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39.
Vaccinazioni e serenità familiare.
Infedeltà e fedeltà coniugale.
riprendo l’inoculazione del vaïvolo Finito l’affare del giovane, bisognava poi alla fine occuparci dell’inoculazione del vaïvolo, per cui si moltiplicavano le domande, come operazione che mi avrebbe trattenuto molti giorni. Io non aveva ancora ricevuto notizie dell’esito [p. 411] delle inoculazioni fatte in Gobbo, in Giarri, ed in Gombò, dove mi era servito del virus venuto da Kafa molto vecchio, stato sperimentato una sol volta in Lagamara. Negli altri paesi, dove la riputazione mia era già stabilita ho potuto servirmene, ma in Nunnu paese nuovo non conveniva espormi ad un’atto inutile, massime per i grandi, i quali molto influiscono sull’opinione publica. Aveva mandato in alcuni luoghi lontani a cercare del virus nuovo, ma nulla ancora era venuto. La sera del secondo giorno del mio arrivo a Nunnu ho inoculato una decina di poveri ragazzi, sia per provare il virus venuto da Kafa, sia ancora per abituare l’occhio del paese a quella operazione. L’alta aristocrazia del paese avendo saputo che io aveva incomminciato ad inoculare il vaïvolo nel basso popolo, e non potendo capire le ragioni prudenziali che così mi dettavano han creduto per un momento che io facessi questo per una speculazione.
sono inoculate le grandi famiglie di Nunnu. Più di tutti Natan mio padron di casa si piccò di onore e per mezzo di Abba Joannes tutto suo confidente si lagnava di vedere preferire altri a lui. Caro mio, gli dissi io, aggiusterai la cosa con abba Joannes [p. 412] il quale conosce tutto, e così si aggiusterà ogni cosa. Ma per fortuna della stessa giornata mi arrivò un poco di virus, e si poté aggiustare la cosa, del resto sarebbe stato difficile poterli persuadere. Ho inoculato prima di tutti il mio piccolo Messia col suo Padre e la sua madre, e poi ho aggiunto l’altro mio figlio della pace, perché restava in quella stessa casa, ed ho lasciato da una parte tutta la servitù per alcuni giorni, affinché ammalandosi i padroni non mancasse il servizio. Così ho fatto di molte altre famiglie distinte di Nunnu le più vicine. Ho passato la più /337/ parte del terzo giorno inoculando quasi tutte le persone distinte del paese. Venne anche il mussulmano con quattro o cinque suoi figli, e vennero anche i schiavi e le schiave famose del mio figlio della pace. Questi già inoculato prima, assisteva ed ajutavami nell’operazione di tutti questi suoi complici facendomeli conoscere.
una mia gran sorpresa Occupato tutto il giorno nell’inoculazione avrei giurato che il giovane mio figlio suddetto è sempre stato vicino a me, eppure venne uno dei miei a dirmi che egli ha passato più di un quarto d’ora col mussulmano, ed ha parlato in particolare a tutti i suoi complici dei due sessi. Questa notizia mi inquietò [per] tutto il resto del giorno, per la paura di vedermelo guastato [p. 413] di nuovo, e non vedeva il momento di potergli parlare da solo per rimarginare la piaga ancor fresca, ma quel momento sospirato non ho potuto averlo sino alla sera, egli la sera viene, e mi confessa ogni cosa quando dopo cena essendomi ritirato nella mia capanna, egli di sua volontà mi seguì, e senza che io gli abbia domandato sortì egli stesso trionfante nella questione. Io, disse il giovane, prima dell’operazione ho giurato a Dio di finirla col mussulmano e con tutti i miei compagni d’iniquità. Essi sono venuti oggi e sono stati inoculati dopo di me, e ve li ho fatti conoscere, se pure vi ricordate. un miracolo di proponimento militare. Appena terminato l’operazione, coll’aiuto di Dio, ho avuto coraggio di andare io stesso a cercargli, ho manifestato a tutti in particolare la mia risoluzione di farla finita con tutti, pentito dei passato; [di] più, ho detto a tutti queste parole: Se qualcheduno mi cercherà ancora di queste cose gli risponderò col coltello. Al mussulmano poi ho detto: io non rivedrò più la casa tua, e guai a te se verrai ancora in casa mia, perché ti riceverò col coltello; pensa a liquidare gli interessi colla mia madre.
la piena delle mie ammirazioni e consolazioni Io così in pena per questo giovane, al sentire un proponimento da militare simile, la mia opinione a suo riguardo passò dalla mezza notte al mezzo giorno; il mio cuore poi bollì di consolazione in modo che la marmitta versava per gli occhj. [p. 414] oh mio Dio, esclamai tutto commosso, quanto mai sei ricco e misterioso nelle tue misericordie! io, apostolo indegno di questi poveri galla, nei fasti della mia conscienza, anche i più generosi, non posso contare, ne una risoluzione così netta, ne un sacrifizio maggiore di quello che fece oggi questo giovane ancor pagano! quando è così lascio a Dio la causa di questo bravo giovane, sicuro che tutto riuscirà bene. Rivolto quindi al giovane l’ho abbraciato bagnandolo di lacrime. Ah Padre, egli disse, quanto siete buono, e quanto vi contentate di poco, il dire solamente costa poco; il più è eseguirlo, epperciò pregate per me. Tu hai detto una gran verità, gli dissi io, ma dimmi un poco la verità, quando hai risoluto e detto que- /338/ sto, eri tu risoluto di eseguirlo, oppure di ingannare Iddio, come alle volte si ingannano gli uomini? [Rispose:] Per la morte vostra! (giuramento etiopico) io era sinceramente risoluto di eseguirlo, ma conosco troppo la mia debolezza. un’ultima mia parola al giovane Ebbene, aggiunsi, ti assicuro che Iddio l’ha calcolato già come eseguito; sii solamente fedele alla tua promessa, e posso assicurarti fin da questo momento, che Iddio ti concederà il doppio di quello che tu desideri.
al di là del non plus ultra... Padre mio, egli disse, sia tutto ciò che voi mi dite, ma sappiate che io non ho ancora finito, ma solamente incomminciato. Voi dovete sapere che io, [per] un’anno intiero ho fatto mangiare il pane di dolore [p. 415] alla povera mia sposa; dovete sapere che la mia impotenza, e tutto ciò che si è detto, tutto è una pura menzogna; io andava ad essa la sera unicamente per ingannare la mia madre e le mie nonne senza nessuna disposizione di unirmi con essa; io veniva la sera tardi tutto profumato dalle tresche dei schiavi o schiave, oppure dalla casa del mussulmano, qualche volta mezzo ubriacco, ma sempre col mio cuore stanco di tutte le iniquità commesse, e coll’immaginazione piena di pregiudizii contro di essa; essa conosceva tutto e mi pazientava ben soventi colle lacrime agli occhj. Ora dopo tutto questo ditemi voi[:] cosa debbo fare? Se voi direte che mi merito la bastonata, io sono disposto a riceverla, o da voi, o dalla mia madre, oppure dalla stessa mia sposa; purché essa mi perdoni tutte queste mie crudeltà. Fatemela dunque chiamare, e venga colla stessa mia madre, affinché essa senta tutto, e dopo sappia custodire la mia fedeltà, perché sono risoluto di vivere in pace con essa, e non voglio più sapere di altri o altre.
Non aggiungo più altro sopra i miei stupori e consolazioni, perché la mia lingua, o meglio la mia penna è troppo ristretta per tutto dire; più facilmente il lettore di queste memorie saprà immaginarle. [p. 416] una notte agitata per troppi favori Lascio considerare, se io ho potuto dormire quella notte, perché, come ognun sa, le emozioni del cuore hanno un’azione più viva che le stesse afflizioni. Io imaginava un momento le consolazioni della povera sposa, quelle della madre e delle povere nonne, e non lasciava di pensare al lutto dei schiavi e delle schiave, e sopratutto [a] quello della casa mussulmana...! Il giovane che dormiva pochi palmi lontano sentendo che io mi voltava e rivoltava, alla fine mi diresse la parola dicendo[:] Povero Padre siete stanco, nel giorno per le inoculazioni, e nella notte per le mie molestie, epperciò non potete dormire. No, dissi io tutto ardito, tu mi hai riempito il cuore di consolazioni, ed ho bisogno di digerirle, figlio mio. Allora egli alzatosi, e presa la mia mano la baciò stretta stretta con queste parole = avete ragione, Padre mio, un bel pentimen- /339/ to vale più di mille profumi e carezze di persone di mestiere; anche io non posso dormire per la stessa ragione =
un messaggiere alla sposa del giovane Venne intanto la mattina, e prima ancora delle preghiere, gli ho domandato, se ancora era dello stesso sentimento, perché io contava di mandare subito a chiamare la sposa e la madre, per terminare [p. 417] questo affare prima delle inoculazioni, perché, dissi, vi sono certi frutti, i quali devono mangiarsi subito freschi freschi, altrimenti si guastano; sì sì, disse egli, mandi subito, perché io pure sono impaziente di levare di pena la mia cara sposa, la mia madre, e le mie nonne che stanno in pena per me. Chiamai subito Abba Joannes, va subito, dissi, alla casa di questo giovane, e dirai alla sua madre di venir subito in compagnia della sposa, perche ho bisogno di confabulare con loro prima di mettermi ad inoculare il vaïvolo. Abba Joannes che già aveva sentito da lontano la calda conferenza della sera, e che sperava da Dio questo trionfo, non se lo fece dire due volte e prese il volo. Appena terminata la preghiera del mattino, io mangiava la mia polentina di orzo con un poco di latte, mentre tutta la famiglia faceva la sua colazione con un poco di pane e carne arrostita sul fuoco, io aveva gli occhj sul mio giovane tutto vicino, il quale fingeva di mangiare, ma era tutto preoccupato, ed alcune goccie cadevano dagli occhj sopra il pezzo di carne che teneva in mano quasi immobile; arriva la madre colla sposa egli coll’occhio della lince aveva già veduto in lontananza [a] comparire la propria madre colla sposa; il poveretto [p. 418] avrebbe voluto nascondere le lacrime, ma esse erano troppo abbondanti per isfuggire l’occhio dei compagni, i quali non sapevano trovare la sorgente di simile crisi nel giovane. tenero incontro di uno sposo infe[de]le colla sposa Abba Joannes mi fa segno, ed io mi alzo e vado con lui nella piccola capanna, dove erano entrate le due donne. Dico ad Abba Joanne[s] di far montare la guardia intorno alla capanna, affinche nessuno potesse sentire le cose che si passavano. Il giovane, secondo l’ordine dato di seguirmi sempre non si staccava da me; io prendo posto, ed egli in piedi stava immobile senza nulla dire, ma le lacrime fattesi una corrente parlavano in luogo suo; tentò due o tre volte di parlare, ma non poté articolare la parola, alla fine caduto ai piedi della sposa poté articolare queste parole = perdono compagna mia, è arrivata la mia volta di piangere, perché ti ho fatto piangere =
Egli piange, piange la sposa, piange la madre, piange Abba Joannes, ed io non poteva più contenere [la commozione]; fu una vera scena la più commovente; e che non potrei descrivere. Vedendo che egli non poteva articolare la parola, per rompere la monotonia, ho preso io la parola, facendo[i] semplicemente [p. 419] conoscere la sua conversione since- /340/ ra, e la vera sua intenzione di lasciar tutto e di unirsi alla sua moglie, come la sola riconosciuta da Dio. Allora prese la parola la sua madre, già avevamo inteso jeri, [disse,] aver detto delle dure parole al mussulmano ed ai nostri schiavi, e per queste sole notizie già eravamo tutti in festa; mentre la casa del mussulmano, ed i nostri schiavi erano tutti in lutto.
furori del giovane contro i suoi complici. Quando il giovane sentì il nome del mussulmano, e dei schiavi, allora egli lasciò di piangere, e montò nelle furie. Ippocriti! disse, tutti d’accordo per mettermi in discordia colla mia cara sposa per farmi prendere la prostituta sua figlia; caluniatori! che mi tenevano lontano dall’unica mia sposa benedettami da Dio, e poi mi disonoravano dicendo che io era impotente. Per far conoscere la mia sincera risoluzione, tutti i nostri schiavi che mi hanno tanto ingannato, e che ebbero qualche relazione con me siano tutti venduti, oppure si diano al Padre se desiderano di farsi cristiani, perché io non gli voglio più vedere. In quanto al mussulmano parta del nostro terreno e dia conto della sua amministrazione.
Benché tutto fosse passato in secreto colla guardia intorno alla capanna, pure non si poté impedire la publicità. Dietro la capanna esisteva [p. 420] una siepe quasi in contatto, e dietro quella siepe stava nascosta una donna, la quale tutto sentì, ed anche tutto vidde, perché la capanna era come aperta all’intorno. Tanto bastò per far conoscere ogni cosa a tutto il paese, il quale attribuì questo cangiamento ad un miracolo. Bramando io intanto di terminare presto quella conferenza per le inoculazioni, ho cercato di congedarmi, discorrete fra di voi, dissi, ed io me ne vado a lavorare, vi lascierò abba Joannes a farvi compagnia.
un progetto della madre dello sposo Perdoni, Padre mio, disse la madre del giovane; come non ci vedremo più, io penso di fare un progetto: non sarebbe bene che questa sera il giovane venisse [a] passare la notte a casa[?]. Io capisco il vostro finguagio, dissi, voi siete impaziente di vedere questi due giovani sposi in possesso dei loro amori, ma io non la penso così, e ciò per due ragioni.
una negativa ben condita di miele Prima di tutto non dimenticate che essi si trovano nel mese di penitenza; in secondo luogo, essi hanno in corpo il germe del fantatà, essendo stati inoculati solamente jeri; una terza ragione: la pace è una piaga vecchia rimarginata di fresco, e potrebbe rinnovarsi, oppure le passioni nemiche non ancora calmate [p. 421] potrebbero dar luogo a qualche inconveniente in famiglia, per una parte il giovane è furioso, e per l’altra i nemici sono ancora troppo irritati. Ancora sei giorni e questi due sposi, e tutta la casa sarà ammalata del fantatà; dunque lasciamo riposa- /341/ re la marmitta del cuore, e passi la crisi, la quale darà [d]a pensare a tutti, ed agli stessi nemici tutti inoculati.
una ragione insegnata dalla fede, e dalla filosofia. Io però vado più lontano nei miei calcoli. La pace è fatta, e speriamo che il giovane sarà costante, ma non dimenticate la grazia che sperate, frutto di questa pace, quella cioè di aver figli: ora per tutto questo abbiamo bisogno di due cose; cioè della pace con Dio per meritarsi questa grazia che tanto bramate; quindi avvi un gran bisogno di ricuperare le forze perdute. La nascita è la morte del uomo sono due cose che Dio ha riservato a se come una proprietà sua sacra ed inviolabile; ma la generazione non lascia nel tempo stesso di essere un frutto naturale dell’umanità nostra, e per ottenerla la persona ha bisogno di trovarsi nell’apogeo delle sue forze vitali. una mia negativa ragionata. Il giovane per parte sua non nasconde i suoi eccessi, ed i suoi peccati, anzi gli ha confessato e gli confessa con una generosità [p. 422] e sincerità ammirabile; dunque per una parte ha bisogno di fare penitenza, onde ottenere la pace col suo Dio, per avere abusato del suo corpo e dei piaceri generativi tutti riservati a lui, e concessi unicamente al uomo coll’unica sua moglie da lui benedetta; quindi ha bisogno di riparare le forze perdute col peccato, perché il piacere venereo qualunque è un taglio, è una ferita, è una piaga che si fa alla propria vita nella sua forza generativa, decimandola per communicarla al figlio generando; ciò sia detto per la parte dello sposo. La povera sposa poi si trova anche essa in una crisi equivalente ad una vera malatia; la poveretta ha passato un’anno in uno stato di violenza e di afflizione continua; da una parte il contatto di uno sposo amato metteva in movimento, la machina vitale generativa per un atto che poi non avrebbe avuto luogo, movimento doppiamente faticoso, faticoso cioè per la vita che non lasciava di spandersi in preparazione al grand’atto a cui era diretto, faticoso poi per il cuore, dove finiva per urtare il sangue agitato per la privazione.
una dichiarazione del giovane sposo Lo stesso sposo, nelle sue dichiarazioni che mi fece, mi diceva una verità così nobile e sublime, che io stesso non vi pensava. I miei nemici, diceva, per infamarmi portavano in testomonio l’integrità della sposa in prova della mia insufficienza; era questa una gran menzogna, perché l’integrità della sposa provava bensì il gran miracolo della sua fedeltà, ma non provava la mia [p. 423] insufficienza, perché dal primo giorno della nostra unione in era già in delirio contro di essa, epperciò [non] l’ho mai cercata, almeno sinceramente. Io dopo aver passata la sera in sfoghi di ogni genere, che mi procuravano e preparavano i nemici con gran lusso di profumi persino in casa mia, io, unicamente per ingannare il publico, e le mie madri, soleva alla fine, colla persona stanca per /342/ sfoghi brutali precedenti, e col cuore avvelenato contro la povera mia compagna, soleva, dico, ritirarmi con essa; io la trovava sempre là che mi aspettava, sempre cortese e graziosa; ma poi vedendo che la mia persona era già sazia, ed invece di scuotersi alle sue cortesie, anzi si indispettiva, troncava le sue speranze con pochi gemiti di innocente colomba, coll’aggiunta di alcune lacrime che io non poteva vedere, e mi lasciava in pace; confesso essere stata questa la vita menata [durante] un’anno intiero.
miracolo di fedeltà in una sposa pagana Ora, io dico, se essa non fosse stata quella eroina che è, vedendosi così solennemente da me tradita, [non] mancavano forze ad essa, fra gli stessi nostri schiavi della casa più belli di me, per i quali avrebbe bastato un piccolo segnale per acaparrarseli, e così levarsi da quello stato di violenza e di obbrobrio colla speranza di trovare ancora la fecondità, che la stessa legge nostra avrebbe riconosciuta; dirò ancora di più[:] sarebbe stata questa una piega secreta stata consigliata [p. 424] in famiglia da una persona della più gravi della casa, onde assicurare un’erede al maggiorasco della medesima. Con tutto ciò essa tenne sempre fermo per la fedeltà a me suo sposo. Iddio, diceva essa, ha voluto che io cedessi il mio cuore e la mia persona a questo mio sposo, passeranno i traviamenti e le pazzie giovanili di lui, ed io sarò vittima di pazienza, e presso molti passerò anche per un’imbecilla, ma pure no, e dieci volte no, io voglio aspettarlo, o il mio sposo, o nessuno, e la mia persona conservata integra sarà un documento della mia fedeltà. Dio ascolta l’oppressa e la consola. Bisognava che Iddio facesse venire voi, uomo di Dio con delle dottrine al dissopra del cielo, per appagare le brane di questa povera vittima da me oppressa. Essa ha detto avanti [a] Dio, prima ancora di conoscerlo, o il mio sposo, o nessuno, ed io per un’atto di pura giustizia ad essa dovuta, avanti il mio Dio, ed avanti di voi mio padre, [attesto;] o la mia sposa, oppure nessun’altra, e morirò senza figli, se così vorrà Iddio.
Fin quì è la dichiarazione fattami dal giovane poso, e da me replicata in sua presenza medesima, alla presenza di sua madre, della sua sposa, e di Abba Joannes. risposta definitiva alla madre Rivolto quindi alla madre, la quale mi proponeva di lasciarlo andare la sera a casa, io risposi nettamente di no. [Le dicevo:] Il giovane ha bisogno di fare la pace con Dio se vuole sperare che il suo matrimonio sia benedetto [p. 425] da lui e regalato di un’erede tanto desiderato. Quindi egli, e la sua sposa troveranno un mese di riposo da tante vicende; sopratutto lo sposo riaquisterà le forze perdute in tanti disordini. Rassodata in seguito la pace dei loro cuori, e raffreddati i furori nemici, si penserà a tutto. Quando vedrò che questi due giovani saranno davvero consummati da un vivo desiderio di ritrovarsi /343/ insieme, allora io gli benedirò, verrò a casa e passerete un giorno di nozze in compagnia anche dei parenti della sposa, coi quali desidero che siate in buona unione; allora spero in Dio che si verificherà una mezza promessa che già gli ha fatto. Subito che avrò finito i lavori d’inoculazione io lascierò Nunnu, ed il giovane sposo mio figlio mi seguirà, e quando non penserete egli ritornerà per consolarvi tutti.
Ciò fatto gli ho lasciati [a] discorrere fra loro restando là Abba Joannes ad istruirli; io intanto sortito di là sono andato al mio lavoro, perché una gran quantità [di vaccinandi] mi aspettava. Appena incomminciato il mio lavoro, il giovane sposo lascia la comitiva nella capanna a sentire il catechismo e viene [d]a me: perché, dissi, sei venuto invece di restare colà? Caro Padre, mi rispose all’orecchio, tutti questi nemici l’hanno amara contro di voi [p. 426] ed io come posso abbandonarvi? Prima morirò io e poi voi. Caro mio, risposi, Iddio è là che mi custodisce, e ciò mi basta per non pensarvi. A mezzo giorno si prese un poco di cibo e di riposo e poi si ritornò al lavoro sino a sera. il giovane sposo divenuto popolare è ammirato Gli occhi di tutti erano fissi sopra il giovane sposo, prima così superbo, divenuto umile come un’agnello, prendere egli stesso i piccolini in bracio dalle loro madri e presentarmeli per l’operazione, oppure tenere il bracio, oppure legarlo egli stesso dopo inoculato, far coragio, a tutti, e far loro vedere la sua piaghetta già chiusa; il mondo non sapeva darsi pace di un simile cambiamento. Nel mio cuore io attribuiva questa trasformazione alla rottura delle catene del demonio, ed alla vittoria riportata sopra le proprie passioni. La calca per le inoculazioni ha cresciuto sempre sino all’ottavo giorno, e si arrivò sino ai cento [vaccinati] in un giorno. Gli adulti che non avevano avuto il vaïvolo furono tutti inoculati. Dopo l’ottavo giorno incomminciarono a diminuire.