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24.
Ritorno sollecitato dalla regina madre.
Fuga di Abba Jacob e Abba Joannes dal Kaffa.
arriva la carovana;
parola della madre del re.
Non tardò difatti a comparire la carovana mandata dalla regina madre, e con’essa Abba Jacob anche egli apportatore di nuovi detagli. A misura che quella si andava avvicinando, tutta la marmaglia
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della corte che tanto ci aveva tribolato andava[no] dilaguandosi, e finì per scomparire affatto. Arrivò finalmente la carovana della regina madre con molte proviste mangiative. Appena arrivati, avvicinatosi a me il porta parola della regina madre = Padre mio, e Signor mio, disse, io sono mortificata per tutta questa tragica storia accaduta a mia insaputa. Avete sofferto molto in questi due giorni, vi prego di acettare quel poco che vi mando per ristorarvi; oggi riposatevi, e se il Re mio figlio vi pregherà di ritornare a Saka, come spero, ci vedremo, e parleremo più a lungo = In verità io non inclinava molto a ritornar[vi] in Saka per la gran difficoltà di restare in pace con tutti quei mussulmani fanatici, e con un Re senza testa; non mancavano, anche fra i nostri stessi, alcuni che mi esortavano a tener fermo; ma pure, in caso di essere richiamato dal Re, la questione meritava seria riflessione prima di rifiutare, non fosse altro, per non darla vinta ai nemici, e non mortificare tutti quelli che hanno lavorato per noi.
la cena di conforto. Fratanto la casa affamata ed afflitta da due giorni non si fece pregare per partecipare delle liberalità spedite dalla regina madre: si scannò subito il bue, e si bevé [p. 135] alla salute della benefattrice. felice arrivo di abba Jacob. Io poi, partito da Kafa lasciando colà tre miei Sacerdoti in prigione, una gran quantità di cristiani afflitti, ed un’altra gran quantità di catecumeni affamati senza saperne più notizie precise dal 25. Agosto sino al 1. Decembre, con tutto questo brutto capitale d’indigestione sul cuore, è chiaro come io sentissi maggior bisogno di trattenermi col Sacerdote Abba Jacob, venuto colla stessa carovana, di quanto mi premesse gustare un poco di cibo materiale, anche squisito, poiché il nutrimento del cuore è di un’ordine superiore e più nobile che non va in secessum. Il lettore di /201/ queste memorie perciò, avrà anzi a caro di vedermi fare qualche passo indietro per riempire certe lagune che ho dovuto lasciare per la forza della stessa storia.
dolce conversazione con abba Jacob. Già qualche piccolo raggio di luce si era fatto là nel deserto prima di entrare a Gemma Kaka, ma senza specialità, e tutto ancora avvolto fra le tenebre del mistero rapporto ai tre preti legati in Kafa; ah figlio mio, [dissi] baciando caramente Abba Jacob, come ve la siete cavata in quella prigione? ah Padre mio colla grazia di Dio, e colle fervide esortazioni [p. 136] del mio compagno Abba Joannes sono sortito sano e salvo. Se io fossi stato solo, sono come certo che non me la sarei cavata, ma accompagnato da un santo come Abba Joannes il diavolo non ha potuto trovare il suo bel momento da introdurvi la sua pestifera coda; le donne ed i due preti prigionieri. appena vedeva entrare una donna il mio angelo custode suddetto già era in ginochio ad intonare il Deus in adjutorium del rosario, al che mi trovava costretto [a] rispondere[:] Domine ad adjuvandum, e poi seguitare il rosario, ed anche duplicarlo se non partiva; caro Padre! con questa specie di battaglie, cosa faranno le donne, il diavolo che le spinge, ed il governo che le manda? Il povero prete ha sempre ancora un piccolo capitale di pazienza per ripetere tanto che basta [la preghiera], ma la povera donna di mondo col suo fuoco di paglia che scotta nel momento e poi si smorza lasciando il bruciore, finisce per stancarsi.
un piccolo cangiamento Questo genere di tentazione durò circa un mese, ma poi incomminciò a raffreddarsi; in seguito incomminciarono a frequentarci persone di altra tempra che ci veneravano e rispettavano, disposta anche qualcheduna a dire il rosario con noi; nell’ultimo mese poi potevamo anche fare impunemente il nostro [p. 137] Catechismo, e sul fine abbiamo trovato ancora chi ci ajutò a fuggire. Abba Hajlù nostro come se la passò? dissi io. [Abba Jacob rispose:] prudenza del governo con abba Hailù. Il governo in facia a tutta la casta, dopo aver minutamente visitata la sua casa di Sciap, avendo trovato nulla di quanto era stato accusato, non volendo violare il rispetto e la venerazione di quella casa, ha deciso di lasciare colà Abba Hajlù, come testimonio, ed in certo modo custode della medesima; egli pure fu legato nei primi giorni, ma poi fù sciolto, ma custodito sempre, duranti quasi due mesi; dopo un mese poté anche celebrare la S. Messa secretamente, e poco per volta ha potuto anche fare le preghiere ed il catechismo di uso mattina e sera alle sole persone di casa. Il giorno di S. Michele, chiamato dai paesani poté [per] la prima volta sortire per recarsi a quella chiesa secondo il solito.
fuga dei due preti dalla prigione Deo gratias, dissi io, ma ora devi raccontarmi la storia della tua fuga, e della tua cattura con tutto ciò che segue. Già le dissi, [continuò il /202/ sacerdote,] come sul fine della nostra prigionia, le cose nostre come erano molto cangiate, ed avevamo alla corte molti amici e catecumeni ammiratori del giovane Gabriele, attualmente in salvo in Lagamara, tutti catecumeni fatti da lui. Ci fu molto facile perciò una sera poter sortire, [p. 138] non solo dalla nostra prigione, ma dallo stesso recinto reale; tutti, anche i pagani, ed alcuni membri della reale famiglia essendoci favorevoli. arri[va]no al mercato di Bonga, e partono. Sortiti la sera di notte, siamo arrivati al mercato di Bonga in casa di un nostro cristiano di Lagamara, il quale ci procurò alcune vesti galla tutte unte di butirro. Così, come semplici servi di mercanti, guidando e caricando gli asini ed i muli sul fare del giorno abbiamo potuto sortite [dal]le porte di Kafa colla moltitudine.
sortono i confini, si fa il grido La mattina stessa, un poco sul tardi, i nostri stessi amici che ci favorirono la sortita dalla regia, pro forma, e per non compromettersi, furono essi medesimi che fecero il grido sulla nostra fuga, ma prima che si mettesse in movimento la forza del governo per inseguirci, noi già avevamo varcato i confini, e ci credevamo sicuri sul terreno di Ghera. inseguiti sono legati, e ricondotti a Kafa Arrivati noi verso sera alle terme di Kecio, se dopo un poco di riposo fossimo partiti colla carovana eravamo salvi, ma come eravamo stanchi della notte precedente, credendoci sicuri [p. 139] abbiamo passato la notte alle terme, e mentre stavamo dormendo colà quasi soli vennero le guardie di Kafa in quantità, ci presero, ci legarono bravamente, e ci ricondussero a Kafa; così, mentre credevamo di averla finita con Kafa, abbiamo dovuto ritornarvi. sono presentati al re; dialogo Arrivati in Kafa, legati come eravamo, ci presentarono al Re, il quale al vederci vestiti da Galla e legati si mise a ridere; perché siete fuggiti, disse, e perché tutto questo? Allora io presi la parola e dissi, a nome di Abba Joannes che non sapeva parlare, noi pure domandiamo a V.[ostra] M.[aestà] perché ci avete legati, e perché avete caciato via il nostro Padre? Ebbene sappiate che noi, a costo di morire, vogliamo unirci al nostro Padre; arrivati che saremo a lui, se egli ci rimanderà ritorneremo, se no, resteremo là.
Sentito che ebbe il Re queste nostre parole risolute, non parlò più, ed invece di mandarci legati alla prigione, come temevamo, andate a restare colla Ghebrecio, disse, e poi parleremo. festa alla corte. Andammo presso la Ghebrecio, appena fummo entrati tutta la casa cantò il solito lélta: [p. 140] la prima cosa che si fece fu di rivestirci da veri sposi, e poi ci presentarono un bel pranzo, e mentre noi ci stavamo ristorando dalla fame e dalla stanchezza, decisione del governo, e parlata del re. il Re, radunato il consiglio, si discusse la questione. Quando fu terminata la questione coi consiglieri, il Re ci chiamò di nuovo a se, e così ci parlò: da questo momento vi dichiaro liberi tutti [e] tre; ed appena sortiti di qui vi saranno levati i ferri. L’Abuna par- /203/ tendo ha lasciato Abba Hajlù, come suo rappresentante, e per, questa ragione noi l’abbiamo sempre rispettato come tale, epperciò non posso lasciarlo partire. In quanto a voi due, se volete restare noi vi lascieremo liberi, come prima; se poi sarete decisi di andare noi vi lascieremo partire, e vi faremo accompagnare dai nostri Lemmy sino a Ghera, e sino all’Ennerea. Per ora vi farò accompagnare sino a Sciap, ed avrete colà otto giorni di tempo per conferire con Abba Hajlù; quando avrete preso le vostre risoluzioni, o manderete Negussiè, o verrete voi Abba Jacob, e si prenderanno: le dovute misure = Così parlò il Re.
incontro dei tre sacerdoti Dopo tanta liberalità, e tali risoluzioni noi non abbiamo voluto aggiungere parola, ma ci siamo limitati a ringraziarlo di tanta bontà, e ricevuto il porta parola per la casa di Sciap siamo partiti a quella volta, dove arrivati, fu una vera festa [p. 141] per Abba Hajlù, festa indi seguita da regali molto generosi della corte del Re, e da visite senza fine dei nostri cristiani. alcune rivelazioni, e decisioni nostre Quasi tutti i nostri oracoli Cristiani consideravano come una vittoria compita le liberalità ottenute, ed avrebbero desiderato che noi restassimo a Kafa, e non si parlasse di andare [d]all’Abuna. Ma noi, per la grazia di Dio, tutti uniti siamo rimasti fermi a dire, che si canterà vittoria solamente quando l’Abuna la canterà con noi; senza l’Abuna è una vittoria di pochi giorni, perché il governo farà poi di tutto per dividerci, e così rovinerà ogni cosa. Io, disse Abba Hajlù, avrei bisogno almeno di uno, sia per confessarmi, e sia anche per aiutarmi, ma amo meglio [di] rimettermi in tutto all’Abuna; tanto più poi che, da quanto mi risulta, questi nostri maghi, uniti coi mussulmani devono aver organizzato cose molto brutte con quei governi mussulmani contro di lui, ed avrà anche molto bisogno di voi due.
Da ciò, continuò Abba Jacob, Ella potrà capire, come noi in Kafa in mezzo alle nosire tribolazioni pensavamo a Lei, e temevamo molto anche per Lei, perché, prima ancora della sua partenza da Kafa, i maghi ed i mussulmani [p. 142] di quel paese avevano già organizzato molte cose quì. L’esistenza sola di Abba Baghibo era l’unico ostacolo allo scoppio della mina preparata; morto Abba Baghibo la mina scoppiò. Io perciò, appena passati alcuni giorni in Sciap coi due compagni sono partito per Anderacia, ed ho passato colà una intiera giornata. conferenza di abba Jacob col re. Mai il Re mi ha onorato tanto; abbiamo parlato di tutto, ed abbiamo fissato ogni nostro affare. Mi sono convinto che il Re conosce tutti i misteri e tutte [le tele] ordite, ed è molto afflitto; io conosco, disse il Re, che tutto il paese vorrebbe [l’Abuna], e la stessa mia casa non fa che parlarmi di questo; ma conosco pure, come dopo tutte le storie passate, oggi sarebbe una operazione impossibile, impossibile ottenerlo dai no- /204/ stri, impossibile pure combinarlo coi Galla. Abbiamo avuto il gran castigo di Dio in Gobbo, per questo temono, ma pure non si risolvono.
conclusione del viaggio. Voi dunque partirete col vostro compagno, ed io ordinerò ai miei Lemmy di trovarsi pronti per la partenza. Non mancherò d’incomminciare oggi a disporre le cose, sia quì, che fra i Galla in modo che fra qualche tempo si vadano distruggendo gli ostacoli [p. 143] per il ritorno dell’Abuna, ma è necessario aspettare che si raffreddano le cose, e spero che tutto si potrà ottenere. raccomandazione del re ai due preti. Intanto voi ed il vostro compagno non mancate di parlare all’Abuna in modo che sia contento di me e del mio paese, perché io spero più nelle sue preghiere che in tutto il resto. Ditegli che non tarderà a mandargli Negussiè [Negussiè] coll’equivalente del denaro che abbiamo tenuto qui. Con voi potete [portare] qualche carico, ed una somma di danaro che esiste nelle mani di Abba Hajlù. Così terminò la conferenza col Re; congedatomi quindi dai grandi della corte, me ne sono ritornato a Sciap.
partenza dei due preti per Ghera. Furono accordati due giorni ai Lemmy per prepararsi, nei [quali] anche noi abbiamo disposte le cose nostre, e siamo partiti di buon mattino, intesi coi Lemmy di aspettarci alla prima porta detta di Bonga, dove essi già ci aspettavano; senza fermarci, abbiamo continuato il nostro viaggio, e siamo arrivati al Gogieb verso le due. Qui abbiamo gustato qualche cosa, e dopo un’ora di riposo abbiamo continuato il viaggio sino alle terme, dove abbiamo [p. 144] passato la notte con molti mercanti venuti da Ghera, fra i quali vi erano anche alcuni nostri cristiani di Affallo. abba Jacob in Afallo. L’indomani partiti di buon mattino siamo arrivati in Afallo verso le 11. Il P. Leone ci venne all’incontro tutto contento, e prima di entrare in casa ci portò alla chiesa, dove si cantò il Te Deum. Passati quindi alla casa i Lemmy gustarono un poco di caffè e di birra, e poi continuarono il loro viaggio per Ciala, onde avvertirne il Re, mentre noi abbiamo passato il giorno e la notte in Affallo. Quì dal P. Leone e dai cristiani fù conosciuta la nostra fuga da Kafa, e la nostra cattura alle aque calde; il nostro arrivo perciò, e la pace ottenuta consolò tutti. In tutti regnava una grande afflizione per la morte di Abba Baghibo, considerato come il Padre della pace in tutti quei paesi.
i due preti a Ciala. Siccome i Lemmy ci avevano prevenuti, abbiamo goduto la giornata per informare il P. Leone delle cose nostre di Kafa, e nella notte accompagnati da lui siamo partiti per Ciala, onde arrivare a tempo per l’udienza del Re Abba Magal. parole misteriose del re. Questo Re al vederci si mise a ridere, e poi ci fece i suoi complimenti: dopo la morte di Abba Baghibo, disse, oggi è la prima volta che mi vedono [a] ridere per il piacere di vedervi, [p. 145] /205/ le stesse mie mogli non mi hanno ancora veduto; mi rincresce solo che l’Abuna soffrirà molto colà. Vi direi di trattenervi, ma mi preme troppo che [che] arriviate colà presto per assisterlo. Qui Abba Jacob lasciando la sua storia [disse]: ho voluto rapportarle le genuine parole di Abba Magal dette a noi Giovedì scorso, tre giorni prima dell’affare suo; dunque, almeno già lo sospettava. arrivano a Gooma, ed a Tobbo. Appunto in vista di queste parole del Re, il Venerdì di buon mattino abbiamo lasciato Ciala, ed affrettando il passo, la sera siamo arrivati alla città del Re di Gooma. Sabbato di buon mattino abbiamo lasciato il Re di Gooma, anche egli molto afflitto per la morte di Abba Baghibo. Verso le 11. mattina siamo entrati [per] il Kella del regno di Ennerea, e preso un poco di ristoro, abbiamo affrettato il passo, e senza fermarci in Sciappa, della [stessa] sera siamo arrivati a Tobbo piccola campagna del Re vicina al fiume Dides, sa, dove abbiamo passato la notte. Come eravamo stanchi, l’indomani giorno di Domenica prima dell’Avento abbiamo fatto tardi.
Partiti da Tobbo verso le nove, appena sortiti di casa, abbiano sentito la notizia della morte di una delle mogli del Re Abba Gommol; un poco più avanti incomminciano [p. 146] a moltiplicarsi le persone che vanno al pianto. l’abuna è calunniato di magia contro il re, ed esiliato. Dopo mezzo giorno stavamo montando la salita della montagna di Ennerea [e] abbiamo incontrato uno che veniva da Saka, e domandiamo notizie dell’Abuna: grandi notizie di lui, disse, l’Abuna questa notte è stato colto in fragrante mentre stava facendo magie contro il nuovo Re; tutta la sua casa è stata data alle rappresaglie, egli è stato condannato a sortire di quest’oggi dal suo regno, forze sarà già partito colla sua famiglia. Appena sentita questa notizia, siamo caduti quasi svenuti. Il Lemmy di Kafa prese subito il galoppo, e noi restamm là quasi soli. Un sole garzone nostro ed un’altro del Lemmy [rimasero con noi].
abba Joannes ve[de] qualche segnale.
Ci siamo rimessi un tantino, ed abbiamo continuato il nostro viaggio sino sopra la montagna Ennerea in un luogo, di dove si scopriva Saka: Abba Joannes vidde qualche segnale, della catastrofe: un gran mondo, disse, va e viene colà, e le nostre gambe tremavano camminando. Più ci avviciniamo verso Saka e più le notizie si moltiplicavano; i pochi che venivano da Saka non parlavano che di questo spettacolo, chi pro e chi contro ne discorreva.
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i due preti arrivano a Saka
[1.12.1861].
Ci siamo finalmente avvicinati, ed invece di prendere la strada verso la casa della missione, la quale formava il triste oggetto dello spettacolo; siamo andati a riposarci in una casa vicina al mercato, dove aspettavamo che venisse il Lemmy, nel luogo da lui indicatoci partendo. Dopo un’ora circa il Lemmy di Kafa venne tutto contrafatto; egli non aveva ancora trovato il Re, ma era andato dalla
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regina madre, la quale era desolata di questa storia dolorosa; essa medesima non aveva ancora potuto vedere il Re, epperciò ci convenne aspettare.
Verso sera, terminata che fu la sepoltura della moglie del Re, e del mussulmano, stato colpito in Chiesa, quando incomminciava [a] ritirarsi il mondo, fu allora che il Lemmy poté trovare un momento il Re nella casa della regina madre, ma fu impossibile parlare di affari. il lemmy ottiene l’allogio Ottenne però di entrare nella casa destinata per lui. Col Lemmy entrarono tutte le persone venute con Lui, epperciò entrammo anche noi. Non è che l’indomani mattina che egli ha potuto parlare al Re: il mio Re, disse [p. 148] il Lemmy di Kafa ad Abba Gommol, vi annunzia che ha fatto la pace coll’Abuna, e vi consiglia a non considerare più certi piani fatti dai nostri maghi d’accordo coi nostri mussulmani contro l’abuna. Quando Abba Gommol sentì questo andò in collera, e disse; perché non siete venuto prima? oggi tutto è finito, e l’abuna è partito. abba Gommol è consigliato dalla sua madre, e dai grandi. Appena il Lemmy di Kafa ebbe parlato, entrò la regina madre coi Lemmy di altri principi, e con molti altri grandi dell’Ennerea, che essa aveva radunati, e diedero l’attacco diretto al Re sull’affare dell’esilio; Abba Gommol già era pentito del fatto, ma è sempre una cosa odiosa ad un re disfare il già decretato. Tuttavia lasciò travedere chiaro il suo pentimento per aver precipitato in un’affare così grave.
la madre spedisce i regali. La regina madre vedendo che il Re suo figlio incomminciava a piegare pensò subito a riparare per parte sua l’offesa fattami, organizzò sul momento una carovana di schiavi con cinque o sei vasi d’idromele scielto, un’altro vaso di latte, o specie di formagio ben condito, una quantità di ova, un vaso di miele, un bel bove, e due bei castrati, consegnando il tutto ad un suo impiegato incaricato di parlare. La mia fiducia però è in Lei, disse a me. Ella saprà meglio parlare all’Abuna, e fare [p. 149] in modo che dimentichi tutto il passato, e quando il Re le spedirà una deputazione per pregarlo a ritornare [s’interponga,] affinché non manchi di ritornare; io poi prometto che sarò sempre quì per fare in modo che non abbia più dispiaceri. Così io sono partito con questa carrovana pregato anche dalla regina madre, ed ho lasciato Abba Joannes per custodire gli effetti portati con noi, ed anche per presentarsi al Re in caso di essere chiamato.
abba Jacob concliude i suo racconto Caro Padre, bastano i miei racconti per ora, solamente la prego a tener fermo nel suo cuore che il Re di Kafa, e quello di Ghera sono veri amici di Lei e della missione. Quel di Kafa è un Re legato dal suo Consiglio, e non può agire senza di esso; se non fosse di questo la missione potrebbe fare in Kafa tutto quello che vuole; oggi poi chi ha /207/ mandato i Lemmy a Ghera ed a questo Re di Ennerea, è una cosa tutta particolare del Re, e gli ha mandati precisamente per distruggere la tela organizzata dai maghi e dai mussulmani contro la missione. Il Re di Ghera poi ha anch’egli le sue difficoltà per parte dei mussulmani; ma pure è nostro [p. 150] grande amico; egli è furioso contro Kafa, perché ha mandato Lei per la via di Gemma-Kaka, ed Ella deve, in gran parte a lui, se non è stato mandato a Gengerò. Oggi stesso, se ha sentito il suo esilio presente dall’Ennerea, non mancherà di mandare un’altro Lemmy con Abba Leone, e forze sono già in strada che vengono. Ora tocca a Lei decidere se convenga o no ritornare a Saka, perché il Re al più domani manderà [i suoi messaggeri]. In quanto a me, sono d’avviso per l’affermativa, onde distruggere le calunnie, e la cattiva impressione dell’esilio. Dopo poi vedendo che il Re non mantiene la sua parola, d’accordo con lui si potrà partire.