Massaja
Lettere

Vol. 1

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Al cardinale Giacomo Filippo Fransoni
prefetto di Propaganda Fide – Roma

F. 507rEminenza

Alessandria-Egitto 4. Maggio 1851.

Sono mortificato nel dovermi ancora presentare all’E. V. con delle novità; le ultime notizie, venutemi per il piego ultimo, sono /280/ tali, che io non credo prudenziale fare dei passi senza un’di Lei ultimo parere.

Come vedrà dalla lettera qui compiegata, il P. Cesare ed il P. Felicissimo sono stati caciati dal paese Amara, dove la missione presentava le più belle speranze per tutto quel principato nella maggior parte Galla, e per tutti i paesi dei contorni, i quali ne avrebbero un sommo bisogno. Benché nella suddetta il medesimo P. Cesare disanimato da simile incidente, mi dica di essere poco disposto a ripassare in quelle vicinanze, pure subito gli ho scritto di fare ogni possibile per passare più avanti nei paesi Galla situati al di là del Gojam, suggerendogli le medesime precauzioni che credo dover prendere io stesso nel mio ritorno, onde non essere conosciuto – Qual risoluzione prenderà al ricevere detta mia, non lo so; tanto più che, per una combinazione, avendo ritardato molto a rispondergli, potrebbe essere che abbia già lasciato Gondar e sia disceso alla Costa di Massawah, dove già è disceso il suo Compagno P. Felicissimo. Se loro sarà possibile l’esecuzione dei miei ordini, allora meno male, faranno loro il passo che voleva fare io, e che farò seguendoli per un’altra strada; se poi fossero già tutti discesi, e non [f. 507v] si sentissero abbastanza in forze per fare questo passo, allora io non saprei cosa fare di questi missionari – Se questa Crisi non succedeva, io mi sarei abboccato con loro al più lungo nel mese di Febbrajo dell’anno prossimo, e poi gli avrei preceduto, sicuro di essere da loro seguito. Ora che essi hanno abbandonato i loro posti, non posso più proseguire il mio viaggio dalla parte del Nilo, senza prima attendere una loro risposta dalla parte di Massawah; epperciò mi veggo obbligato a fare una scappatina in Aden, e poi ritornarmene in Cosseira per prendere la via del Nilo; altrimenti dopo l’estate spunterei all’estremità Sud deil’Abissinia, e non trovando nessuno, potrei combinar nulla.

Per aggiustare tutte queste cose vi sarebbe una via piana, quella cioè di richiamare tutti i missionari in Kartoum, e di là per la via del fiume bianco portarci direttamente al Gouraguè, ma presentemente non si farebbe che incrociare la Missione di D. Ignazio Knobleker, già incamminata a quelle parti – A questo proposito voglio dare la ragione per cui in Roma mi sono dimostrato indifferente, quando Monsignor Segretario mi proponeva di acettare i missionarii suddetti di Kartoum – poco prima trovandomi qui in Alessandria mostrai a Monsignor Guasco la lettera della S. C. con cui io veniva pregato d’incorporare i detti missionarj alla missione Galla; quindi prima di partire ho detto a questo Prelato, che occorrendo qualche bisogno per i missionarii suddetti spedisse pure loro la somma di mille franchi per mio conto, credendo così di soccorrergli provisoriamente; pochi giorni dopo, arrivato Knobleker in Alessandria bisognoso di moneta, Monsignore gli fece presente l’ordine che aveva da me di soccorrerlo, ma egli non solo volle nulla acettare, ma diede ad intendere che fuggiva il mio incontro; avendo intesa questa notizia in Roma, io cercai di sbrigarmi da quei missionarj, i quali da quanto sembra, non mi volevano, ed ancora attualmente temerei di /281/ adombrargli facendo qualche passo da quella parte – Sono mortificato nel dover dire queste cose, ma l’esperienza m’insegna ogni giorno più chiaro, che è meglio parlar chiaro per non far imbrogli – La stessa disposizione [f. 508r] di fare sacrifizii per la pace e per l’onore altrui, se fosse pagata solo con altri dispiaceri più gravi, sarebbe niente, ma ben soventi succede che è pagata con inconvenienti a carico del ministero.

Un’altro affare non meno grave, il quale giungerà nuovo all’E. V., come giunse a me con mia sorpresa, è la partenza del P. Leone des Avancer per le isole Schechelles. Come io sono entrato per nulla in questo affare, non facio che mandarLe le lettere, affinché V. Em. facia esaminare il caso, e poi decida quid agendum? potrebbe essere un tratto di provvidenza, attesoché là ci sono veri e reali bisogni, avendo anche io incontrato più volte persone di quelle isole che mi proposero persino di pagarmi il viaggio, o di pagarlo a qualunque missionario che avessi mandato, ciò non ostante il P. Leone, ed anche D. Luigi hanno fatto un’atto arbitrario, di cui neanche saprei giudicarne la gravità, perché non conosco i titoli giurisdizionali di quei paesi, solamente so che io colà ho da far nulla – Io penso che quelle isole appartengono al Vescovo dell’isola Maurizio, il quale se non ha aderito alle replicate istanze che gli hanno fatto gli abitanti di Chechelles da molto tempo, sarà perchè non ha potuto, o per mancanza di preti, o perchè il governo inglese ha cercato d’impedirlo con vie indirette, ma efficaci, e ciò per secondare le mire dei ministri protestanti colà stabiliti. Qualora V. Em. si trovi in caso, e creda spediente di legittimare il passo imprudente fatto dal P. Leone, potrebbe intendersela col Vescovo suddetto, l’unico al caso di sorvegliare quella missione, ma La prevengo che il P. Leone, quanto è zelante e buono di costumi, altrettanto è ragazzo, capace di fare altri simili passi, come mi risulta dalle informazioni prese a conto suo in Francia; epperciò non converrebbe lasciarlo solo, ma bisognerebbe metterlo sotto la direzione di una persona soda. Quindi oso pregarLa, in caso, di fare le mie scuse presso il Vescovo di Maurizio, occorrendo che prenda sinistramente il caso occorso –

Altra notizia – Un Signore francese benemerito della Chiesa, persuaso che la Missione Cattolica in Abissinia ha un’importanza che non è capita, volendo salvarla ad ogni costo dall’imminente naufragio, è partito già dalla Francia con vistosi regali ed altre disposizioni generose, [f. 508v] con intenzione di trattare col Vescovo eretico una tregua dalla persecuzione che ci fa; egli fa questo a nome suo proprio colla massima segretezza, a segno che mi fece promettere il più rigoroso silenzio, e ciò per due ragioni: 1. perchè è incertissima la riuscita, e nel caso è bene che non si sappia per la gravità del ministero evangelico, alieno dall’usare mezzi mondani; 2. perchè altrimenti correrebbe rischio di perdere quel poco di speranza che ha di riuscire – Se questa operazione riesce, con dieci anni di tregua la missione può portarsi a un punto da non temere più, perchè potendo lavorare liberamente, in poco tempo, farà tanti proseliti da farsi rispettare; io allora potrei avere una speranza di /282/ potervi rientrare dalla parte di Massawah; in questo caso sarò poi glorioso di far conoscere all’E. V. il nome di questa persona, affinchè l’individuo ne venga ringraziato – Se poi questo non riesce, allora bisognerà che ci mettiamo nella mani della Providenza, e maneggiare la missione dell’Abissinia tanto che basti semplicemente per tenerla viva, aspettando un’epoca migliore; il tentare cose clamorose riuscirebbe più pericoloso che altro – Per mia parte in tal caso non saprei più cosa fare di straordinario per migliorare la sorte presente – Il suddetto Signore, partito con me di Francia, trovasi già ora in Cairo, e fra due mesi sarà in Abissinia a tentare il passo –

Per questa ragione ancora, io penso meglio di andare in Aden, nel mese di Agosto deciderò per qual via dovrò passare nell’interno – Frattanto sentirò i compagni e potrò combinare con loro –

Oltre le tre lettere qui compiegate, spedisco ancora altre lettere contenenti notizie interessanti, fra le altre una lunga lettera del P. Cesare in cui descrive in modo il più commovente la sua espulzione, ma queste le spedisco al P. Generale per non attediare inutilmente l’E. V., e anche perchè qualcheduna vorrei che fosse spedita a Lione per essere publicata –

Qui in Egitto Abbàs Pascià, sostenuto da qualche potenza Europea, prosegue a rifiutare le proposizioni della Porta e si sta fortificando; cosa ne sarà il solo Dio lo sa; però vi regna la più perfetta pace –

Ecco Eminenza, quanto mi occorre, pregandoLa quindi di un benigno compatimento, accompagnato dalla Sua benedizione. Le bacio la Sacra porpora, e sono

D. Em: V. R.ma

Divot.mo ed Aff.mo figlio in G. C.
† Fr: Guglielmo Massaja Vescovo