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8.
Splendori eucaristici di una Messa.
Battesimi e matrimonio illustrati.

giorno in cui si celebrò Il giorno della Messa fissato, se mal non mi appiglio, era o il primo, o il secondo, o al più il terzo del nostro Agosto latino, probabilmente il 21. di Luglio abissinese, giorno dedicato alla Madonna in ogni mese, cioè l’Asteriò mensile, perché gli abissini celebrano il giorno anniversario della morte della Madonna il 21. Gennajo, epperciò il 21. di tutti i mesi [ricorrej la ripetizione di detta festa; come il 16. Agosto celebrano l’Assunta annuale, epperciò il 16. di tutti i mesi è sacro [alla commemorazione] dell’Assunta mensile. Prima di benedire il matrimonio di quei due sposi [p. 646] nel campo di Teodoro, io aveva amministrato loro i[l] battesimo privato sotto condizione, secondo le istruzioni di Roma per gli abissini. Così battezzati i due sposi, prima di comunicargli non erano dispensati di fare una confessione generale, come è chiaro. confessione degli eretici L’abissino eretico, come una gran parte degli eretici levantini, invece di fare tutti i loro sforzi confessandosi, per assicurarsi dell’integrità della loro confessione, è per loro un vero studio l’occultare i loro peccati; non così i due sposi non così i nostri due nuovi convertiti, essi mi occuparono due giorni, non contenti di esaminare i loro peccati confessandosi di quelli che si ricordavano; il più curioso fù che la sposa non sapendo scrivere, a mia insaputa, si fece scrivere la sua confessione dal suo sposo, perché l’abissino per lo più suole imparare a leggere, senza imparare a scrivere; così essa si presentava colla nota scritta dal suo sposo, alla quale faceva poi le sue spiegazioni.

l’eretico convertito come si riconosce Dalla confessione esatta dell’abissino si conosce la vera e sincera conversione del medesimo, perché gli eretici quando si confessano sogliono servirsi di espressioni [p. 647] generali sopra i punti più comuni, come frà gli altri il digiuno, e si guardano dall’entrare nelle specialità, massime sulle vie interne del cuore; essi per lo più danno tutto il valore all’assoluzione del sacerdote, poco curandosi dell’integrità della loro /69/ confessione, del dolore, ed anche del proponimento. Il male si è che molti dei convertiti, o non bene istruiti, oppure non ben convertiti, inclinano molto ad un simile sistema di confessarsi. Per questa ragione ho detto sopra che dal modo di confessarsi, il sacerdote conosce il vero convertito, benché non manchino alcuni individui più materiali che ciò fanno in buona fede, per non aver ben compreso l’istruzione cattolica.

preoccupazione per la comunione In ciò i nostri due sposi hanno passato anche i limiti. Fatta che ebbero la loro confessione quei due bravi convertiti furono poi così occupati per prepararsi alla comunione, che è impossibile tutto descrivere. Come per lo più passavano la notte nella capanna vicina alla mia, ed io sentiva tutto, e posso dire che la notte precedente la passarono tutta senza dormire, preoccupati della loro futura comunione: alcuni discorsi dei due neofiti è impossibile che dopo la partenza dell’Abuna noi dobbiamo abbandonare [p. 648] questo luogo dove abbiamo ricevuto nostro Signore? diceva la sposa, per me resterei sempre qui, perché il solo vedere la cappella dove abbiamo sentita la S. Messa, e dove abbiamo ricevuto il Signore basterebbe per consolarmi. Ah non parlare di queste cose, gli diceva lo sposo, perché il solo pensare alla partenza dell’abuna è per me una vera desolazione; credimi sorella mia, che quando saranno passati alcuni mesi senza vederlo, noi penseremo che Iddio ci ha mandavo un’angelo per salvarci; questa sarà l’idea che avremo di questi bei giorni. Un’altra volta la sposa diceva: la madonna che ha portato nel suo seno nostro Signore è divenuta la regina del Cielo, epperciò noi ricevendolo diventeremo più grandi ancora di Teodoro... e pensando, alla creatura che portava in seno, [le si rivolgeva in questi termini:] e tu, mia creaturina, cosa dirai quan[do] sarà entrato il nostro Dio tutto vicino a te? ah tu sarai felice, perche diventerai come un’angelletto di suo servizio.

Ho voluto riferire, fra i molti che ho sentito quella notte, questi pochi detti, i quali nella loro semplicità ci esprimono la fede viva di quei neofiti nella fede cattolica; lo stesso giovane Stefano che [p. 649] dormiva vicino a me passò la notte senza dormire per il piacere di sentire la bella conversazione di quei due sposi; sentendo questa conversazione (disse) mi preparo anche io per ricevere la santa comunione. La Messa si celebrò al secondo canto del gallo, ora che corrisponde alle tre e mezza circa del nostro orologio. Col ragazzo Stefano si combinava il modo della funzione ed il luogo che dovevano occupare i due proseliti nella cappella, quando si presenta alla porta lo sposo, chiama il giovane Stefano: lo sposo domanda perdono degli scandali fratel mio, gli dice, io debbo ricevere nostro Signore, ma tengo ancora sul cuore una cosa che molto mi pesa, e sono gli scandali che ti ho dato nei due giorni che precedettero la mia conversione, ah fratello /70/ mio perdonami, e non pensare più a tutte quelle mie brutture; ciò detto si ritirò di nuovo nella sua capanna, e noi siamo entrati in cappella per la Messa.

divisione della cappella Mentre noi ci vestivamo delle vesti sacre i due sposi si vestirono pure in gran gala di corte. La cappella, benché molto piccola, pure era divisa da una cortina che lasciava [liberi] i due terzi al Santuario, ed un terzo verso la porta era per i due soli che dovevano comunicarsi, perché l’Abissinia soffre un poco della malatia orientale, la quale sente il bisogno [p. 650] di nascondere l’azione liturgica, o sia per conservarne il prestigio sul popolo, o sia ancor più probabilmente per nascondere la leggierezza dei funzionanti, per lo più poco penetrati [del mistero], e quindi poco esatti. La Messa incomminciò, e i due sposi presero il loro posto. La Messa si celebrò coll’incenso un poco alla cappuccina, perché l’orientale se non sente l’odore dell’incenso non sembra per lui una funzione sacra. un turibolo di forma nuova Per mancanza di turibolo lo sposo ne aveva preparato uno degno di un’esposizione europea: sciolta la catena d’argento dalla briglia del suo mulo; sciolto quindi pure il recipiente di una bilancia, e sospeso colle catenelle d’argento prese dal collo della sposa, all’estremità della grossa catena suddetta, con tre campanelli d’argento chiusi, di quelli che fra noi si legano al collo dei piccoli cani da soffà, attaccati ai tre punti delle catenelle col recipiente; ecco il meraviglioso turribulo, il quale per esercitare il suo prestigio deve avere i campanelli suddetti, come gli deve avere lo staffile del mago quando comanda agli spiriti.

Con tutte le solennità che furono possibili in quelle strettezze, e con tutto il fervore che Iddio suole ispirare in simili circostanze, che un’europeo difficilmente può imaginarsi, [p. 651] la nostra Messa continuò senza rimarchi sino alla consacrazione; quando il campanello dava il primo segno dell’elevazione un grido[;] al fuoco[!] la giovane sposa fece una specie di grido[:] al fuoco[!]; con voce più che intelligibile; ho aperto gli occhi, ma [non] vedendo nulla ho continuato il grave mistero senza scompormi, e mi tranquillizzò il sentire che lo sposo la [s]gridava dicendo che [non] vi era nulla; così la Messa continuò tranquilla sino alla comunione; venuto il momento di comunicare io mi volto e dico il Misereatur, comunico il ragazzo che serviva la Messa e comunione dei due sposi vado e do la Santa Comunione allo sposo, e dopo passo alla sposa e la veggo con [con] abbondanti lacrime che riceve la comunione, tutta confusa. Finisco la liturgia della Messa, e voltatomi dico due parole di ringraziamento dirette principalmente ai nuovi comunicati. Figliuoli, dissi, eccovi contenti, il vostro Signore che tanto avete desiderato, partito dal Cielo è arrivato sino a voi, e lo possedete; sappiate dunque tenervi stretto con lui. Avrei ancora voluto ag- /71/ giungere, ma la com[om]unicata versava tante lacrime, che [io] commosso ho dovuto lasciare.

Io lascio la cappella e vado nella mia capanna vicina per fare il mio ringraziamento, e lascio nella capella il ragazzo [p. 652] coi due sposi; passammo quasi [un’] un’ora in gran silenzio, solamente essa di quando in quando gettava qualche profondo respiro; io stesso sentiva un desiderio di prolungare il ringraziamento; perché era molto tempo che non aveva celebrato. gran commossione de[i] due proseliti. Finalmente incommincio a mettermi in movimento, ritorno nella cappella per assestate gli oggetti sacri e trovo tutti i comunicati ancora (tutti) nella più gran commozione. Dissi allo sposo [e alla sposa] di ritornarsene alla loro capanna, mi ubbidiscono senza replica e se ne vanno. Metto l’ordine alla cappella, dico una terza parte di rosario per le piccole ore della mattina, e poi me ne vado con loro per aggiungere qualche parola che non aveva potuto continuare dopo la Messa, e gli trovo ancora là tutti [e] due in silenzio nella più gran commozione. La calma della celeste visita del Signore non era ancora venuta.

Mi sono seduto, e fattoli sedere, per introdurmi a dir loro qualche cosa, ho domandato loro, se avevano qualche cosa da domandarmi riguardo alla loro comunione fatta: la sposa domanda perdono Allora la sposa mi domandò perdono per aver gridato[:] il fuoco[!] in tempo della Messa; ho gridato, disse, perché ho veduto [p. 653] discendere dal tetto della capanna sopra l’altare una luce che mi pareva fuoco, ma poi vedendo che non abbruciava sono stata confusa di aver gridato. mia risposta evasiva Questo vuol dir niente, dissi [io] cercando di eliminare la questione, sono certi segni che il Signore qualche volta da a certe persone più bisognose di essere confermate nella fede; qualche volta due persone che meditano lo stesso mistero, Iddio ad una si manifesta [di] più, all’altra [di] meno. Così sono passato ad altre riflessioni sul mistero, per non esaltare di più l’imaginazione della supposta visionaria. si ripete il fenomeno altre volte Dopo, sino alla partenza si celebrarono ancora molte altre messe, e [gli sposi] fecero più volte la S. Comunione; la sposa vidde quasi sempre lo stesso fenomeno dalla consacrazione sino alla consumazione [delle sacre specie], con alcune particolarità, ma non ne parlò più che al suo sposo, il quale mi riferì ogni cosa.

Nel racconto che in seguito essa fece più volte allo sposo di questo fenomeno, che si replicò più volte, essa diceva che il fuoco durava sino alla consumazione [delle sacre speci] e poi cessava; la stessa mia mano quando le porgeva [p. 654] la S. eucaristia le pareva trasparente come un cristallo infuocato. confusione dello sposo per i favori della sposa.
una mia risposta
Lo sposo mi raccontò più volte questa storia sentita dalla sua moglie con gran entusiasmo, come mai, diceva egli, /72/ essa vedeva tutto questo, mentre io nulla vedeva? Sono queste liberalità di Dio secondo il bisogno ed il merito delle persone, ma in queste cose, diceva io, non bisogna andare troppo avanti, perché il padrone si manifesta più o meno come vuole. È probabile che tutto questo sia stato un semplice giuoco d’imaginazione ma non è fuori [di] ragione il credere che sia stata una realtà per confermare quei neofiti nella fede nel Sacramento, essendo in avvenire forze condannati a restare senza Messa e senza comunione per molto tempo, e forze sino alla morte. Io però in queste questioni uso rispondere con molta calma, massime quando entrano in s[c]ena le donne molto facili ad esaltarsi.

istanze per la mia partenza Intanto, passate poco più di due settimane, calcolando le difficoltà che avrei trovato certamente per la partenza, ho voluto guadagnare tempo e sollevare la questione. Già alcuni giorni prima, [p. 655] avevano mandato un famoso nuotatore ad esplorare il fiume, con ordine di domandare notizie politiche sul paese degli Agau, al di là del fiume. Ancora il messaggiere non era arrivato, ma [con] il solo sollevare della questione ho messo la costernazione nei due sposi, i quali cercavano di prolungare quella crisi per altro indispensabile. Presero motivo da questo per domandarmi di celebrare la Messa tutti i giorni, ed ho voluto compiacergli, ed anche aggiungere loro soventi la S. comunione. La sposa aveva istruita la sua schiavetta di compagnia, così pure un giovane schiavo di casa che accompagnava lo sposo come paggio e custode del mulo. due battesimi Un bel giorno perciò si fece il battesimo solenne di queste due creature, ma in modo secreto.

una spiegazione della circoncisione mosaïca come figura. Si amministrò il battesimo degli adulti. Faceva da padrino lo sposo al giovane battezzando, ed alla figlia faceva da madrina la sposa. Prima d’incomminciare la funzione, sia il padrino che la madrina, i due battezandi, dissero, non sono ancora circoncisi; [non] importa nulla, risposi io, perché questo è di semplice [p. 656] uso nel vostro paese, ma non è comandato da Dio; ma pure, disse lo sposo, se non sono circoncisi diranno che sono Galla; lasciate dire, [ribattei io,] perché così lo lascieranno in pace, ed egli così si guarderà dal mostrare ciò che non deve mostrare agli altri; non sapete voi che il Galla è meno vizioso degli amara? Noi due siamo stati circoncisi, ed è per questo che parliamo della circoncisione, dissero d’accordo i due sposi. Sì, cari miei figli, risposi io, oggi siete veramente circoncisi, ma non lo eravate prima; voi siete stati circoncisi da Dio il giorno della vostra conversione; allora solamente è stata tagliata la parte cattiva della vostra lingua, la parte cattiva del vostro cuore, e così delle vostre mani, e del resto della vostra persona che serviva al diavolo. Nel giorno della vostra conversione, /73/ fu il giorno in cui guarì la piaga della circoncisione antica, e la vostra circoncisione antica diventò nuova ed evangelica.

p[r]incipio della fonzione Così finita la questione della circoncisione si passò alla liturgia del S. Battesimo. Io usava [di] accompagnare l’interrogatorio sopra la fede e le rinunzie con una spiegazione ed applicazione; finita questa, ecco, figli miei, la circoncisione prescritta dal Vangelo: colla fede si circoncide la radice della nostra superbia, [p. 657] mettendo la nostra ragione sotto il giogo della divina parola; colle rinunzie al diavolo, alle sue opere, ed alle sue pompe, si circoncidono le radici dei sette vizii capitali, le quali sono le cancrene della povera umanità minata colle medesime dal diavolo e condotta alla morte; la circoncisione antica era figura di questa, che nostro Signore G.[esù] C.[risto] ci spiegò col mistero della croce. spiegazione delle parti liturgiche Così si continuò la liturgia latina del battesimo degli adulti, aggiugendo sempre a ciascuna parte di essa liturgia una breve spiegazione prima di eseguirla, onde preparare il battezzando, a ricevere la parte sacramentale della medesima. Arrivati al fine della liturgia latina, sempre accompagnata da una spiegazione più o meno detagliata, secondo la maggiore o minore importanza di ciascheduna, piaque in modo straordinario ai nostri due sposi. Come questi grandi sono soventi chiamati ad essere padrini, conoscevano molto bene la liturgia etiopica, ed hanno potuto farne il confronto colla nostra latina.

mie esperienze a questo riguardo. L’esperienza del mio ministero mi aveva convinto che una della cose che esercitava Una pressione più viva sul cuore dei catecumeni era appunto la spiegazione della liturgia del battesimo. A tale effetto io aveva preparato un lavoro, il quale era imparato a memoria [p. 658] [a memoria] dei catechisti; ora quando un catecumeno era abbastanza istruito per prepararlo a ricevere il battesimo si tratteneva alcuni giorni nel sentire la parafrasi della liturgia battesimale, la quale faceva nascere il desiderio diretto del battesimo; cosa molto utile anzi necessaria per ricavarne i frutti. si corrobora il sistema con ragioni. Questo era il mio ragionamento: tutti questi sacramentali della liturgia sono cose istituite dalla Chiesa, ammaestrata dallo Spirito Santo, non solamente come una veste superficiale dell’atto principale, ma sibbene come atti preparatorii, i quali agiscono non ex opere operato, ma ex opere operantis, sia dalla parte del ministro, e sia ancora del battezzato A che serve dunque, se l’uno e l’altro [agiscono] come automi che non abbiano fisso nella mente loro l’atto sublime che stanno esercitando o ricevendo[?]. È per questo che nell’amministrazione stessa questa spiegazione l’ho trovata tanto utile.

la massima è raccomandabile per tutti gli usi liturgici U[u]na simile massima deve servire di base non solo nel battesimo, ma nell’amministrazione di tutti gli altri sacramenti, e principalmente /74/ [p. 659] dell’ordinazione, e della celebrazione del Santo Sacrifizio; sia il ministro che l’amministrato, non sono due semplici ruote che si comunicano un movimento materiale, ma sibbene due agenti razionali, i quali debbono agire come tali facendo precedere la face dell’idea di ciò che fanno e di ciò che dicono; Per mio conto stesso ho provato sempre che la più efficace preparazione è la meditazione della liturgia. Altrimenti si corre il pericolo di cadere in un ministero più officiale che non officioso. Certamente che l’atto non perde tutto il suo valore intrinseco della validità dal momento che è volontario; ma tutto il capitale delle grazie che devono accompagnarlo dipende anche molto da una maggiore o minore riflessione e conseguente movimento del cuore.

più del catechismo è potente il zelo dell’apostolo Se ciò è raccomandabile in Europa fra popolazioni educate, ed animate da uno spirito che sempre si deve supporre nelle popolazioni cristiane e molto più nei ministri che le guidano. Tanto più poi è raccomandabile nelle missioni, dove il ministro di Dio è come uno spirito vivificatore in mezzo ad un gran campo di ossa [p. 660] aride e senza anima, ed è là per dare il primo movimento ad una società futura di cristiani ancor da farsi. Là è di tutta necessità che il ministro battezzi predicando, e predichi battezzando; così pure è necessario che celebri la Santa Messa predicando col suo esteriore investito e commosso dal grande atto che sta operando, e così predichi celebrando il gran mistero, più comprensibile per via di una pratica viva, che non da una predicazione speculariva. Là ancor più che in Europa è necessario un S. Giuseppe da Cupertino che predichi volando verso il tabernacolo, e celebri mandando vampe di amore da infiammare il popolo assistente. Senza di questo il ministero del prete e del missionario diventerà un cadavere con freddo marmoreo, il quale non ha più che una forma officiale esterna ed impotente; ah che non è la richezza dei sacri arredi, non la sontuosità dei templi, e diciamolo pure, neanche l’arte dei classici predicatori quella che muove i cuori, spezza le pietre, e converte gli infedeli, ed i peccatori, ma l’unzione dello Spirito Santo nel ministero.

lo spirito s. come si spiega nelle missioni Difatti un’europeo assuefatto a celebrare e predicare nei gran templi, stenterebbe a formarsi un’idea di un battesimo, [p. 661] o di una Messa celebrata in una capanna o tugurio, coll’estrema povertà di arredi sacri, [con il sussidio di] una Messa manoscritta votiva, senz’altro messale, un piccolo calice cogli olii santi, pianeta, camice, cordone che in tutto non pesa una libra, e così [per] tutto il resto, un rituale manoscritto contenente il più necessario; povertà anche di uditorio, di sei persone, compreso il celebrante ed il serviente; nell’ora che circolano solamente i ladri... con tutto ciò [si avverte] un movimento dei cuori /75/ quasi sempre ad lacrymas. Così finì il battesimo dei due schiavetti, i quali, nella messa che seguì il battesimo avrebbero voluto comunicare [se stessi] coi loro padrini, ma io ho pensato [di] farne senza per allora, e riservare simile grazia ad un’altro giòrno in cui pensava [di] amministrare a tutti i quattro la confermazione. Che bel fervore! Qual commozione in mezzo a tutta quella povertà! Dopo un lungo ringraziamento di un’ora venendo la Conferenza consueta, lo sposo: un mio rifiuto brusco mi perdoni, disse, quando abbiamo veduto che Ella nella funzione del battesimo stava facendo l’unzione, noi abbiamo scoperto i nostri due battezzandi ai luoghi bassi e secreti, ma Ella quasi in collera rifiutò simile atto in uso nei nostri paesi; mi perdoni, perché io doveva prima informarmi = nei vostri paesi, dissi ciò non è opera di Dio, ma un frutto della passione, opera del diavolo.

dubio nato nei due sposi sopra il loro battesimo Queste mie parole, forze un poco troppo dure, mi sollevarono molte questioni. Avendo io do[v]uto dare ragione del mio rifiuto riguardo alle unzioni delle parti [p. 662] secrete, ho creduto [di] cogliere l’ocasione per metterli in riguardo sopra certe altre mancanze, non tanto della liturgia etiopica, quanto del corrotto clero che la eseguiva; sopratutto ho dovuto parlare più chiaro sul dubbio dell’invalidità dello stesso battesimo, perché i sacerdoti eretici non conoscendo nella liturgia, in quale parte consista il battesimo instituito da Cristo, bensoventi occoreva di vedere variare la forma del sacramento. Una volta sollevata una simile questione, [lo sposo] mi sollevò una quantità di questioni, alle quali ho dovuto rispondere. Da una parte avendo essi medesimi veduto e ponderato il nostro battesimo, avevano gia concepito un non so che di dubbio sul loro battesimo ricevuto dagli eretici; dall’altra parte sentendo da me messo in campo lo stesso dubbio dal quale erano già dominati, essi avrebbero desiderato niente meno che di essere ribattezzati; cosa molto grave.

I due giovani sposi, benché noti fossero istruiti, avevano però molta intelligenza; epperciò, per arrivare ad un risultato di calmarli nelle loro pene, mia spiagazione per calmarli ho do[v]uto istruirli, dicendo loro che altro era il battesimo instituito [da] dal nostro [p. 663] Signore Gesù Cristo, altro la liturgia di esso battesimo, la quale è di semplice instituzione ecclesiastica. Intanto e dubbio il battesimo dei vostri preti eretici, dissi, in quanto essi ignorando in qual parte consista il mistero del vero battesimo instituito da nostro Signore il quale consiste nel versare l’aqua sopra il battezzando, e nella pronunzia delle parole ordinate da Cristo; qualche vosta [= volta] essi cangiano queste parole; per questa ragione il loro battesimo lascia temere che non sia valido. Se vi ricordate, dissi loro, prima di /76/ benedire il vostro matrimonio, io vi aveva battezzato con queste parole condizionali = se non siete battezzati io vi battezzo nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo =, versando in quel momento l’aqua sopra la vostra testa. Per questa ragione voi dovete essere tranquilli, ed io non posso più ripetere il loro battesimo, essendo cosa già stata fatta da me.

mia risposta ad una loro domanda Dopo questa mia spiegazione restarono tranquilli sul punto del loro battesimo, ma è sempre vero, dicevano, che noi siamo stati privi di tutte quelle belle preghiere che tanto ci commossero; sopratutto [p. 664] è sempre vero che noi non abbiamo trovato il mieron (crisma), ed i nostri due schiavi furono più fortunati di noi; non potrebbe perciò ripeterci almeno tutto il resto della funzione, lasciando il battesimo? A questa loro domanda risposi [loro], che in quanto al resto delle cerimonie, essendo esse cose accessorie del battesimo, dopo [aver] ricevuto questo, e ricevuti gli altri Sacramenti non credeva conveniente ripeterle. In quanto al mieron (1a), stessero tranquilli, perché prima di partire pensava di amministrare loro il Sacramento della Confermazione, nel quale avrebbero trovato l’unzione del [del] crisma tanto desiderato Dovendo istruirli sul Sacramento della Confermazione, ho dovuto spiegare cosa è il mieron. Per dare un’idea giusta del crisma e degli altri olii santi il mio uso era di raccontare agli abissini la funzione del Giovedì Santo, in cui si consacrano dal Vescovo gli olii santi.

un’istruzione sopra il battesimo di mecesità Dopo aver fatto tutte queste spiegazioni ai miei proseliti, mi sono aperto la via per istruirli ancora sopra un punto che [ancora] mancava loro, quello cioè d’istruirli sul battesimo di necessità, cosa molto essenziale per loro, dovendo restarsene senza Sacerdoti forze per molto [p. 665] tempo. Ho fatto loro comprendere che essi potevano, anzi dovevano amministrare il battesimo di necessità in punto di morte in modo assoluto a tutti i neonati non ancora battezzati dagli eretici, ed in modo condizionato agli eretici, ogni qual volta si presentava loro la circostanza, prima di tutto alle persone di casa loro, e poi anche ai vicini quando potevano. Questo serviva loro anche per premunirli contro la tentazione d’apostasia che non sarebbe loro mancata. questione sul matrimonio dei due schiavi Dopo finito questo essi mi sortirono ancora [con] una questione: i nostri due schiavi di compagnia particolare nostra oggi sono battezzati, e noi siamo i loro padrini di battesimo, epperciò pensiamo alloro avvenire. Essi non sono /77/ più innocenti ed hanno già tutte le malizie; prima non si conoscevano, ma oggi devono convivere insieme. Non sarebbe bene maritarli fra loro? Se Ella non dovesse partire si potrebbe ancora aspettare, ma come Ella vuole partire, e forze non si troverebbe tanto facilmente un prete cattolico per sposargli in caso di bisogno, noi crediamo bene [di] farlo per essere poi tranquilli.

mia decisione a tale riguardo Rapporto al giovane, egli passava certamente i 15. anni di età, ed era molto iniziato nel vizio per colpa mia, e per mia malizia, mi diceva il suo padrone, e benché, dopo la mia conversione, abbia dato molti buoni segnali, pure [p. 666] io bramerei che si facesse questo matrimonio in famiglia per levano da ogni pericolo di mischiarsi poi cogli eretici con pericolo di apostasia. La figlia, poi, essa in rigore non è ancora arrivata [alla pubertà], mi diceva la sua padrona, ma anticamente ne aveva tutta la malizia, ed anche incomminciava [a] sentire lo stuzzico della passione. Oggi poi, dopo che incomminciò a domandarmi il battesimo mi esternava il desiderio di essere monaca. Comunque sia, risposi io, non si può fare un matrimonio cristiano senza la libera volontà e desiderio di tutti [e] due. Guardate perciò di esplorare il loro cuore, e vedendo una possibilità gli sposeremo prima di partire.

Da tutto il passato frà questi quattro neofiti cattolici parevami di poter restare tranquillo, che dopo la mia partenza, avrebbero resistito a tutti gli attacchi dell’eresia. si parla della mia partenza Incomminciai dunque di proposito a sollecitare l’affare della mia partenza per gli Agau, e per il Tigrè. Era passata la metà di Agosto, e fra pochi giorni il fiume Takazè si sarebbe reso passabile, ma era sorta una difficoltà grave contro la mia partenza: grave difficoltà insorta già si è detto avanti, che un nuotatore era stato mandato agli Agau per esplorare il paese; ritornato l’esploratore, portò notizie poco favorevoli, dicendo che dal principio di Luglio [p. 667] il paese degli Agau non era più tranquillo; che i Messeleniè o Procuratori imperiali non essendo più ascoltati nel paese degli Agau, per parte loro Scialaca Gember, ed il procuratore imperiale del basso Nagalà erano d’avviso di non lasciarmi partire senza interrogare di nuovo l’imperatore. Il giovane sposo nostro padrone di casa conosceva tutta la questione, e mi occultò la difficoltà per non malinconizzarmi. mia energia contro le difficoltà Come però il giovane sposo in ciò era state fatto risponsabile in questo affare dall’imperatore, io [gli] ho protestato contro il piano di spedire [messi] all’imperatore, come cosa che [mi] avrebbe ritardato indefinitamente la mia partenza. Appunto perché incomminciavano solamente i rumori di rivolta, dissi io, urgeva ancor più il bisogno di partire subito, prima che la rivoluzione si dichiarasse. L’imperatore stesso potrebbe lagnarsi di voi come perturbatori della /78/ pace publica, essendo troppo precoci nel publicare una rivolta imaginata. Lasciate fare da me, dissi, io non ho bisogno di altro se non che di una persona sicura che mi presenti al primo [Primo] Procuratore imperiale degli Agau, e niente altro, per non essere considerato come un fugitivo.

Il giovane sposo, benché avesse tutto l’interesse di tenermi, si spaventò della mia energia; prese perciò il partito di salire all’alto piano per conferire con Scialaca Gember. si fissa il giorno della partenza Egli ritornò [p. 668] colla decisione del giorno della mia partenza, deciso di venite egli stesso ad accompagnarmi, almeno sino alla casa del primo Procuratore imperiale degli Agau più vicino a Nagalà. Fù per quella casa una vera desolazione, ma intanto fu per me un vero trionfo, perché io sempre ancora temeva di qualche colpo di mano da impedire il mio viaggio, e così rompere tutto il filo delle mie operazioni.

si aggiusta l’affare di alaka Kidana Mariam: sua abjura Della stessa giornata venne il mio monachello Rafaele coll’Alaca Kidana Maniam per fare la sua professione di fede cattolica, e la sua confessione. Si fissò il giorno per la confermazione dei quattro neofiti, e per il matrimonio dei due schiavi. Tutto ebbe luogo nel penultimo giorno, o meglio nella notte dell’ultimo giorno. L’Alaca Kidana Maniam avrebbe anche egli voluto fare la sua comunione, ma in consiglio non fu ammesso al secreto della Messa, come persona di una vocazione non abbastanza provata.

Motus in fine velocior, epperciò non si può esprimere il fervore di quella famiglia, nella quale prima non vi erano che i due padroni, e si aggiunsero i due schiavi. [p. 669] confessione dei due schiavi Per questi ultimi, quasi non era necessaria la Confessione, come battezzati senza condizione due o tre giorni prima, ma pure vollero fare la loro confessione, sia per rompere il ghiacio per l’avvenire, sia ancora per avere una norma di vivere per l’avvenire. Anche questi due fecero la loro comunione tutti [e] tre i giorni, ed io non ho creduto bene [di] negar loro questa grazia, perché ne sarebbero stati privi per molto tempo. si conchiude il loro matrimonio Riguardo alla celebrazione del matrimonio di quei due giovani schiavi, come in paese il matrimonio è per lo più sempre una cosa fatta dai padroni e dai parenti, per assicurarmi della loro libera volontà ho voluto domandare loro in disparte se avevano qualche cosa in contrario; se Ella restasse qui, dissero tutti [e] due, non sarebbe ancora il tempo di pensare a questo, ma come Ella deve partire, e noi siamo costretti a convivere insieme, per togliere ogni scusa al demonio per farci offendere Iddio, siamo disposti a farlo. Io però, disse la figlia, sono ancora piccola, bramerei restare separata almeno un’anno; Questa però non è una condizione, ma un semplice mio /79/ desiderio; rivolto al giovane, [gli domandai:] cosa ne dici tu? con molto piacere, rispose, perché ciò è bene anche per me.

ultime funzioni fatte in Nagala Nella notte seguente si celebrò la S. Messa, nella quale [si] comunicarono i quattro neofiti, ed i due miei compagni, il monachello cioè, e Stefano. Dopo [p. 670] la Messa ho amministrato il Sacramento della Confermazione ai quattro proseliti, e raccontata la storia apostolica della Pentecoste, come lo Spirito Santo apparve agli apostoli colla figura di una lingua di fuoco sopra la testa di ciascheduno, con quella impressione si terminò la nostra funzione. Non rimaneva più altro che benedire le nozze dei due schiavi per terminare il ministero sacro, e questo, si fece nell’ultima Messa che si celebrò nel giorno seguente, dopo la quale ho fatto una lunga conferenza sul matrimonio cristiano chiamato dall’apostolo S. Paolo gran Sacramento per la figura dell’unione di Cristo colla sua Chiesa, e coll’anima dei coniugati, quì, figli miei, voi vi distinguete dagli eretici, frà i quali Cristo non santifica più le loro unioni, divenute semplicemente unioni carnali; voi dunque siete cattolici, e non più cristiani di semplice nome, come gli eretici di questi poveri pesi, cattolici perché avete ricevuto cristo, cattolici, [perché] avete lo Spirito Santo, e cattolici nelle vostre unioni matrimoniali.


(1a) Il mieron o crisma in lingua nostra è una cosa conosciuta dai cristiani abissinesi, ed hanno del medesimo delle idee molto esaggerate, direi quasi poetiche e cavalleresche. Essi credono che il mieron produca degli effetti anche temporali, e quasi mitologici. Dicono che S. Frumenzio aveva portato il mieron in Abissinia, ma poi si perdette. [Torna al testo ]