Massaja
Lettere

Vol. 1

/147/

82

Al padre Felice Fenech da Lipari OFMCap.
procuratore generale – Roma

F. 40rR.mo P. Procuratore Amat.mo

Aden 25. Aprile 1848.

Mi faccio premura di spedire alla P. V. R.ma e Carissima due lettere venutemi ultimamente dall’Abissinia, una del P. Giusto nostro Missionario, e l’altra del celebre Naturalista Shymper, uomo di perfetto carattere, il quale nella sua condotta presenta un quadro affatto opposto al Sig.e d’Abbadì; mentre quello entrato in Abissinia Protestante, ora è non solo è fervente Cattolico, ma quasi Missionario, laddove quest’ultimo, mentre in Roma figura come Cattolico fervidissimo, e quasi come Missionario, dalle lettere qui annesse, e da altri detagli già prima spediti al P. Generale, potrà dedurre, qual figura fa in questi paesi; Quindi più di tutto potrà argomentare le tristi circostanze in cui mi trovo. Stando le cose come ho tutti i dati di crederle, la mia Missione è stata solennemente venduta, e tradita da quell’istesso che l’ha generata, a cui non mancherebbe altro che finirla con un laccio per presentare una coppia genuina di Giuda proditore. Io poi ho veduto la vigilia di perdere la testa per le mani del Vescovo Eretico, che l’ha valutata cento talleri. Quando il Signor d’Abbadie venne a Gualà, io aveva già deciso di partire seco lui per Adoa, e sul punto stesso della partenza una persona a cui ho tutto il credito mi consigliava a non partire, per certi motivi misteriosi, ai quali non ho esitato di aderire perché il mentovato Signore, mentre mi spingeva alla partenza, non voleva con me altra persona di mia confidenza. Per fortuna che non sono partito; del resto mi sarei probabilmente trovato all’improvviso nelle mani del nemico... Il meschino costretto a partirsene solo, prima di lasciarci volle dare compimento a tutte le precedenti ipocrisie, con inginocchiarsi alla presenza di tutta la famiglia di Gualà, e ricevere da gran Cattolico la mia benedizione, ed io ancora incredulo a dargliela fui proprio corbello. Da ciò, e /148/ principalmente dal carattere della persona che scrisse tante belle cose a Propaganda, con cui trovasi in stretta relazione, può formarsi un’idea abbastanza chiara delle tristi circostanze in cui mi sono trovato, e mi trovo attualmente. Riguardo alla Missione io spero in Dio, che le cose alla fin fine prenderanno buona piega, a fronte che le popolazioni Galla non siano del carattere annunziato dal Sig.re d’Abbadie a Propaganda, essendo la più parte [f. 40v] già mussulmane, epperciò difficilissime a convertirsi. Se mi riesce di aprir la strada per questa parte, come ho tutta la speranza, io schivo tutte le difficoltà dell’Abissinia, e presto posso trovarmi nei paesi Galla meno infestati dall’Islamismo, e più commodi per una Missione; paesi che d’Abbadie non ha visitato. Già ho ricevuta la consolante notizia che il P. Cesare ha potuto penetrare verso i paesi Galla accompagnato da un indigeno neofito, di cui mi scrive egli stesso cose consolantissime sul progresso nella pietà, e nello studio. Il P. Giusto a quest’ora sarà egli pure partito alla medesima volta. Il Compagno trovasi ancora attualmente presso il Sig.re DeJacobis con due ragazzi ottimi, ai quali ho raccomandato d’insegnare i primi elementi di dottrina Cristiana, e di lingua Italiana. Io col P. Felicissimo, siamo presto in possesso delle due lingue Amara, e Galla, abbiamo un bravo garzone Galla che già legge sufficientemente il latino e già ci serve la S. Messa; stiamo organizzando il passaggio per questa parte tanto importante, e ciò che più interessa sto trattando con questo Governo per avere l’assistenza, e l’assenzo di fare un piccolo stabilimento a Zeila che mi servirebbe per l’educazione, e per i trasporti.

Riguardo poi al Sig.re d’Abbadie, questo è quello che più m’impiccia. Il mio carattere di Vescovo Missionario vorrebbe di lasciar correre tutte queste miserie odiose, massime sul conto di persone per molti riguardi scabrose. Per altra parte lasciare la S. Congregazione, e la S. Sede al bujo di tutto da essere corbellata, pare neanche una cosa tanto conveniente – Fintanto che le cose potevano avere un’aspetto menomamente dubbio ho sempre usato gran riservatezza, e benché dal primo momento del mio ingresso in Abissinia abbia veduto abbastanza chiaro tutto quello che ho veduto in seguito sul caso di questo individuo, pure ho sempre mantenuto il più scrupoloso silenzio cogli stessi miei compagni, benché alcuni di questi avessero gran bisogno di essere avvertiti. Ancora ultimamente, quando le cose presero un’aspetto formale, e clamoroso, io mi sono contentato di mandare al P. Generale mio Carissimo Lettore alcuni documenti sotto il vincolo della più gelosa segretezza, con facoltà di farne uso solamente in caso di vero bisogno, occorrendo di giustificare il procedimento delle due Missioni Etiopiche; ora le cose mi pajono abbastanza certe da non più prendermi tante misure; le carte perciò che spedisco alla P. V. R.ma, come altresì quelle che ho spedite al P. Generale confidenzialmente, per la parte concernente questo affare, m’intendo che siano tutte [f. 41r] quante considerate come documenti di cui V. P. come Procuratore delle Missioni, possa servirsene come meglio giudicherà in Domino. Come però non è il caso di veruna istanza /149/ o formale procedimento contro il Soggetto indicato, ma di una semplice economica informazione della S. Sede, Ella potrà dispensarsi dal rimettere ad altri tali documenti, bastando che siano resi ostensivi a quella persona che crederà meglio. Potrebbe essere che il Soggetto in discorso di ritorno in Europa si metta a scrivere e pubblicare cose non troppo favorevoli al Cattolicismo, o perlomeno a queste Missioni; allora questi medesimi documenti potrebbero essere molto preziosi per avvertire il publico sul carattere ipocrita, e vergognoso dello scrittore.

Non le dico altro perché ho la testa frastornata, e piena di disturbi, e d’altronde il caldo eccessivo di questo paese è fatto per prostrare non solo il fisico, ma anche l’ideale, e morale di un povero meschino. Gradisca perciò i saluti estensibili a tutti, principalmente alla curia Generalizia, di cui, e principalmente della P. V. R.ma godo rinnovarmi.

Divot.mo, ed Aff.mo figlio
† Fr: Gugliel[mo Massaja]

P. S. La prego di rimettere la qui inchiusa al P. Generale dei Servi di Maria.