Massaja
Lettere

Vol. 2

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Al padre Lorenzo Lachenal d’Aosta OFMCap.
ministro provinciale di Francia – Lione

[F. 1r]M. R. P. Lorenzo in G. C. Amatissimo

Kafa 8 Ottobre 1860.

Ho scritto al M. R. P. Provinciale, ed al M. R. P. Arcangelo, relativamente al bisogno di questa missione, che spero sarà acettata da cotesta Provincia; penso bene raccomandare la cosa anche a Lei che ha dimostrato tanto interessamento per me nel 1850., affinchè multiplicatis intercessoribus fiat; non ripeto tutte le ragioni portate ai suddetti, persuaso che vedrà le lettere stesse, solamente Le dico, che mi pare di non cercare una cosa estranea agli interessi della loro Provincia da me amata come, e più della mia propria, perchè, occorrendo di dover ritornare in Europa, penso ritirarmi in un Convento di Francia a finire i miei giorni, non perchè non ami la mia Provincia, ma perchè mi sarebbe troppo doloroso vedere il guasto fatto da quel governo a tutta la Chiesa Subalpina, e tanto più doloroso, perchè io sono una persona che ho conosciuto tutte le demarcie antiche dei demagoghi che ora regnano, ed andando là sarei obbligato a piangere con tutti i buoni dell’antico religioso, e solido sistema; meglio per me tenermi lontano e pregare Iddio, che gettarmi in mezzo a quella selva di lupi, che sono guidati solamente dall’odore della carne, e non risparmiano neanche il Santuario che era l’oggetto della più sincera pietà dei loro antenati – A questo oggetto Ella abbia la bontà di mettermi al corrente di una notizia che mi ha fatto molto pena, relativamente al governo della nostra /238/ Patria. [F. 1v] Si sparse da queste parti, ed arrivò sin qui la notizia, che l’attuale nostro governo Sardo, amico delle riforme lucrose, Non ho trovato informazioni su questa furto, né del successivo passaggio della chiesa della Consolata ai Minori Osservanti. Si tratta evidentemente di voci nate nel clima di forte contrapposizione dell’epoca abbia fatto rubare di notte i tesori del Santuario della Madonna della Consolata di Torino (i quali sono l’espressione dell’amore e della pietà degli antichi Torinesi e Piemontesi, e monumenti parlanti delle grazie ricevute in tutti i tempi) e che temendo la tacia popolare e publica, abbia di detto rubarizio accusato i Religiosi Oblati di Maria SS; per questa ragione ne siano stati espulsi, inconsulta la S. Sede, ed intrusi in loro vece i minori Osservanti, ai quali si suppone preso il Convento di S. Tommaso. Come so che in lontananza difficilmente [giungono] le vere notizie, perché chi parla non suole osservare tutte le regole di procedura, ma secondare il sentimento proprio, amerei di sentire il vero a questo riguardo, perché amo ancora la Patria, ed anche il Re dalla sua fanciullezza; non scrivo a nessun Piemontese, perché in quel regno, a differenza di altri paesi di simile instituzione, si fanno anche violenze a chi dice la verità. Nel fatto suddetto, secondo me, difficilmente può dirsi che persone private abbiano potuto rubare questo tesoro, ben conoscendo io con quale cautela era custodito; per altra parte conosco troppo la probità di un’Ordine religioso, ed anche l’impossibilità di effettuare un rubarizio simile. Piuttosto, come sappiamo che lo spirito socialista che domina in questi governi, vero anticristo exaltatus super omne id quod dicitur Deus, ha pieno potere in c[i]elo ed in terra, e fra poco sentiremo che avrà staccato dall’ordine cosmologico un qualche pianeta per farne forse un balon volante, abbia fatto ciò, ed abbia dato l’aspetto di furto per salvarsi dalle critiche troppo giuste; noi sappiamo che questa gente oggi prende dalla scarzella della nostra Madre SS, come prende un Convento per farne [f. 2r] un deposito di soldati, e domani prenderà il palazzo del Re e ci scriverà sopra proprietà nazionale, cioè proprietà di qualcheduno a nome e maschera della nazione – Piuttosto mi pare probabile questo, ma non si deve pronunziare senza esserne certo. Se tutta questa storia è vera, compiango i buoni PP. Oblati, i quali però nel 1834. (se non erro) avrebbero fatto meglio non acettare tale Santuario Fino al 1802 il santuario della Consolata era stato amministrato dai Cistercensi; quando l’ordine fu soppresso, fu trasformato in una caserma preso allora da un’altro Ordine rispettabile, e preso dal medesimo partito che regna attualmente, benché allora in tempo di pace del governo colla Chiesa, per la via dell’inganno abbiano salvato le formalità dei canoni con uno schelletro di delegazione apostolica dal medesimo ottenuta, sotto il nome di un fatto vecchio maneggiata da persone del partito. In quanto poi ai minori osservanti sono da compiangere nella perdita del loro convento di S. Tommaso, ma come abbiano acettato detto Santuario dalle mani di un governo usurpatore e scismatico, non posso ancora crederlo; forse la voce publica suppone fatto ciò che è solo tentato, oppure che sarà legittimato dalla S. Sede. Caro Padre mio, mi scusi, un povero vecchio all’oscuro di tutto ciò che passa nella sua Patria amatissima, addolorato di sentire tutte queste novità, Ella saprà compatirmi, se Le domando questi schiarimenti, non per voglia che abbia di scrivere, ma per semplice prorito e bisogno di venirne /239/ in chiaro. Del resto io sono una persona che ho rinunziato alla Patria, appunto perché ho mai amato di essere persona di partito, e vedeva già allora che la nostra Patria incomminciava la sua crisi di dissoluzione, con un futuro molto oscuro. La nostra missione è di parlare e consigliare chi ci sente, e pregare per chi non sente, affinché per lo meno, se cade non cada tanto da alto, e si facia meno male, ciò fatto abbiamo tutto fatto. Persuaso intanto di quanto sopra, l’abbracio nel S. crocifisso, e sono

D. P. V. M. R.

Divot.mo Servo ed Amico
† Fr: G. Massaja V.o