lucerne et extra. Ecclesiam de Guida cum pertinentiis suis et decimis. Ecclesiam Riuiclusi cum pertinentiis suis. Credonensem ecclesiam cum pertinentiis suis et decimis. Ecclesiam Vruifontis [?] cum pertinentiis suis et decimis. Ecclesiam Viuerone cura pertinentiis suis et decimis. Ecclesiam de Girunda cum pertinentiis suis et decimis. Ecclesiam Capriassi cum pertinentiis suis et decimis. Ecclesiam de Bulgaro cum pertinentiis suis, decimis et mollendinis. Ecclesiam Ubiliani cum pertinentiis suis et decimis, et portu padi et mollendinis. Ecclesiam quadrati cum suis possessionibus et decimis, cum pratis, vineis, terris, nemoribus, usuagiis, pascuis, in boscho et plano in aquis, et molendinis, in viis et semitis, et omnibus aliis libertatibus, et immunitatibus suis. Sane noualium vestrorum, que propriis manibus, aut sumptibus collitis, de quibus aliquis hactenus non percepit, siue de nutrimentis animalium vestrorum, nullus a vobis decimas erigere, vel extorquere presumat. Liceat quoque vobis Clericos vel laycos e seculo fugientes liberos et absolutos ad conuersionem recipere, et eos absque contradictione aliqua retinere. Prohibemus insuper vi nulli fratrum vestrorum post factam in eodem loco professionem fax sit absque Prepositi sui licentia, nisi artioris religionis obtentu de eodem loco discedere. Discedentem vero absque comm. literarum vestrarum cautione nullus audeat retinere. Qum autem generale interdictum terre fuerit, liceat vobis clausis januis, exclusis excommunicatis, et interdictis, non pulsatis campanis suppressa voce diuina voce cellebrare, dummodo causam non dederitis interdicto. Ad hec libertates a predecessoribus vestris Romanis pontificibus vobis et Ecclesie vestre indulctas, et hactenus obseruatas ratas habemus et firmas, et eas perpetuis temporibus illibatas ma- /311/ nere sanctimus (sic). Sepulturam preterea ipsius loci liberam esse decernimus, ut eorum deuotioui et extreme voluntati, qui se illic sepelliri deliberauerint, nisi forte excommunicati, vel interdicti sint aut publice usurarii, nullus obsistat, Salua tamen iustitia illarum ecclesiarum, a quibus mortuorum corpora assumuntur. Obeunte vero te, nunc eiusdem loci preposite uel tuorum quolibet successorum nullus ibi qualibet surreptionis astutia seu violentia preponatur nisi quem fratres comuni consensu, vel fratrum major pars consilii sanioris secundum dei timorem et beati Augustini regulam prouiderint elligendum. Decernimus ergo ut nulli hominum omnino fax sit prefatam ecclesiam temere perturbare, aut eius possessiones auferre, vel ablatas retinere minuere seu quibuslibet vexationibus fatigare sed omnia integre conseruentur, et eorum pro quorum gubernatione ac sustentatione concessa sunt usibus omnimodis profutura. Saluis sedis appostolice auctoritate et in supradictis Ecclesiis diocesanorum Episcoporum canonica iustitia, et in decimis moderatione concilii generalis. Si qua igitur in futurum ecclesiastica secularisue persona hanc nostre constitutionis paginam sciens contra eam temere venire temptauerit, secundo tertioue commonita, nisi reatum suam digna satisfactione correxerit, potestatis honorisque sui careat dignitate. reamque se diuino iudicio existere de perpetrata iniquitate cognoscat, et a sacratissimo corpore et sanguine dei et domini redemptoris nostri Yhesu Christi aliena fiat. Atque in estremo examine diuine subjaceat ultioni. Cunctis autem eidem loco sua jura seruantibus sit pax domini nostri Yhesu Christi quatenus et hic fructum bone actionis percipiant, et aput districtum Judicem premia eterne pacis inueniant. Amen. Amen. Amen.

Ego Innocentius catholice ecclesie Episcopus.

Ego petrus Albanensis Episcopus subscripsi.

Ego Petrus tt sancti Marcelli presbiter cardinalis subscripsi.

Ego Villelmus Basillice duodecim Apostolorum presbiter cardinalis subscripsi.

Ego frater Johannes tt sancti Laurentii in Lucina presbiter cardinalis supscripsi.

Ego frater Hugo tt Sancte Sabine presbiter cardinalis subscripsi.

Ego Johannes Sancti Nicolay in carcere tulliano diaconus cardinalis subscripsi.

Ego Willelmus Sancti Eustachii diaconus cardinalis subscripsi.

Dat. Lugduni per manum Magistri Martini Sancte Romane Ec- /312/ clesie Vicecancellarii, Idus Junii, Indictione VI Incarnationis Dominice Anno MCCXLVIII, pontificatus vero domini Innocentii PP. IIII. Anno quinto.

Ego Laurentius Moglia ciuis et notarius publicus astensis Imperiali auctoritate hoc auctenticum ex originali priuilegio appostolico predicto jussu et mandato prefati venerabilis domini Georgii de Aduocatis Collobiani canonici vercellensis et locumtenentis venerandi domini Nicolini etiam de dictis aduocatis Archipresbiteri et Vicarii Generalis in Curia Episcopali Vercellensi, nil addito vel minuto, quod sensum mutet vel vitiet intellectura fideliter exemplaui, sumpsi, scripsi et auctenticaui, postmodum in eiusdem domini Locumtenentis pro tribunali sedentis, super uno bancho, quod ad hunc actum pro suo tribunali ellegit et elligit, una cum infrascriptis nobilibus Thoma de Ferrariis, secretario et scriba dicte Curie Episcopalis Vercellensis, Johanne de Mortario Ciue Vercellensi, et Anseranno de Ferrariis de ghislarengo notariis publicis ad originale predictum fideliter ascultaui et collationem feci. Et quia utrumque concordare inueni ad ipsius Autentici plenam fidem de ipsius domini Locumtenentis mandato hic me subscripsi cum appositione soliti signi mei in testimonium premissorum.

(Thomas de Mortario, Thomas de Ferrariis de Bugella ciuis Vercellarum, Anserminus de Ferrariis de Gislarengo, notarii, subscripti leguntur).

Priuilegii tenorem precedunt testimoniales dicti Locumtenentis et fratris Vicarii generalis DD. Amedei de Nores ellecti et confirmat episcopi Vercellen. et Comitis de authenticilate privilegii a se inspecti et palpati; quod ad instantiam fr. Jacobi de Aduocatis Cassenoue ministri hospitalis S. Andree Vercellensis et prioris prioratus Sancti Petri de Capriascho Vercellensi extractum fuit de Archivio Ecclesie S. Marie de Vezolano Vercellensi, seu de quadam capsa existente in camera cubiculari Commendatarii perpetui scilicet DD. Marchi de Tenda ex Comitibus Vintimilii Episcopi Regensis per eiusdem Vicarium generalem, fr. Georgium de Pectis de Vercellis, canonicum monasterii et prepositure Sancte Marie de Vezolano.

Sequitur instrumentum ad authenticandum transumptum. Hoc actum fuit in claustro monasterii prepositure Sancte Marie de Vezolano Vercellesi. Anno Domini MCCCCLVIII, Indictione prima, die /313/ martis vigessima sexta mensis aprilis, hora tertiarum, presentibus Venerando Domino Georgio de Pectis, ac venerabilibus Dominis presbitero Rolando de plaus.. canonum bacalario ac rectore ecclesie parrochialis Sancti Eusebii de Castronouo, presbitero Dominico de Vayo de Albugnano, et Nobili Johanne filio quondam Domini Vercellini de Ratiis de Salascho Vercellensi, testibus ad premissa vocatis notis pariter et rogatis.

Infrascriptus exemplavit et cum authentico concordare dicit.

Vercellis, 20 maii 1861.

Canonicus Johannes Barberis.

IX

1306, 14 dicembre.

Dall’Originale esistente negli Archivi Generali di Stato.
Ab. Vezzolano. Mazzo I.

Anno Domini millesimo tercentesimo sexto, indictione quarta die merchuri decima quarta decembris in castro Clavaxii presentibus dominis Uberto abbate fructuariensi, Nicholao bastardo, Matheo bastardo de Monteferato, Conrado Pellaio iudice, et Manfredo Machanihus, et pluribus aliis testibus dominus Theodorus excellentissimi domini Grecorum Imperatoris filius etc. Marchio Montisferati, ad instantiam et requisicionem domini Nicholay prepositi seu ellecti monasteri Beate Marie de Vezolano, et in manibus ipsius prepositi recipientis et stipulantis nomine et vice dicti monasterii, et conventus, confirmavit omnia pacta, et convenciones olim initas inter bone memorie condam dominum Bonifacium marchionem Montisferati proavum dicti domini Theodori ex una parte, et capitulum dicti Monasterii, et conventus ex altera sicut in instrumento infrascripto plenius continetur, et sicut confirmata, et approbata fuerunt per quondam dominos Johannem et Gulliermum bone memorie marchiones Montisferati avunculum et avum dicti domini Marchionis, et tenor eius instrumenti talis est.

1226, 19 ottobre.

Anno domini millesimo ducentesimo vigesimo sexto inditione decima quarta die lune in castro Vezolani decimo quarto kalendas novembris in nomine domini, nostri Jeshu Christi et Beate Marie /314/ semper Virginis presentibus infrascriptis testibus capitulum Vezolani, silicet Presbiter Bertramus massarius, Presbiter Matheus sacrista, Presbiter Oliverius, Presbiter Amedeus, frater Girodus diaconus, dominus frater Vivianus subdiaconus Gulliermus canonicus et prior de Vuinglano et Petrus de Caraitio prior de Pontuelis, et Obertus Festa comissarius de Quadrato, bonus Johannes conversus, fecerunt datum et investituram et concessionem in manibus domini Bonifacii marchionis Montisferati, olim recti, et paterni et gentilis feudi de loco in quo scitum est castrum Albugnani cum honore jurisdicione districtu et castellania, ita et taliter quod predicta ecclesia non teneatur ad defenssionem si de predictis dictus marchio conveneretur vel inquitaretur, retinuerunt tamen in se dictum capitulum ad utilitatem dicte Ecclesie unum sedimen, in quo in predicto castro liceat eis ecclesiam et edificia que voluerint siue tueri, hoc expressum acto inter eos quod non liceat predicte ecclesie dictum sedimen alienare vendere vel in feudum dare vel in enfiteusim sive in libellum concedere, nec aliquo alio alienationis titulo. Item quod predicto Marchioni vel eius heredibus non liceat predictum castrum infeudare vel aliquo alio titulo aliter alienare in totum vel in parte. Item retinuerunt ad utilitatem dicte Ecclesie fodrum omnium suorum hominum ibidem habitancium et qui consueverunt in poderio Vezolani habitare si ibidem venient ad habitandum in advenis et extraneis habeat dictus marchio fodrum. Item retinuerunt in se medietatem omnium bannorum et judicaturarum et totam successionem. Item retinuerunt omnia fida et redditus et condiciones solitas, eidem ecclesie facere. Item concesserunt eidem marchioni ut liceat ei accipere in hominibus, ibidem habitantibus singulis annis in festo Sancti Martini solidos centum secusinorum veterum et modios viginti avene ad mensuram Coconati. Item dictus Marchio debeat ibi ponere castellanum pro suis hominibus cum voluntate dicti prepositi qui debeat jurare servare prepositum et fratres et res Vezolani et hominum Ecclesie ubique bona fide et si Marchio et Prepositus veleni mutare castellanum, semper ita fiat ut supra dictum est. Item concesserunt ut homines eiusdem Ecclesie et alii ibidem habitantes faciant fidelitatem domino Marchioni salva fidelitate Prepositi et capitoli Vezolani, et quod servabunt et deffendent castellanum ibidem ressidentem et castrum et villani et poderium et quod faciant castellaniam in predicto castro. Item teneatur castellanus banna et judicaturas exigere et excutere et preposito vel eius nuncio assi- /315/ gnare. Item teneatur castellanus adiuctorium et fortiam dare preposito et eius nunciis ad sua jura exigenda et habenda. Item medietatem curarie et contiti habeat prepositus et alia habeat Marchio si forum vel nundinem ibi fierent. Item non liceat Marchioni homines prefati capituli ducere in exercitum vel in expeditionem, sed tamen si necesse esset ei ducat eos ad custodiendum terram suam, a Montecalvo usque Gaxinum et ibidem dominus Marchio pro predicto feudo fecit fidelitatem domino preposito et capitulo Vezolani et successoribus eorum. Item in sequenti die feria tertia Robertus et Albertus converssi concesserunt et confirmaverunt predictum donum. Item dominus Marchio eidem Ecclesie et eius membris et omnibus suis hominibus habitantibus in Albugnano pro remedio et mercede anime sue et predecessorum suorum atque successorum sine aliqua dacione pacanee vel alicuius rei deditione aquas pasquaria transitus aquarum et pedagia et curiarum et condiciones scufras per totam suam terram atque jurisdictionem et dominus promittens eidem domino preposito sive electo suo et predicto nomine stipulanti, ipsa pacta et convenciones in perpetuum per se et suos heredes attendere et observare et attendi et observari facere sub obligatione honorum suorum et inde hanc cartam fieri jusserunt. Ego Petrus de Broxulo de Clavaxio imperiali auctoritate notarius hanc cartam abreviatam per Ambroxium de Brodolano notarium sicut in protocolo suo inveni de mandatu ipsius sic scripsi nichil in ea addens vel minuens preter forte pontum vel silabam que substanciam significacionis verborum mutet. Ego Ambroxius de Brodolano notarius et canzelarius illustrissimi domini Theodori marchionis Montisferati hoc presens instrumentum michi jussum in meo protocolo imbreviavi et ipsum Petro soprascripto de Broxulo notario tradidi scribendum ac me subscripsi et meum signum apposui consuetum.

1238, 7 febbrajo.

Anno Domini millesimo ducentesimo trecesimo octavo, indicione undecima septima intrante februarii que fuit die dominica, dominus Vintigunus vicarius et capitaneus in Italia et Lombardia specialis pro Domino Frederico Dei gracia Imperatore Romanorum cum uno hense quem in suis tenebat manibus prout melius et de jure potuit investivit domiuum Henricum prepositura Ecclesie Sancte Marie de Vezolano nomine ipsius Ecclesie de castro et villa ac /316/ posse Albugnani et de omnibus que ad ipsum castrum et villani expectare videntur nomine recti et gentillis feudi, cum mero et misto imperio et gladii potestate ac plena segnoria jussu et predicti domini Imperatoris et pro hac investitura dictus Prepositus fecit et juravit fidelitatem domino Imperatori et successoribus eius. Actum in civitate Astensi in Ecclesia Sancti Secundi, interfuerunt testes Bonifacius Marchio Montisferati, Thomas Marchio Saluciarum et Guisironus Comes de Lomello. Et ego paucapaliensis notarius Otto vocatus et rogatus hiis interfui presens et hanc cartam michi jussam tradidi et scripsi.

1310, 24 novembre.

Nos Henricus Dei gratia Romanorum Rex semper Augustus ad universsorum noticiam volumus pervenire quod accedens ad nostre Majestatis presentiam honorandus vir Nicholaus prepositus Ecclesie Sancte Marie de Vezolano, nomine ecclesie sue, recognoscens se et dictam ecclesiam Sancte Marie de Vezolano feoda sua videlicet castellum et villam Albugnani cum omnibus que ad ipsum castellum et villam spectare noscuntur, a nobis et imperio tenere nobis humililer supplicavit, quatenus ipsum de feodis huiusmodi investire de benignitate regia dignaremus devotis igitur et instantivis ipsius precibus annuentes ac disponentes unicuique tribuere quod est suum prefatum Nicolaum et Ecclesiam suam de iustis et antiquis feodis suis que tenuit hactenus et habere debet investivimus de Regie plenitudine potestatis, salvo jure Imperii ac quorumlibet aliorum recepto ab eo fidelitatis debite sacramento presencium testimonio litterarum. Datum in Ast octavo kalendas decembris, anno Domini millesimo tercentesimo decimo, Regni vero nostri anno secundo.

In nomine Domini amen. Anno Domini millesimo quatercentesimo nonagesimo, indictione octava, die vigesimo primo mensis januarii hoc suprascriptum exemplum et transumptum per me Johannem Anthonium Cortellarium de Cochonato notarium publicum infrascriptum sumptum ex originalibus et auctenticis instrumentis predictis videlicet unum receptum per Ambroxium de Bordolano notarium et Canzellarium publicum et altero recepto per Paucapalienssem notarium et investituram proxime acopiatam et concessam insinuatum fuit coram nobili et egregio viro Bernardo Corollario Castellano Albugnani pro tribunali sedente ad eius solitum juris banchum Albugnani et per me eundem Johannem Anthonium notarium /317/ publicum una cum infrascriptis egregiis viris Matheo Quagloti de Sclarano, Johanne Regis allias Andree, et Gabrielle Quagloti etiam de Sclarano notariis publicis in presentia eiusdem domini castellani dilligenter cum originalibus auctenticis instrumentis predictis lectum et de verbo ad verbum et quoniam ipse dominus Castellanus facta diligenti collatione de ipso transumpto ad supradicta originalia et auctentica instrumenta per suprascriptum transumptum cum originalibus auctenticis instrumentis predictis de verbo ad verbum concordare invenit; Ideo ut fidem faciat tam in judiciis et extra huic actui ac omnibus et singulis suprascriptis, tamquam rite et recte ac cum solempnitate actis et gestis, etiam intervenientibus ac instantibus et requirentibus providis viris ad hoc Anthonio Bezoli et Gabriele de Luparia consulibus dicti loci Albugnani ad opus et utilitatem comunitatis et hominum eiusdem loci suam et curie castri ac comunis predicti loci Albugnani auctoritatem interposuit pariter et decretum. Actum in loco Albugnani et ad suprascriptura solitum juris banchum. Anno, indicione mensse et die suprascriptis; suprascripti consules preceperunt fieri publicum instrumentum presentibus ibidem venerabili domino presbitero Matheo de Raxis de Pino et Anthonio de Bosco de Thonengo, testibus ad premissa vocatis et rogatis.

Egoque Matheus Quagloti de Sclarano Vercellensis diocesis publicus Imperiali auctoritate notarius. Quoniam insinuacioni et dilligenti collactione factis coram suprascripto domino Castellano Albugnani de suprascripto transumpto dictorum instrumentorum scripto mano infrascripti egregii Johannis Anthoni Cortellarii notarii publici de Coconato ad predicta originalia auctentica instrumenta non viziata non cancellata nec in aliqua sui parte suspecta. Una cum infrascriptis egregiis Johanne de Regibus alias Andree de Primellio, Gabriele Quagloti de Sclarano notariis publicis presens interfui, ipsumque transumptum perlectam coram eodem domino Castellano et ascultatum cum ipsis originalibus et auctenticis instrumentis de verbo ad verbum in omnibus, et per omnia cum predictis suprascriptis instrumentis originalibus cum predictis et infrascriptis notariis publicis ascultatum cum ipsis originalibus instrumentis concordare inveni, ideo in fidem et testimonium premissorum hic me subscripsi et solito signo meo tabellionatus signavi.

Ego Johannes Regis alias Andree de Primelio Vercellensis Dyocesis publicus imperiali auctoritate notarius, quoniam insinuationi et dilligenti collationi factis, coram prefacto domino Castellano Al- /318/ bugnani de suprascripto transumpto dictorum instrumentorum scripto manu infrascripti egregii Johannis Anthoni notarii publici ad predicta originalia auctentica instrumenta non viciata non cancellata, nec in aliqua sui parte suspecta una cum suprascripto egregio Matheo Quagloto et infrascriptis egregiis Gabriele Quagloti et Johanne Anthonio Cortellario notariis publicis presens interfui ipsumque transumptum perlectum coram eodem domino Castellano et auscultatum cum ipsis auriginalibus et auctenticis instrumentis de verbo ad verbum in omnibus et per omnia cum predicto et infrascriptis notariis concordari inveni, ideo in fidem et testimonium omnium premissorum hic me subscripsi, et signum meum tabellionatus apposui consuetum etc. etc. etc.

Egoque Gabriel Quaglotus de Sclarano Vercellensis, diocesis publicus Imperiali auctoritate notarius. Quoniam insinuacioni et dilligenti collationi factis coram prefacto domino Castellano Albugnani de suprascripto transumpto dictorum instrumentorum scripto manu infrascripti egregii Johannis Antoni notarii publici ad predicta originalia authenticha instrumenta non viciata non canzelata nec in aliqua sui parte suspecta una cum suprascriptis egregiis Matheo Quagloti et Johanne Regis alias Andree notariis publicis presens interfui ipsumque transumptum perlectum coram eodem domino Castellano et auscultatum cum ipsis originalibus et autentycis instrumentis de verbo ad verbum in omnibus et per omnia cum predictis notariis concordare inveni. Ideo in fidem et testimonium omnium premissorum hic me subscripsi et signum meum tabellionatus apposui consuetum.

Ego Johannes Anthonius Cortellarius de Coconato diocesis vercellensis publicus Imperiali auctoritate notarius, suprascriptum exemplum et transumptum, ab originalibus et auctenticis predictis instrumentis per me acopiatum ac factum et scriptum ut supra et insinuatum coram prefato domino castellano pro tribunali sedente ad eius solitum juris banchum Albugnani, una cum suprascriptis egregiis viris Malbeo Quagloti Johanne Regis alias Andree et Gabrielle Quagloti notariis publicis in presentia eiusdem domini castellani cum originalibus auctenticis instrumentis predictis lectum de verbo ad verbum concordare inveni nil adito vel mutato quod mutet sensura vel variet intellectum preter ponctum vel silabam, ideo ut fidem faciat tam in judicis quam extra hic me propria manu subscripsi, et signum meum tabellionatus et consuetum apposui, in fidem premissorum ac veritatis.

/319/

X

1210, giugno.

Dall’originale esistente negli Archivi Generali di Stato.
Ab. Vezzolano. Mazzo I.

Henricus Dei gratia Romanorum Rex semper Augustus. Vniversis Sacri Romani Imperii fidelibus presentes litteras inspecturi gratiam suam et omne bonum. Accedens ad nostræ majestatis presentiam. Honorabilis vir Nycolaus prepositus Ecclesiæ Sanctæ Mariae de Vezelano, Ordinis Sancti Augustini Vercellensis dyecesis deuotus noster nobis humiliter supplicauit, vt priuilegium infrascriptum confirmare de benignitate Regia dignaremur, cuius tenor talis est; In nomine Sanctæ et individuæ Trinitatis. Otto Quartus diuina fauente clementia Romanorum imperator et semper Augustus. Sicut non falso credimus inter homines et in operibus fidelium semper caritas inuenire potest aliquid quo crescat, vnde et salubres animarum fructus proueniant, et acceptabile Deo munus de thesauro bona conscientiæ offeratur. Ea propter caritati vniuersorum fidelium Italici Regni notum esse volumus quod eternæ retribucionis intuitu et pia peticione venerabilis prepositi Jacobi locum eius, qui Vezolanum dicitur, et eiusdem loci Ecclesiam in honore beatæ Mariæ Virginis consecratam. Ipsum quarum prepositum Jacobum et ceteros omnes fratres eius et filios servos etiam et ancillas et vniuersam familiam ad predictum locum pertinentem, nec non et possessiones eiusdem Ecclesia; quas iuste possiderit et hodie possideret et imposterum legittime acquirere poterit sub nostram Imperialem tuitionem recepimus. Preterea quascumque possessiones in Vercellensi vel Taurinensi, vel Astensi episcopatu vel Yporiensi supradicta Ecclesia iuste possideret vel adhuc possessura est cum aliis rebus et possessionibus, ac reliquis vtilitatibus auctoritate nostra salua per omnia Imperiali iusticia ei confirmamus precipientes et modis omnibus prohibentes, vt nullus Archiepiscopi, Episcopus, Marchio, Comes, Vicecomes nulla Ciuitas, Capitaneus, nulla unquam persona magna vel parua possessiones predicta Ecclesia inquietare diripere vel in aliquo diminuere presumat et nulla potestas fodrum aliquod uel exactionem aliquam de terris vel hominibus eidem loci esigere audeat preter nostram Imperialem maiestatem. Si vero aliquis liber /320/ homo, diuina compunctus inspiratione, de allodio suo vel feudo maiore, domino consentiente, vel de rebus propriis, aliquid eidem Ecclesia conferre voluerit aut vendere intenderit, saluo jure nostro, liberam in hoc habeat facultatem. Quicumque autem huius nostri precepti violator esse presumpserit optimi auri libras centum se compositurum sciat medietatem Camera nostra et medietatem preposito et fratribus supra memorata Ecclesia. Signum domini Ottonis Quarti Romanorum Imperatoris invictissimi. Ego Corradus Spirensis Ecclesiæ Episcopus Imperialis Aulæ Cancellarius vice domini Thomæ Coloniensis Archiepiscopi Italia Archicancellarius recognoui, huius rei testes fuerunt. Jacobus Taurinense Episcopus, Guido Astensis Episcopus, Thomas maurianensis Comes, Wilielmus Marchio Montisferrati, acta sunt hec anno dominice Incarnacionis millesimo ducentesimo decimo indicione decimatertia regnante Domino Ottone Quarto Romanorum Imperatore glorioso. Anno Regni eius decimo tercio, Imperii vero primo. Datum apud Taurinum per manum Walterii prothonotarii VI nonas Junii, predictum itaque priuilegium prout rite et provide concessum est presentibus confirmamus harum testimonio literarum. Datum Aste, decimo kalendas decembris, anno domini milesimo tercentesimo decimo Regni vero nostri anno secundo.

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