Vita e missione del
Mons. Francesco Cagliero IMC
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9. Lettera del giovane Giuseppino Allamano a Francesco Cagliero

Fra i pochi documenti relativi a Francesco Cagliero che abbiamo potuto reperire in Castelnuovo don Bosco, vi è una lettera, a firma “ Giuseppino Allamano ”, che all’inizio ci aveva un po’ disorientati.

La risposta ci è arrivata grazie all’interessamento di Padre Livio Ferraroni I.M.C., per 45 anni missionario a Tosamaganga, il quale ha fatto esaminare il testo a un suo confratello, Padre Pavese.

L’autore della lettera non è il Beato, come avevamo ingenuamente creduto in un primo momento, ma uno dei tre “schiavetti” che grazie all’interessamento del console italiano a Zanzibar erano stati liberati ed affidati alle Suore del Cottolengo presso la procura di Limuru in Kenya per essere educati. Furono tutti e tre battezzati con nomi di persone che per i Padri erano particolarmente importanti: uno appunto come Giuseppino Allamano, l’altro Giacomino Camisassa, in onore del fedele assistente del Fondatore, il terzo Agostino Richelmy, in onore dell’allora Arcivescovo di Torino. Nel mondo delle missioni si ricorda ancora bene la figura di Giacomino Camisassa, divenuto sacerdote e Missionario della Consolata, morto nel 1979. Anche Giuseppino Allamano divenne sacerdote, ma non Missionario.

La lettera è scritta su un piccolo foglio staccato da un quaderno o taccuino di piccolo formato. Il testo è su due mezze colonne, sui due lati: poiché la carta è molto sottile, l’inchiostro traspare sul retro, rendendo inutilizzabile l’altra metà del foglio.

Un’immagine ad alta risoluzione della lettera → si può scaricare qui [PDF 2,7MB]

J.M.J.
1910 Sega 26 Giugno

Molto Rev.do Padre,
A quest’ora Lei sarà già arrivato a Roraia, ed ho saputo che ha fatto buon viaggio ed io durante questo, ho sempre pregato il Signore, affinchè lo assistesse dai pericoli. Io qui lavoro sempre, e sono sempre di buon umore. Ho fatto la Santa Comunione nel giorno della festa della mia cara Mamma la SS. Consolata ed ho pure pregato per Lei, affinchè venisse di nuovo presto qui a trovarmi. Adesso si troverà in mezzo a tanti altri Padri buoni come Lei, dica loro che vengano tutti presto, che voglio vederli e salutarli. Ho saputo che nell’Istituto vi sono tanti Kahè che vogliono venire anche loro Padri, facciano presto a venire anche loro araiore che li aspetto tutti. Magaisio tanto mio Padrino, il Canonico Camisassa, gli dica che prego per Loro, e li aspetto che vengano a farmi una visita.
Tanti saluti ad Aquilino, a tutti i Padri, a tutti i Kahè che studiano tante belle cose, per venire moge. Tanti saluti a Lei e preghi per me.

Suo devot.mo in Gesù e Maria
Allamano Giuseppino

La firma del Beato Allamano

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Padre Ferraroni ci ha cortesemente fornito un breve commento:

P. Cagliero nel periodo in cui fu scritta la lettera era giunto in Italia già nel maggio, essendo partito il 23 aprile avendo ricevuto la notizia che il padre era morente. Ripartì per il Kenya l’anno seguente, 19.1.1911. questo secondo il libro V di P. Bona, e le mie notizie.

P. Cagliero si trovava alla “Sega” che era una segheria per segare gli stepponi (bioni) derivati dagli alberi della foresta che venivano abbattuti, tagliati, sezionati e trainati alla segheria.

Questa località era collegata alla Missione di Tusu, e si chiamava ufficialmente “Stazione di S. Francesco Zaverio” ed era nella foresta, dove i macchinari funzionavano con l’acqua del fiume Massioia, che era incanalata alla segheria.

Qui dò la spiegazione delle parole straniere, che sono della lingua Kikuyu. Ho potuto consultare P. Lazzaro Tranquillo, che fu in Kenya poco prima della guerra e ci rimase per 25 anni, quindi il più vicino al Kikuyu usato nella lettera (che in seguito cambiò ortografia).

Ho chiesto al P. Barlocco Clemente che visse a Nyeri dal 1955; e a P. Brillio Angelo che andò in seguito in Kenya e sa il Kikuyu.

Riporto le righe e ne do la traduzione:

A quest’ora Lei sarà già arrivato a Roraia (Europa)...
nell’Istituto vi sono tanti Kahè (ragazzi, giovani)...
a venire anche loro araiore (in Europa)...
Magaisio tanto mio Padrino (saluti...)...
a tutti i Kahè (ragazzi, giovani)...
per venire moge (sapienti)...

Il Fratel Aquilino viaggiò assieme a Cagliero.

Il Canonico Camisassa era in visita alle Missioni del Kenya.

Io sono del Tanzania e conosco bene il Swahili, ma non il Kikuyu, che è del Kenya e proprio della tribù di quel posto, dove viveva Cagliero. Quindi anche le Suore di Tosamaganga, non potevano sapere il Kikuyu. E anche l’italiano è quello dell’inizio del secolo, ora molto diverso.

P. Livio Ferraroni

bioni: piem. bion “tronco grezzo”. Questo ed altri piemontesismi si trovano anche nel documento seguente in cui si parla dell’attività della segheria. Torna al testo ↑

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