Massaja
Lettere

Vol. 1

/208/

111

Al cardinale Giacomo Filippo Fransoni
prefetto di Propaganda Fide – Roma

P. 1. – F. 365r

Relazione di Monsignor Massaja
A Sua Eminenza il Card. Prefetto di Propaganda
sul mar rosso.

Eminenza

* Roma 21. Settembre 1850.

Nella relazione che ho avuto l’onore di presentare all’E. V. R.ma il 31. scorso Agosto rapporto all’interno dell’Abissinia, pro- /209/ metteva di prepararne un’altra per i paesi fuori della medesima da me visitati, oppure conosciuti per immediata relazione di indigeni praticati. Questo è quanto vengo a fare colla presente, per quanto permette la mia meschinità, assicurandola che io non intendo altro con questo, che fedelmente versare nelle mani dei miei Superiori le notizie che ho potuto raccogliere, ed alcune idee che ho concepito in seguito ai lunghi e disastrosi viaggi che ho fatto, per quel bene che vorrà fare il Signore.

Affinché la cosa proceda con ordine incomincierò a dare un’idea dei paesi principali situati sulle coste di qua e di là del mare rosso e del golfo di Aden, notando nei medesimi la loro importanza politica relativamente alle Missioni, la quantità della popolazione, la Religione, il governo ecc. ecc. Parlerò quindi del littorale che versa nell’Oceano incominciando da Gardafui, capo che separa il golfo di Aden dal grand’Oceano delle Indie, sino al di là della linea equinoziale. Mi riserverò per ultimo di toccare alcuni altri punti particolari spettanti il modo stabile di coltivare l’Affrica colla diffusione del S. Vangelo.

Suez

Frà i paesi principali situati sul littorale del mare rosso, per la sua situazione strategica tiene il primo luogo Suez, città in verità piccola di soli cinque mille abitanti, dei quali i due terzi sono mussulmani, e gli altri sono Greci Scismatici con Chiesa e preti, ma tanto più rispettabile per moltissimi riguardi. Questa piazza riceve come viaggiatori forse i due terzi dei missionarj che dall’Europa recansi alle varie parti del mondo ad annunziare il Vangelo, oppure di ritorno in Europa. Passa anche qui un numero infinito di viaggiatori cattolici. Quelli che camminano per il transito, sia andando che ritornando per lo più non si fermano che una mezza giornata al più, ma ne anche la metà dei viaggiatori può adattarsi alla spesa enorme di detto transito, il quale per il solo deserto dal Cairo a Suez, sulle vetture costa 45. scudi, e cogli asini 15., non compreso per questo ultimo il vitto per strada. Per questa ragione la maggior parte dei viaggiatori, sopratutto missionarj devono schivare il giorno del transito per trovare cameli od asini in libertà da aggiustarsi particolarmente, epperciò sono costretti quelli che vanno partirsene prima, e quelli che vengono restarsene ad aspettare qualche giorno. In Suez si trova un solo albergo in cui si paga cinquanta piastre turche al giorno, fuori di questo difficilissimamente trovasi alloggio in casa particolare. Quelli [p. 2. – f. 365v] poi che non possono partire per il vapore, devono anche fermarsi quindici e più giorni per cercarsi un’imbarco arabo, e qui, Dio sa come i poveri missionarj, che non conoscono ne paese, ne lingua, sono rubati all’ingrosso. Io ho pagato l’imbarco da Suez a Gedda 250. scudi; Prima di me, se non erro, lo pagò 500. Monsig.r Pezzoni con alcune monache che prese la stessa barca dal med.mo Costa per tutto il tragitto del mar rosso; dopo di me pagò la stessa barca pure 500. scudi un certo Bordalett viaggiatore Triestino per andare da Suez a Massawa; eb- /210/ bene la stessa barca in altra circostanza fu pagata solo 60. dal P. Leone, e 80. dal P. Sapeto, perché fortunatamente se ne sono meschiate persone probe. Il passaggio delle persone è una cosa notabile, ma non è tutto. La corrispondenza ed il trasporto degli effetti è egualmente interessante. Le lettere per le Indie entrano in corso di posta in Cairo e vanno direttamente; tutte le altre in Suez sono trattenute dei mesi, lo prima di partire per l’Abissinia ho scritto una lettera di avviso a Monsig.r De Jacobis nel mese di Maggio, questa lettera sul finire di Ottobre l’ho trovata io stesso ferma in Gedda, venuta pochi giorni prima da Suez. Gli oggetti poi di trasporto, come involti, pachi e simili, compresi anche quelli che vanno alle Indie devono passare per le mani dei spedizionieri di Suez, la fatica dei quali è pagata a peso d’oro. Fosse bene un solo libro portato dalla città al vapore è sempre messo in nota uno scudo, oltre il nolo sempre esorbitante – io tengo biglietti di ricevuta per aver pagato or 15. or 20. scudi di nolo per un gruppo di 500. or 700. scudi. Almeno fossero subito spediti, ma anche questi sono trattenuti dei mesi, ed alle volte degli anni. Nel mio ritorno sono stato avvisato che in dogana di Suez si trovava da due anni fermo un pacco proveniente dalla Cina al P. Tainer in Roma, dovetti io sloggiarlo di là pagando una minima cosa, altrimenti sarebbe restato anche secoli. Tutti questi ed infiniti altri incommodi accadono in Suez per mancanza di una persona nostra che assista i poveri missionari di viaggio, oppure gli oggetti di corrispondenza dei medesimi.

Sarebbe quindi desiderabile che vi fosse in Suez un’ospizio con un bravo missionario ed un buon fratello laico pieni di carità e di sollecitudine per i Missionarj di passaggio. È vero che si trovano solamente da sei a sette famiglie Cattoliche, ma vi si trovano quasi sempre forestieri, ben soventi ammalati, in seguito a lunghi viaggi; sopratutto il vapore delle Indie che alle volte si ferma anche dei mesi ha una gran parte dell’equipagio Cattolico. Come un terzo della popolazione è Greca Scismatica mezza abbandonata, se il Missionario saprà l’arabo potrà anche guadagnare qualcheduno di questi. Simili popolazioni Scismatiche [p. 3. – f. 366r] se ne trovano anche in poca lontananza da Suez verso il monte Sinai. Il Missionario di Suez troverebbe senza dubio un paese piutosto infelice di clima, ma non dei peggiori. Il med.mo potrebbe anche fare una volta l’anno un viaggio a Cossejra poco lontano, dove pure si trovano alcune famiglie Cattoliche.

Cossejra

Cossejra città situata sulla costa d’Affrica distante da Suez cinque giorni circa di buona navigazione araba, a Nord del tropico distante poche ore. È sotto il governo dell’Egitto. La popolazione è tutta mussulmana, ad eccezione di poche famiglie la più parte Greche Scismatiche; e le altre Cattoliche di varii riti. Avvi un’Agente Consolare Francese di rito latino ed un’altra famiglia. Questa piazza ha una certa considerazione perché una gran parte del commercio tra il Cairo e Gedda si fa per la via del Nilo sino a certo punto, e /211/ poi attraversando un deserto di tre giorni viene a Cossejra a cercare l’imbarco per Gedda, e ciò principalmente per tagliare obbliquamente il mare dominato dai venti del Nord e del Sud che lo rendono quasi impossibile a navigarsi in certe stagioni. Ultimamente il Pascià d’Egitto ha decretato che tutte le carovane dei pellegrini per la Mecca dal Cairo dovessero fare la strada di Cossejra in vece di Suez. I cattolici di questo luogo potrebbero essere assistiti da Suez.

Cossejra القصير Al Quseir città egiziana sul mar Rosso, fondata nel III Millennio a.C. e nota ai geografi greci come Λευκὸς Λιμήν (Porto Bianco)

Soakim

Soakim Città situata sulla med.ma costa d’Affrica distante quattro giorni di navigazione araba da Cossejra, e otto da Suez verso Sud Est. Il governo è Egiziano e la popolazione intieramente mussulmana. Qui si trova una piazza considerabile di commercio col ponente dell’Abissinia ed anche coll’interno quando la piazza di Massawa è disturbata da straordinarie vessazioni di dogane o altro. È la più forte piazza militare di tutta questa costa. Il paese è sicuro ma non può servire alla Missione che in caso disperato che venga chiusa ai Missionarj la porta di Massawa. Anche in questo caso il passaggio da quì all’Abissinia sarebbe solo a tentarsi, perché vi sono tramezzo tribù molto cattive.

Soakim arabo سواكن Sawākin è un porto del Sudan sulla costa occidentale del Mar Rosso.

Massawah

Massawah isola e Città di circa 6. mille abitanti, distante cinque giornate di navigazione araba al 14. di latitudine settentrionale. Prima il governo era Egiziano, ora è della Porta. La piazza è custodita da un governatore e 300. soldati Constantinopolitani; è meno forte di Soakim, ma più importante per il commercio, poiché il principale commercio dell’Abissinia versa a Massawah. Questa si può dire l’unica porta per cui sono entrati finora in Abissinia non soli i Missionarj, ma anche i viaggiatori. Anticamente la sola Isola apparteneva alla Porta; in terraferma vi è sempre stato un principe Mussulmano chiamato Naib, il quale aveva la sua residenza in Arkiko, prendeva l’istituzione del Pascià di Gedda e pagava nel tempo stesso una specie di Canone al Rè del Tigre Cristiano. Nel 1847. il Governatore di Mas- [p. 4. – f. 366v] sawah distrusse il paese di Arkiko, e mandato via il Naib fece là una piccola fortezza per custodire l’aqua su cui aveva diritto l’Isola di Massawah. Di qui nacquero le pretensioni del Re Ubié, il quale istigato dagli Inglesi, nel Gennaio 1848. mandò le sue truppe in quei contorni per prendere la fortezza sudetta, e non potendovi riuscire hanno messo a ferro e fuoco tutti quèi paesi. Allora fu che venne abbrucciata in Moncullo la casa del Console colla bandiera Francese, e la casa di Monsig.r De Jacobis. Quello che allora non hanno potuto conseguire, secondo che riferisce la gazzetta, l’hanno ottenuto dopo la mia partenza. Le conseguenze di questo fatto politico saranno non troppo favorevoli alla Missione. Sarà ristabilito dagli Inglesi il principe di Arkiko creatura inglese, il quale userà la politica solita di non più lasciar passare se non a carissimo prezzo, come in Zeila; se pure il nuovo ascen- /212/ dente che prenderà questa politica medesima non farà nascere qualche cosa di peggio nell’interno contro i missionari. In Massawah la massa della popolazione è mussulmana, ma vi si trovano stabilite 15. o 20. famiglie cristiane di negozianti abissinesi, e si potrà notare abitualmente un miliajo di cristiani forestieri discesi dall’Abissinia per i loro interessi. Se le cose politiche prenderanno una buona piega è il luogo unico dove Monsig.r De-Jacobis potrà fare uno stabilimento per le scuole d’ambi i sessi. Alla mia partenza vi ho lasciato colà Fr: Pasquale da Duno mio compagno, il quale era incaricato di corrispondere coi compagni dell’interno, e di spedire loro tutto il necessario. Simile incarico esercitava pure per Monsig.r De-Jacobis, tuttoché risiedesse colà il Sacerdote indigeno D. Gabriele allievo di questo collegio di Roma.

Anfila

Anfila paesello di 200. abitanti tutti mussulmani fanatici, situato sulla costa d’Affrica tre giorni al Sud di Massawah. L’ho visitato il 7. Maggio 1848. venendo di Aden a Massawah. Ho trovato una Regina indipendente che governa una certa estensione di popolazioni nomadi. È notabile questo punto, perché in caso di bisogno si potrebbe anche di qui tentare l’ingresso in Abissinia. Se non fosse perché vi sono tribù cattive da passare, qui la strada per l’interno sarebbe più breve, e più commoda. Di quì si va alla pianura del sale, e poi si entra agli Azzabo Galla sui confini del Tigré e dell’Amara. Un certo Coffin Inglese è il solo che ha fatto questa strada superando gravi pericoli.

Poche notizie su questo William Coffin che arrivò in Abissinia nel 1809, e commerciò, prevalentemente in armi, tra la madre patria e il Tigré

Hett

Hett altro paese o città di 500. circa abitanti mussulmani fanatici e nomadi, capitale di altro principato come l’anzidetto. Il porto è meno felice di Anfila, ma forse più frequentato da alcuni negozianti di Hodeida e di Moka, che sono i soli che hanno una specie di monopolio sul commercio di questi due [p. 5. – f. 367r] ultimi paesi. Hett ha forse una posizione migliore ancora di Anfila per la strada all’interno dell’Abissinia, se non vi fossero tribù cattive che impediscono il passaggio. Questo paese è lontano due giorni di navigazione araba da Anfila, e due altri dallo stretto di Bab-El Mandel. Questo paese è stato comprato da alcuni viaggiatori Francesi a conto del loro governo, ma che io sapia il ministero ancora non si è occupato di questa compra. La Missione potrà mai fare niente qui se qualche governo Européo non l’occuperà. Io l’ho visitato il 5. Maggio 1848., parlai col Ré della volontà mia di passare all’interno, ma ho veduto che mi voleva mangiare denari e nulla più.

Tagiorra

Tagiorra città di 1000. abitanti mussulmani, capitale di altro principato di nomadi, situata circa quaranta miglia al Sud di Bab-Elmandel. L’11. Luglio 1848. ho sbarcato là perché aveva inteso la partenza di una carovana per Chióa, credendo di potermi unire alla med.ma per entrare nell’interno, ma non fu possibile. Il Sultano pretendeva 100. /213/ scudi per lasciarmi passare io solo, lasciando indietro i compagni; quindi il capo carovana mi assicurava che avrei dovuto pagare la medesima somma a tutti i regoli che si trovano sulla strada sino a Chióa. Calcolando quello che mi disse prima l’Agente politico di Aden, a quello che ho sentito qui da molti, pare una cosa intesa colla politica Inglese di non lasciar passare gli Europèi. Rochet d’Héricourt → Georges Malécot, Les voyageurs français... Il Sig.r Rocher d’Hericor viaggiatore francese passò per questa strada a Chióa, ma fu necessaria tutta l’influenza di quel Ré per poterlo ottenere, dopo infinite persecuzioni, che lui nel suo viaggio pubblicato in Parigi nel 1845 dice apertamente suscitate dagli Inglesi, gli riuscì di passarvi come inviato Francese con regali vistosissimi. Appena sbarcato in quel paese scoppiò in mare una borrasca spaventosa e la barca dovette lasciare quella rada molto esposta per mettersi in salvo nel piccolo porto detto Ras Aly lontano due ore, dove restò tre giorni, e noi trovandosi senza provviste affatto passamo tutto quel tempo in casa del Sultano mangiando non altro che meliga rossa arrostita, facendoci intendere che in paese non si trovava altro. Fui assicurato che lontano quattro giornate di cammino nell’interno a ponente trovasi una grossa tribù Cristiana senza Chiese e senza preti, che senza dubio sarebbe una buona vigna da coltivare perché separata dall’altra cristianità dell’Abissinia, ma la difficoltà è potervi andare. La strada da Tagiorra a Chioa è di 24. giorni per le carovane, e 15. per un pedone. Da principio sino ad un terzo di strada le popolazioni sono mussulmane di nome, indi tutti Galla erranti sino alle vicinanze dei paesi Cristiani di Chiòa.

Zeila

Zeila città fortificata con muro massiccio all’intorno, situata a due piccole giornate di navigazione araba al Sud di Tagiorra, considerata come capitale di tutta la costa dei Somauli, dove risiede Ali Shermerki (Hadschi Scharmarkay Ben Ali Saleh) si impadronì di Zeila 1848, dopo che gli egiziani avevano abbandonato l’area. Fu rimosso da Abu Bakr nel 1854. uno Scierif chiamato Syr-Marcheb, [p. 6. – f. 367v] principe di d.ta nazione, tributario di Moka da cui riceve nomina ed istallazione. Con una raccomandazione dell’Agente politico di Aden sono entrato in questo porto il 1. Luglio 1848. accompagnato da D.n Luigi Sturla e dal P. Felicissimo da Cortemiglia, colla speranza di poter partire di qui per Chiòa dove già prima avèa scritto al Ré, affinché mi mandasse prendere; mi sono fermato sino al principio di Ottobre sempre da un giorno all’altro aspettando risposta di Chiòa, e di poter partire a quella volta, ma non venendo detta risposta, mi sono creduto tradito da segreta trama della politica contraria. In quel frattempo ho fatto contratto privato di compra della casa in cui eravamo, casa bellissima a due piani con terrazzo sopra e giardino all’intorno, al prezzo di 900. scudi che io mi obbligava di sborsare nel momento che si sarebbe fatta la scrittura pubblica. Quindi lasciando D.n Luigi Sturla a coltivare quel poco di bene che già si era guadagnato in Zeila, me ne sono partito col P. Felicissimo per Massawah coll’intenzione di mandare un procuratore fido per ultimare il contratto della casa secondo le leggi. Il Procuratore arabo andò a Zeila due mesi dopo, e trovò tutte le cose cangiate. Il Scierif /214/ non volle più vendere la casa, ed il povero Sturla era già stato obbligato prima a sortire dalla medesima. Zeila farà circa 3000 abitanti tutti mussulmani; ma poco lontano nell’interno vi sono tribù Somauli che si dicono mussulmane, ma difatti hanno nessuna religione: di questi se ne trova sempre una quantità in Città. La strada da Zeila a Chióa sarebbe la più breve e la più bella, ma a sei giorni trovasi il Sultano Issa è uno dei cinque principali clan somali; gli I. occupano una vasta regione della Somalia e dell’Etiopia che va da Gibuti ad Harar di Hissa che pretende un grosso tributo, e più in là si trova Herrer, dove il Sultano assassina ogni bianco, anche mussulmano, e gli uccide per timori politici. Le medesime carovane di mercanti indigeni da Zeila per fuggire questi due barbari devono passare per Tagiorra. Da Aprile sino a Novembre tutto il commercio della costa appartenente al golfo di Aden detta Somaula si fa in Zeila, di dove partono settimanalmente cinque o sei barche per la costa opposta dell’Asia, come Aden, Moka, Hodeida ecc. Da Novembre poi fino a tutto Marzo il commercio si trasporta in Berbera dove avvi il gran mercato, e Zeila rimane come deserta.

Berbera

Berbera piutosto mercato che città, poiché fuori della stagione del mercato appena vi si trova una stazione di 15. soldati venuti da Zeila per guardare il luogo, e poche altre famiglie. In tempo del mercato da Novembre sino a tutto Marzo si contano abitualmente 10000. abitanti circa, venuti da Zeila e da tutto l’interno che sono per lo più di nessuna religione. Sono entrato in questo porto sopra un bastimento mercantile di Brema l’Atene, comandato da un [p. 7. – f. 368r] bravo Capitano Protestante molto inclinato al Cattolicismo chiamato Hern. Questo buon galantuomo fu proibito di comprare le gomme al minuto dai negozianti dell’interno, dovette comprarle invece dal Scerif a tre scudi per ciascun frasellà (misura di circa 40. libbre) mentre i negozianti di Aden e di altri paesi inglesi le pagavano uno scudo solamente; quindi dopo tutto questo andò soggetto a mille angherie a segno che dovette minacciare coi cannoni per liberarsene. Allora fu che io la prima volta ho parlato al Scerif Sig.r Markeb del viaggio per Chióa, ed egli mi rispose che era d’uopo andare in Aden per intenderla coll’Agente politico Inglese suo amico. Scrissi di là una lettera al Ré di Chióa e l’ho consegnata al med.mo unendovi 10. scudi per la spesa di un messaggiere. Mi ha promesso tutto colla massima gentilezza, d’accordo di mandarmi la risposta in Aden, e poi Dio sa cosa abbia fatto. Se coll’appoggio di una potenza qualunque si potesse aprire una casa in Berbera, in un solo inverno il Missionario potrebbe fare molte conoscenze nell’interno che servirebbero per aprire la via ad ulteriori missionari. Per questa ragione ho lasciato l’ordine a D.n Luigi Sturla di munirsi, potendo, di una raccomandazione dal governo di Aden, e poi nel mese di Novembre recarsi a Berbera per passarvi qualche mese. Questo zelantissimo Sacerdote conosce già abbastanza la lingua Somaula, di cui ha già ricavato un dizionario di 2000. vocaboli con una piccola grammatica. Il 27. Gennajo 1848. ho lasciato Berbera per recarmi in Aden per parlare coll’Agente politico Inglese.

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Aden = Asia

Aden città di 15. mille abitanti situata sulla costa d’Arabia cento miglia al Sud-Est di Bab-Elmandel. È una specie di penisola circondata da un magnifico porto capace di ricevere 200. vascelli. La penisola all’intorno è circondata da una catena di montagne vulcaniche, e nel cratere in mezzo havvi la città. Prima del 1835. era capitale di un principato indipendente, e residenza di un Sultano; la Compagnia delle Indie quando stabilì la linea dei vapori ha preso un precario per stabilirvi un deposito di carbone, ma poi finì per impadronirsene cacciando il Sultano all’interno con una qualche anua gratificazione. La Compagnia suddetta vi ha fondato una piazza forte formidabile, che con ragione vien chiamata il Gebelterra di Oriente, la quale coll’uso delle armi sarà mai più presa. Coll’influenza di questa piazza l’Inghilterra è come padrona del mare rosso, del golfo persico, dell’Affrica orientale, e dei mari di quelle parti. Come i governi di tutti quei littorali son tutti governi piccoli, indipendenti, la politica Inglese con questa posizione impone a tutti, e senza possedere nuovi paesi governa potentemente dapertutto; senza che le potenze d’Europa se ne accorgano, essa signoreggia sul commercio con un monopolio misterioso che appena può comprendersi quando si vede col fatto. [P. 8. – F. 368v] È supponibile che sia questa la ragione per cui cercano di allontanare gli Européi da tutti questi luoghi sordamente signoreggiati col maneggio dei governi nomadi, affinché non venga conosciuto e disturbato il loro traffico.

Sono entrato la prima volta in Aden il 28. Gennajo 1848. dopo alcuni giorni sono andato dal Capitano Hens Agente politico e Governatore in capo di quella piazza, il quale mi ricevette colla massima cerimonia. L’ho pregato della sua protezione per fissarmi sulla costa di Zeila, e mi rispose che non poteva senza scrivere a Londra. Quindi egli stesso mi suggerì di ottenerla col mezzo di una petizione del S. Padre a Londra, come ho poi fatto. Frattanto passammo d’accordo che prima di partire di Aden per la costa opposta dei Somauli, ad un semplice mio avviso egli mi avrebbe fatto una raccomandazione per scritto. Il giorno prima di partire gli ho scritto ed egli mi rispose gentilmente in questi termini: «Sono stato consultato dai capi della costa in proposito del di lei viaggio, ed ho risposto loro che non solo non era contrario, ma che anzj m’intendeva raccomandarla ecc. e che perciò non occorreva più di scrivere altro. Da questo biglietto che ancora tengo si conosce benissimo che i capi della costa Somaula sono governati direttamente da Aden. Quindi il complesso delle cose accadute spiegarono chiaro tutto il mistero.

In Aden vi sono abitualmente soldati 2000. più che meno; di questi 600. sono Europei Inglesi alle volte metà cattolici e metà protestanti, ed alle volte un maggior numero di Cattolici oppure maggior numero di Protestanti secondo il reggimento di che nazione è. Gli altri poi sono tutti neri Indiani, i quali sono Cristiani Cattolici per lo più in proporzione del terzo, ed il resto idolatri. Nel ceto civile si trovano moltissimi impiegati di terza categoria che /216/ sono Cattolici di Goa, ed una gran quantità di servi, camerieri, cuochi ecc. parimenti della stessa nazione. Una gran parte dei soldati Europèi sono maritati con famiglia, come altresì una gran parte dei bassi impiegati Goani, e dei servi. Gli impiegati superiori sono per lo più tutti Protestanti, appena si trova qualche Uffiziale Cattolico e dei Sergenti. Quando il reggimento bianco non è nella pluralità Cattolico, essendovi un solo Uffiziale o due non osano manifestarsi come Cattolici; lo stesso qualche volta anche fra i Sergenti. La parte militare è una popolazione che si cangia almeno ogni tre anni; la parte poi civile per lo più è stazionaria. Fra i Cattolici Europèi e fra i Goani si trova un’attaccamento al nome di Cattolico, ed anche alla Chiesa che frequentano sufficientemente, ma sono pochissimi quelli che si accostano ai Sagramenti; [p. 9. – f. 369r] i soldati indiani neri poi sono vere gioje e modelli. Vi sono frequenti conversioni fra i soldati idolatra indiani, fra i Protestanti soventi si convertono donne, e raramente soldati. Nella popolazione Cattolica si potranno contare al più cento ragazzi da scuola tra maschj e femine. È doloroso vedere questi costretti a frequentare la scuola protestante unica che si trova in paese. Si dovrebbe stabilire una scuola di Fratelli della Dottrina Cristiana e di Monache, ma vi sono difficoltà di clima, di mezzi, e forse anche di governo.

La Missione di Aden è delle più complicate che vi siano. I soldati Inglesi parlano la loro lingua e non conoscono altro; fra i Goani molti sanno l’inglese, ma la più parte non parlano che Portoghese o Goano; i soldati indiani poi, parte parlano l’indostano, e parte solamente il Tamul, raramente si sa un poco d’inglese fra gli Uffiziali e Sergenti. Il genio degli uni e degli altri è anche molto diverso: gli Europèi vorrebbero un missionario Irlandese e se fosse possibile avrebbero la boria di pretendere e Chiesa, e funzioni a parte; i neri poi odiano affatto il sistema dei preti Irlandesi.

Il sistema usato finora nella Missione, che io intendo di sottomettere al giudizio superiore per mia ed altrui tranquillità. Il Missionario si è limitato finora alla pura Messa, amministrazione di Sacramenti, e di Sacramentali; mai vi è stata predicazione, perché in qualunque lingua venga fatta, una maggior parte è sempre quella che non capisce. Come il Missionario parla per lo più Inglese, per i Cattolici di questa nazione il Sagramento della penitenza è amministrato sufficientemente bene, ma per tutti gli altri il sistema usato è ben poco soddisfacente: il missionario tiene una confessione pratica nelle tre lingue principali delle Indie, e con questo, senza capirsi a vicenda il confessore ed il penitente, viene amministrato il Sagramento della penitenza.

Qui agendum? Il Missionario Europèo, atteso il clima, è difficile che possa restare in Aden più di cinque o sei anni; in questo tempo non potrà mai apprendere tutte le lingue necessarie a sapersi per la debita amministrazione di quella Missione. Per aggiustare bene le cose vi abbisognerebbero abitualmente tre Missionarj uno destinato per gl’Inglesi, l’altro per gl’indiani, ed un terzo per la popolazione del paese che non conosce altra lingua che l’arabo; /217/ ma per eseguire questo piano fa duopo di mezzi; ben inteso però che le tre distinzioni siano semplicemente per le varie lingue e non rapporto alla giurisdizione. Se mi riuscirà di trovare dei mezzi penso di aggiustarla così; in caso contrario bramerei sapere per mia tranquillità se il sopraindicato modo di amministrazione dei Sagramenti possa tollerarsi in buona coscienza. I missionarj dopo che sono stati alcuni anni in Aden potrebbero servire per altri luoghi dei contorni se ci riesce di stabilire qualche cosa.

P. 10. – F. 369v Il clima di Aden è un clima infelice. Nei quattro mesi di estate il caldo è dai 35. ai 40. gradi Reumeur, accompagnato da un vento caldo e quasi infuocato. Nel rimanente dell’anno è abbastanza temperato da star mediocremente bene se non ci fosse continuamente il vento secco che irrita le fibre ed il nervo. Il terreno non produce un filo di vegetazione, e manca anche di spazio commodo per fare un poco di moto. Per questa ragione tutti i missionarj precedenti dopo due o tre anni hanno perduto tutti quanti chi la vita chi la salute. Per migliorare un tantino la condizione del missionario ho lasciato l’ordine di comprare una piccola casa di campagna nelle vicinanze del porto, luogo un poco più fresco e salubre; se questo riesce e che i missionarj arrivino a godere un poco più di salute, si potrà pensare ad altri miglioramenti: in caso diverso non so cosa si potrà fare. Nel momento che scrivo ricevo lettera da D.n Luigi Sturla in cui questo buon sacerdote incomincia farmi una leggenda sulla sua salute, e mi fa sentire il poco calcolo che si potrà fare sulla sua persona.

Pure la Missione di Aden è l’unico luogo in cui vi sia una certa sicurezza e tranquillità, dove se si fa qualche cosa è fatto per sempre. Un migliajo di miglia in circonferenza non si trova un’altro punto di appoggio sicuro per la corrispondenza, per il passaggio, e per la ritirata di tutti i missionarj del contorno, in caso di bisogno. Qualora ancora vi fosse qualche paese sulla costa d’Affrica, in cui colla protezione di una qualche potenza di Europa vi si potesse stabilire qualche cosa di positivo il clima sarebbe sempre caldissimo al pari di Aden, benché forse più salubre e più agreabile per altri riguardi; certamente poi non si presterebbe come Aden per il servizio di altre missioni. In materia di clima, il paese migliore ancora dell’Europa è l’Abissinia e paesi Galla, ma fino a tanto che non piacerà al Sig.re di cangiare la sorte di quel paese, non solo non potrà prestarsi per altre Missioni, sarà anzi somma grazia che sussista e cammini come è attualmente.

Moka – Asia

→ Mokha
→ Bab el-Mandeb
→ Yemen
Saxa → ?
Moka città di 6000. abitanti tutti mussulmani fanatici, situata sulla costa d’Asia nel mar rosso 50. miglia circa al Nord dello stretto di Bab-Elmandel, come seconda capitale del Jemen, residenza di un Scierìf, ossia principe del sangue di Maometto, una volta dipendente dal Scierìf di Saxa vera capitale del Jemen (regno dell’Arabia felice indipendente dalla Porta) ora conquistata nel 1849. dalla Porta. Qui la Missione ha niente da fare, meno il caso che questo paese venga /218/ a ricadere nelle mani degli Europèi. Come Moka è patrona di Zeila potrebbe occorrere il caso di dover ricorrere qui per raccomandazioni per la costa [p. 11. – f. 370r] Somaula. Quando il Governo di Moka prenderà il possesso di Zeila, con un firmano di Costantinopoli si potrà colà stabilire una casa, come negli altri paesi della Porta. Pare che gli Inglesi abbiano dato alla Porta il possesso di Moka colla condizione di non toccare Zeila e la costa Somaula.

Hodeida – Asia

→ al-Hudayda Hodeida città di 8000. abitanti tutti mussulmani fanatici, residenza d’un altro Scierif, anche questa considerata come capitale del Jemen. È situata 200. miglia al Nord di Moka, circa il 18. di latitudine. Una volta era dipendente dal Scierif di Saxa, che si trova solo lontana due giornate di cammino nell’interno dell’Arabia felice all’Est, ora è conquistata dalla Porta, ed è residenza di un Pascià subordinato a Gedda. Anche qui avvi niente a fare, come paese sacro a Maometto.

Confida – Asia

Confida città di 2000. abitanti mussulmani, situata 250. miglia al Nord di Hodeida, e 50. al Sud di Gedda. Qui avvi un governatore con 300. soldati subordinati a Gedda. In questo paese pure vi è niente da fare per la solita ragione. I Missionarj di Gedda o Massawah dopo due giorni di viaggio fanno fermata in questo porto.

Gedda – Asia

Gedda città di 15000. abitanti situata al 16. di latitudine, residenza del Pascià di Mecca, Pascià di primo ordine, il quale ha la rappresentanza del governo in tutti i paesi appartenenti alla Porta di questi contorni. Gedda è lontana tre buone giornate dalla Mecca primo Santuario mussulmano, e sei da Medina dove trovasi la tomba di Maometto. La città di Gedda è inchiusa nel rigoroso distretto del pellegrinaggio Santo per i maomettani, di cui ne è come la porta d’ingresso. I mussulmani che vengono dalle quattro parti del mondo al pellegrinaggio della Mecca, prima di entrare in Gedda si lavano da capo a piedi e poi si mettono le vesti dell’innocenza (perduta) e poi vi entrano così santificati. Il numero dei pellegrini che vi vengo[no] annualmente poco presso è di 200000; dei quali un quinto vi resta vittima o della peste o della miseria, e così entra nel ruolo dei Santi maomettani; gli altri poi ritornano di là alle quattro parti del mondo, fra i barbari e selvaggi, pieni di un fanatismo stomachevole a raccontare mille falsità delle grandezze di questi paesi, e della loro religione piena di scioccherie. Inutilmente cercano le potenze di Europa di civilizzare i barbari, se prima non pensano ad umiliare questa scuola universitaria del Corano, la quale entra come una peste in tutte le popolazioni nomadi e barbare a corrompere il senso a tutti naturale di conoscere e di sapere, e per conseguenza a prevenirle contro ogni genere d’istruzione e di progresso. Ho veduto io stesso e toccato colle mani che il mussulmano /219/ di qualsiasi paese, e più di tutti il mussulmano dei paesi selvaggi, non è più uomo per sentire nessuna sorta di verità né dogmatica, né morale, né storica. Verrà anzi l’epoca in cui non solo i missionari, [p- 12. – f. 370v] ma gli Europèi di qualunque credenza, non potranno più penetrare nessun paese barbaro, dove han potuto arrivare i missionarj della Mecca. Saranno anzi cacciati dalle colonie che posseggono, come lo sono stati i portoghesi da tutta la costa di Mossambik. Due anni sono il Sig.r Fresnel Console di Francia in Gedda, passeggiando per la città gli fu sparato un colpo di pistola da un soldato, che fortunatamente non lo colpì. Andò dal Pascià per la dovuta soddisfazione, ed ebbe la risposta che nella città Santa sarebbe stato uno scandalo punire un soldato che ha cercato di uccidere un infedele, e che perciò non si faceva luogo a soddisfazione nessuna. Sentita una tale risposta, (tutta conforme allo spirito mussulmano) il povero Console non osando più restare in Gedda, bassò la sua bandiera e se ne andò a cercare giustizia in Francia dal suo governo. Io avrei creduto che un fatto così solenne contro il rappresentante di una Nazione gelosissima del suo onore, e forte come la Francia avrebbe dato il segnale ad una gloriosa vendetta al pari di quella di Algeri e di Marocco, ma di una conseguenza politica ben di sfera diversa; tanto più che dell’anno istesso, pochi mesi prima, e poco distante da Gedda sul littorale opposto del mare rosso nei circondarj di Massawah era stata solennemente abbrucciata colla bandiera la casa dell’Agente consolare Degoutin; ma non era ancor giunta l’epoca di umiliazione per la gran bestia devastatrice, e di trionfo per la politica cristiana. Una cosa così seria e così importante restò sepolta in gabinetto, e nei gabinetti tramezzo la concorrenza di altri affari di poca o nessuna importanza. La distruzione di questo colosso fatto al rovescio di quello veduto da Nabucco, coi piedi d’oro e la testa di creta, forse sarà riservata al calcolo di una generazione futura guidata da politica più pura, e lumi migliori. Del resto in Gedda vi sono da dieci circa famiglie eretiche per lo più di diverse sette, ma in facia all’islamismo fanatico ed intollerante, sono unitissime fra di loro; i medesimi cattolici quando vi sono si stringono in amicizia cogli eretici di ogni setta per fare una cosa sola un poco più rispettabile in facia al nemico comune. Ho celebrata la S. Messa ed intervennero tutti non esclusi i protestanti; come non hanno preti mi pregarono di fare un battesimo, ma non avendo voluto acconsentire di allevare almeno il neonato nel cattolicismo, gli ho consigliato a dargli l’aqua semplicemente come in caso di necessità. In Gedda come in tutti gli altri luoghi di questo littorale, non solo sarebbe inutile la missione, ma il povero prete sarebbe soggetto a molte vessazioni, e costretto a coprire il suo carattere, ed esercitare il suo [p. 13. – f. 371r] ministero a porte chiuse, nemanco potrebbe prestare il servizio della testimonianza del nostro ministero, che sarebbe d’altronde cosa bella in un luogo così sacro all’empietà, e così frequentato. Fa d’uopo perciò contentarsi di considerare da lontano questo luogo come molto interessante la politica nostra, e maneggiare per quanto /220/ è possibile gli elementi della politica europea, sino al punto sopraindicato che sarebbe un vero trionfo per tutta la cristianità. Fino a tanto che non sarà distrutta la Mecca è una idea vana pensare che possa perire l’islamismo, o anche solo cessare la sua influenza.

Jambo – Asia

Jambo città di 1500. abitanti mussulmani, e piazza di un Governatore subordinato a Gedda con 200. soldati. È situata sul med.mo littorale a Nord di Gedda nel luogo dove precisamente passa il tropico. La Missione qui pure ha niente da fare, soltanto è notabile, perché i missionari che vanno da Suez a Gedda sulle barche arabe vi passano per provviste. La navigazione nei suoi contorni è molto scabrosa.

Tor – Asia

Tor è un piccolo villagio sul littorale lontano due cento miglia da Suez. Ha circa 600. abitanti, dei quali la metà sono cristiani scismatici sudditi del Monastero Greco del Monte Sinai, lontano una buona giornata di cammino. Vi risiede un prete monaco del monastero suddetto. È luogo pure di passaggio per quelli che prendono la via di Gedda sulle barche arabe.

Guardafui – Affrica

Capo più classico per la sua posizione divisoria dei due mari Oceano e Golfo di Aden, di quello che sia per altri riguardi. Vi è un piccolo paesetto di circa 30. famiglie, un porto miserabile, pochissima aqua e cattiva, ed il terreno è sterile e deserto a molta distanza dal mare, motivo per cui ha nessuna relazione interessante coll’interno, ha perciò pochissima importanza nel caso nostro.

Ras-Affon – Affrica

Capo Orfui, anche questo piccolo paesetto mussulmano 60. miglia a ponente di Guardafui sulla costa d’Affrica che versa nell’Oceano. Incomincia qui il governo di Himan di → Mascate Mascad padrone di tutta questa costa fino a Zanzibar. Anche questo ha pochissima communicazione coll’interno. Come qui vi è un porto migliore con aqua, vi è maggior passaggio di barche, e si dice che alcune potenze abbiano intenzione di stabilirvi si; fuori di questo caso vi è niente a fare.

Brava – Affrica

Brava è una città che dicono di 6000. abitanti tutti mussulmani, ad eccezione di qualche negoziante Greco scismatico: È situata al quinto grado di latitudine settentrionale sulla stessa costa d’Affrica. Il Governo è Turco appartenente all’Himan di Mascad principe forte che possiede un lungo tratto di littorale nella foce [p. 14. – f. 371v] del golfo Persico dalla parte dell’Arabia dove si trova la città di Mascad; quindi quasi tutto il littorale dell’Affrica dal Capo Orfui sino a Zanzibar. Questo principe è creatura inglese a cui la Regina ha regalato vapori ed altri oggetti di valore; in tutta la sua dipendenza perciò domina la politica contraria alle missioni, benché qual- /221/ cheduno provi il contrario, e giunga persino ad assicurare che il sudetto Himan di Mascad sia eccessivamente stanco di lasciarsi godere dagli Inglesi, e che cerchi l’appoggio di una forte potenza di Europa per disfarsene. Benché la popolazione di Brava sia tutta mussulmana, pure sarebbe quello un luogo molto interessante perché ivi discendono dall’interno al mercato in gran quantità i nomadi Galla che ancora non sono mussulmani. Persone che vi sono state molte volte mi hanno assicurato che una missione stabilita in Brava potrebbe dopo un’anno aprirsi la via all’interno dei paesi Galla non conosciuta ancora. Prima però sarebbe necessario assicurarsi del favore di quel governo.

Melinda – Affrica

→ Malindi Melinda è una città poco presso grossa come Brava e sotto lo stesso governo, situata al quarto grado di latitudine meridionale. Quello che si è detto di Brava si deve dire con maggior ragione di questa piazza considerata la più centrale e la più frequentata dai Galla nomadi dell’interno di tutte le altre della costa. Molte persone mi hanno assicurato che da Melinda con un poco d’industria e di manegio si potrebbe penetrare al → Guraghé Gouragué vasto regno Galla che simpatizza molto coi cristiani, ma che finora è inaccessibile da altre parti.

Zanzibar – Isola d’Affrica

Zanzibar è un’isola poco lontana dal littorale, situata al quinto grado di latitudine Sud. È una città di circa 20000. abitanti quasi tutti mussulmani. È la sede principale, e come capitale di tutto il littorale dove risiede una parte dell’anno il Principe Himan suddetto, ed un suo prossimo parente ne è sempre il Governatore. Vi sono pure i Consoli Francese ed Inglese con alcune altre famiglie cattoliche. Qui avvi un gran porto e si fa il gran mercato per i generi d’importazioni ed esportazioni all’ingrosso, dove corrono i negozianti dei varii mercati di tutto il littorale, ed i bastimenti e barche dall’Arabia, dalla Persia, dalle Indie, ed anche dall’Europa. Nel caso di dover stabilire qualche cosa su quella costa, i missionari dovrebbero di primo slancio andare a Zanzibar, per munirsi di raccomandazioni dai Consoli, e poi colla loro assistenza fissarsi su qualche punto del littorale più interessante. Da Aden si trova facilissimamente imbarco per Brava, Melinda, e Zanzibar [p. 15. – f. 372r] tanto sulle barche arabe, quanto sopra bastimenti, e ciò a bonissimo prezzo.

Osservazioni sull’Affrica

Esposte le posizioni particolari sul littorale dell’Affrica la maggior parte spettanti al Vicariato Galla, non è fuori proposito aggiungere alcune osservazioni sull’Affrica in generale, perché nel supposto che le med.me debbano essere coltivate, sarebbe in seguito ad una politica, che, secondo il mio debole parere dovrebbe addottarsi, onde ridurre tutto questo vasto paese al punto di poterlo in seguito evangelizzare.

/222/ L’Affrica è un paese vasto, a cui si attribuisce dai calcolisti da 70. a 80. millioni di abitanti e che io non dubiterei dire che oltrepassi i 100., atteso che l’interno è più abitato di quello che si crede; come altresì è paese più ricco, di quello che nei suoi littorali conosciuti mostra di essere. Benché io non conosca esattamente il progresso fatto nei littorali opposti a quelli del mio vicariato, pure non mi sbaglierò di molto dicendo che il numero dei convertiti non oltrepassi ancora il millione. L’islamismo all’opposto si è impadronito perfettamente di tutti i littorali di questa mondiale penisola, oltre ai progressi immensi che ha fatto in certi luoghi anche verso l’interno. In tutta la costa di Barberia i limiti dei paesi mussulmani dalla parte dell’interno non sono conosciuti; nell’Egitto si è propagato fino alle fonti del Nilo; nell’Abissinia minacia di predominare e soffocare quel poco di Cristianesimo che si trova; in tutto il littorale poi è stabilito ove più, ove meno a due o tre giornate distante dal mare. Di modo che già si può dire che l’islamismo è padrone della metà dell’Affrica. Ma qui non sta tutto il male; il peggio si è che è lui padrone di tutte le porte, ed i missionarj della Mecca che sono tutti negozianti, per avere il monopolio del commercio coll’interno, hanno saputo fermare le porte dell’Affrica seminando pregiudizj così forti in tutte le frontiere contro tutti gli Europei, che è impossibile il penetrarvi non solo ai nostri missionarj Cattolici, ma agli stessi negozianti, e viaggiatori. Questo non è più un problema, ma è un fatto che io mi sentirei di provarlo colla storia alla mano e di missionarj, e di viaggiatori, e di negozianti, ora assassinati, ora trucidati sulle coste dell’Affrica di qua e di là. Nell’interno vi sono regni floridissimi non ancora infetti dall’islamismo, alcuni dei quali anzi hanno un’antipatia per i mussulmani, per il titolo della schiavitù, ed hanno al contrario simpatia per il nome Cristiano, dove è conosciuto; ma questo a cosa serve quando noi non vi possiamo entrare? Poco per volta finiranno per impadronirsi anche di tutto l’interno: ne vuole una prova? Nell’Ennerea 13. anni sono non vi era un mussulmano, ora lo sono i due terzi del regno.

Quid agendum? Mandare direttamente all’interno compagnie di missionarj io credo essere cosa non solo inutile, ma perniciosa ancora alla S. causa di cui è que- [p. 16. – f. 372v] stione. Inutile, perché essendovi la porta chiusa per tutte le parti, i poveri missionarj stancheranno il loro zelo e consummeranno i pochi fondi che hanno sulle frontiere coi mussulmani, i quali sogliono lusingare fino a tanto che hanno speranza di prendere, poi saranno costretti a ritornarsene, fortunati di portare via la pelle sana; perniciosa poi, perché la Chiesa e l’Opera pia da una parte si stancano con queste spedizioni senza frutto, e cesseranno poi di mandare per non consummare inutilmente i fondi; dall’altra parte questi tentativi, e queste comparse di missionarj danno occasione ai mussulmani, i quali sogliono avere il monopolio dei pregiudizj nell’interno, per prevenire maggiormente le popolazioni nomadi contro di noi, dicendo che i bianchi sono venuti per prendere il loro regno e fargli schiavi ecc. ecc. Quindi le difficoltà si faranno sempre maggiori.

/223/ Qualora perciò si voglia seriamente pensare al modo di evangelizzare l’interno dell’Affrica in modo stabile, una sola pare essere la via, a prima vista un poco lunga, ma la sola che calcolando umanamente possa giungere allo scopo. Questa sarebbe di fare dei stabilimenti pii di educazione e di pubblica carità in tutti i luoghi delle coste principali dove si trova stabilito il commercio coll’interno. Un stabilimento sulla costa in qualunque luogo sia, sotto la protezione di una potenza Cristiana che abbia la sola delicatezza di mandare una qualche volta un bastimento da guerra di ronda a visitare, può essere sicurissimo di non essere disturbato dai mussulmani. In questi stabilimenti di educazione si dovranno ricevere solamente giovani dell’interno, ai quali verrà data gratis un’educazione cristiana ed un’istruzione tal quale sulle cose o di scienza o di arti che possono essere più utili ai loro paesi; quindi i migliori e più disposti si potranno coltivare per il Sacerdozio; gli altri poi dopo che avranno acquistato una certa educazione ed attaccamento agli Europei missionari si rimandano nell’interno con qualche piccola scorta di regali da fare. Questi giovani rientreranno nei loro paesi con un germe nel cuore che non si perderà mai più. I med.mi col corredo dell’educazione che hanno e dei lumi superiori muteranno ben presto l’elemento dell’opinione publica, e come così educati non mancheranno col tempo di sedere alla destra dei principi, spianeranno ogni difficoltà, e faranno nascere il desiderio di avere i missionari. Allora sarà l’epoca di mandare missionari a misura che nascerà il bisogno, e coll’appoggio dello stabilimento sul littorale prossimiore, la cosa si potrà fare poco per volta con poca spesa e maggior sicurezza di riuscita. Nell’Abissinia Monsig.r De Jacobis stette sei an- [p. 17. – f. 373r] ni senza nemanco avere la consolazione di convertire i suoi servi; allora incominciò la missione quando una quantità di quelli che sono ritornati da Roma hanno migliorato l’opinione relativamente ai missionari presso il popolo e presso i principi. Oltre lo stabilimento per l’educazione se si potesse fare nei luoghi precitati un’altro piccolo stabilimento di Suore della Carità o altre simili che facessero quello che si fa dalle med.me in Alessandria versi i poveri infermi massime forestieri venuti dall’interno, servirebbe mirabilmente allo scopo indicato.

Ne creda che sia necessario fare un gran numero di stabilimenti a questo proposito, da rendere impossibile l’esecuzione del piano. Tutta la costa orientale della linea equinoziale in su sino al mare rosso, io vorrei farne uno o al più due. Dalla linea equinoziale sino al Capo Bonasperanza, e da questo sino alla costa di Barberia, due o tre potrebbero ultra bastare quando verranno collocati in luoghi centrali, e di commercio coll’interno. Tutto al più vi resterebbe da farne uno nel Sennaar luogo più centrale di tutti, dove se si aggiungesse la conversione dei Copti eretici sarebbe veramente un luogo da coltivarsi molto; come altresì converrebbe che si addottasse questo sistema di coltivare giovani dei paesi nomadi di tutta la costa di Barberia dove già vi sono governi, missioni, e cristianità stabilite.

/224/ La mia idéa sarebbe di andare in Francia per trattare la causa suddetta ed insinuarne il piano indicato a Lione, a Parigi. Se quello mi prometterà assistenza, e questi protezione, io incomincierò eseguirlo sulla costa orientale in alcuni luoghi descritti in questa relazione, come Brava, Melinda ecc. Restando poi a chi spetta promoverlo altrove. Sei mesi sono la Società d’Affrica di Francia mi scriveva pregandomi di voler dare i miei lumi rapporto alla civilizazione dell’Affrica; non so se la med.ma sia una Società da poterne trarre qualche partito per la causa Cattolica, ma se lo sarà, come spero, io non risparmierò fatica per determinarla ad agire in senso nostro e Cattolico per la diffusione del Vangelo. So che la med.ma conta già più di venti anni dacché è stabilita, ed ha una cinquantina di Vescovi e Prelati rispettabili associati, vorrei bene che si prestasse con qualche energìa al caso nostro. La causa dell’Affrica va trattata con energìa, altrimenti passerà l’epoca ed il tempo utile; fa duopo rifletter bene, e quello che si farà dovrà partire da un calcolo che presenti una più che probabilità di riuscita.

Questo piano però è inesiguibile senza la protezione di una qualche potenza cristiana. L’Inghilterra sarebbe quella che in modo più facile e più potentemente potrebbe prestare questo servizio alla Chiesa di Dio, ma fino a tanto che non piace al Sig.re di cangiare la politica di quella nazione, io credo un’illusione sperare di là [p. 18. – F. 373v] qualche cosa; la Francia e la Spagna sono le sole nazioni che abbiano qualche forza stabilita in quelle parti da poter commodamente prestarci la desiderata assistenza senza una nuova organizzazione di marina a bella posta. Io son venuto coll’intenzione di perorare questa causa con tutta la mia forza, e lo farò immancabilmente, per quanto sta da me, se l’E. V. crede bene che io facia; ma nel caso, essendo io un semplice particolare [privato], avrei bisogno di una raccomandazione per parte della S. Sede presso quella potenza che crederà più a proposito. Ne basta una raccomandazione fatta a me, ma trovando ragionevole il piano indicato, deve addottarlo, e poi non dimenticarlo più in tutte le circostanze che si presenteranno di poterlo raccomandare col mezzo di Oratori migliori di me, quindi promuoverne anche l’esecuzione negli altri littorali dell’Affrica, dove io non posso arrivarvi.

Se le cose in Francia mi vanno bene, nel mio ritorno manderò subito un’esploratore a Zanzibar munito di lettere di raccomandazione al Console Francese, affinché lo assista per poter visitare Melinda e Brava. Di Aden io posso fare questa spedizione con tutta facilità, e poi le risoluzioni si prenderanno in seguito, secondo la relazione che verrà di là. Mentre si farà questa operazione io farò il viaggio del Sennaar, e di là all’interno per aggiustare le cose coi compagni e con Monsig.r De Jacobis; quindi mi porterò di nuovo in Aden per quello che occorrerà di fare là e sulla costa dell’Oceano.

Rapporto a Suez le rimetto una lettera del Console Francese che potrà servire di norma alla S. C. per quelle determinazioni che crederà del caso. Come il prefato Console Francese pare che abbia fatto ricorso all’opera della Propagazione di Lione, io andandovi /225/ saprò informare V. E. R.ma delle disposizioni di quel Consiglio centrale rapporto all’Ospizio di Suez.

Termino questa mia lunga narrazione pregando V. E. R.ma a compatirmi se ho abusato della Sua bontà trattenendola forse troppo in certi dettagli meno interessanti; mentre coi sentimenti del più sincero attaccamento Le bacio la Sacra porpora nell’atto di professarmi

D. E. V. R.ma

Umil.mo ed Aff.mo Figlio in G. C.
† Fr: Guglielmo Massaja V.o di Cassia
V. A. dei Galla