[Guglielmo Massaja]

De la propagande musulmane
en Afrique et dans les Indes

[Presentazione di] Prosper Faugère

Paris 1851

[n. 156 del Vol. I Lettere e scritti minori...]

L’opera, scritta al tempo del primo viaggio in Francia del Massaja, comparve anonima, con una presentazione di Armand-Prosper Faugère (1810–1887). Il Faugère era uno studioso, scrittore ed editore; pubblicò un’importante edizione dei Pensieri di Pascal. Fu anche sous-directeur du Cabinet des relations extérieures au Ministère des affaires étrangères.

Le circostanze che portarono alla redazione dell’opera sono narrate nel vol. 1° cap. XVIII §§ 2 sgg. di I miei trentacinque anni di missione...

Il Massaja condensa in questo breve scritto l’esperienza raccolta nel corso del suo primo viaggio missionario, che lo aveva portato in Egitto, in diverse zone della costa del Mar Rosso, ad Aden e nel nord dell’Abissinia. Il tono apocalittico che domina tutto il testo ha un fondamento reale: i tumultuosi progressi della propaganda islamica nelle regioni che poi, ancora vivente il Massaja, costituirono la Colonia Eritrea. In quelle terre, nel corso dei primi decenni del XIX secolo quasi tutti i gruppi etnici non abissini si erano convertiti, e l’Abissinia cristiana rischiava di rimanere totalmente isolata dal resto del mondo.

Il Massaja individua correttamente alcuni aspetti fondamentali di quella dinamica. L’espansionismo mussulmano non è più legato alla politica dell’impero ottomano, che anzi proprio in quel periodo si avvia verso un inarrestabile declino, ma è frutto di un’azione diretta dell’elemento arabo, che ha il suo centro nella Mecca. Sappiamo d’altra parte che il sorgere di alcune correnti radicali all’interno del mondo islamico si sposa con l’inizio del nazionalismo arabo.

È in corso in quegli anni nel Corno d’Africa una massiccia azione missionaria islamica, che è contemporanea alla penetrazione economica, e i due processi vedono come protagonisti gli stessi attori: i commercianti arabi e delle altre etnie convertite. Questi missionari offrono, insieme con una nuova fede, anche l’accesso a ricchi canali di commercio internazionale, e soprattutto un nuovo senso identitario, con l’ingresso in una comunità ben più ampia e solida delle piccole realtà tribali ormai in declino. Su questo tema anche la più recente storiografia ha confermato queste intuizioni del Massaja (vedi → qui e le altre opere dello stesso autore).

In questa ricostruzione, il Massaja commette l’errore di attribuire alla dinastia degli Sceriffi della Mecca l’adesione alla dottrina wahabita; fu invece la dinastia saudita che fece di questa dottrina la bandiera della propria azione politico-religiosa. I sauditi tentarono negli anni ’20 del XIX secolo di conquistare i luoghi santi islamici, e ne furono respinti dall’impero ottomano con il concorso dell’esercito egiziano. Riuscirono nell’intento cent’anni dopo, cacciando dalla Mecca gli sceriffi hashemiti. Non viene inoltre rilevata in queste pagine la specificità di un Islam fortemente orientato verso il misticismo delle sette sufi.

Più che di un errore di fatto, si deve parlare invece di pregiudiziale ideologica a proposito della previsione che la popolazione mussulmana sia destinata, a causa dei disordini morali e della innaturale legislazione sulla famiglia, a diminuire costantemente e drasticamente.

Si spiega infine con gli eventi degli anni precedenti la forte ostilità espressa dal Massaja nei confronti dell’Inghilterra: egli vede correttamente nell’azione dell’abuna Salama e dei prìncipi che lo sostengono il tentativo di entrare in contatto con l’impero britannico, anche attraverso una politica di favore verso le missioni protestanti e di esclusione verso le missioni cattoliche. Su quest’argomento il Massaja cambierà rapidamente opinione, esprimendo giudizi più positivi sull’azione dell’Inghilterra in quell’area.

La presente trascrizione è stata effettuata su una copia di mia proprietà dell’edizione originale.

Il volume è riprodotto in formato PDF nella Biblioteca di Google.

Il testo è riprodotto in: Guglielmo Massaja, Lettere e scritti minori a cura di Antonino Rosso, Roma 1978, Vol. 1° pp. 289-321.

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[Ultima revisione: 24 Gennaio 2013]