Massaja
Lettere

Vol. 1

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Progetto di protezione e di abitazione
per gli abissini pellegrini a Gerusalemme

F. 584r

* Parigi 21. Febbrajo 1851.

Uno stabilimento in Gerusalemme, per ricoverare gli Abissinesi pellegrini, che colà ogni anno vi vanno a venerare i luoghi Santi, sarebbe una cosa eminentemente Cristiana, e Cattolica, ed in pari tempo un mezzo efficacissimo per ricondurre l’Abissinia alla vera fede, e civilizzazione europea.

I Pellegrini Cristiani, che sortono dall’Abissinia per Gerusalemme, secondo che mi diceva un’agente consolare di Massawah, si possono calcolare ogni anno a ottanta circa. Di questi, circa una metà, parte per la miseria, parte per le lusinghe, ed inganni della propaganda mussulmana, finisce per abbandonare la sua fede per abbraciare l’islamismo, o in Gedda, o in Egitto oppure in altri paesi viaggiando. L’altra metà poi non trovando in Gerusalemme una rappresentanza della loro nazione, sono costretti a cercare un appoggio presso le varie nazioni Cristiane eterodosse più dominanti, ed in contatto colle medesime ritornano al loro paese ogni specie di eterodossia cristiana, e quello, che è più, una indifferenza, che porterà quella nazione fra poco tempo al perfetto nulismo.

I Greci dominati in Gerusalemme fanno tutto quello, che possono per fare dei proseliti fra i pellegrini abissinesi, i Protestanti col loro denaro fanno un altrettanto e forse più, i soli Cattolici molto scarsi di mezzi, e con un apparato di rappresentanza, meno sensibile, sono quelli meno al caso di maneggiare questo elemento importantissimo per richiamare l’Abissinia al vero cristianesimo, ed impedirlo di passare all’islamismo.

Uno stabilimento di ricovero fatto da noi in Gerusalemme, attaccherebbe a noi tutti quei poveri tapini abbandonati, e come non hanno cappella, e funzioni del loro rito, si troverebbero costretti a fare le loro divozioni, ed esercizj religiosi con noi, quindi ritorne- /244/ rebbero ai loro paesi colla massima cattolica nel cuore, e colla gratitudine ai loro benefattori. Questo stabilimento ben regolato, e col tempo amministrato anche da qualche prete abissinese abile a far proselitismo, potrebbe fare dei pellegrini altrettanti missionarj. Io credo questa un’opera tanto importante, ed efficace, quanto la stessa Missione Cattolica di Abissinia.

Se poi, oltre al suddetto stabilimento in Gerusalemme si pensasse ancora per una protezione forte, in Massawah, in Gedda, in Suez, in Cairo, ed in altri luoghi principali sulla strada, potrebbe impedire ancora l’apostasia di una metà di questi meschini, che passano all’islamismo. Tanto più poi potrebbe impedirla, se oltre la protezione suddetta, i pellegrini abissinesi avessero in viaggio qualche soccorso, come hanno i pellegrini Algerini, che vanno alla Mecca. Nel caso affermativo di quanto sopra, sia il ricovero in Gerusalemme, sia la protezione e soccorso per il viaggio, dovrebbe essere [f. 584v] solo accordati a quel pellegrino, che presenterà una specie di passaporto fatto dal Vescovo Cattolico d’Abissinia, e segnato dal Console di Massawah.

Chi conosce il modo parco e frugale con cui vive l’Abissinese non stenta a concepire quanto facile possa riuscire, sia lo stabilimento in Gerusalemme, quanto un sussidio per il viatico

Trovandomi in Roma, fui assicurato, che esistono ancora colà alcuni fondi non liquidati, appartenenti all’antico stabilimento etiopico. Nel caso, che sia possibile a rivendicare almeno una parte dei medesimi, non si potrebbero impiegare in cosa più utile al Cattolicismo dell’Abissinia, che nell’opera suddetta, che io la metto ancora avanti alle stesse missioni. Quando queste fossero chiuse in Abissinia dalla combinazione politica, mai sarebbe chiusa quella fatta col mezzo dei pellegrini.

Nel caso, che la suddetta liquidazione, o non possa aver luogo, o non sia sufficiente, si potrebbe formare un piccolo comitato di persone dedicate alla caccia Cattolica, e con una semplice raccomandazione fatta una volta per sempre in alcuni principati Cattolici più ferventi, si potrebbe raccogliere un capitale sufficiente, il quale ben impiegato, darebbe tanto, che basti per dottare lo stabilimento in Gerusalemme, e per ottenere annualmente una somma sufficiente per distribuire ai viandanti pellegrini. Io penso che una rendita di dodici mila franchi, è sufficiente alla manutenzione dello stabilimento, ed al suddetto sussidio. Un capitale quindi di 250. mila, o 300. mila franchi al più al più può essere sufficiente all’opera e alla dotazione della medesima. Una piccola casa con una cappella, ed un camerone per dormire alla cappuccina, e poche stanze per un direttore, ed altri occorrenti bisogni, basta per lo stabilimento.

Per radunare il capitale suddetto basta una circolare della propaganda ai Vescovi di qualche stato Cattolico dei più ferventi.

Il Comitato potrebbe essere formato di persone laiche ferventi, come il Barone du-Havelt, il Cl.mo Cavaliere Antonio d’Abbadie, /245/ ed alcuni altri. Quindi per prendere qualche ecclesiastico molto attivo, e capace in queste cose, io proporrei M.r l’Abbé Rossat Vicario Generale di Verdun persona dedicata alle Missioni ecc..

† F. Guglielmo Massaja Vescovo