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33.
A Ismailia: gli Istituti e il Canale.
A Porto Said: le suore del Buon Pastore.
arrivo ad Ismaelia Arrivato che fù il treno alla stazione di Ismaelia il nostro Principe Gio:[vanni] Bat.[tista] lasciò il nostro compartimento per riunirsi ai compagni italiani per continuare la loro corsa [p. 377] di piacere sopra il canale, da quanto pareva, ricevimento alla stazione ed io col mio compagno P. Luigi Gonzaga siamo discesi dal treno per unirci ai Padri della Missione venuti ad incontrarci, con alcuni del loro cattolici. Per me si trovò un piccolo calesse di un cavallo, sopra il quale siamo saliti col P. Luigi suddetto, mentre tutta la comitiva dei cattolici montò ciascuno il suo asino per recarci in città tutta vicina, ed alla Chiesa, dove ci ricevettero colla campana le monache clarisse di Caïro con molti della popolazione accorsa. Entrato in Chiesa, e data la benedizione a quella piccola cristianità, e fatta una breve adorazione al Santissimo, ho voluto diriggere la parola alla piccola popolazione, la quale, comprese le scuole dei due sessi distribuite in due cori, uno presieduto dai Padri Francescani, e l’altro dalle monache clarisse, contava circa cento anime, alle quali, tolte poche unità, di religiosi e di religiose, e di impiegati, io era un’essere perfettamente straniero.
una mia parola in Chiesa [Tra] Tutti i miei complimenti di ringraziamento [che ho] dovuto [rivolgere] a tutta questa popolazione, la quale volle onorarmi nel mio arrivo dall’Africa in Egitto, ed in Ismaelia, io dissi, prima di tutto io debbo ringraziare Iddio [che mi ha scampato] da molte tribolazioni sofferte in Africa nel mio esilio, ed in viaggio sin quì per farmi vedere un grande spettacolo, il quale si potrebbe chiamare come incredibile. un portento Sentite lo spettacolo grande che si verifica e diventa, non un sogno, o un parto di fantasia, ma una realtà in me, in voi, ed in tutta questa città. Un viaggiatore di ritorno alla sua casa, oppure ad una casa amica, dopo [p. 378] molti anni, non stupisce di trovare molte novità, novità di morti, novità di nati e cresciuti, novità di sposi, e novità di giovani divenuti vecchi; novità non solo nella casa, ma in tutto il paese, dove vede rinnovata una gran parte della popolazione, fra la quale egli si /326/ vede divenuto straniero e sconosciuto alla maggior parte; sono queste tutte fasi già da me provate, e che provano la caducità di questo nostro povero mondo; ed è in simili circostanze che l’uomo scorge i grandi passi che hanno luogo verso la vecchiaja, e verso la sua fine. Fin qui nessun portento, ma si possono dire cose ordinarie a tutte le persone [che] viaggiano. Il gran portento che io voglio segnalare è quello di vedere un deserto seminato di pure sabbie, senza un filo d’erba, e senza una sola pianta che vegeti; un deserto dove non si trovava una sola goccia d’aqua da bere, vedermi come per incanto sorgere una città con palazzi di lusso, con giardini fiorenti, con popolazioni colte, e fiorenti come un ceraso di primavera, con chiese e con scuole in forma, come voi vedete quì, ecco il portento.
[26.4.1866]
sua storia
Non sono ancora 15. anni che io in compagnia di viaggiatori francesi (1a)
amici del Signor Ferdinando Lesseps, e da lui stesso fatti accompagnare sopra un piccolo battello di diporto venivamo a visitare il canale in costruzione; arrivati a questo lago (2a)
salato, facendovi alcuni giri, toccavamo le rive, e si parlava di farne una città sopra queste sabbie, dove ne[mm]anco giravano gli ucelli, e dove noi non ebbimo coraggio di discendere per il troppo sole che infuocava le sabbie.
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chi [l’]avrebbe detto?
Se allora qualcheduno ci avesse detto: voi vedrete in questo stesso luogo da quì [a] 14. o 15. anni una città con un porto, con una strada ferrata, con mirabili giardini ricchi di vegetazione, con tutto ciò che ora noi tutti vediamo, io avrei detto a quel tale, vattene a contarla ad altri, perché io non vivo di sogni, ma di realtà, essendo tutto ciò impossibile a farsi, e più impossibile a verificarsi, perché io morirò in Africa, e non vi ritornerò; ciò che io allora credeva impossibile agli uomini, l’ha fatto Iddio: noi oggi vediamo il Nilo mandare quì le sue aque a rinfrescare queste sabbie, ed infondere ad esse anche la virtù di vegetare cangiandole in ameni giardini (1b)
che oggi vediamo. Quando io faceva la mia
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dicerie di giornali contro il canale
gita per visitare il canale allora nel suo principio, non era io il solo a credere impossibile verificarsi ciò che vediamo; io veniva da Parigi, dove i giornali di quel tempo andavano sollevando questioni sulla possibilità del canale; di questa se ne parlava in tutte le conversazioni, e la diffidenza incomminciava [a] passare in scoraggiamento nella compagnia, quella che doveva somministrare i fondi. Questa diffidenza cagionava non poco disturbo nel capo creatore della compagnia suddetto, perché, come ognun sà, altri sono i calcoli del sapiente, altri quelli del mercanti alla borza, e l’amministrazione favoriva le visite dei lavori per correggere e per arrestare il publico scoraggiamento.
parlata al popolo spirituale Ora che il canale e finito, e venuto io dall’Africa dopo molti anni, lascio a voi il pensare, quale non [non] deve essere il mio stupore trovandomi quì in una città di nuova creazione in mezzo a voi. Ecco il vero spettacolo che io vi diceva. Questo spettacolo mi trasporta, sapete dove? a quello molto maggiore che avrà luogo dopo la morte del giusto[:] [p. 380] oh il bel momento! oh il gran portento allora per chi in vita non ha veduto altro che Dio e sogni di possedimento eterno! oh il brutto momento per chi non ha voluto saper altro che sogni di materia o di fermentazione della carne! o fratelli, quanto sono vasti questi due campi per le anime sposate a Cristo! quanto vasti anche per i poveri figli del mondo che pensano al terribile momento in cui le belle montagne di calcoli e di delizie saran divenute nubi illuminate da falsa luce, che si sciolgono in vapori o in pugni di mosche! Meditazione, fratelli miei, meditazione seria ai piedi del crocifisso, allora il vero portento si spiegherà, e sarà allora, che la stessa Ismaelia nostra, cesserà anche di essere una realtà, e diventerà un sogno per dar luogo al vero ed unico reale dell’eternità con Dio e in Dio, quando la gran popolazione dei nostri cari [tra]passati, diventerà presente, quando verrà il momento del disinganno eterno! Sia questa, o fratelli, la mia ultima parola, e la sola vera, capace di saziare il nostro cuore fatto per Dio, e l’anima nostra sortita dalla sua bocca omnipotente nel famoso spiraculum vitæ. Così terminò la nostra parola alla popolazione di Ismaelia.
visite di amici
Si passò il giorno in Ismaelia presso i Padri Francescani di Terra Santa, dove non mancarono visite, di ogni ceto di persone, massime di impiegati nell’amministrazione del canale. La mia parlata fatta in Chiesa aveva interessato molto alcuni degli antichi impiegati, i quali si ricordavano della mia visita antica del
[autorizzato il taglio: 19.3.1866;
inaugurato: inverno 1869]
Canale, già sopra mentovata, dai quali ho avuto molti detagli [dei lavori] stati fatti nei 15. anni passati dopo la visita suddetta, e delle grandi difficoltà incontrate dal Signor Ferdinando De Lessepse
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nell’esecuzione dei lavori. Grazie a Dio, mi
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disse uno di quei signori, oggi la Compagnia incommincia [ad] avere fondi rispettabili, e non tarderà ad incomminciare altri lavori d’ingrandimento del Canale in alcuni luoghi, per favorire la circolazione dei vapori che vanno e vengono frà i due mari, e mi parlò dei diversi piani, che già si stanno trattando. Ho parlato con quei signori del mio passaggio per porto Saïd. Ella, mi risposero, potrà partire il giorno che vorrà col vaporetto della posta, ma non con un bastimento grande, poiché per questi il canale è ostruito da un vapore arenato[si] vicino a Kantara; per questi è già partita la compagnia di soccorso, ed aspettiamo il telegrafo che ci dichiari il canale libero. Così si conchiuse che la partenza nostra sarebbe stata l’indomani colla Posta.
una gita in città
Frattanto uno di quei signori mi esibì di portarmi egli stesso colla sua vettura a visitare la città, ed i maggiori stabilimenti della città di Ismaelia.
una descrizione di essa La città di Ismaelia è una città fabricata in tutta regola con contrade tutte in linea retta, ben tenute e bagnate due volte ogni giorno. Essa ha palazzi bellini, ognuno col suo giardinetto, qualche volta anche di lusso, con piante, e con viti. Conta la città qualche milliajo di abitanti, la maggior parte impiegati della compagnia; il resto [sono] mercanti e bottegari al minuto, ed anche in grande. È ancor nuova, mi diceva quel signore, e si sta ancora fabricando. Sarebbe cresciuta di più, perché molti del Caïro ne avrebbero formato un luogo di campagna, come già alcuni avevano incomminciato, ma incomminciò a comparire la febbre [p. 382] e non solamente si cessò di fabbricare, ma molti lasciarono di rimanervi. Moltri attribuiscono il miasma della febbre ad alcune saline state fatte qui troppo vicine; anzi la febbre sua è molto cattiva, ed anche micidiale. Niente di più facile, risposi io a quel signore, perché, come ho veduto altrove, le saline sono tutt’altro che igieniche. visita del porto. Abbiamo visitato il porto, il quale si trovava in contatto colla città, dove faceva capo la più bella contrada della medesima. Il porto non era molto vasto, ma sufficiente per un lago, abbastanza vasto, e con fondo, anche sufficiente per un gran bastimento in caso di bisogno. Si trovavano in quel porto alcune draghe, destinate allo spurgo del canale, e di alcune altre munite di machina nel bisogno di soccorso per i grandi bastimenti arenati. Quindi vi si trovava il vaporetto di stazione per la posta, e molte barche pescareccie, le quali andavano e venivano dalla pesca nel lago, con pesci di ogni calibro e di ogni specie, che stavano scaricando per essere spediti al Caïro per la ferovia. Noi siamo saliti sopra il vaporetto della posta, dove abbiamo inteso col Direttore il nostro passaggio per Porto Saïd per il mattino seguente.
Fatta la visita del Porto, e prese le opportune intelligenze per la parten- /329/ visite alla casa della missione za dell’indomani, si fecero ancora alcune altre visite di stabilimenti e di fabbriche che si trovavano in Ismaelia così alla rinfusa, e come di passaggio, l’ora facendosi tarda; ci siamo ritirati alla casa della Missione, dove ci aspettavano ancora molte visite, le quali durarono fino a notte.
Erano quasi tutte persone anticamente conosciute, o in Alessandria, oppure in Caïro, alcuni dei quali erano stati antichi alumni delle scuole o pensionati dei Fratelli delle Scuole [p. 383] cristiane di Alessandria o di Caïro, i quali avevano ottenuto impieghi presso il Governo, oppure presso grandi mercanti, oppure altre amministrazioni, dove alcuni avevano fatto anche notabili fortune, ed aquistato rispettabili posizioni nella civile società, divenuti padri di famiglia. gli ignorantelli Come io nel mio passaggio andando e venendo aveva sempre esercitato un poco di ministero in Egitto, massime presso i Fratelli detti da noi ignorantelli, molti mi avevano non solo conosciuto, ma anche amato; e vedendomi di ritorno vecchio ed ammalato, si facevano premura di vedermi, ed in Ismaelia vollero anche contribuire regalando [al]la casa della missione a cui erano attaccatissimi, qualche commestibile per me. racconto di un loro allumno Mi intenerì uno in particolare, il quale l’indomani mattina, mentre noi stavamo preparandoci per partire, si presentò con tutta la sua famiglia, non solo colla già attempata moglie, figli e figlie, ma anche [coi] nipotini; è tenera la parlata che mi fece: Ella si ricorderà di un giovane che aveva fatto la sua Confessione generale a Lei, ebbene sappia che io apponto allora ho incomminciato a vivere da Cristiano: l’avrei volontieri seguito, ma i miei parenti non vollero; Ella andò in Africa, dove in 30. anni avrà fatto milliaja di figli spirituali, io le presento tutta la famiglia mia: son tutti figli, o nipoti carnali che Iddio mi ha dato, Ella gli benedica, affinché siano buoni cristiani. Ho voluto riferire questo fatto per far conoscere quanto bene stanno facendo gli Ignorantelli in Oriente, e quanto bene può fare un missionario, anche solo di passaggio, col suo ministero in un paese, dove i sacerdoti sono scarsi, come acaddeva allora in Egitto.
ultimo addio ad Ismaelia Intenerito dal riferito racconto venne dal porto l’avviso che il vaporetto della posta stava per [per] partire: presto presto, diceva il messaggio venuto; salutati perciò quei buoni Padri, i quali ci accompagnarono sino al lago, siamo saliti in vettura che già ci stava aspettando, fatta venire a sue spese dal suddetto alumno dei Fratelli, [p. 384] ed arrivati al porto, appena ebbi tempo di benedire la moltitudine che mi aveva accompagnato, che fummo costretti [a] salire sopra il piccolo vapore, il quale ci aspettava per levare l’ancora. Sortiti dal porto di Ismaelia, e restituiti gli ultimi saluti agli amici della città, come è [di] uso nella partenza dei vapori, prima colla voce, e poi, allontanandosi la barca dal /330/ lido, coll’occhio, e quindi coll’undeggiar della mano, in pochi minuti ci trovam[mo] in alto mare nel vasto lago marino di Ismaelia, e dopo, al più un quarto d’ora di cammino del nostro vaporetto, passammo vicino ad alcuni vapori ancorati alcuni grandi vascelli ancorati, sono quelli bastimenti fermi, i quali aspettano l’avviso di partenza per porto Saïd, ci disse il nostro direttore della Posta, perché, come vedremo, il canale si trova chiuso da un bastimento che viene, ed è arenato, e si sta lavorando per liberarlo, a spese della Compagnia. Si camminò, forze meno, di altro quarto d’ora per entrare nello stretto del Canale, lasciando il lago di Ismaelia.
Direttore del vaporetto postale Il nostro Direttore della Posta era un levantino nostro cattolico, sortito anticamente dal Convitto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, il quale parlava eccellentemente le due lingue[:] italiana, e francese, oltre l’araba, come lingua materna per lui, epperciò poteva confabulare, non solo con me, ma anche col mio Segretario P. Luigi Gonzaga, e darci, non solo tutte le spiegazioni concernenti i lavori e l’amministrazione del canale, ma ancora entrare con gran piacere in detagli religiosi e spirituali [p. 385] da lui molto desiderati, perché, essendo egli un’antico impiegato della Compagnia, passato all’amministrazione della Posta, non poteva egli sempre lasciare il suo impiego per recarsi alla Chiesa. sue gravi parole Per questa ragione, diceva egli, io sono fortunato ogni qual volta posso avere di passaggio qualche Sacerdote, oppure anche un Fratello delle Scuole cristiane, per poter parlare degli affari spirituali dell’anima nostra. Bravo, risposi io, posto che mi entri in questo bel detaglio, voglio darti un buon consiglio, quello cioè di guardarti gelosamente dal non entrare [dal non entrare] in certe congreghe massoniche. Ah per questo stia pur tranquillo, mi rispose egli, in ciò, noi allievi dei Fratelli delle Scuole Cristiane, siamo fedeli ai consigli dei nostri Padri che ci hanno educati ed istruiti, e quanti siamo in Egitto sortiti dalle loro scuole, siamo tutti intesi, ed abbiamo una specie di giuramento fra noi, di guardarci [dalla setta]. In ciò poco o nulla abbiamo da temere dai musulmani, i più cattivi sono gli italiani, i francesi, e tedeschi, ed anche i nostri levantini greci o cristiani. Di queste razze noi non rispettiamo che i preti o religiosi, cogli altri [ci esprimiamo con] belle parole, ma intanto faciamo finta di non capire anche in lingua loro; noi rispettiamo gli uomini e gli giudichiamo dalla condotta loro, e chi non parla di Dio per noi è straniero. Oh bravi! dissi io, Iddio vi benedica.
sue cortesie per noi Questo bravo direttore della posta aveva nel vapore le sue piccole proviste e ci faceva gustare qualche bicchiere di birra inglese, ed arrivati a certe piccole stazioncelle, che non mancavano, ci faceva portare il caffè e qualche regalia di confetti e simili. Da lui sopratutto fui istruito sopra /331/ interessanti conversazioni [avute] con lui molti detagli storici del Canale concernenti la costruzione, e conservazione del medesimo. Egli mi fece notare i luoghi, dove nei lavori del canale si incontrarono [p. 386] maggiori difficoltà e massicci lavori. Mi trattenne molto sopra il pericolo dell’innondazione delle sabbie portate dal vento, e sopra la strettezza del canale medesimo, il quale non permette il passaggio di due vapori. In quanto alle sabbie, sarà una spesa eterna per tenerlo purgato. Sul punto poi della sua strettezza, per la quale due vapori non si possono incontrare nell’andare e venire, oggi che la compagnia incommincia [ad] aver fondi si parla di allargarlo, oppure di dupplicarlo in certi luoghi, affinché sia separata l’andata e venuta, e così possa essere continuo il passo di chi va e di chi viene. pericoli futuri per il canale Secondo me poi, diceva il nostro direttore, non sono queste ancora le grandi difficoltà, [ma ve n’e] una terza più grave, e più politica, essa è la sicurezza del canale, affinché un bel giorno non venga chiuso da una forza nemica. [È] Certo, secondo me, che l’islamismo sarà sempre un nemico eterno del canale, per la ragione che esso apre la via ad un’armata per il mare rosso e per l’Arabia gran Santuario musulmano; una sola potenza colossale dell’Europa cristiana potrebbe assicurarlo, ma quale sarà questa potenza? non sarebbe questo per avventura, il caso quasi eguale a quello dei dardanelli e del Bosforo per Costantinopoli? Chi mi tratteneva di questo grande interesse internazionale politico, era, non un gran calcolista, ma un povero uffiziale. Però nel mio calcolo, in ciò vale più un uomo del popolo che conosce in detaglio l’opinione popolare, che non un gran calcolista.
un vapore arenato Intanto, mentre noi eravamo occupati in simili calcoli sopra l’avvenire del Canale, il nostro vaporetto arrivò alle vicinanze di Kantara, dove appunto il canale si trovava intercettato da un Vapore arenato, e dove la Compagnia stava lavorando per rimetterlo in movimento. Come potremo passare? io diceva fra me stesso, ma, fermata la machina del nostro [p. 387] vaporetto stretto e lungo, e prendente poco fondo, fatto espressamente per simili casi, ho veduto che si trovò facilmente il modo di farlo passare da un canto, tirato da una piccola machina a ciò preparata, e così potemmo presto trovarci in via come prima. arrivo a Kantara Ripreso il nostro cammino, ho potuto continuare le mie conferenze sino a Kantara, dove il nostro piccolo vapore si fermò un’istante per consegnare la posta a quel piccolo villaggio (1c) unitamente ad alcuni pacchi là destinati. /332/ Se male non mi appiglio, mi pare che sia poco presso in quelle vicinanze, dove il nostro Direttore mi fece vedere in certa lontananza un piccolo casotto, dove ad una certa profondità sotto terra passa un canale d’aqua dolce che da Ismaelia porta l’aqua potabile sino a Porto Saïd: ecco là, disse, un’altro gran pericolo per il Canale, e per la città di Porto Saïd, per ogni caso di guerra, quando un’armata nemica arrivasse a troncare questo canale: come se la passerebbe in tal caso la città già abbastanza vasta ed il porto, che da la vita al Canale, che mette [in] comunicazione col Mediterraneo e colla nostra Europa?
nostro arrivo a porto Saïd. Mentre io col Direttore stavamo così discorrendo del canale, e del suo avvenire, tutto all’improvviso egli si alza, perdono, Monsignore, eccoci arrivati a Porto Saïd, (2b) con permesso vado al mio officio. Il vaporetto entra nel porto, prende il suo posto, getta l’ancora, e noi fatto discendere il piccolo bagaglio, discendiamo a terra, ricevimento in essa dove già ci aspettava il P. Presidente della missione con una buona quantità di signori, perché, appena lasciata Ismaelia, di la si telegrafò la mia partenza per Porto Saïd. Tutti aspettavano me per i soliti complimenti del benvenuto, ed io stava guardando intorno la città; Ella avrà tempo dopo a guardare, mi disse il Padre Presidente, pensi invece a noi, ed a tutto [p. 388] questo popolo, impaziente di baciarle la mano, e prendere la sua benedizione: perdono, caro Padre, perdono a tutti questi signori, prima si saluta la madre e poi i figli: io sono venuto in questo luogo, e questa vostra madre si trovava ancora nel seno della nonna, e questa era ancora tutta nuda da inorridire, ma ora veggo [per] la prima volta questa vostra madre tutta bella, graziosa che innamora! cosa ne dite? non ho ragione? ora eccomi tutto a voi, prima di tutto per ringraziarvi della cortesia e dell’onore che mi fate prima ancora di conoscermi: noi l’abbiamo conosciuto [l’abbiamo], risposero alcuni, noi abbiamo sentito le sue prediche, noi ci siamo confessati da Lei, e ci ricordiamo ancora delle sue parole, sentite, dicevano, in Caïro, ed alcuni in Alessandria. (1d) Dato quindi la mano a baciare, avrebbero voluto essere benedetti, no, dissi, andiamo in Chiesa, e presa io stesso la benedizione dal nostro Signore, allora vi benedirò tutti a nome suo.
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nella nuova chiesa di Porto Saïd
Sentite queste parole, tutta quella moltitudine si mise a correre verso la Chiesa non molto lontana, mentre noi, saliti sopra una vettura, e salutati alcuni che non potevano venire, oppure che non erano cattolici, andammo là alla casa paterna, dove ci chiamava la campana, e ci aspettavano i figli. Arrivati alla porta della Chiesa, ricevuto l’aspersorio da un padre, ho [ho] benedetto tutta quella gente, e fatta l’adorazione di uso al Santissimo Sacramento dall’altare ho fatto una parlata poco presso nel senso che era stata fatta in Ismaelia, e che perciò quì non credo bene [di] riprodurre per non stancare inutilmente il mio lettore.
un mio ricordo antico
Ho già riferito altrove la prima visita fatta al canale, ed i lavori colossali che allora si stavano facendo in Porto Saïd, dove già allora esisteva un piccolo nucleo di case, sia per gli impiegati della compagnia, e sia ancora per
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la gran quantità di operai che lavoravano nel porto, dove si stavano facendo i blocchi idraulici per il molo di diffesa del porto medesimo. Epperciò anche qui mi dispenso di descrivere ciò che già è stato detto. Porto Saïd oggi è una città perfettamente Europea, e molto più grande di Ismaelia, come porto di mare direi quasi di prima classe frà i porti del Mediterraneo per le sue relazioni coll’estremo oriente. Quindi anche la Città, già ben grande, crescerà ancora in proporzione che il canale sarà perfezionato, ed assicurato, tanto naturalmente che politicamente. Anche questa Città per le persone che han[no] conosciuto l’antico deserto è un vero portento nella sua creazione tutta nuova, e con tutto il lusso delle nostre città d’Europa.
un mio sogno sopra Roma pagana sepolta
Se non si sapesse che l’uomo è un semplice strumento della providenza, destinato a fare una semplice brevissima comparsa nel mondo, quasi sarei tentato di compatirlo, quando egli si esalta come i figli di Noè a Babele, ma o[h]imè! la febbre dei miti è scomparsa col paganesimo dopo che Cristo ha vinto la causa, e lo Spirito Santo dell’eterna Pentecoste ha scopato simili vapori pagani pressoché in tutto il mondo. Sciocco tentativo d’insensata rivoluzione, pensare di ricondurre la Roma cristiana al sogno pagano, quando in essa il Pietro, [è] divenuto Leone, che
[1.2.1885;
risposta: 10.4.1885]
manda la sua voce all’estremità del mondo, ed è sentita dagli stessi figli di Bramma e di Confucio! (1e)
Crederei [di] abusare [di] troppo della pazienza del mio lettore ritornando qui alla storia delle visite [ricevute e restituite] pressoché infinite come in Caïro, parlerò invece di un giro fatto nella nuova città di Porto /334/ Saïd per mia unica curiosità, troppo premendomi [di] ripassare sopra quel terreno già calcato 15. anni prima, quando [p. 390] là non si parlava di altro che di deserto e di sabbie infuocate. Nel mio giro fatto per la città lascio di parlare degli immensi fabbricati di ogni genere, come cose oggi abbastanza conosciute. una visita alle suore Due parole solamente di una visita fatta ad uno stabilimento di religiose del Buon Pastore d’Anger[s], che non ho potuto visitare, ne in Suez, ne in Caïro. [Dissi:] antichi ricordi Io trovandomi in Francia nel 1850. ho visitato la casa madre delle suddette religiose d’Anger[s], dove ho conosciuto [S. Maria di S. Eufrasia Pelletier] la fondatrice, la quale era una vecchia religiosa di una gran capacità, armata di gran fede, e di un[a] eloquenza naturale ed apostolica veramente ammirabile. Questa vecchia vera matrona apostolica mi condusse in un vasto laboratorio dove viddi schierate circa un centinaio di novizie, tutte piene di un zelo ammirabile, come altrettanti soldati impazienti di sortire in campo di battaglia, disposte a morire per la fede. Dello stesso anno aveva già veduto in Parigi il famoso noviziato delle vere Figlie di Carità di S. Vincenzo de Paoli, il quale ne contava circa 400. e di altre nuove congregazioni, le quali pullulavano da tutte le parti in Francia. Ora, cacciato io dall’Etiopia, come un’essere inutile all’opera di Dio dopo 35. e più anni, al veder voi in questa nuova città, luogo dove non germinava neanche più la gramegna, mi ricordate il gran miracolo veduto a Parigi, quei tanti cori di vergini piene di zelo apostolico, vedi tu, pare che mi dica il buon Gesù mio padrone, vedi tu quali sono le armate da me scielte per combattere questo mondo pieno di superbia e di sensualità.
una parola al lettore Caro lettor mio, non dimenticare questa parola, perché, o che essa è una mia esaltazione di [di] imaginazione, oppure essa è una parola di Gesù, allora essa sarà un fatto da stupire il mondo nella crisi odierna, e se ne vedrà il mirabile sviluppo che il mondo comprenderà [p. 391] a suo tempo. Io intanto ho fatto coraggio alle buone Suore, pensando alla grande idea rimastami impressa nel cuore delle parole del nuovo genere di apostolato, e lasciato il piccolo stabilimento delle Suore per ritornare alla missione, [andavo] ripetendo nel mio cuore le parole liturgiche della Chiesa[:] Omnipotens æterne Deus qui infirma mundi eligis ut fortia quæque confundas... arrivo del vapore Arrivato alla casa della missione ho trovato che il vapore, che trasportava i pellegrini francesi a Giafa, stava per arrivare; allora non si pensò più che a disporre le cose del viaggio. Arrivato il vapore, e preso il posto sul medesimo, non si pensò più a Porto Saïd. Oggi siamo arrivati a tanta precisione nelle grandi linee dei nostri viaggi, sia di mare che di terra, [per cui] non è più questione di mesi e di giorni, ma si deve render conto delle ore e dei minuti nelle fermate. Io, /335/ presto la partenza venuto dall’Africa, dove in genere di partenza, di fermate o di stazioni nei viaggi, con tutta facilità i giorni diventano settimane, e questi si fanno mesi, ed i mesi qualche volta equivalgono agli anni, mi dava ancora a credere che il nostro vapore avrebbe passato la notte per dare campo ai viaggiatori di mettere piedi a terra, ed a coloro che si imbarcano di fare qualche preparativo, ma no, si parlò appena di posto, preso questo, vi sentite dire, a tante ore siate a bordo.
(1a) Trovandomi in Alessandria, Il Signor Ferdinando Lesseps da me conosciuto in Parigi, trovavasi egli pure in quella città. Trovandoci colà in una conversazione coll’Armatore della Compagnia Frassiné e con altri signori di Marsilia da me pure conosciuti, fu allora che il Signore de Lesseps mi consigliò di unirmi ai suddetti, i quali sopra un suo vapore stavano per partire per Porto Saïd per visitare i lavori del canale. [Torna al testo ↑]
(2a) Il lago salato in questione più o me[no] a metà strada tra Porto Saïd e Suez, serve di stazione ai vapori nel caso che il canale sia impedito fino a tanto che risulti libero. Esso poi è ricco di pesci, i quali bastano per la città di Ismaelia [Torna al testo ↑]
(1b) Le sabbie del deserto non sono composte di puro silice purgato dalle aque dei fiumi, ma bensì polvere di puro humus trasportate dai venti: epperciò bagnate con aqua dolce diventano propizie per la vegetazione. Arrivato che fu il canale dal Nilo si prestarono subito per la formazione di giardini di mirabile produzione. [Torna al testo ↑]
(1c) Kantara si suppone essere stato il luogo dove passò la Sacra Famiglia nel suo viaggio in Egitto. La ragione che rende più probabile questa opinione sarebbe, perché tutto quel deserto essendo tutto seminato di piccoli laghi marini, doveva essere quella la strada unica più praticabile per recarsi dalla Giudea al Caïro. [Torna al testo ↑]
(2b) La costruzione di Porto Saïd fù incomminciata [1859] prima di Ismaelia, motivo per cui il primo fù chiamato col nome di Saïd Pascià, mentre la seconda fù incomminciata sotto il regno di Ismaele Pascià, che regnò dopo, e fù chiamata col suo nome. [Torna al testo ↑]
(1d) Anche quì sarebbe il caso di parlare degli allievi della Scuole Cristiane, figli del Venerabile Giambattista La Sal[le], e delle mie predicazioni antiche, storia gi[à] abbastanza ripetuta. [Torna al testo ↑]
(1e) Si allude ad una diplomazia di Papa Leone XIII. coll’imperatore della Cina, di questo stesso anno, caso tutto nuovo. [Torna al testo ↑]