La neve a Pino Torinese
Quattro giorni con Jeannine

Venerdì pomeriggio

Jeannine è arrivata da Grenoble nel pomeriggio: circa duecentocinquanta chilometri... tre ore di macchina per un pilota brillante come lei. Su di un percorso ormai tutto autostradale, è poco più d’una passeggiata - tanti anni fa, quando i limiti di velocità erano ancora molto elastici o forse ancora poco conosciuti, ricordo che c’impiegavo meno di due ore e mezza -.

Chi è Jeannine? Per chi non la conosce ancora è quella bella signora bionda - ha appena superato il mezzo secolo, ma pare una ventenne con il classico sex-appeal francese - che ha sentimentalmente sostituito mio figlio, dall’ormai lontano 1966.

È lei che, ogni due o tre mesi, pavoneggiandomi, mi porto in giro per la città - in realtà sono io ad essere accompagnato - suscitando curiosità e forse invidia...

Ora che ho fatto le presentazioni, riprendiamo il racconto: era in programma che quella sera partecipassi al convivio annuale dei Cronometristi Sportivi piemontesi – ormai ne sono il decano con sessantacinque anni d’appartenenza – ... con una bella signora al fianco sarei certo stato accolto con maggior enfasi!

Nel salone dell’Hotel Royal, tutti i colleghi che venivano a salutarci esibivano il loro francese, più o meno scolastico, dando ragione alle mie previsioni, anche se la mia figlioccia parla perfettamente la nostra lingua.

Brindisi e saluti:

“... arrivederci all’anno prossimo e... riportaci la francesina... bonsoir Jeannine!!”

Alle prime ore del mattino, rientrati all’ovile, spegnevo la musica in sottofondo che rende meno vuota casa mia, chiudevo le persiane e ci avvolgevamo nei caldi piumoni, rimandando a più tardi i programmi per i prossimi giorni in cui Jea sarebbe restata a farmi compagnia.

Il giorno dopo, o meglio... più tardi, sabato

Non sono riuscito a contare i rintocchi insistenti del pendolo - saranno stati undici - ma mi ricordano che, quando la mia figlioccia è da me, le servo la cioccolata calda a letto: Ciobar con latte e biscotti più l’immancabile fetta biscottata per la tortora che, ogni giorno, viene a far colazione sul mio balcone; tiro su le avvolgibili e Jea fa altrettanto con il piumino che va a nascondere il suo viso ancora addormentato. Il cielo sembra di piombo e mi sa che prima o poi nevicherà.

Un colpo di telefono - “un coup de fil” dice Jea - a Luciana e Silvano per rassicurarli che, nel giro di un’oretta, passeremo a prenderli per andare a pranzo, non più in un quattro stelle come la sera precedente, ma nella più famosa piòla del Balon di Porta Palazzo, la trattoria “Valenza”, aperta con un editto di Napoleone.

Valter, il folcloristico proprietario, ci accoglie con le consuete lamentele per la scarsa o nulla sensibilità del Comune nei confronti di un pezzo di storia cittadina e con i suoi prelibati piatti della cucina piemontese, concludendo con il misterioso caffè della casa – un misto di grappa, limone, zucchero e caffè da gustare usando come cucchiaino la spessa buccia del limone..

Il resto della giornata è ben speso nei supernegozi cinesi di via Priocca - una macedonia di tecnologie e strafanici: dalle ghirlande colorate alle sveglie parlanti, dal telescopio alla cravatta di pura seta cinese - ricordo il cinesino d’anteguerra, sotto i portici di via Sacchi: ti offriva “clavatte, una lila!”.

Intanto nel pomeriggio i fiocchi di neve avevano incominciato a sottolineare di bianco alberi e tetti ed anche a nascondere l’asfalto della strada.

Pur ringraziando l’eupeptico caffè della casa per la facile digestione di pasta e fagioli e trippa alla casalinga, la cena è stata saggiamente frugale; dopo aver riposto, accanto alla più blasonata cravatta Pierre Cardin da 100 €. quella in pura seta cinese da 3 €, e dopo aver visto, sul meteo di SKY, che la neve ci avrebbe fatto compagnia anche il giorno dopo, pensando: “si vedrà!” ci siamo augurat(o)i :

“bonne nuìt jusq’à demain... ”

domenica

Che strano!? Oggi, laggiù nella cascina, i cani (oggi) non abbaiano e dalla statale non mi giungono le frenate ed i colpi di claxon dei domenicali impazienti al semaforo... mi sorge un dubbio... la neve? Alzo la tapparella con estrema attenzione quasi per paura di disturbare quel silenzio... mamma mia! ce ne sarà quasi un metro, forse esagero, diciamo 60 centimetri almeno, che però sono sufficienti a livellare il paesaggio.

Continua a nevicare - si dice a larghe falde - i fiocchi sono talmente gonfi che paiono tanti piccoli paracadute che ondeggiano per frenarne la discesa, siepi e cespugli paiono enormi torte ricoperte da una quantità eccessiva di panna montata... , i rami piegati degli alberi mi ricordano gli schiavi negri curvi sotto il peso dei sacchi ricolmi di zucchero o di sale e le auto s’intuiscono appena sotto soffici e spessi cuscini di piume, bianche, s’intende.

Le impronte delle zampette della tortora, mia cliente abituale, che s’intravedono sul bordo innevato del balcone, vanno man mano scomparendo sotto i nuovi fiocchi, ma mi ricordano che non ho ancora spezzettato nella sua ciotola la fetta biscottata ...

... La colazione per Jeannine!?

Al primo vagito dell’avvolgibile, la rapida ritirata sotto il piumone della sua bionda capigliatura, le aveva impedito di rendersi conto della situazione piuttosto drammatica.

Ne approfitto per dare un’occhiata dal lato della strada: i due condomini che mi attutiscono i rumori della Statale 10 sono lì, immobili, - anche se pare che, a causa della neve, il primo piano sia diventato pianterreno - addormentati: lampioni e cespugli hanno indossato alti colbacchi di neve, il silenzio avvolge ogni cosa, ma no! con un fruscio leggero e soffice, qua e là si alzano le avvolgibili, paiono le palpebre assonnate di una balena dai cento occhi, dietro ai quali, visi stupiti, avvicinandosi al vetro, disegnano piccole nuvole di vapore...

“Sveglia gente! ” È ora di affrontare i problemi reali!!!.

Jea ha preso la tazza della cioccolata che le avevo portato ed è venuta in cucina a far colazione: in due si partoriscono più idee! Ma quali?

Il pranzo prenotato da “Sale e pepe”- nove antipastini caldi di pesce!! - non potremo gustarlo, ma questo è il meno; domani ci aspetta Renato Zucca al castello delle quattro torri di Arignano, ma come può l’auto raggiungere la strada che, nel frattempo, gli spazzaneve hanno incominciato a sgombrare? Cortile e salita dai garage sono un K2 inviolato, che neppure il 4x4 del mio coinquilino riesce a scalare: ci vorrebbe una compagnia di spalatori e intanto... continua a nevicare!

Mi par di ricordare che Daniele, il bimbo ventisettenne di Luciana, faccia anche il servizio di sgombero neve con un piccolo trattore tuttofare, ma chissà quanti sono i suoi clienti abituali!?

“Bon bèch metà vive!” recita il proverbio piemontese: la mia amicizia con papà e mamma Bocca riuscirà a propiziare il miracolo? È indispensabile aprire un varco a Jeannine che deve rientrare a Grenoble!!!

L’inconfondibile raschiare sull’asfalto delle lame metalliche, che spingono a lato tutto quell’imprevisto spesso manto bianco,ci giunge alle orecchie come filo di speranza - la neve ha impacchettato ogni cosa e tutti i rumori ci giungono ovattati: ci rendiamo presto conto che la... speranza è ancora lontana dalle strade secondarie che ci circondano; qualche pala da neve, riemersa da garage e cantine, tenta di tracciare nei 60 e più centimetri d’ovatta qualche passaggio pedonale ma, con il calare della sera, desiste.

Le ore sono trascorse più lentamente del solito e, con il continuo scendere dei fiocchi, ora larghi e lenti, ora trasformati in minuscole palline di ghiaccio, è calata pure la nostra speranza di veder scendere, non Mosé dal Monte Sinai, ma il nostro Daniele dal Brich dla Gèira.

Per attenuare la delusione - Silvano aveva promesso che anche con la luce artificiale... - non ci resta che accogliere l’invito di una comoda poltrona e... farci quattro risate per le aggressive frecciate della Litizzetto, frenata dal finto indignato Fabio Fazio, nella trasmissione “Che tempo che fa”.

Lunedì

Sperando che non nevichi più, tiro su l’avvolgibile della camera da letto, quella che si apre sulla valle Balbiana,

Come al mare ti ritrai, quando un’onda più alta delle altre ti colpisce improvvisamente, così la luce abbacinante di quella distesa di neve mi costringe a fare un passo indietro ed a pararmi gli occhi...

Non nevica più, ma pare d’essere stati catapultati al Polo Nord; solo i meno giovani forse ricordano l’avventura del dirigibile “Italia” del generale Nobile, naufragato, nella seconda metà degli anni 20, sul Polo ed hanno memoria della famosa “tenda rossa” sotto la quale i naufraghi aspettavano i soccorsi.

La speranza, per noi, è che Daniele venga a salvare la nostra tendina rossa!

Le pale da neve hanno ripreso a pieno ritmo il loro lavoro, ma le ruote delle auto che tentano le salite, girano a vuoto ed i motori si lamentano sotto l’inutile pigiare sull’acceleratore; (–) gli alberi, con i rami penosamente genuflessi, pare che esprimano sottomissione alla regina neve...

S’ode a destra uno squillo di tromba?”: no! È il palpitare del motore guidato da Daniele: lo so che non si guida un motore, ma quel trattorino sembra proprio solo un motore al quale è stata applicata un’appendice che si muove in tutti i sensi, sollevando e spostando metri cubi di neve, con tutti i movimenti che quattro ruote, motrici e sterzanti, permettono; osservato dal balcone sembra una di quelle formiche che, con contorsioni incredibili, riescono a spostare dei... macigni.

In quattro e quattr’otto il san Daniele - non prosciutto ma angelo custode - piovuto dal cielo del Brich dla Gèira, ci ha reso la libertà... anche se non proprio in fretta: il ragazzo si girava in tutti i sensi per controllare dove prendere e dove mettere la neve ed il piccolo trattore con la sua pala pareva ripetere i suoi movimenti come la figura che si riflette in uno specchio...

Proprio bravo Daniele nello sfruttare l’efficienza di un così piccolo mezzo!

Nel frattempo anche i due rami interni di via Monviso erano stati liberati dalla neve dandoci via libera per l’appuntamento con l’amico Renato, al Castello di Arignano.

Il cancello d’accesso al parco, alle quattro e mezza, era già aperto e la Citroën di Jea è scivolata silenziosa sul sottile strato di neve fresca, insinuandosi fra i pini secolari che nascondono il possente edificio da occhi indiscreti; davanti al portone i nipotini di Bruna e Renato stanno facendo a palle di neve e cercano di coinvolgerci, ma i richiami dei nonni, che vorrebbero essere severi, li riportano entro le mura e noi li seguiamo.

Jeannine c’era già stata una volta, Luciana no e la sua espressione, entrando, passa ben presto dalla curiosità allo stupore.

Mentre la castellana sale per prepararci il thè, Renato Zucca, il padrone di casa, ci accompagna nei saloni del piano terreno di cui, perché possiate partecipare alla visita, vi indico approssimativamente le dimensioni: 10 x 20 m, altezza 7/8 metri.

Iniziamo da quello che ha le pareti ricoperte da trofei di caccia-grossa, ricordi di battute nelle foreste africane e nelle steppe siberiane, documentate anche da fotografie un po’ ingiallite dal tempo, dove, con i suoi 1,90 e passa d’altezza, il nostro imprevedibile ospite è inconfondibile; conosciamo solo alcune delle sue esperienze: industriale del tessile, sindaco del paese, cacciatore, viticoltore, scrittore e, scommettiamo non ultima, quella di intarsiatore di quadri.

Nei successivi saloni, uniti anche da enormi camini che si aprono sui due ambienti, le pareti sono tappezzate da imprevedibili ed incredibili riproduzioni di famose opere d’arte (affreschi o tele), eseguite ad intarsio con decine di legni dai colori più diversi; dello stesso soggetto, in parecchi casi, sono state realizzate più copie con caratteristiche diverse come, ad esempio, la famiglia Zucca, padre madre e le tre figlie, ritratta in costumi medioevali, attorno ad un tavolo, in una prima copia, in età giovanile e nella seconda con le sembianze odierne.

Lo scalone che porta al loggiato del piano superiore è un’altra sorpresa che può anche variare nel tempo come ho avuto modo di constatare in visite successive; oggi ci accoglie Don Chisciotte della Mancia e, meglio diMiguel de Cervantes Saavedra, gradino dopo gradino, l’autore dei quadri, ci presenta tutti i personaggi che sono usciti dalle sue mani di ebanista.

Nel salone dove assaporiamo l’aromatico thè preparatoci dalla signora Bruna, i nipotini disegnano gimcane vorticose fra poltrone, divani e tavolini, mentre l’ultima edizione della famiglia Zucca in abiti medioevali, ci controlla solenne dalla parete dove è stata appesa...

Nel fascio di luce dei lampioni del parco, qualche fiocco di neve ha ripreso a volteggiare... ringraziamo della squisita ospitalità e ci mettiamo sulla via del ritorno.

Il caminetto di casa Bocca ci riporta nella dimensione quotidiana e, durante la cena preparata con la consueta raffinatezza da Luciana, ci preoccupiamo delle previsioni di altra neve per l’indomani... quando Jeannine dovrà rientrare a Grenoble. Anche se la sua vettura è super attrezzata per affrontare strade innevate, dovrà pur sempre affrontare un considerevole numero di chilometri.

Queste considerazioni ci consigliano di non far venire le ore piccole; ringraziamo Luciana e Silvano per l’ospitalità e la compagnia, senza dimenticare Daniele, l’angelo custode che ha salvato i novelli naufraghi della tenda rossa, sepolti sotto la neve di via Monviso.

Null’altro di particolare da segnalare, dopo le quattro giornate così intense, tranne le molte ore che la bionda francesina, superato il tunnel del Fréjus, ha impiegato per raggiungere la meta, viaggiando dietro agli spartineve che cercavano di mantenere percorribile l’autostrada francese flagellata da una bufera!

Il ricordo di queste belle ed intense giornate
rimane
nonostante la neve!

adriano fogliasso

successo a Pino Torinese, fine febbraio 2012

ricordato con questo diario il 07, 03, 2012