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2.
Successioni dinastiche del Gudrù.
Rivolgimenti politici in Abissinia.
Moras-Occote non ha figli:
adotta Chiggi;
Per conoscere questo fratello adottivo di Gama Moras debbo raccontare in breve la storia
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della sua adozione. Moras-Occottè padre di Gama non avendo figli aveva adottato un figlio di un vicino appartenente ad una famiglia antica e nobile del Gudru della schiatta detta Borena, cioè nobile, ma decaduta. L’adozione fra i Galla è una cosa, molto usata e rispettata, ma si fa con donazioni assolute, e colla condizione sempre intesa, se non nasce altro figlio naturale suo, rapporto all’eredità universale, perché in questo ultimo caso sarà sempre figlio adottivo [e] padrone di ciò che ha ricevuto, ma non più erede.
Dunghi moglie di Moras fugge.
Dunghi moglie di Moras Occotè, avendo perduto la speranza di aver figli dal suo marito, per circostanze particolari che essa sapeva, finse una fuga ad un paese nemico, dove restò due anni come moglie di un suo amante; in questi due anni restò incinta.
dopo due anni Dunghi ritorna gravida;
Quando la sua gravidanza incomminciava ad avvanzarsi fece la pace col suo marito Moras Occottè e ritornò a casa sua.
partorisce Gama vero erede; A suo tempo sgravatasi naque Gama, il quale secondo la legge Galla diveniva figlio legittimo [di] Moras, perché col suo secondo marito non avendo [avuto luogo] il matrimonio religioso indissolubile, detto racco, i figli nati anche naturalmente da altri, ed anche dieci anni dopo la morte del primo marito, se non ha avuto luogo un’altro racco con altro marito, i figli nati sono sempre considerati come figli legittimi del primo marito, e del racco fatto con lui.
Chiggi è suddito suo. In questo modo Gama diventò vero figlio legittimo di Moras-Occotè, e suo erede universale. Così pure il figlio adottivo Kiggi rimase nella posizione di fratello adottivo di Gama, ma non più erede di Moras Occottè, bensì padrone di tutte le donazioni ricevute nell’adozione, suddito nato [p. 568] di Gama, sia per la sua adozione in figlio di Moras, sia dalla parte del suo patrimonio, appartenente all’aristocrazia di Moras /15/ Occottè. Ora mentre Gama Moras in facia al Torba Gudrù (sette case di Gudru) per atto publico dichiarava la missione Cattolica come sua protetta in facia alle leggi del Paese, questo Kiggi fratello adottivo di Gama, nello stesso giorno, aveva radunato anche egli qualcheduno di ciascuna delle sette case di Gudrù, e dichiarava i mussulmani del paese suoi protetti, e così indirettamente si dichiarava nostro nemico, come lo fù sino alla morte.
il matrimonio religioso presso i Galla va più in là dell’evangelico nei suoi effetti civili. Il fatto sopra narrato sulla nascita di Gama, è pura legge Galla; per una parte è molto curioso, ma poi da un’altro lato è molto istruttivo, perché spinge il valore del matrimonio religioso indissolubile più in là di quello che arrivi il vero matrimonio evangelico. In facia al codice tradizionale Galla l’unione religiosa del marito e della moglie è di un’ordine superiore all’unione carnale di due persone, ed è per questa ragione che il figlio nato, sotto l’influenza di quella, anche dopo la morte del marito se non si è fatto altro matrimonio posteriore valido, e sempre figlio legittimo di quella, benché naturalmente sia figlio di [un] altro.
Occorrerà altrove più a proposito di narrare la cerimonia religiosa del matrimonio detta racco, per ora basti ciò che ho detto a questo riguardo, per ritornare alla storia di Workie Jasu, non ebbe luogo la pace con Zallaca il quale l’indomani di buon matti[no] è partito senza poter terminare la questione della pace col suo figlio Zallaca, il quale in tutto il tempo che il suo Padre restò in Assandabo, dove noi eravamo, egli se ne rimaneva nascosto [p. 569] in casa di un’amico, aspettando il felice momento della pace col suo Padre. Io ho fatto il possibile per questa pace, ma Iddio forze non voleva che si facesse tanto presto per il bene del giovane stesso, il quale altrimenti, costretto a ritornare in casa paterna prima di sistemarsi nella fede, e nella pratti[ca] della vita cristiana sarebbe stato [s]trascinato di nuovo alla corruzione. Grazie a Dio questo giovane stava facendo molto progresso, e restando nella missione faceva un gran bene a Gosciò figlio di Gamma Moras, ragazzo arrivato appena alla Pubertà, che tirato da Zallaca incomminciava [a] passare la più parte del giorno con noi.
figli di Gama Moras;
le due razze galla.
Oltre a Gosciò, Gama aveva altri figli avuti da schiave, frà gli altri uno che si chiamava Kumma già grandicello che imparava il catechismo, ma questi non essendo figlio di matrimonio, era semplice figlio naturale non legittimo, epperciò nella società civile non sortiva dal suo essere di schiavo, fino a tanto che il Padre suo non avrebbe fatto il matrimonio religioso colla sua madre. Gosciò invece, oltre di essere figlio di vera moglie e figlio del racco, era ancora figlio nobile dalla parte della madre, la quale era di razza Borena, mentre per la parte del Padre era di
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razza avventizia, e straniera adottata in paese. Gama era figlio di Moras, Moras era figlio di Occotè, ed il Padre di Occotè veniva dal Gogiam e non era Galla, ma di razza cristiana.
Questa razza avventizia divenuta ricca in paese tutto vicino aveva ancora il suo patrono, quello che l’aveva
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ricevuto e protetto da principio; questa, benché divenuta inferiore in fortuna, ed anche nell’influenza politica del paese, pure mantenne sempre i suoi diritti.
regno di Gama Moras
La dinastia di Gama Moras dopo che ha ricevuto la missione cattolica fù sempre benedetta da Dio, ed aumentò sempre la sua influenza politica sopra tutto in Gudrù, a segno tale che nel 1856. il torba Gudrù (cioè le sette case di Gudrù) si misero sotto il governo di Gama Moras, il quale regno pacificamente sino al 1862., nel qual tempo, io di ritorno [d]a Kafa, essendosi rivoltata una parte del Gudrù a Gama-Moras, fui chiamato da questi, e partito da Lagamara, essendo venuto in Gudrù, Gama-Moras non avendo tenuto [fede a]i suoi giuramenti fatti alla missione, fù da me rimproverato, ma poi fatta la pace colla missione, Iddio gli accordò anche la pace col Gudrù, e regnava tranquillo sopra tutto quel paese.
morte di Gama
[apr. 1864];
regno di Gosciò suo figlio;
morte di Gosciò senza figli
[set. 1870]
Nel 1863. quando accadde la sua morte, mentre io mi trovava in viaggio per l’europa; regnò Gosciò suo figlio pacificamente, ma non totalmente fedele a Dio, sino al 1870. quando questo povero principe, morì di wajvuolo, senza lasciare eredi. Allora il suo protettore suddetto, produsse il diritto di eredità, e colla protezione del Gogiam, regnò in Gudrù. Ho voluto riferire in breve anticipatamente questa storia per far conoscere il diritto di questo protettorato dei forestieri, ed anche per far capire la storia a cui facio ritorno.
spiegazione del «torba» Gudru. Prima però debbo spiegare la ragione storica di questo torba Gudrù, ossia le sette case del Gudrù, già da noi citato, e che dovremo ancora citare, sia per il Gudrù, sia anche in seguito per altri paesi Galla, in diverso nome bensì, ma nella sostanza [p. 571] sempre [con] la medesima massima. Il nome di Gudrù è il nome del primo conquistatore di questo paese caciandovi la razza Amara, o Cristiana, dopo la catastrofe dell’arabo Gragne che dominò tutto l’alto piano etiopico, e che fu poi ucciso dai Portughesi in Carroda. Questo conquistatore Gudrù aveva sette figli, dai quali sono nate le sette case; il nome di questi sette figli, dei quali il maggiore si chiama Luccu, hanno dato il nome alle sette divisioni attuali di questo paese. In tutti gli atti publici, affinche siano considerati validi, deve trovarsi sempre uno di ciascheduna di queste sette parti del paese di Gudrù, come rappresentanti; se mai manca qualcheduno, non si può dire atto di tutto il Gudrù, ed è perciò considerato invalido.
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arrivo di abba Saa da Zemiè;
grandi feste fatte a lui.
Ritornando ora a riprendere l’ordine della nostra storia, dirò che circa un mese dopo il nostro arrivo in Gudrù arrivò tutto glorioso e trionfante il nostro Abba Saa, quel famoso ammalato, al quale ho dato le buone dosi di emetico per guarirlo dai rospi. In Zemmiè pareva un’uomo di poca importanza, ma tutto all’opposto, era egli uno della prima aristocrazia del Gudrù; appena si sparse la notizia che doveva arrivare, in Assandabo si trovavano milliaja di persone che lo aspettavano per complimentarlo. Appena arrivato, lasciato da una parte tutto questo mondo volle venire da me per esternarmi la sua gratitudine, e poi parlando con tutti i suoi amici diceva, che dopo Dio, egli doveva [a me] la sua vita
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ed esortava tutti a rispettarmi come un vero regalo fatto da Dio al Paese di Gudrù.
Abba Saa era fratello [fratello] di Dunghi madre di Gama Moras, benché di un’età molto inferiore. Abba Saa non aveva ancora 40. anni, età poco presso eguale a quella di Gama, Dunghi ne aveva almeno 65., e si poteva chiamare una vera vecchia, benché avesse ancora la sua madre vivente. la poligamia produce sbilanci enormi di età tra fr[a]telli. Nei paesi dove regna la poligamia si veggono molto soventi questi sbilanci di età trà fratelli, ed io un giorno entrando in [una] casa di un Galla, viddi un vecchio colla barba che incomminciava [a] imbiancarsi che teneva in bracio un bimbo di due anni, ed ho creduto che era suo figlio, no, disse, è mio zio, e lo era difatti.
gran pranzo, nel quale io e abba Saa eravamo gli sposi
Dunghi madre di Gama aveva preparato un gran pranzo per ricevere il suo fratello Abba Saa, e volle ad ogni costo che io vi assistessi. Stancherei il mio lettore se volessi riferire tutti i complimenti ricevuti, dirò solamente che io ed Abba Saa eravamo gli sposi, e come sposa del banchetto, tanto egli, che Dunghi sua sorella vollero farmi certe carezze, in paese, [ritenute] segni di gran rispetto e confidenza, ma per un’europeo è una cosa che lo stommaco [non] può sopportarlo: colle loro manine facevano delle piccole balottole di pane e di pietanza, ed io doveva aver pazienza [di] lasciarmi imboccare. Ciò poi che più mi rivoltò lo stommaco fù che questi due, come in gran festa erano in rigore di tovaletta del paese, epperciò coi cappelli scoperti ed imbutirrari
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nell’aria libera il butirro si mantiene condensato, ma, in una casa Galla con il fuoco in mezzo, come si usa, il butirro si liquefa, ed allora si verifica materialmente il mistico[:] sicut unguentum quod descendit in barbam barbam Aron; ma se fosse solamente sulla barba sarebbe stato ancora passabile,
il «sicut unguentum quod descendit in barbam»
materialmente verificato:
argomento di pazienza per il missionario.
ma discendeva sulle loro manine, e con queste ben soventi mangiando si grattavano la testa. Assicuro che se vi è stato un momento di vita mia in cui mi è stato utile la lezione di mortificazione e di sacrifiio appresa nel noviziato dei Cappuccini fu
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quello appunto. Ma il missionario che getta il suo sguardo più lontano e più alto sull’avvenire [con l’animo] di chi vince per il bene, trasportato sulle ali della speranza, tutto può [sopportare] e [su] tutto passa [sopra]. Questo sacrifizio del giorno non bastava, perché Abba Saa in facia a tutto il banchetto confessò doverne fare un secondo maggiore alla presenza del torba Gudrù per soddisfare al debito della sua riconoscenza [verso di me]. Io colla speranza che ciò avrebbe giovato all’avvenire della missione, ho dovuto preparare una bella dose di pazienza per assistere ad un simile Pontificale.
molte notizie di guerra venute da Zemiè. Colla venuta di Abba Saa da Zemmiè vennero pure altre persone di Workie Jasu con lui, e portarono notizie delle grandi crisi che andavano facendosi in Abissinia, dove, dopo 22. anni di pace che aveva goduto tutto quel paese sotto il governo di due principi, Degiace Ubié al Nord nel Tigrè, e Ras Aly al Sud, nel Beghemeder, stava preparandosi [p. 574] quel gran cangiamento che tutto distrusse per tutto riformare. Degiace Kassà, di cui già abbiamo parlato, era appunto il genio preparato da Dio per effettuare delle grandi evoluzioni in tutto quel paese; evoluzioni che molti speravano per la rigenerazione del paese, come sempre suol accadere, ma che furono di gran castigo in realtà.
gran sbaglio commesso da Ras Aly: sbaglio che gli costò il regno. Ras Aly, uomo più fatto per governare paternamente in pace il suo paese che non per concepire ed effettuare grandi piani di guerra, se avesse avuto un’idea più vasta del suo tempo, e del genio che stava per entrare in scena, invece di passare tre anni in una estremità Sud del suo regno per assediare un rivoltoso di nessuna capacità, e di nessuna conseguenza, qual’era Berrù-Gosciò, perdendo così molto del suo prestigio nel centro, avesse subito abbandonato il Gogiam per battere Degiace Kassà, certamente non si sarebbe perduto, ma invece credendo di vincerlo col sistema delle mezze misure si perdette.
ripetizione dello sbaglio. Già abbiamo sopra mentovato che Degiace Gosciò, essendosi recato al Dembea con una piccola parte dell’esercito del Ras, cadde battuto e vinto. Dopo questo fatto se Ras Aly avesse lasciato il Gogiam, e radunato tutto il suo esercito fosse andato in persona, forze si sarebbe ancora salvato; ma invece divise una seconda volta il suo esercito, e confidatolo ad Aly[g]az Berrù, fece una seconda spedizione contro Kassà, restando egli con una parte minima [p. 575] in Gogiam; or cosa avenne? [† 12.4.1853] Cadde anche questo, e caddero con lui altri tre generali; così crebbe senza proporzione il prestigio di Kassà, divenuto l’eroe del giorno, e padrone di quasi tutto l’esercito di Ras Aly.
Kassa vittorioso vola in Gogiam;
il Ras quasi disarmato si batte, ma vinto se ne fugge
[29.6.1853].
Kassa che non era un uomo di mezze misure, e da temporeggiare, di
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slanciò volò in Gogiam per sorprendere Ras Aly quasi disarmato, e caduto nell’estremo avvilimento. Questi con a fronte l’eroe che veniva, con alle spalle Berrù Gosciò che sortì dalla sua fortezza, il poveretto fece ancora una resistenza da vero soldato, [e] col poco che aveva sostenne una battaglia accanita che durò un giorno, nella quale caddero i due terzi dei suoi soldati. Venne in quel momento uno mandato da Kassa, come suo genero, ad intimargli la resa, il valoroso vinto invece di cedere ed arrendersi trucidò i pochi venuti, e fattigli in pezzi, se ne fuggì con pochi compagni, passò il Nilo, e volò a Devra Tabor, sperando colà di rifare un poco le forze perdute, ma inutilmente, perché il suo prestigio era già passato al suo nemico, e più nessuno lo seguì. Fù costretto [a] ritirarsi nel gran Santuario di Madera Mariam per salvarsi coll’immunità di una Chiesa.
Kassà lo seguita;
in Devra Tabor prende possesso del regno
[mag. 1853];
il Ras si salva in una Chiesa.
Kassà non si arrestò in Gogiam, lasciando quel paese nelle mani di Berrù Gosciò, il quale ne fu padrone per qualche tempo, ma l’[l’]eroe con tutto il formidabile suo esercito corse subito dietro al titolare Ras Aly, ed arrivò a Devra Tabor
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dove prese possesso solenne di tutto il conquistato regno di Ras Aly. Questi poi non poté neanche godere tranquillo l’immunità del Santuario di Madera Mariam, perché l’amministrazione di questo Santuario temendo il conquistatore l’obligarono a partirsene,
Ras Aly costretto di lasciare la chiesa fugge fra i galla.
e partito di là andò agli Eggiù (1a), dove pure non essendo sicuro passò ai Galla detti Raya sulle frontiere est dell’Abissinia, dove, dopo 13. anni morì. Ras Aly lasciò tre figlii. Il primo dei tre figlii suo erede presuntivo da lui stesso è stato consegnato a Kassà, come il più prossimo parente, affinché lo educasse. Gli altri due alla sua morte furono raccomandati a qualche Galla, e nel 1868. io gli ho trovati presso Minilik in Scioha, dove gli ho lasciati.
Dal momento che sono arrivato sino alla tomba di Ras Aly, per coronare questo argomento, e sbrigarmi dal dovere di ritornarvi, debbo svolazzare un secolo circa sopra l’antica Abissinia per cercare alcune ragioni per le quali il paese tendeva ad una crisi, e perché questo era caduto in una corruzione quasi estrema; la providenza finalmente l’accordò, non per rigenerarlo ma per punirlo.
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decadenza dell’impero dopo i portoghesi;
regno dei Ras
[sec. XVII].
[Durante] L’epoca ultima dell’impero abissinese dopo i Portoghesi la corte imperiale adottò un sistema tale che si potrebbe dire simile a quello popolarmente supposto di uccidere col solletico, oppure [a] quello di sbrigarsi di una persona coll’eccesso delle passioni. L’onore della persona dell’imperatore fu tanto esaggerato, che fu ridotto ad un vero mito, isolato affatto dal popolo, e sgravato affatto di ogni risponsabilità amministrativa.
principio della guerra civile:
i Ras si disputano il regno
[sec. XVIII];
Il vero capo del governo
[p. 577]
era il Ras. Questi resosi affatto indipendente, incomminciò a farsi un giuoco dell’imperatore, ed anche a cangiarlo quando non gli andava a genio. Non tardò l’aristocrazia a disputarsi il nuovo regno del Ras, epperciò incomminciò l’epoca delle guerre civili.
dopo i cristiani regnano i mussulmani. Da principio il Ras fu sempre uno dell’aristocrazia cristiana, meno male, ma non tardò questa dignità a passare alle razze mussulmane, e farsi anche ereditaria fra le medesime. Come l’Abissinia era cristiana il Ras mussulmano si faceva Cristiano, ma esternamente, senza esserlo di convinzione. Questo dignitario mussulmano di razza e di cuore, nella sua corte si circondava di mussulmani; dava impieghi a questi, ed i mussulmani incomminciarono a moltiplicarsi, e prendere un’influenza nel paese.
in questo modo arrivò il regno a Ras Aly
[1841].
Le cose si trovavano in questo stato quando regnò Ras-Aly, ultimo di questa razza. Tanto egli che sua Madre Ozzoro Menen erano cristiani, ma amici dei mussulmani; i suoi zii mussulmani fanatici governavano grandi provincie cristiane e facevano proseliti anche per forza. Il proselitismo mussulmano fece tanto progresso, che la metà di Gondar era mussulmana, e tali erano pure i più grandi villagi di commercio.
il sepolcro di Gragn divenuto santuario mussulmano; Ciò però che più irritò il sentimento nazionale cristiano sotto Ras Aly si fù [che] il Sepolcro di Gragn, il famoso Arabo che tre secoli [ad]dietro [p. 578] aveva conquistata tutta l’Abissinia, e l’aveva fatta mussulmana in gran parte per forza. Questo, ucciso dai Portoghesi, e sepolto in Carroda, il suo sepoldro fù sempre esecrato dagli abissinesi. Sotto il dominio dei Ras mussulmani incomminciava a prendere un’aspetto religioso, e sotto Ras Aly si fece una Moschea, cosa molto odiata dai Cristiani.
la passione di pentapoli che si propagava servì di motivo. Oltre di ciò si aggiunse la corruzione del Pentapolismo, il quale faceva pure gran progresso, e Ras Aly era molto accusato a questo riguardo; la stessa sua moglie se ne lagnava con tutti. Le persone che avevano un poco di sentimento morale non lasciavano avvicinare al Ras i loro giovani, perché qualche volta la passione gli faceva fare delle vere bassezze.
/21/ Fuori di questo l’Abissinia [non] ebbe mai un principe da eguagliarsi a Ras Aly per la sua popolarità, per la sua generosità, per la sua mansuetudine, e benignità, e tante altre buone qualità: gli stessi europei dovevano lodarsi di lui, perché niuno più di lui gli amò, e gli onorò. Ma tutto questo non bastò ad impedire che il paese tendesse ad una crisi contraria a lui.
Kassà divenuto Ras cangiò ogni sistema di governo e di guerra. Degiace Kassa divenuto Ras e Padrone dell’Abissinia, dal Decembre 1853. quando incomminciò a regnare, sino al 1868. in cui morì fu sempre in guerra, [non] ebbe mai riposo in città, si può dire che [non] entrò mai in casa, [ma stette] sempre sotto la tenda, o dentro una capanna provisoria in tempo delle grandi pioggie.
Il sistema di governo, di guerra, e di viaggio, tutto fù cangiato. Egli [non] prese mai consiglio da nessuno, ne disse mai quando voleva partire, ne dove voleva andare. Solamente un’ora prima della sua partenza era avvertito il corpo che doveva seguirlo; [p. 579] e servirgli di scorta; partito egli tutto il campo doveva seguirlo senza sapere dove si andava; due ore dopo la sua partenza partiva la retroguardia e si dichiarava levato il campo. Le sue tappe erano almeno il doppio delle antiche. Un viaggio di due giorni egli lo faceva in uno, quello di cinque in due, e quello di dieci in quattro. Con questo sistema sparse lo spavento anche nei luoghi più lontani, perché arrivò in certi luoghi all’improviso come il fulmine.
andò il Gogiam;
passò il Nilo
[mar. 1854],
Appena preso [il] possesso del suo regno, ed organizzate le cose sue, senza perdere tempo, la prima sua apparizione fù in Gogiam, e vi arrivò senza che nessuno se l’aspettasse. Degiace Berrù Gosciò, non aveva ancora finito di prendere [il] possesso del Gogiam lasciatogli da Ras Aly, [che] sentita la notizia si precipitò al Nilo con tutto il suo campo, ed ebbe appena tempo [di] mettersi in salvo fra i Galla di Liban-Couttaj vicino al Gudrù.
Ras Kassà si occupò qualche giorno a raccogliere gli interessi abbandonati da Ras Aly, e da Berù Gosciò, e pareva che neanche si curasse di domandare dove era andato quest’ultimo. Quando finì di raccogliere tutte le reliquie dei due regni demoliti, senza curarsi di organizzate il governo nell’interno del Gogiam, lasciando la maggior parte del suo campo, e prendendo solo con se il fiore dell’armata all’insaputa di tutti passò il Nilo,
e legò Degiace Berru
[mag. 1854];
ed in due giorni volò sopra Berù Gosciò di notte, ed in un attimo il campo fu assediato, legati Berrù ed i suoi Capi, se ne ritornò in Gogiam.
/22/ in Gudrù si tremava di paura. Noi in Gudrù all’udire tutti questi movimenti, ed operazioni, avevamo perduto il respiro per la paura, ma Iddio ci salvò [p. 580] perché, benché a poche ore lontano da noi, e separati solo da un fiume, e da una profunda valle, il vincitore, senza tormentare i poveri Galla dove era arrivato per la stessa via per dove era venuto subito se ne ritornò lasciandoci in pace, e dandoci nel tempo stesso una grande lezione per l’avvenire della missione; lezione di cercarci una posizione un poco più lontana dalle agitazioni politiche dell’infida Abissinia.
(1a) ho detto che fuggi agli Eggiù per abbreviare la storia, ma prima fuggì ai Borena, e di là ai confini di Scioha sperando ajuto da Hajlù Malacot Padre di Minilik, il quale lo ricevette, e lo trattenne qualche tempo; ma poi questi temendo una collisione col nuovo conquistatore per causa sua lo determinò a partirsene per gli Eggiu-galla, dove rimase qualche tempo; ma poi potendo anche qui compromettere quel paese passò presso i Raya galla dove effettivamente si stabilì sino alla [alla] sua morte avvenuta molti anni dopo. [Torna al testo ↑]