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30.
LIturgia penitenziale ed esorcismo.
Dialettica di Gabriele e di un galla.
confessioni semipubbliche dei penitenziati. Partita che fù la carovana io ho passato il giorno nel sentire la confessione semipublica di tutti i penitenziati; dissi semipublica, perché doveva servire di base alla sentenza definitiva delle penitenze da imporsi. Come erano rimaste alcune donne, le quali dovevano esse pure fare la loro confessione semipublica, ho ordinato che si facesse subito una piccola capanna in uso nelle missioni per la confessione delle donne, nella quale il confessore è seduto dentro la capanna, e la donna si accosta di fuori parlando per un cancello. Questa fu eseguita in poche ore. Io intanto ho passato il resto della giornata e la metà della notte per sentire tutti i penitenziati, e le non penitenziate. Sul fine ho chiamato i due principali penitenti, e primi autori di tutti quei scandali; due medicine, una naturale e l’altra diabolica. ho domandato [p. 239] loro conto sopra alcune medicine misteriose, una quella dell’aborto, e l’altra qua del filtro. [Rispose uno:] Per l’esistenza di queste due medicine, posso risponderne, perché sono io che le ho fatto conoscere. Quella dell’aborto si trova nella proprietà nostra di Donquorò, conosciuta da tutti, ed io confesso di averne fatto uso qualche volta, e di averne dato a molti. Quella del filtro poi io l’ho ricevuta da uno dei spettri diabolici, e non so cosa sia, ma io ed il mio compagno l’abbiamo provata; aveva la stessa figura di quella del Re di Ennerea, e produceva il medesimo effetto. Noi potremo dar conto dell’uso fatto da noi, e di averle date, ma poi dell’uso fatto da chi le ricevette non sappiamo. Se crede le domanderò, e mi informerò per risponderne degli effetti. Ah figlio mio, [commentai io,] quanto male avete fatto! Ah Padre, lo so, ed ho bisogno della parola ancora domani perché nella sessione di Gabriele esistono ancora molti scandalizzati in Nonno; così finiremo le cose di Nonno, e ci resteranno ancora quelle di Lagamara da riparare.
Ho terminato questi lavori che si avvicinava la mezza notte, e mi sono congedato per riposare. Io dormiva in mezzo ai penitenziati, epperciò /252/ ho comandato che tutti dormissero, e che mi lasciassero dormire. esorcismo Prima però di coricarmi ho fatto un’esorcismo in tutte le forme, onde assicurarmi che i diavoli [p. 240] [non] avessero nessuna azione sopra tutti quei convertiti in Numero di circa 30. soli maschi. Prima però d’incomminciare l’esorcismo gli ho fatto fare un’atto di fede, e dissi loro di stare attenti sopra i movimenti di qualunque genere che avrebbe prodotto in essi. Dopo l’esorcismo passarono tutti a uno [a] uno da me per prendere la benedizione colla vera croce; dando la benedizione io teneva la mia sinistra sopra il loro cuore, e colla diritta teneva la mia croce e diceva il Christus vincit; sopra trenta [soggetti] da otto a dieci diedero qualche segnale convulsivo, frà gli altri quelli che non avevano ancora ricevuto il battesimo, ma in modo particolare i due primi, benché battezzati e confermati. Dissi a questi due di stare attenti, perché il diavolo aveva ancora una radice nel cuore.
arrivo della carovana di Gabriele Dalle quattro alle cinque di mattina incomminciarono in lontananza i canti dell’Eghziò marena Cristos [cioè: Cristo, pietà di noi!], ordinai perciò che si levassero, e si collocassero a luogo loro in abito di penitenti col capo coperto di cenere per ricevere la carovana; oggi viene Gabriele, dissi, quelli che ancora sono tormentati dal diavolo potranno parlare con lui, essendo egli molto versato in queste battaglie. Arrivò la carovana, ed io la riceveva fuori della tenda. Venne il primo Gabriele [p. 241] a baciarmi le mani, e per mezzo suo ho diretto la parola alla sua carovana molto numerosa: mia allocuzione. non [vi] stupite per tutto ciò che vedete, ho lasciato il gregge per qualche anno, e ritornando ho trovato che il diavolo era entrato, ma ringraziamo Iddio, il diavolo è già partito. Ma Gabriele già aveva tutto preveduto e preparato; più di 15. si manifestarono a lui come colpevoli, e vennero vestiti di sacco e [cosparsi di] cenere inaugurando la loro penitenza. Si celebrò la S. Messa, nella quale Gabriele ed alcuni catechisti fecero la comunione, e poi incomminciò la predica di uso.
parla Gabriele Come io era molto stanco Gabriele come mio dragomanno incomminciò a parlare, secondo il suo solito incomminciando a raccontare le sue iniquità. eloquenza di Gabriele Io questo niente mi stupisce, disse, una sol cosa mi spaventò in tutte queste dolorose storie, le confessioni e le comunioni sacrileghe; quì prese un linguagio così vivo e penetrante che fece piangere nell’apostrofe a Gesù Sacramentato. Un’altra cosa ancora più mi spaventò, ed è nella casa di Dio [di] vedere il diavolo invocato; anche quì fece un’apostrofe [p. 242] a me: ah Padre, penso ai tre mesi da voi passati montando la guardia per salvarmi dalle mani di questo nemico; penso alla notte del mio battesimo, quando voi armato della croce caciavate /253/ tutti questi spiriti infernali; penso alla potenza della vostra voce quando pronunziò con un tuono terribile sopra di me[:] exi ab eo immunde [immunde] spiritus, e come questo mi abbandonò per sempre: oh Padre mio! quanto avete dovuto soffrire! oggi capisco tutte le mene del diavolo in Kafa, era il buon Gesù che vi faceva sortire di là per salvare questi poveri infelici, e caciare il diavolo di casa vostra. E voi fratelli miei al sentire queste cose non tremate? mi riprendo, dico anzi non sperate? e tu spirito immondo forze sei ancor qui a sentirmi?
risposta del noto penitente[:] sua confesione, e sua penitenza. A questi accenti si leva uno di quegli infelici penitenti e prende la parola: Fratelli! quale è la parola che può convertire a me ed a voi, pianto, penitenza, ecco il linguagio unico che ancora ci rimane in risposta. Orsù, fratelli miei, il diavolo [p. 243] sono io, voi già lo sapete, voi stessi già l’avete confessato nel presentarvi in stato di penitenti: e consegnando loro le verghe già intinte di sangue del giorno precedente, [proseguì:] ecco l’asperges unico che ci conviene, se ancor mi amate battetemi senza misericordia, perché così deve essere trattato il primo schiavo del diavolo: e voi Padre pronunziate quel terribile fulmine della Chiesa[:] exi ab eo... ecco la mia speranza: Ciò detto si getta a terra e riceve la vergata; dopo alzatosi, fece corricare il suo compagno e gli altri nel modo stesso di jeri. Preso che ebbe qualche centinajo di vergate, col sangue che si lasciava vedere sulle spalle nude si mise a parlare.
sua parlata ai compagni scandalizzati. Fratelli, disse, queste battiture, questa cenere, questo sacco, a me sarebbe dovuto, oh quanto mi duole di vedervi tanto afflitti per causa mia, io, mandato a far l’apostolo frà voi, divenuto un gran demonio, sono causa di tutto questo male. La giustizia di Dio doveva caciarmi subito all’inferno col demonio mio padrone, là nell’inferno era il mio luogo di supplizio per tutta l’eternità, ma il Signore sopra la Croce colle mani dis[te] [p. 244] se, e gli occhj al cielo, Pater dimitte illi, disse, quia nescit quid facit; la Vergine Madre nostra, anch’essa offriva le sue pene del calvario per me. Dopo il nostro Padre suo servo fedele, per una via tutta seminata di spine e di dolori, parte [parte] di Kafa ed arriva quì; la sola notizia del suo arrivo mise in dirotta tutti i diavoli. le sole notizie del suo arrivo misero in dirotta tutti i diavoli miei padroni, fu allora che il mio cuore vidde un poco di luce ed ho potuto col mio compagno d’iniquità [ho potuto] arrivare sino a questa cenere ed a questo sacco. Fratelli miei, pregate Iddio, affinché compisca l’opera sua di misericordia con me, e prometto che farò di tutto per riparare il male fatto. Voi poi, non so se debba chiamarvi Padre, oppur fratello Gabriele, voi che avete gettato nel mio cuore i primi semi della mia fortunata conversione, vi prego, e vi scongiuro, non per me; perché non lo merito, ma per tutti questi penitenti vittima della mia malizia, prega- /254/ te il nostro Padre, affinché abbrevii loro la penitenza; io mi incarico di farla per tutti, anche per il mio compagno, del quale ho impedito più volte la conversione.
parla un vecchio galla. Mentre così parlava questo penitente si alza un vecchio, il quale appena poteva reggersi in piedi: Fratelli, disse, lasciate anche a me la parola: io nativo di parenti cristiani divenuti galla, sono galla, ma ho sempre venerato [p. 245] i cristiani come miei fratelli. Avendo sentito tutto questo rumore ho creduto un momento che questi due giovani fossero in rivolta coll’Abuna, e sono venuto armato di lancie per infilzargli e così, mandargli al diavolo per finire la questione, ma venuto jeri, e ritornato oggi, veggo che la questione è tutt’altra veggo che la questione e tutta un’altra, epperciò sentite il mio parere. E vero che questi giovani ha[nno] fatto del gran male, trasportarono alcuni disordini dalla casa dei mussulmani alla casa centrale dei nostri cristiani; più si parla di certe invenzioni diaboliche, cosa che ancora io non comprendo: Voglio credere che tutto questo sia vero, ma io veggo una cosa affatto nuova nel nostro paese, cosa che secondo il mio calcolo ha un valore molto più grande. Fin quì noi abbiamo veduto sempre i nostri giovani a far del male, ed impararono sempre a negarlo. Oggi veggo tutto l’opposto, questi giovani colpevoli si disputano fra di loro la colpa, e corrono ai piedi del Padre a domandare la punizione. Ora, secondo me, questa nuova dottrina inventata da questi vale più di tutto.
chi mai ha sentito fin qui, un colpevole accusarsi da se? Io però sono di parere che il nostro Padre debba calcolare anche questo. È vero che hanno fatto gran male, ma è vero altresì che essi hanno inventato una gran medicina di tutti i mali nel nostro paese. Chi mai ha sentito fin quì frà [di] noi un colpevole accusarsi da se [p. 246] e cercare di essere punito? ma se questa legge prende piede, non è questo un rimedio a tutti i mall? Io credo perciò che il nostro Padre dovrebbe perdonare tutti questi colpevoli. Per parte mia io voglio domandargli questa grazia; risoluzione del galla. ciò fatto, vado in casa e lascio libera tutta la mia numerosa famiglia di farsi cristiana, e prometto di pensare a me stesso, perché conosco oggi che sono il più gran peccatore del mondo; ah povero me! oggi solamente imparo ad accusarmi di avere amazzato molti, di avere rubato molte donne, d’essermi impadronito della roba dei poveri. Se questi giovani sono dannati, io come mi salverò [?].
Dopo il Galla prese la parola Gabriele e disse: questo signore non ha compreso la questione che per metà; egli non è arrivato a capire ancora che lo stesso rigore dell’Abuna è per stabilire la massima da lui tanto lodata; tuttavia fatevi coragio fratelli io parlerò all’Abuna, e spero che di quest’oggi finirà la questione, se non in tutto, almeno nella maggior /255/ parte. prende la parola il compagno di Desta Si levò quì il secondo dei penitenti e disse: Caro Gabriele, posso parlare? Sì è vero quello che disse quel signore, io ed il mio compagno Desta siamo disposti a restare anche un’anno con questa cenere purché il nostro Padre ci permetta ancora di istruire, perché con questo mezzo solamente [p. 247] possiamo sperare di riparare il male fatto; con questa speranza noi siamo disposti a ricevere tutti i giorni dieci colpi di verga per il male fatto. sue confessioni A questo riguardo debbo confessare una cosa: il mio compagno confessa di essere colpevole della mia perdizione, e per questa ragione egli volle essere battuto da me; al contrario io confesso di essere stato causa della sua perdizione, e dovrei essere battuto da lui: il giorno della partenza dell’abuna per Kafa, se io fossi stato forte nel confessarnii bene ad ogni costo, egli pure si sarebbe convertito, e tutto sarebbe stato finito. Ancora un’altra cosa: quando morì il mio padrino Gabriele in Ghera, dello stesso giorno [egli] mi apparve e mi fece una gran correzione, e poi sparì. Era questa una gran grazia di Dio che mi chiamava; io aveva detto di voler fuggire, ma era una vera bugia, il gusto dei piaceri mi dominava, e della stessa notte ho passato la maggior parte del tempo trescando coi spettri diabolici. Se io fossi stato fedele alla grazia ricevuta, per forza si sarebbe convertito anche egli. Dopo tutto ciò io sono stato più di lui invasato.
Gabrielel riprende la parola. Quando Gabriele sentì le sincere confessioni di questo giovane, di cui non mi ricordo il nome, allora Gabriele disse: avete ragione tutti [e] due, solamente vi esorto a tener fermo [p. 248] nella vostre risoluzioni. L’abuna poi farà quello che meglio crederà in Dio per il bene vostro e della missione; voi poi lasciatevi guidare come il bove sul campo. La vostra rovina è stata quella di non avere aperto il vostro cuore al confessore mentre il diavolo faceva tutto quel mercato padrone di esso. Io poi non sono ne prete, ne confessore, e credo che Iddio mi terrà lontano dal suo altare per essere stato un vero diavolo peggiore di voi. In confidenza, sappiate che io era mussulmano, ed il mio gran peccato era quello di andare sempre in cerca dei giovani cristiani per guastarli, e, se poteva, farli anche mussulniani. Il zelante Gabriele venne subito da me per riferirmi ogni cosa, ma io gli dissi che aveva inteso ogni cosa, e l’ho spedito alla sua carovana per disporre i penitenziati alla confessione. confessioni semipubliche, o esami dei fatti. Così ho incomminciato subito a sentire le confessioni semipubliche, dipendendo da questa [funzione] le risoluzioni che dovevano prendersi.
Dopo aver sentito tutti i penitenti venuti con Gabriele in questa carovana, ed esaminati tutti i casi occorsi. Nel bisogno di congedare la carovana ho dovuto prendere qualche determinazione e publicarla alla medesima. Verso le tre di sera, dopo tutti i catechismi soliti mi sono presen- /256/ tato a tutta quella carovana numerosissima. mie giustificazioni Il Chierico e catechista [p. 249] Gabriele capo della medesima mi fece da dragomanno. Figli dilettissimi, dissi, voi sapete che Nonno Billò [non] è stata mai missione stabilita con dimora di un sacerdote, ma un semplice catecumenato molto disperso. Al mio arrivo da Kafa io non poteva sapere tutte le storie che ebbero luogo. Arrivò a me ciò che arriva qualche volta ad un viandante, il quale, passando un torrente si trova sorpreso dalla piena, altrimenti avrei preso certe misure per nascondere certe miserie fattesi publiche; in queste cose, se l’esperienza può essere utile agli incauti, la troppa publicità può anche essere un’esca ai viziosi. La providenza di Dio volle che si facesse tutta questa publicità, ed ho voluto lasciarmi guidare dalla Providenza. Dal momento che queste cose si resero publiche, io di necessità ho dovuto farmi sentire coi rigori, onde far conoscere a tutti la gravità di certi disordini e renderne avvertito il popolo, affinché sappia guardarsene. Ora che conosco poco presso le cose, debbo dichiarare le mie intenzioni.
prescrizioni particolari. Prima di tutto dichiaro liberi dalle penitenze prescritte i catecumeni, quelli cioè che non sono ancora stati battezzati, perché questi non sono ancora sortiti dalla stalla, come si suoi dire, e non essendo ancora figli della Chiesa sono dispensati dalle leggi della medesima. [p. 250] Tutto all’opposto, riguardo a questi raccomando affinché venga loro accelerata l’istruzione necessaria onde vengano al più presto rigenerati col S. Battesimo, unico mezzo per cavarli dalle mani del diavolo. In secondo luogo dichiaro doversi fare una gran distinzione trà quelli che sono stati unicamente passivi, ingannati da qualcheduno, ma poi non hanno preso parte attiva per ingannare altri, ne si sono trovati complici di relazioni dirette o indirette col diavolo, oppure [non si sono] mischiati coi mussulmani in cose degradanti. Questi ultimi potranno essere assolti dai Sacerdoti nostri della missione. rigori coi veri colpevoli. I due capi di tutti questi disordini, e tutti gli altri, i quali hanno preso una parte più o meno attiva nella propagazione di questi scandali; tanto più se avranno aggiunto relazioni cogli spiriti immondi, oppure che abbiano aggiunto cattive dottrine o minacie per mantenere il secreto. Tutti questi saranno sottoposti al rigoroso sistema penitenziario tanto che basti per riparare il loro scandalo, e provare nel tempo stesso la loro sincera conversione.
relazione sopra la corruzione dei paesi galla I lettori di queste mie memorie si troveranno forze scandalizzati nel leggere questi fatti veramente sorprendenti, ma a discarico di quei poveri paesi [p. 251] mi trovo obligato a confessare, che tutta questa corruzione non è prodotto di quei paesi, per se stessi abbastanza ben conservati; là trovandosi la schiavitù, nelle gran case si trova quasi in /257/ stato normale una grande corruzione tra i due sessi per la mancanza di case e di disciplina fra i schiavi, e quindi negli individui della famiglia. Frà il basso popolo poi regna molta riserva[tezza]. di dove viene Tutto ciò che si trova contro l’ordine naturale è venuto coll’islamismo dall’Arabia. La parte poi magica e superstiziosa o diabolica fra i Galla viene dall’Abissinia. La povera Abissinia con un governo molto simile al nostro medio evo d’Europa favorisce molto una simile corruzione; le grandi case onorano questi maghi quasi tutti monaci, dei quali molti [sono] stati eremiti. L’Abissinia poi possiede certi libracci di magia; ma debbo confessare che tutta questa corruzione viene loro dall’Oriente. In Kafa il famoso preti Dimtu ucciso dalle api, di cui ho parlato già, aveva dato una specie di accademia alla corte, dove fece molti miracoli all’uso dei maghi di Faraone; egli fece pure comparire i diavoli asmodei. Un mio convertito, prima deftera in Abissinia, poi prete zelantissimo nostro Abba Hajlù, egli m’informò di tutta questa corruzione abissina, di cui si parlò più sopra.
corruzione del così detto dotto abissino. La casa della missione per lo più è una casa paterna, la quale è forze troppo benigna coi forestieri, ed i miei di casa han preso questa corruzione [p. 252] da un’abissinese rimasto alcuni giorni in casa nostra, come mi confessò lo stesso colpevole. Per questa ragione nel 1853. trovandomi in Gudrù, si pensava di introdurre frà i Galla una scuola etiopica, come noto nella mia grammatica amarico oromonica stampata in Parigi nel 1866., [ho dovuto,] ed ho dovuto lasciare questo piano, perché dovendo prendere maestri dall’Abissinia, avrei trapiantato tutte queste superstizioni nei paesi Galla a spese della missione. Quei popoli semplici sono avidi di queste magie. Benché pagani, e con un culto diretto del diavolo, pure il loro culto è molto materiale e non vola tanto [in] alto per utilizzare la potenza diabolica; sanno i galla che il diavolo è cattivo, cercano [perciò] di calmarlo, ecco tutto il loro culto. Il diavolo poi per queste sue mandre, che già tiene come schiavi, neanche s’incommoderebbe per fare certi portenti a lui possibili, cose però che suol fare nelle grandi questioni con Cristo, come fece nei tempi di Mosè. I maghi galla hanno i loro momenti di esaltazione, nei quali spàciano visioni, ma tutto è naturale prodotto del fumo del tabacco e dell’oppio.
il diavolo [non] ha nesuna forza contro lavolontà umana. Io ho lasciato l’Europa dopo 11. anni di Lettura, e 15. e più anni di ministero, ho conosciuto certi fatti dalle letture, e lo stesso filtro era per me un mistero, ma le vere storie di apparizioni diaboliche [p. 253] e dello stesso filtro le ho conosciute da missionario nei miei viaggi del Sennar e dell’Abissinia. Il filtro poi l’ho veduto alla corte dell’Ennerea. Io non posso narrare tutte le storie conosciute in questa missione di /258/ Nonno Billò senza esporre questi miei scritti ad una giusta censura di troppa leggerezza, ma è utile sapere una cosa, ed è che il filtro [non] ha nessuna forza senza il consenso della persona che se ne serve, ed il diavolo [non] può nulla senza il consenso [dell’uomo]; con questo si trova molta storia reale, ed il diavolo può arrivare sino ad un certo punto, unito alla malizia del uomo, senza di questa può nulla, mi diceva già il zelante Abba Hajlù, e questi ultimi penitenti (1a). In Ghera ho voluto servirmi di questa medicina, conosciutissima in casa di Abba Magal, per indurre una persona, ma tutto mi fù inutile. Ciò ho provato d’ordine di Abba Magal nei primi giorni in casa della missione, ma [non] mi servì a nulla, mi disse Gabriele. Vuol dire adunque che il potere del diavolo ha i suoi limiti fissati da Dio.
lo spiritismo dei nostri giorni. Ho voluto citare queste cose, perche queste esperienze possono essere utili per sciogliere certi casi pratici. In questo mio ritorno ultimo in Europa ho letto certe storie [p. 254] che anticamente le avrei credute esaggerazioni prima di queste mie esperienze; oggi sono costretto a confessare la realtà; ma facio osservare che l’avvanzamento in questo genere oggi giorno, sta unito all’apostasia del uomo, senza la quale il regno del diavolo nulla potrebbe. il potere del diavolo è limitato Io non mi sento armato di una fede abbastanza viva, ma sono persuaso che un ministro di Dio potrebbe arrivate a chiudere la bottega di certi spiritisti. Iddio in castigo della nostra superbia ha lasciato un tantino le redini al potere diabolico, come nei tempi di Giobbe con altri calcoli di misericordia per Giobbe. Il diavolo poi coll’impegno attuale di abbattere il regno di Cristo usa di tutta la sua forza lasciatagli da Dio dopo la sua caduta; ma facio osservare, che il diavolo non essendo armato dell’umiltà e pazienza evangelica, come è chiaro, non si abbasserebbe tanto sino a fare il servo vile di uno spiritista massone, se non fosse guidato da grandi calcoli contro Cristo e la sua Chiesa.
alcune previsioni molto semplici Io però, dietro tutte le esperienze avute, e non tutte descritte, sono certo che questa briglia al nemico è stata rilasciata usque ad tempus in castigo della nostra apostasia da Dio, ma la briglia rilasciata [p. 255] ha i suoi limiti. Stando a questo principio, io credo che lo sviluppo stesso della scienza fisica ha fatto dei passi precipitati col concorso di Satana, perché bisogna che la torre di Babele arrivi a quella certa altezza per /259/ mettere Iddio in movimento. Se non fosse di questo, che necessità di tante bombe Orsini per abbattere un colosso di paglia come Napoleone III. ed il povero Alessandro II. di Russia[?]; lo spiritismo lasciato a se bastava per incendiare tutto il mondo. Forze che, tutto il gran deposito di lava o di granito fuso che esiste nel centro della terra non potrebbe essere abbandonato da Dio nelle mani dei diavoli per farne un vulcano da innondare il mondo? Ma Iddio non ha bisogno di fare tutti questi miracoloni per mezzo del diavolo, egli nella sua sapienza infinita ha mezzi molto più semplici e simpatici al uomo, e come in Babilonia, quando è arrivato il suo momento manderà uno spirito di confusione a questi nostri stessi potentati delle camere e dei senati senza Dio, e manderà loro uno spirito di confusione per condurre il mondo all’anarchia, la quale ha missione di distruggere tutti questi grandi progressi.
calcoli futuri di guerra alla società Questo spirito distruggerà tutte queste grandi opere di vapori di terra e di mare, ostruirà i canali, ed i grandi fori delle montagne, e scioglierà queste grandi società organizzate in tempo di governo: [p. 256] teocratico e paterno. Lo spirito di anarchia e di sciopero universale apporterà la fame, e la mancanza di ogni industria farà che mancheranno gli oggetti i più essenziali al uomo i mezzi [i] più essenziali per ripararsi dall’intemperie, e dal freddo. La necessità farà sentire il bisogno di un comando, ma il comando non sarà più paterno perché pagano, sortirà perciò un governo, ma un governo despota che obligherà al lavoro col bastone. Una nuova aristocrazia, un nuovo impero di ferro succederà [come] figlio di Madama libertà ed eguaglianza; ecco il fine del progresso, cioè la schiavitù. Io non sono un visionario, ne un profeta, ne un sapiente, ma un semplice calcolista, ed il mio calcolo è tutto semplice.
(1a) Questi mi assicuravano innoltre che il filtro nei cristiani, terminate le follie, alle quali conduce, cade la vittima di esso in una malinconia tale, che finisce colla tentazione del suicidio. Non produce lo stesso effetto negli infedeli. I due penitenti in discorso hanno provato sempre questo effetto. [Torna al testo ↑]