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40.
Osservazioni sul vaiuolo. Le sanguisughe.
Saggezza del «figlio della pace».

primi allarmi per l’esito dell’inoculazione Il primo giorno in cui incomminciarono a cadere ammalati i primi inoculati fù un’allarme generale. In alcune famiglie dell’alta aristocrazia si passò qualche giorno in una vera [p. 427] desolazione, un flusso e riflusso di gente correva a me gridando pietà per la paura, ma questa crisi durò appena due giorni; dopo che comminciarono [a] comparire in publico i primi dieci piccoli ragazzi poveri inoculati, vedendo questi sani ed arditi cessò l’alarme. Il piccolo cavalierino figlio di Natan stette in letto appena un giorno; non così il suo Padre e la sua madre, e generalmente gli adulti. In alcune famiglie, dove furono inoculati tutti insieme contro i miei ordini non trovavano più chi loro portasse aqua per bere, ed ho dovuto mandare alcuni miei ragazzi in soccorso. calcoli relativi sopra il vaïvolo. Grazie a Dio però tutto andò bene, e di circa mille inoculati forze [in] una trentina l’inoculazione non produsse effetto: probabilmente erano individui, i quali avevano sortito il vaïvolo da piccoli e passò inavertito. I grandi che soglio[no] fuggire in tempo dalla malatia, sono quasi tutti da inocularsi; [del] poveri che non possono fuggire, appena una settima parte cerca l’operazione.

seguitano osservazioni sopra il vaïvolo. Il paese di Nunnu essendo un paese di passaggio dei mercanti è visitato molto più frequentemente dal vaïvolo, e da altre malatie contagiose o epidemiche. [p. 428] In Gombò nel mio passagio per Lagamara, come paese isolato, ho inoculato circa un quinto della popolazione; così poco presso in Giarri paese pure isolato e poco in contatto coi forestieri. In Gobbo molto meno, perché già più vicino al centro dei forestieri. In Lagamara poi, come paese, non solo di gran strada, ma centro di dimora dei forestieri per il suo clima, per i suoi pascoli, e per la sua richezza di grani, è un vero centro di fermata; là il vaïvolo si trova quasi sempre, ora in [un] luogo, ed ora in un’altro, e nel primo anno del mio arrivo ho fatto molte inoculazioni, ma poche relativamente agli altri luoghi, perché questo flagello facendo soventi apparizioni portato dai forestieri /345/ quasi tutti l’hanno ricevuto, e quando sono arrivato [io] ho trovato pochissimi adulti da vacinare. Sia Leca, sia il Gudrù, sia Nunnu sono anche paesi di gran passagio, ma non di fermata come Lagamara, epperciò la prima volta in proporzione [ne] ho trovato molto meno [lavoro] di Gombò e di Giarri, ma più di Lagamara.

osservazioni sullo sviluppo di vaïvolo Ho voluto notare tutte queste differenze, perché in pratica potranno sempre servire di guida nella questione, sé cioè lo sviluppo di questa [p. 429] malattia dipenda solo dal contatto, oppure se si dia[no] anche delle epoche in cui il virus possa svilupparsi anche in forma epidemica. Io ho veduto per esperienza molti casi, in cui la malattia si è sviluppata da se senza nessun precedente cognito. Frà tutti il principale fù quello che accadde alla mia casa in Gudrù nel 1853., epoca in cui il vaïvolo non esisteva affatto nel paese; la mia casa era divisa in due, parte in Assadabo, e parte in Amiliè, nei due luoghi, e nello stesso giorno si dichiarò la malatia, senza che preesistesse in paese, e posso dire anche, senza che sia passato ad altre case, anche alle più vicine. Bisogna dire adunque che il virus di questa malatia può stare molto tempo, come paralizzato in certi luoghi, come in terra, oppure attaccato ai mobili, e che si sviluppi secondo le predisposizioni degli individui, oppure, sotto una pressione atmosferica diversa. Ho veduto, molte volte svilupparsi nella circostanza in cui si portarono le persone di casa a lavare le vesti in luoghi soliti.

In Nunnu ho avuto molte domande per la cura del male venereo, quasi tutti cancri alla gola, oppure alla bocca, oppure al naso. Per tutti questi casi, [p. 430] in un paese, dove si manca di tutto, ed è anche difficile ottenere un regime dietetico rigoroso, io aveva fatto un sistema di cura molto blando con delle pilole di sublimato ad una dose minima per evitare una crisi troppo forte. Così dopo due mesi e più soleva arrivare ad un risultato soddisfacente. Queste pilole erano conosciute, ed anche conosciuto il sistema di tenersi, ed erano ricercatissime, in modo che, se avessi voluto speculare, poteva anche farmi una sorte, ma per lo più soleva darle gratis ai poveri, ed ai ricchi ricevendo [in cambio] qualche regalo, per lo più di animali, oppure di miele.

il ciopto, o piscia calda. In Nunnu ho fatto una cura in parte curiosa ma intanto può far conoscere il modo di trarre partito dagli elementi indigeni che si trovano. Mentre stava inoculando il vaïvolo, in mezzo alla moltitudine si presenta uno, il quale gridava misericordia, da due giorni preso dalla malatia detta Cioptò in paese (piscia calda). Per levarmi la molestia ho chiamato il mio Abba Joannes; una semplice ma curiosa operazione di sanguisughe prendi quest’uomo, dissi, e mentre gli farai un /346/ poco di catechismo per strada, portalo ad una maremma dove si trovano molte sanguisughe; lo farai sedere in un luogo dove vi sia appena mezzo palmo di aqua; sarà seduto sopra una pietra rotonda, la quale difenda la regione dell’ano, [p. 431] perché in quel luogo una gran quantità [di questi animali] potrebbe debilitarlo troppo, ma che la sede della malatia sia ben immersa nell’aqua; i piedi siano inviluppati di uno stracio, massime se ve ne saranno molte, affinché non si moltiplichi troppo la perdita di sangue. Questo mio prete è una persona già molto esercitata, di cui poteva fidarmi; andarono, e dopo un’ora e mezza circa, l’ammalato ritornò come guarito. Una quantità notabile di sanguisughe si attaccarono al gruppo sensuale e suoi contorni; gli succhiarono una quantità di sangue, e tanto bastò. Se io avessi ordinato una quantità di sanguisughe, avrei messo fuori una questione come di stato da rendere impossibile l’operazione per raccoglierle, attaccarle, e via dicendo, essendo tutte operazioni quasi impossibili nel paese; in questo modo ho ottenuto tutto. Così ho fatto altre volte per dolori locali. In quel paesi bisogna semplificare l’operazione quanto [più] si può, altrimenti vi diranno sempre di sì, e poi fa[ra]nno un bel nulla. Quel povero ammalato ha guadagnato un poco di catechismo, e la sua medicina.

le sanguisughe dell’alto piano etiopico Le sanguisughe sono molto abbondanti sopra tutto l’alto piano etiopico; se le strade ed i mezzi di trasporto fossero migliori, sarebbe un’articolo d’asportazione che potrebbe bastare alla metà dell’Europa. Invece per quei paesi è un vero flagello, il quale arriva ad uccidere [p. 432] le bestie bovine e cavalline. Per causa di questo flagello molti pascoli sono abbandonati; in molti luoghi poi per abbeverare le bestie devono prendere delle precauzioni che nel paese costano molta fatica. Per esempio, scavare trunchi di alberi, per fame dei cassoni, per abbeverare gli animali; altrimenti bevendo alla corrente si trovano colla bocca ed esofago piene di sanguisughe.

Qui parlando di sanguisughe giova notare che in quei paesi ve ne sono di due specie; per i bisogni del uomo avvi la specie delle maremme o aque stagnanti, le quali si attaccano alle gambe del uomo, anche solo camminando, e se si fanno raccogliere sono attivissime. Vi sono poi le sanguisughe dell’aqua corrente, le quali raccolte non si attaccano, ma queste sono le più cattive per gli animali. Quelle dei rigagnoli quando arrivano nelle maremme, dopo alcuni giorni [che sono] rimaste nell’aqua riscaldata dal sole diventano buone come le altre anche per il uomo [malato]; prova questa che in natura sono [del]la stessa specie.

arriva l’uomo dalle maremme guarito
racconto dell’operazione
Quando arrivò l’uomo dalle maremme tutto contento guarito dal ciopto e stava raccontando con entusiasmo come le sanguisughe corsero subito /347/ a morsicarlo nelle sue parti sessuali, in poco tempo, diceva, si sono ingrossate e riempite del mio sangue, [p. 433] ed allora non si vedeva più nulla del membro e dello scroto, tutto pareva un grappolo d’uva; allora il giovane sposo che si trovava tutto vicino diede in uno scoppio di riso, dal quale non si poteva più riaversi: perché ridi così scioccamente, gli dissi io in collera? come se ridesse di una cosa poco conveniente; questo non va bene. una bella moralità. Mi perdoni, padre, egli rispose, voi avete ragione, ma io non ho potuto tenermi, perché mi sono ricordato di quelle parole che mi avete detto = cada via tutta quella peste di donne, di schiave, e di schiavi, perché sono tante sanguisughe che ti succhiano il sangue. quando questo uomo raccontava ciò io pensava a tutta quella ciurmaglia che mi mangiavano vivo proprio come quelle sanguisughe, ed io sciocco moriva di contentezza, mentre tutta quella peste di amici succhiavano la mia vita; davvero che io faceva la figura di quel uomo seduto nell’aqua... perdoni, sono in ciò un poco grossolano, eppure non dico tutto. altrimenti anche voi non manchereste di ridere.

Quel buon giovane raccontava questo con una semplicità ammirabile, ma l’argomento non lasciava di essere molto edificante in un paese dove regnava una tal quale corruzione nei due sessi, anche nel senso mussulmano degli arabi. [p. 434] io poi obligato a cogliere tutte le circostanze per il mio mercato, quando si presentava[no], senza lasciare il [lavoro] di inoculare, non ho voluto lasciare cadere la bella occasione che si presentava per dire qualche parola di ministero. applicazione della moralità fatta al giovane Rivolto al giovane suddetto, tu non eri come quel povero galla, dissi, seduto nell’aqua colle sanguisughe che gli succhiavano il sangue, ma qualche cosa di peggio di lui. Le sanguisughe del galla gli succhiavano il sangue cattivo per guarirlo, e finito di succhiare si staccavano da se per non ritornare più; mentre le tue sanguisughe ti succhiavano il tuo sangue migliore, quello che era destinato alla tua vita ed alla generazione del figlio erede che tu e tutta la casa tua tanto desiderava[te]; quello che Iddio aveva destinato per il tuo figlio l’hanno succhiato essi. Non bastava suchiarti il sangue, ma le tue sanguisughe ti entrarono nel cuore e non ti avrebbero più lasciato fino a tanto che l’avessero tutto consummato senza un miracolo di Dio. Tali erano le donne, le schiave, i schiavi che ti stavano intorno. Ringrazia Iddio che ti ha liberato.

conseguenza delle false sanguisughe. Il galla se ne [è] sortito dall’aqua tutto fresco, e guarito dalle sanguisughe, ma tu sei sortito dal fuoco per la pura misericordia di Dio, [p. 435] e sei sortito tutto scottato e mezzo consummato, con un debito grandissimo di soddisfare a Dio per i peccati commessi, debito che per pagarlo dovrai fare grandi penitenze sino alla morte; debito ancora di /348/ riconoscenza per averti liberato contro ogni tuo merito. Dopo tutto ciò, tu sei sortito con gran bisogno di riparare i scandali dati al paese, di compensare le ingiustizie e crudeltà commesse verso la tua vera sposa; e quindi con un gran bisogno di riparare le forze perdute nel tuo corpo medesimo; e tutto ciò per diventare di nuovo uomo onorato, e capace di soddisfare i tuoi doveri verso il paese, verso la famiglia e verso la tua sposa, i quali sperano da Dio e da te figli per sostenere l’onore della tua casta, e le speranze di coloro che ti hanno educato. Vedi quanti debiti ti hanno procurato le tue sanguisughe.

una fuga improvvisa del mio giovane Mentre stava lavorando e parlando al giovane ed ai vicini che mi potevano sentire, all’improvviso questi si allontana, lascia di ajutarmi e sorte dalla comitiva cedendo il suo servizio ad un’altro dei nostri giovani. Ho pensato che fosse andato per qualche suo bisogno; ma vedendolo tardare più [p. 436] dell’ordinario incomminciava [a] inquietarmi nel mio cuore, e di quando in quando dava un’occhiata di quà e di là, vicino e lontano per ved[e]re se veniva di nuovo al suo posto; ma per fortuna non tardò ad arrivare; ripreso che ebbe il suo posto, perdoni, disse al mio orecchio, sa il perche mi sono allontanato? stava per avvicinarsi per essere inoculata una delle mie grandi sanguisughe, la quale avendo inteso ed anche compreso tutto il senso di ciò che voi avete detto; essa era tutta confusa e non osava guardarmi, come a me ripugnava di vederla; come avrei potuto prendergli il bracio come facio a tutti gli altri? in altri tempi gli avrei invece piantata la lancia nella pancia, ma oggi voi mi insegnate tutto l’opposto; così meglio per essa e per me, ho usato prudenza, e mi sono allontanato. Hai fatto bene, dissi, perché questa specie di sanguisughe che non camminano nell’aqua, ma [sono] creature fatte per il fuoco, scottano ed arrostiscono il cuore al solo vederle.

piano del mio viaggio Quando Avietu venne a trovarmi in Gombò io fin d’allora aveva traciato il mio viaggio per Nunnu, Cobbo, Loja, Amiliè ed Assandabo: io resterò almeno 15. giorni in Nunnu, una settimana in Kobbo, un’altra a Loja, e poi per la via di Amiliè entrerò ad Assandabo; tu anderai [p. 437] in Assandabo per intendere ogni cosa con Gama, e gli dirai tutto questo mio piano di viaggio. In seguito a ciò Gama mi aveva spedito un corriere, per il quale mi faceva sapere il giorno in cui egli con Gosciò suo figlio, e la maggior parte dei suoi fucilieri che erano impazienti di vedermi, sarebbero venuti a Kobbo per ricevermi. mancano tre giorni alla partenza. Ora non mancavano più che tre giorni all’epoca fissata per la partenza da Nunnu. Natan aveva già fatto sentire in molti luoghi questa epoca fissata per la partenza; ciò suscito due imbarazzi per la medesima. Una parte del Sud del paese verso Tullu Amara non era venuta per l’inoculazione, ed avrebbe /349/ desiderato la mia andata colà, come lasciavano sperare i loro capi. La seconda difficoltà: una parte degli inoculati, era ancora incerto sull’[esito dell’]inoculazione. Si sarebbe perciò desiderato che io aspettassi che tutti fossero guariti per una dimostrazione che volevano darmi. Io ho tenuto fermo promettendo di ritornarvi. Questa mia decisione cagiono un poco di confusione per due giorni.

I tre giorni prima della partenza non mi lasciarono più riposo, ne giorno ne notte. Il giorno si passava inoculando il vaïvolo; la notte in conferenze [p. 438] con alcuni particolarmente raccomandati. Per sopra più arrivarono ancora i messaggieri di Giarri e di Gombò, venuti con dei regali per ringraziare a nome degli inoculati tutti guariti. Molti dei parenti di quei due paesi avrebbero desiderato che i loro giovani fossero ritornati, io non proibisco a chi vuole andarsene, ma non gli costringo a partire, perché mi preme che imparino, dissi, onde possano insegnare nelle loro famiglie ed ai vicini di casa. Prima di partire di Loja allora gli consegnerò ad Avietu, il quale gli renderà ai loro genitori. due questioni delicate, [d]a finire In quel fratempo si sollevarono ancora due altre questioni. Natan voleva incaricarsi di farmi una casa con cortile non molto lontana dalla sua, affinché io ed i nostri preti della missione venendo trovassimo una casa propria da rimanervi per il nostro ministero, ma io ho declinata la questione, attesocché il suo villagio era il luogo dove restavano le carovane, epperciò troppo divagato per la nostra gioventu.

la pace col mussulmano tentata Sortì ancora una seconda questione ancor più delicata. Il mussulmano che aveva guastato il giovane sposo, unitamente ai schiavi suoi complici, condannati da lui ad essere venduti, avevano sollevato in loro favore una quantità di grandi di Nunnu, [p. 439] affinché gli facessero fare la pace col giovane mio figlio, il quale nell’opinione publica in quei pochi giorni aveva guadagnato molto, e prometteva di riprendere tutta la sua posizione in paese. Una gran parte di quei grandi personagi del paese tutti uniti si recarono dal giovane ad implorare la pace suddetta. una bella risposta del giovane ai vecchi di Nunnu Il giovane gli lasciò parlare, e quando ebbero finito, egli prese la parola in questo modo: io son nato jeri e voi siete miei Padri, ma sentite cosa sa dire un povero giovane: quando tutto il paese se ne rideva di me, e della mia casa tutta in disordine; quando la mia povera sposa abbandonata da me mangiava il pane di dolore, e con essa le mie tre madri desolate per le mie pazzie, forze vi fu uno di voi che si avvanzò a darmi un consiglio da Padre? Se vi fosse oggi lo ascolterei, ma invece di consigliarmi avete riso della mia rovina, e del pericolo in cui si trovava tutto il paese, oggi permettetemi che rida anch’io, perché avete presa una causa perduta [d]a trattare; dunque parliamo d’altro; io parto per /350/ il Gudrù col Padre, il mussulmano pensi ad aggiustare i conti con mia madre; i schiavi poi se l’intendano con essa.

Tutti quei vecchj pensavano di ricorrere a me in caso di rifiuto, ma dopo una parlata così giudiziosa non osarono più, e se ne andarono in silenzio; [commentavano:] noi credevamo questo giovane divenuto come pazzo, ma oggi è tutt’altro, e nessuno può dirla più [p. 440] con lui; pare che Iddio parli per la sua bocca. i schiavi minaciati domandano pietà a me. I poveri schiavi, i quali avevano avuto turpi relazioni con lui erano tutti in vendita; non potendo presentarsi a lui, perché sapevano le sue minacie, caddero ai miei piedi gridando pietà. io non oso parlargli di questo, dissi loro, se qualcheduno dei giovani maschi pensa [a] farsi cristiano, ma di vero cuore, vada a Lagamara; quando mi risulterà che sarà un buon cristiano, allora potrò fargli fare la pace, ma oggi mi è impossibile. Le schiave poi non potendole ricevere in casa mia, si rassegnino, perché io [non] posso fare nulla per loro. Restava ancora l’affare del cavalierino figlio di Natan. Vennero una sera il suo Padre e la sua madre per persuadermi che il ragazzo era troppo piccolo, e mi pregavano di non riceverlo con me. Allora io ho preso motivo da questo per far loro capire certi miei timori: voi altre donne ricche quando avete un figlio che passa i 10. anni, a[h] allora siete impazienti di guastarlo.

una lezione ai padri e madri galla Ora permettetemi che vi facia un’interrogazione: Sapete voi dirmi la ragione per cui i ricchi galla sono tanto imbarazzati per avere figli, mentre i poveri [p. 441] quasi si lagnano di averne di troppo? La ragione ve la dico io: il vostro ragazzino è ancor piccolo, è ancora una pianta immatura, e già siete impazienti di vederlo affogato nel mondo dei piaceri carnali; non bastano le vostre mani a precipitarlo, gli date ancora dei piccoli compagni e delle piccole compagne. Non sapete voi come nell’età ancora immatura queste cose costano al povero giovane molta spesa e fatica? Il povero giovanetto così affogato nel gran mondo prima ancora di entrarvi, arriva poi all’età più matura già stanco ed incapace di un’atto compito. Il giovane divenuto troppo presto padrone di casa sciupa le sue sostanze e poi quando arriva all’età matura non ha più di che basti per mantenere la propria casa; per questa ragione gli date un tutore, affinché lo dirigga nell’amministrazione del patrimonio. Ora se ciò è necessario nell’amministrazione dei beni domestici, tanto più lo è nell’ordine delle forze vitali e generative.

custodia dei giovani maschi In tutti gli altri paesi del mondo i padri e le madri sono gelosissimi nel custodire [i figli] e fare in modo che questo fermento generativo non si sviluppi tanto presto, affinché questo capitale non si indebolisca prima /351/ del tempo utile; essi stanno anzi attenti, affinché [p. 442] i loro figli nulla sappiano delle cose del gran mondo, ed i giovani passano ben soventi l’età di 15. anni senza sapere come nascano gli uomini. Siete appunto voi altre madri le prime a guastare i vostri figli, e poi piangete quando gli vedete arrivati a matrimonio incapaci di vero amore per le loro spese, e portati invece alle leggerezze giovanili. la questione del figlio di Natan. Questa è la ragione per cui io non posso lasciarvi il vostro piccolo Messia; esso venga con me, conosca prima il suo Dio, ed i suoi doveri; quando sarà capace a governarsi da se, e respingere un’attacco al suo pudore, fosse esso ancora della propria madre, allora io ve lo darò sano e franco capace di governare la propria casa e se stesso. Quando voi piangevate di non potere avere un figlio avete creduto un miracolo della mia benedizione l’averlo trovato; Iddio avrà avuto anche la sua parte, ma io naturalmente lo [lo] attribuisco invece al mese di astinenza che vi ho imposto, affinché [affinché] il vostro marito Natan dalla gioventù così guasto facesse economia per trovare il necessario alla spese di comprarsi un figlio al mercato.