/232/

27.
A Massaua: il seminario di mons. Bel.
Aspiranti al Collegio Galla e schiavitù.

arrivo in Aden Così il sacerdote incomminciando dai poveri arriva anche ai signori, e tutti e dapertutto evangelizzando. Arrivammo intanto in Aden, dove trovammo anche un’altra providenza di Dio. giudizii di Dio sopra Teodoro Iddio aveva sopportato abbastanza Teodoro [p. 10] ed era sonata l’ora di far cessare quei flagello a quella nazione [colpita] per la sua gran corruzione, perché non voleva totalmente distruggerla. Aveva anche bisogno di punire Teodoro per le sue crudeltà, e per la gran quantità di sangue sparso; benché il flagello fosse permesso da Dio, pure non lasciava di essere un gran peccato in lui suo ministro; Iddio perciò si servì della sua propria superbia per punirlo ancor più severamente; permise che sollevasse questioni, e mancasse di rispetto ad una delle prime nazioni del mondo, per mandargli una guerra che pesasse tutto sopra di lui, e non sopra l’Abissinia; una guerra la di cui superiorità non era conosciuta da Teodoro, mai sortito dal suo paese. [dic. 1866-giu 1867] Mentre questa guerra si stava preparando, ed i bastimenti andavano e venivano nel mare rosso, massime tra Aden e Massawah, la Missione Galla, trovandosi allora in movimento di missionarii, fù molto favorita, ed ha goduto anche molti passaggi gratis.

mio viaggio a Massawah
[arrivo: 15.7.1866]
Io in particolare trovandomi in grande bisogno di andare e venire da Aden a Massawah, da Meroedar residente governatore di Aden, incaricato anche egli di andarvi soventi, ho avuto carta bianca da lui, non solo per me, ma per le persone della Missione, e per tutte le provviste venute con me dall’Europa per le spedizioni all’interno. Io perciò collo stesso Comandante Meroedar ho potuto recarmi in Massawah quasi subito arri[vato] in Aden coi tre miei abissinesi. Monsignor bel e le sue riforme
[23.3.1866]
[8.9.1860]
Arriva[to] colà ho trovato che Monsignor Bel nuovo [p. 11] Vicario Apostolico dell’Abissinia, stato consacrato in Parigi, era già arrivato molto prima con otto missionari e già aveva sistemata la sua casa, cd il suo piccolo Seminario in Massawah. Come egli prima era rettore del collegio di Antura in Siria, /233/ accostumato alla disciplina, ai regolamenti, ed alla forma di vestiario dei collegi europei, io sono rimasto [meravigliato] trovando in Massawah un piccolo Seminario vestito con forme mezze europee, [gli allievi] seduti in refettorio a tavola, e con dei regolamenti, a tenore dei quali il Seminarietto camminava con un’orologio di parata. naturale degli abissini L’abissino giovane è facilissimo a piegarsi a tutte le esteriori formalità, tanto più che le medesime vanno unite ad un miglioramento notabile nella vita materiale, sì nel vitto che nel vestito; ma io aveva già sperimentato che l’abissino a misura che si stringe all’esterno con formalità, e con regolamenti, egli [si] usa per lo più chiudersi nell’interno, ed acettando [di migliorare] negli utili materiali, si tiene poi fermo nel suo interno nelle sue corrottele ed abitudini interne. Tanto più, poi che questa riforma esterna, implicava una specie di condanna dei sistemi precedenti di Monsignor Dejacobis, per i quali essi avevano una gran simpatia e venerazione già stabilita.

Monsignor Bel non ebbe tempo di vedere tutte le conseguenze, e tutti i frutti di questo suo nuovo sistema, perché visse pochi anni. Monsieur Etienne in Parigi in tempo della Consacrazione di questo Prelato si gloriava di averlo eletto, ed io, ancora nel momento in cui scrivo, 17. anni dopo, sono costretto a dargli [p. 12] tutta la ragione, perché difatti Monsignor Bel era un sacerdote pieno di fede e di zelo, al quale non mancava altro che un’poco più d’esperienza sul paese del suo apostolato per diventare un’altro Monsignor Dejacobis, ma mancando di questo il suo sistema era falso; egli stesso sul fine della sua vita difatti conobbe questa verità, e la fece conoscere allo stesso suo Superiore Generale Signor Etienne, come mi risultò da alcune sue lettere. sistema di monsignore Dejacobis Monsignore Dejacobis da principio si fece un piccolo Seminario incomminciando dalla pratica dell’apostolato; egli aveva una quantità di giovani seguaci coi quali passava il suo tempo vivendo all’abissina, viaggiando ed istruendo i popoli, intercalando sempre un poco di scuola. I Collegi e Seminari sono nati nella Chiesa già fatta, e sono possibili nei paesi cattolici. Lo stesso nostro divin maestro incommincio così, ed in questo sistema lo seguirono i suoi apostoli. Ancora nel tempo dei Gregorii, e dei Basilii i grandi uomini sortivano, dal contatto di quei grandi oracoli, dai quali prendevano l’apostolato in detaglio, e la scienza.

impossibilità di stabilimenti europei in Abissinia Questo è il sistema che io ho imparato da Monsignore Dejacobis. Più tardi ho veduto e provato io stesso, che nei paesi più dell’interno, sia fra gli abissini che frà i Galla, non era guari possibile altro sistema, mancando tutti i mezzi materiali per introdurre un sistema di educazio- /234/ ne europea; ciò che è più [p. 13] ancora, per mancanza della sicurezza di una società stabilita. In tutti quei paesi non si conosce il diritto delle genti, sopra il quale sono basati tutti gli altri diritti e proprietà; è dunque là inutile ogni tentativo di commercio in grande, e di sviluppo esterno delle missioni. In tutti quei paesi il commercio in detaglio col mezzo degli indigeni può aver luogo, ed offre minori pericoli. In quanto alle missioni cattoliche è stabile il principio religioso, dal momento che è entrata la convinzione, e si è impadronito del cuore, rapporto ai soli individui; non è ancora arrivato il tempo di costruire Chiese, o stabilimenti europei. Anche supponendo un’imperatore o re abissino di ottime disposizioni, avvi ancora l’incertezza dell’impero e del regno da calcolarsi.

alcuni fatti in prova Alcuni fatti proveranno queste mie asserzioni, Nei 1857. regnava in tutto il Tigrè Negussiè, antico impiegato di Degiace Ubiè; questo Negussiè [21.1.1860] fece delle pratiche col governo Francese per essere protetto contro Teodoro. Vennero a Negussiè inviati Francesi, ed arrivarono trovando Negussiè [† 12.1.1861] disfatto e tagliato in pezzi; gli inviati dovettero farla a gambe per non cadere nelle mani di Teodoro; la stessa missione fù compromessa per avere onorato gli inviati francesi. [apr. 1866]
non riuscirono i trattati civili coll’Abissinia
Nel 1867. Teodoro domandava regali vistosi agli inglesi per rilasciare i loro prigionieri; vennero questi regali, ed io stesso gli ho veduti in compagnia di Meroedar in Massawah; [p. 14] quei regali erano la bagatella di un milione di franchi circa; regnando in Tigrè Negussiè, ne Teodoro poté discendere a prenderli, ne gli inglesi poterono salire per portarli a Teodoro, e rimasero anni in Massawah; qualunque trattativa degli inglesi con Negussiè avrebbe compromessa l’esistenza dei prigionieri presso Teodoro. Più tardi, trionfanti gli inglesi di Teodoro, sortendo dall’Abissinia [25.5.1868] si presentò loro Joannes, nuovo possessore del Tigrè; ricevette dagli inglesi milliaja di fucili, cannoni, e provvisioni di guerra in quantità facendo trattati e giuramenti, i quali a nulla valsero. Più tardi ancora, [ott. 1873] Ismaele Pascià fece la guerra all’Abissinia coi piani presentati da Mussingher, il quale da Console Francese, [6.4.1871;
1.4.1872;
feb. 1873]
passato al servizio dell’Egitto divenne Pascià di Massawah, e poi del Suddan, e poi di tutte le coste orientali dell’Africa. Mussingher fece trattati con Menilik secreti, e nascosti anche a me; mentre l’armata dell’Egitto avrebbe attaccata l’Abissinia nelle vicinanze di Adoa, Pascià Mussingher con Menilik dovevano inseguire [l’imperatore] Giovanni di dietro per prenderlo in mezzo; Menilik doveva discendere verso Aussa per incontrar Mussingher, ma mancò di parola, e [† 14.11.1875] Pascià Mussingher con 300. soldati furono massacrati in Aussa da Kanferee. Questa mancanza di parola costò la morte a Mussingher, e [7.3.1876] la disfatta dell’Egitto in Tigrè.

/235/ meno i stabilimenti ecclesiastici Come si dovrà parlare ancora di simili fatti nelle memorie che si dovranno scrivere in seguito quanto si parlerà della missione di Scioha; ora per compire il ragionamento presente, mi contento di citare alcuni fatti che riguardano solamente la missione cattolica in Abissinia e paesi Galla. Prima di tutto, chi ha conosciuto meglio di me [p. 15] l’esito del Seminarietto stabilito da Monsignor Bel, di cui si è parlato potrà dare un conto più esatto di me; io poi dirò solamente che circa dieci anni dopo vennero in Choha tre di quei stessi seminaristi; di tre un solo ha conservata la fede cattolica rimanendo nello stato laicale ma gli altri due divennero accaniti eretici nemici della missione; quelli mi assicuravano che quasi nessuno ha perseverato; una delle ragioni era anche quella del luogo poco adatto essendo eccessivi i calori di Massawah, e peggiori ancora gli scandali dell’islamismo per gli abissini giovani. Anche io ho voluto fare tentativi di stabilimenti in Europa, ma non fui fortunato. In quanto poi alle [stazioni missionarie], lo stesso Monsignore Dejacobis fece delle case a Gondar, a Gualà in Agamie[n], ad Alitienà fra i Taltal, le quali costarono molto, e furono tutte distrutte dalle guerre abissinesi. Lo stesso imperatore Giovanni [11.7.1871;
23.8.1887]
distrusse tutte le Chiese cattoliche in Abissinia in questi ultimi tempi; la Chiesa e casa di Massawah stessa che tanto costarono oggi sono vuote.

prima fate i cristiani, e poi si fanno chiese e stabilimenti Per ora bastino questi cenni per provare la massima contro il sistema di alcuni missionarii, i quali credono di [non] aver fatto nulla se non hanno fatto chiese, case, e stabilimenti prima ancora d’aver fatto cristiani; invece il missionario [p. 16] deve occuparsi anzi tutto nel fare templi vivi dello Spirito Santo, quali moltiplicati penseranno essi alle Chiese. conseguenze poco favorevoli del sistema contrario Il sistema contrario ha gravi inconvenienti. 1. Perché il missionario perde il suo tempo in opere materiali invece di spenderlo nel S. ministero. 2. Aggrava inutilmente i benefattori delle missioni. 3. Perché ben soventi si svegliano sospetti politici. 4. Le spese di fabbrica segna[no] l’esistenza di molti denari, e solleva[no] le pretenzioni dei poveri. 5. Perché è sistema meno apostolico. Ciò s’intende di case, Chiese, o stabilimenti oltre l’uso del paese; potendo il missionario tenere un sistema più economico tenendosi agli usi del paese, e mantenendo piu la sua posizione di straniero, sino ad uno sviluppo notabile di proseliti. Il missionario povero è più apostolico e merita la compassione dei suoi proseliti, ed anche l’ajuto dei medesimi; il ricco all’opposto solletica le passioni. Le funzioni fatte in una cappella provisoria oppure [in una] capanna sono egualmente, anzi più edificanti.

arrivo di corrieri dall’interno Ciò notato ritorno alla mia storia. Arrivato in Massawah ho trovato dei corrieri venuti dall’interno, i quali mi informarono di tutte le crisi avve- /236/ nute nell’interno dell’Abissinia, e dei paesi Galla. Il Tigrè capitanato da Goveziè [1866] si era rivoltato a Teodoro; anche il paese di Scioha al Sud [ago. 1865] aveva proclamato Menilik suo Re legittimo, il quale governava pacificamente il suo paese. I Wollo Galla anche essi rivoltatisi a Teodoro erano governati da Workitu antica moglie di Aly-Babola. strettezze di Teodoro L’impero perciò [p. 17] di Teodoro si trovava ridotto ad un terzo, ristretto fra il Nilo, il Bas[c]illò dalla parte del Sud, il lago di Tsana all’Ovest, ed il Takaziè al Nord. Esso col suo campo si trovava in movimento di ritirata verso Magdala, fortezza situata vicino alle sorgenti del Bascillò frammezzo il Beghemeder, ed i Wollo Galla. Molti soldati del campo di quell’imperatore incomminciavano a disertare, chi per la fame, e chi per ritornare al suo paese divenuto possessione altrui. A Teodoro non rimaneva più altro sbocco all’estero che quello di Matamma all’ovest nel Suddan. La strada di Massawah per il Mare rosso era gelosamente custodita da Goveziè padrone del Tigrè in modo che le corrispondenze degli inglesi per le trattative con Teodoro divenivano ogni giorno più difficili e pericolose.

notizie portate dai corrieri
[partiti: 17.1.1865]
I corrieri venuti dall’interno dei paesi Galla, erano stati spediti da Monsignor Coccino mio coadiutore un’anno prima da Lagamara, ed al mio arrivo a Massawah contavano già tre mesi dal loro arrivo. Essi erano mercanti, e dovettero molto penare per arrivare alla costa; non poterono arrivare che pagando grandi mancie e dogane nei diversi stati, per i quali passarono; sopratutto nel Tigrè furono molto frugati dai doganieri di Degiace Govaziè, non per le merci, ma per sospetto di corrispondenze trà Teodoro e gli inglesi; poterono però salvare le corrispondenze della missione Galla, le quali mi arrivarono intatte. detaglio delle notizie Le notizie della missione nostra erano sufficientemente consolanti; solamente i corrieri [p. 18] strada facendo, sentirono da alcuni mercanti provenienti dal Gudrù la notizia della [† apr. 1864] morte di Gamma Moras, e la pacifica successione a quel principato di Gosciò suo figlio; la notizia era come certa, ma niente di offiziale, perché avvenuta molto dopo la loro partenza. Il complesso di tutte queste notizie politiche sopra l’interno dell’Abissinia, rendevano molto più difficili e complicate le spedizioni che io doveva fare di necessità al mio Coadjutore Monsignore Coccino, sia per le istruzioni delle quali egli aveva bisogno, e sia ancora per i mezzi temporali dei quali abbisognava per far fronte a tutti i bisogni delle missioni sino al mio ritorno dalla parte dello Scioha, dove io contava [di] recarmi per schivare tutte le difficoltà sempre più gravi dalla parte Nord.

spedizione all’interno
[ott. 1866]
difficoltà nelle spedizioni
Per la spedizione di denari ho dovuto servirmi dei gran negozianti di Gondar, i quali avevano casa anche nei paesi Galla di Gudrù, e degli /237/ altri paesi più al Sud, ai quali avrei potuto anche consegnare alcuni oggetti calcolando le dogane. La questione più grave era quella delle lettere, essendo gli stessi negozianti frugati dal doganieri del Tigrè per causa della questione inglese con Teodoro; ai negozianti oltre il denaro, ho dovuto consegnare anche lettere, ma per assicurarmi ho dovuto dupplicare tutte le mie lettere, e spedire il doppio con un corriere particolare, il quale tenesse la via della frontiera del levante senza toccare il regno del Tigrè [p. 19] sino ai confini dei Wollo Galla, e così per la via di Saint arrivasse ai galla Borrena, Toloma, e quindi [in] Gudrù o [in] Lagamara. I corrieri inglesi per arrivare a Teodoro non avevano bisogno di altro che [che] schivare il Tigrè; solamente rimaneva loro una gran precauzione [da prendere] in caso che il loro corriere avesse avuto lettere per i prigioneri a parte, essendo essi proibiti di ricevere lettere dirette. All’opposto [succedeva] a me ed al mio corriere portatore di lettere [che] doveva schivare anche il regno di Teodoro perché questo principe avendo nemici anche il Gogiam, e lo Scioha, tutte le sue frontiere erano guardate. In quanto alle carovane di negozianti in questi tempi di guerra si lasciano passare, perché altrimenti il paese ne soffrirebbe, ma sono frugati, e devono giurare di non aver lettere; se poi venissero convinti di averne sarebbero spogliati. Come poi le carovane di mercanti fanno il loro piccolo commercio in viaggio, esse vi mettono un tempo lunghissimo, e non conviene appoggiarsi alle medesime per lettere di affari.

giovani per il collegio di Marsiglia Fatte le mie spedizioni all’interno, uno del miei affari che mi doveva occupare in Massawah, era quello dei giovani da spedire a Marsilia per il collegio. Già alcuni erano venuti con me; un terzo l’aveva preso in Caïro dai Fratelli delle Scuole cristiane, il quale era un giovanetto schiavo di un mussulmano, lasciato in deposito ai medesimi [p. 20] dal suo padrone, che se ne partiva per il pellegrinagio della Mecca, il quale, essendo morto, lasciò come abbandonato questo ragazzo, che, [battezz. 1865: Ghebra-Mariàm] già divenuto Cristiano, gli eredi del defunto dovettero rinunziarlo per non vedersi obligati a pagare la penzione e tutte le spese di alcuni anni, allo stabilimento. Ora avendo io pagato dette spese, [mag. 1866] lo feci partire subito per Marsilia onde liberarlo dalle vessazioni dei mussulmani pretendenti. Appena arrivato a Massawah, compra di giovani galla aveva subito incommincia[to] alcune pratiche per radunare una quantità di ragazzi Galla a misura che le carovane venivano. In Massawah non avrei mancato di [ottenere] piccoli schiavi cercandoli presso i negozianti del paese, oppure anche nelle case particolari; ma io cercava giovanetti galla dei paesi da me conosciuti, i quali non passassero l’età, dai dieci ai quattordeci anni al più, e ciò che /238/ più mi interessava, che fossero ragazzi, i quali non avessero ancora gustato la prostituzione araba, peste delicata, e difficile a guarirsi, allo scopo da noi inteso.

cautelle nella compra I Giovani che hanno passato qualche anno nelle case arabe, o di paesi mussulmani d’oriente, massime delle grandi città o centri sono molto pericolosi nei nostri collegii, o seminarii ecclesiastici. Molti sono già guasti venendo colle carrovane da Kafa, oppure dai paesi Galla del Sud, quando queste carovane hanno dovuto rimanere [p. 21] molto tempo ferme nelle città, per causa di guerre, se nelle medesime vi sono molti mussulmani, e se i giovani schiavi sono già un poco grandicelli da presentare una maggiore attrattiva. utilità di queste cautele Io avendo viaggiato molte volte con queste carovane ho potuto conoscere molto bene queste cose. Il sesso feminile è meno esposto, perché i mercanti hanno un’interesse nel conservarle per il prezzo maggiore che ne sperano essi nel venderle, laddove l’altro sesso non presenta la medesima difficoltà; anzi nella vendita ai turchi o mussulmani della costa trovano forze maggior valore, quando sono meno riservati. Oggi che frà noi è nato un certo movimento, di comprare schìavetti dei due sessi per istruirli e farli cristiani, fa sì, che questi miei detagli non saranno inutili, ne da considerarsi troppo minuti. Io stesso più tardi ne ho provato i tristi effetti nel mio collegio di Marsilia per una seconda compra fattasi senza tutte queste cautele.

leggi sopra la tratta dei neri Ciò posto prima di descrivere la compra dei giovani da me fatta debbo riferire alcune circostanze sopra la tratta dei neri. Dopo la guerra di alcune potenze nostre europee corse in soccorso della Turchia, nella pace che si fece, essendo entrata questa nel sistema che proibisce la tratta dei neri [p. 22] in tutti i porti principali del mare rosso venne publicata [metà mag. 1865; 27..5.1866] la nuova legge che proibiva la tratta suddetta, ma, sia una finzione dalla parte dell’impero turco, ossia piuttosto una latitudine accordata dalle potenze, atteso il grande vuoto che avrebbe lasciato in tutto quell’impero mussulmano una troppo brusca soppressione della schiavitù, fatto sta, che la legge suddetta si ridusse ad alcune formalità, ma nella sostanza la schiavitù continuava ad essere in tutto vigore nell’interno dell’Africa orientale. rivelazioni fattemi dai mercanti Poco più di un’anno prima, quando io discendeva alla costa, essendomi accompagnato qualche tratto colle carovane, gli stessi mercanti mi svelarono ogni mistero; da principio che fu promulgata la legge noi non osavano più discendere a Massawah coi nostri schiavi, e prendevamo invece la via di Matamma, mi dicevano essi; ma poi dopo lo stesso governo ci invitò segretamente a discendere.

contrabandi nelle dogane Oggi, continuavano essi, noi non possiamo entrare nell’isola di Massawah, dove abitano i Frangi (europei), ma due giorni prima di arrivare a /239/ Massawah noi avvisiamo il governo, ed egli manda alcuni dei suoi fidi, i quali contano tutti i schiavi ed i carichi delle nostre mercanzie, [p. 23] e poi ci dicono dove dobbiamo accamparci per fare il nostro mercato dei schiavi. Da principio ci facevano rimanere ad Ailat (aque calde alcune ore al nord di Massawah), oggi ci permettono di avvicinarci anche ad Umkullu. Dicono che non si pagano più le dogane dei schiavi, ma a noi costa ancor di più, perché [sono costituite] a titolo di regali e scielgono i migliori schiavi che abbiamo. Venduti che sono tutti i schiavi, allora la carovana può entrare a Massawah per vendere le altre mercanzie, e fare le sue provviste per l’interno. Con tutto ciò, se non abbiamo guadagnato in materia di dogane, abbiamo un compenso nei diversi contrabandi, che possiamo fare più facilmente, mentre lontani da Massawah si vendono i schiavi, principalmente in materia di oro e di muschio, oggetti che facilmente si possono nascondere; gli stessi soldati venuti a visitare la carovana non sono così rigorosi, ed anche possono essere corrotti.

incommincia la compra dei giovani
[ago. 1866]
Dopo questo saggio sopra la tratta dei neri di Massawah, mi resta più facile descrivere la compra dei giovani da me fatta. Sul principio del 1867. le carrovane si accampavano sulle vicinanze di Umkullu, dove io aveva la casa, e dove mi era stabilito coi miei due abissini venuti con me da Suez, e già ammaestrati, e divenuti [p. 24] buoni cristiani. mieivisite alle carovane Ogni sera, accompagnato da quei stessi due giovani, soleva fare la mia passeggiata, e mi recava ora da una, ed ora da un’altra carovana. Come io conosceva la lingua galla, ed era conosciuto, almeno per fama, da molti di quei mercanti, mi lasciavano libero il campo di trattenermi, anche da solo, coi loro schiavetti, dubitando massime che io ne volessi comprare qualcheduno. Così ho potuto esaminarne molti, e mettermi in relazione coi loro padroni. Sopra un centinajo di giovani che ho veduto da vicino, appena una decina mi parvero presentare le qualità che io avrei desiderato. Una gran parte passavano i 15., e molti anche si avvicinavano ai 20. anni di età; ad eccezzione di alcuni di questi, tutti gli altri si trovavano in pieno fermento di passioni materiali, e con abitudini già inveterate. Mi rimaneva a vedere, se i dieci suddetti sotto i 15. anni avrebbero sì o no presentato delle condizioni acettabili.

industria per conoscere i giovani Per conoscere bene quei giovani, mi sono inteso coi mercanti, ed ogni sera ne prendeva qualcheduno con me in casa a passarvi un giorno, o anche due, e poi l’indomani sera sortendo secondo il solito lo riconduceva al campo, e ne prendeva altri; in parte io gli esaminava da soli, ed in parte anche lasciava ai miei due giovani abissini l’incarico di scoprire terreno, senza nulla dire che io fossi un prete, e senza toccare l’argo- /240/ mento delle passioni materiali, per non sollevare [p. 25] in essi un’interesse di nascondere il velleno. compra di 5. giovani Passati che furono tutti, di dieci, appena ho potuto trovarne cinque che mi piacevano, e ne ho conchiuso il contratto al prezzo di 40. ai 45. talleri caduno, erano bei ragazzi ottimamente conservati. Comprati questi, ho incomminciato subito ad istruirli e prepararli per ricevere il battesimo; erano per me una vera delizia, e dalla mattina alla sera io era con loro a parlare delle cose di Dio; nella stessa notte non gli abbandonava. L’uomo prepara i materiali, e Iddio gli perfeziona colla sua grazia, ed appena quei poveri giovani ebbero passato pochi giorni con noi, non tardarono a comprendere la sublimità della loro vocazione, ed esternare anche fra loro la contentezza del nuovo stato al quale erano chiamati. Io gli lasciava liberi di conversare fra loro, ma [ne] [e]spiava in silenzio tutto ciò che dicevano.

osservazioni particolari Io calcolava molto tutto ciò che dicevano quando esternavano fra loro liberamente la pienezza del loro cuore, sia per conoscere meglio le loro inclinazioni, e sia ancora, perché mi avrebbe servito di lume per comprarne ancora altri. Nella carovana dove era io, diceva uno al suo compagno, in presenza di uno dei miei due abissini, vi era un mio compagno, di me più grande, era stato battuto col bastone, perché la sera dormendo col figlio del padrone non volle acconsentire [p. 26] a certe sue cattive cose, egli se ne fuggì piangendo; così di alcuni altri fatti simili o quasi simili. Naturalmente la cosa mi fù subito riferita, ed io non lasciava cadere simili notizie per completare il numero dei ragazzi desiderati. aggiungo altri due giovani In questo modo ho potuto trovarne altri due. Fratanto arrivarono altre carovane, e divulgatasi la notizia che i miei giovani già comprati erano molto contenti, si sollevo un desiderio universale, e la sera quando io faceva la mia passeggiata, io era divenuto l’angelo di Dio liberatore, e l’abissino che mi accompagnava riceveva da molti suppliche segrete, anche da certi uni che io aveva rifiutato. La cosa andò tanto avanti, che ho dovuto lasciare di andarvi, per non dare ulteriori motivi ad un simile movimento, come spiegherà il caso seguente.