Massaja
Lettere

Vol. 5

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Al padre Erasmo Petrini da Montiglio OFMCap.
ex segretario editoriale di M. – Roma

[F. 1r] Caro mio Erasmo

Frascati 2. Novembre 1883.

Alla vostra ultima già era deciso di non rispondervi più per non irritarvi maggiormente, e per aggiungere a me ultra malinconia. Pensando però alla pena che vi avrebbe fatto, ho deciso di scrivervi ancora questa ultima mia per finire ogni questione.

Nella prima lettera che vi ho scritto qui da Frascati, vi diceva che voi colla vostra immaginazione avete incomminciato la questione, e voi stesso l’avete finita. Con un poco di umiltà voi dovevate venire a Frascati allora, e forze tutto sarebbe stato finito. Ma mentre in detta lettera io sosteneva che le mie espressioni non erano espressioni di congedo assoluto, voi avete voluto pretendere che lo fossero; ancora attualmente state forte a dirlo. Dunque sia come voi dite, vi do ragione per finirla, e vi dichiaro congedato, e lasciatemi in pace. [F. 1v] Se poi voi siete davvero nelTimpegno di volere una ragione del datovi congedo, eccovela tutta chiara: è vero che io vi ho chiamato, ma è vero altresì che vi ho chiamato, non come Segretario, di cui non aveva bisogno, come facio senza ancora attualmente, ma per i lavori che sapete. Ciò è tanto vero, che vi ho presentato al S. Padre come tale, ed il S. Padre stesso vi raccomandò di lavorare, alla stessa presenza del Capitano Cecchi. Ora fate l’esarne del come vi siete regolato /200/ circa questo vostro dovere principale, lasciando di lavorare da un’anno senza dirmi nulla, ed avete la ragione principale del congedo; ragione che io ho sempre fin qui tenuta indietro per non affliggervi, vedendo che voi non la mettevate in campo.

Caro mio, se voi avete un poco di cuore potrebbe bastare per finire la questione, ma voi vi lagnate d’ingratitudine per parte mia, epperciò mi obligate a toccare ancora un’altra corda. Se voi avevate un cuore sensibile per sentire una pena per questa mia condotta, credete poi voi che io sia stato insensibile e che non abbia sofferto? ebbene sentite ancora la mia condotta a questo riguardo.

[F. 2r] Voi, dopo circa tre mesi dal vostro arrivo, avendo incomminciato a spiegare un vero disprezzo in parole ed in fatti per tutti i miei scritti, vinto dalla malinconia, aveva come risolto di abbandonare ogni cosa, ma i miei direttori obligandomi a continuare, ho preso poi il partito di far vedere il manoscritto. In seguito lo viddero molti, dell’Ordine nostro e fuori di esso; lo viddero persone dottissime, anche alcuni cardinali. Il S. Padre stesso mi domandava soventi di questo lavoro, me ne domandava in ogni udienza, e finì per mandarmi una persona di Sua confidenza, un dottissimo di altro Ordine, il quale tenne nelle mani un volume per qualche tempo. Ora, dopo tutto ciò, continuando voi nel vostro sistema di disprezzo, ed avendo cessato di lavorare, bisognava ben venire a qualche risoluzione.

Caro mio, vi prego di meditare tutto questo, e poi giudicate se voi avete più motivo di lagnarvi della mia ingratitudine, oppure io della vostra. Con tutto ciò io mai mi sarei risolto di licenziarvi, avrei preso altre risoluzioni, ma mai quella di separarmi da voi, quando voi, un poco più docile e rispettoso [f. 2v] alla mia lettera scrittavi dà Frascati nella mia partenza vi foste umiliato; ma invece avete aggiunto impertinenze ad impertinenze. Dopo la nostra separazione, io, per salvare il vostro onore, ho voluto dire che non vi aveva licenziato, e voi invece di seguitare il mio stile, volete sostenere di essere stato licenziato da me. Siete dunque licenziato effettivamente. Abbiamo sofferto tutti due, sia dalla parte del cuore, sia dalla parte dell’onore esterno: sappiamoci almeno compatire a vicenda. Io credeva di avere qualche titolo di superiorità, sia come Lettore vostro, e sia ancora come Vescovo, ma mi sono sbagliato; epperciò finisco per umiliarmi io, e prostrato ai piedi vostri vi domando perdono se vi ho offeso.

In quanto a me, ed al P. Giacinto che deve venire non pensateci. Io non desidero altro che consegnare i miei scritti ai Superiori, i quali ne potranno fare ciò che vogliono dopo la mia morte.

Pregate intanto per me, che abbraciandovi nel S. crocifisso godo raffermarmi sempre vostro

Aff.mo Servo
† Fr. G. Massaja Arc.o Cappuccino