Massaja
Lettere

Vol. 1

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Al cardinale Giacomo Filippo Fransoni
prefetto di Propaganda Fide – Roma

F. 112rEminenza

Dall’Isola maggiore dell’arcipelago di Dàlak 11. Gennajo 1849.

Nel ritardo fastidioso del messaggiere, e procuratore spedito in Zeila per ultimare colà la compra della casa, privo da cinque mesi di tutta la corrispondenza passiva coll’Europa, da cui sto aspettando lettere che dovranno cangiare d’aspetto i miei affari, voglio prevalermi dell’occasione propizia che partono alcuni Signori Francesi per Gedda, onde significare all’E. V. alcune cose interessantissime, avvenute dopo il mio ritorno in Massawa.

Appena qui giunto ho spedito per la via di Aden all’E. V. relazione del mio viaggio da Zeila a Massawa, della spedizione di un /158/ Procuratore a Zeila per ratificare la compra fatta colà a norma delle leggi del paese, non che dell’avvenimento accaduto al Sig.e De-Jacobis in Abissinia da cui veniva espulso dal Re Ubié intimorito dalle ultime minaccie del Vescovo eretico, il quale ha fatto gli ultimi suoi sforzi contro la nostra S. causa – Tutto questo, io spero sarà giunto alle di Lei mani, e con’esso sarà pure giunta a S. S. il Sommo Pontefice una mia lettera di risposta alla veneratissima Sua, che ebbe la somma degnazione di scrivermi, e da lui stesso sottoscritta, quale nella viva commozione del mio spirito ho baciato, e ribaciato più volte –

Poco dopo la spedizione di tutte queste lettere per l’Europa, ho spedito in Choa per la via di Gondar il mio Segretario P. Felicissimo da Cortemilia, il quale partì di Massawa il primo Novembre, ed il 12. mi scriveva già di Adoa il suo felice arrivo colà, e la sua partenza per Gondar, fissata per l’indomani. Questi ha ordine di portare alcune istruzioni ai due compagni che si trovano tra i Galla di là di Gondar circa otto giorni di viaggio, e quindi recarsi a Choa per trattare con quel Re riguardo ai Galla delle sue dipendenze, e per l’apertura della strada da Zeila a Choa –

F. 112 Partito il mio Segretario io sono rimasto solo in Massawa per consolare il Sig.e De-Jacobis afflitto per la nuova insorta persecuzione, ma niente affatto disanimato, anzi sempre ogni volta più energico nel promovere la S. causa della sua Missione contro cui inutilmente, spero, si sarà armato l’inferno. È incredibile quello che ha fatto in Massawa in questi due mesi – Ha fatto una casa, ha aperto una piccola Chiesa, ed ha preparato l’allogio per uno stabilimento di Monache che è in via di aprirsi. La prima Domenica d’Avvento fu il giorno fortunato in cui fu aperta la nuova Cappella in Moncullo luogo di terra ferma considerato come sobborgo di Massawa. Ogni giorno da allora in poi vi venne celebrata la S. Messa, e nella festa si facevano per lo più due prediche, una Francese per tutti gli Europei, e l’altra Amara per tutti i fedeli Abissinesi discesi in Massawa in compagnia di Abuna Jacob –

Quando tutte queste cose presentavano un quadro il più tenero, e ricco di speranze, da consolare gli animi abbattuti dalla persecuzione, una nuova tempesta si fece a minacciare questo novello impianto... Cosa mai accaduta per l’addietro, le truppe di Ubié sono discese nei contorni di Massawa, come nuvola di locuste devastatrice, ed hanno messo a sacco e fuoco tutti i paesi della dipendenza di Massawa, oltre aver minacciato di assalto l’isola stessa di Massawa. Io mi trovava in Moncullo col Sig.e De-Jacobis quando ci giunse improvviso l’annunzio del prossimo arrivo delle truppe Abissinesi – La popolazione del grosso villagio fuggiva in furia portando seco le poche provviste di casa – Lo spavento era incredibile, e noi pure eravamo nella più grave costernazione – Come tutti gli altri ci siamo rifugiati nell’Isola di Massawa, isola sicura perché abbastanza fortificata dalla natura, e dall’arte, ma povera, che deve vivere dei proventi del continente, persino dell’aqua – L’isola si trovava gremita di gente, e dopo due giorni di assedio già incomin- /159/ ciava sentirsi la penuria dell’aqua, e l’immensa popolazione non lasciava di minacciare fortemente la sicurezza privata... In questo frangente i nostri amici tutti d’accordo ci consigliavano la pronta fuga ad una di queste isole – Per me la fuga era cosa facile ad eseguirsi, ma pel Sig.e De-Jacobis era cosa molto scabrosa, atteso la numerosa [sua] famiglia, e sopratutto perché i suoi nemici avrebbero subito sparsa la voce della sua [fuga] anche di pochi giorni, onde disanimare il forte partito che ha nell’interno dell’Abissinia. [F. 113r] Questa circostanza della più terribile costernazione fu maneggiata da Dio per ottenere dal Sig.e De-Jacobis quello che inutilmente ho sempre tentato per l’addietro. Vedendoci nella dura circostanza di separarci reciprocamente senza sapere qual via il Signore avrebbe fatto prendere a me, e quale a lui per salvarci reciprocamente nell’urgenza, gli ho di nuovo proposto la sua consecrazione in Vescovo, onde assicurare il capitale dell’Episcopato, che lui stesso mi diceva ogni giorno tanto necessario per le cresime, e per l’Ordinazione di alcuni capi monaci recentemente convertiti, e che hanno grande influenza – La determinazione importantissima ebbe luogo la sera di Domenica subito dopo pranzo, quando già tutto il mio piccolo bagaglio si trovava in barca – Subito ho spedito alla barca per prendere la valigia dei pontificali, e come le premure di partire erano pressantissime, della sera medesima 7. corrente Gennajo, prima ancora della Mezzanotte ebbe luogo la gran funzione – Vestito di pontificali, ed assistito da due Preti indigeni, Abba Emnatu, ed Abba Ghebra Aghest, ho celebrata la S. Messa, ed in essa ho avuto la tenera consolazione di consacrare il Signor De-Jacobis in Vescovo di Nilopoli, osservando tutte le forme prescritte dal Pontificale per quanto ci permettevano le strettezze in cui eravamo. Così mentre la Missione pareva avere l’ultimo colpo, il Signore gli ha fatta la grazia più segnalata che mai potesse desiderare. Quando i ferventi indigeni sapranno che il Sig.e De-Jacobis è vescovo, riceveranno un grande conforto, ed il partito risorgerà a nuova vita – Mi manca il tempo e la capacità per dipingere con colori abbastanza vivi tutto il complesso di questo fatto per una parte tutto tenero e consolante, e per l’altra inviluppato in circostanze da renderlo oggetto il più curioso ed aromantico – La mia consecrazione eseguita con tutta pompa in Roma nella Chiesa di S. Carlo al Corso, messa vicina a quella di Monsignore De-Jacobis eseguita nel bujo della notte con tutta l’economia di cerimonie fra i timori, ed i pericoli, da un solo Vescovo che faceva tutte le funzioni dall’Ostiariato al Pontificato, fa vedere che la grazia di Dio e la forza delle divine sue instituzioni, è fatta per tutti i tempi, è proporzionata a tutti i luoghi, e circostanze, ed è capace di essere vestita di tutte le forme senza soffrire la menoma alterazione nella sostanza – Appena terminata la Sacra funzione io mi sono recato subito in barca dove ero aspettato con pena da tre Viaggiatori Francesi, Sig. Arnaud, e Visièr che hanno Missione del Governo Francese sulle coste del golfo arabico, e Sig.e Gio. Battista Perias Scrivano del Console Francese di Gedda venuto in Massawa a ristabilirsi da una malattia – Il Novello Monsignore si /160/ fermò in Massawa con idea di prendere al bisogno segretamente la via dell’interno dell’Abissinia [f. 113v] e rifugiarsi presso la tribù di Alitienà dove trovasi rifugiata una gran parte dei Cattolici che hanno fuggito la persecuzione – Oggi quinto giorno dalla nostra fuga di Massawa a quest’isola di Dalak, dove vengono ogni giorno barche a caricare aqua, riceviamo notizie che la posizione di quel paese trovasi un tantino più assicurata, benché continuino tuttora l’assedio – Domani probabilmente io ritornerò colà, dove ancora si trova il nostro Monsignore novello, e dove potrò da un giorno all’altro ricevere le corrispondenze di Aden, e dell’Europa per mezzo del mio messaggiere che già è in ritardo –

Se le notizie di là saranno buone io ritornerò subito in Zeila, e di là a Choa dove attualmente si trovano tutti i miei missionari, dopo però avere soddisfatto ai doveri delle corrispondenze, e date le debite provvidenze per Zeila – Se poi le notizie di quel paese fossero tutte contrarie, e che per altro dall’Europa nulla mi venga da impedire il mio passaggio all’interno, io cercherò il modo di passare segretamente l’abissinia per recarmi in Choa onde raggiungere i compagni. Qualora poi dalle corrispondenze d’Europa mi venisse qualche cosa di contrario, massime da Lione, di dove nulla ho ricevuto ancora di quest’anno, in questo caso per liberarmi dalla necessità in cui si troverebbe la Missione, io dovrei fare con tutta fretta un viaggio in Europa per cercare soccorso presso i miei amici spirituali – Giova però sperare che non sarò costretto a prendere quest’ultimo partito, essendo riservato per la sola estrema necessità.

Nulla più aggiungo, perché le cose sono attualmente tutte nell’incertezza, scriverò più in lungo subito che avrò ricevuto le lettere che aspetto di Aden –

Intanto prego V. E. a voler gradire coi saluti i più vivi sentimenti di riconoscenza, mentre baciandoLe la Sacra porpora, colla massima venerazione godo raffermarmi

D. E. V.

Divot.mo, ed Aff.mo figlio in G. C.
† Fr: Guglielmo Massaja V.o di Cassia
V. A. dei Galla