Massaja
Lettere

Vol. 1

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Al cardinale Giacomo Filippo Fransoni
prefetto di Propaganda Fide – Roma

F. 385rEminenza

* Alessandria – Egitto 19. Aprile 1851.

Arrivato, grazie a Dio, felicemente in Alessandria la mattina del 13. corrente aprile, mi recai tosto dall’Amico Monsignore Guasco per avere notizie della Missione – Con mio dispiacere ho sentito che pochi giorni prima era stato spedito in Roma un grosso piego al mio indirizzo, proveniente dall’interno dell’Abissinia e di Aden, e ciò, benché io avessi avvertito il prefato ancora da Parigi della mia venuta in Oriente – una lettera perduta mi priva di tante belle notizie che avrei avuto. Come il P. Generale è autorizzato da me di aprire tutte le mie lettere, credo che a quest’ora Ella sarà informata di tutto il sostanziale contenuto nel suddetto piego, che io aspetterò con impazienza, potendo esservi qualche notizia dell’interno che interessi il mio prossimo viaggio –

/278/ La notizia avuta da missionarii e viaggiatori di passaggio in Aden, accerta essere caduto colà il tetto della Chiesa, cosa che deve gettare in un grande imbarazzo il povero missionario. Questa Chiesa fabbricata provvisoriamente in legno ancora sotto il P. Marco, a cui io stesso aveva contribuito, si calcolava dovesse durare almeno [f. 385v] una decina di anni per dar luogo ad una costruzione più solida in pietre già incominciata da compirsi poco per volta – Questa disgrazia obbligherà ad accelerare la fabbrica ed a questo oggetto ho già mandato una somma di due mille franchi, e nell’aggiustamento dei conti potrò ancora aggiungere forse molto di più – Io credo bene esaurire anche i pochi fondi che vi sono per levarsi una volta questo tributo continuo di riparare una Chiesa provvisoria, e gettare denari inutilmente – Ho scritto anche in Francia per ottenere qualche questua in alcune città che mi hanno colmato di gentilezze nel mio viaggio – venendo qualche cosa, compenserà il fondo necessario per il bisogno della Missione e dei missionari – Nella mia situazione di dover partire per l’interno credo bene che stia presso Monsignore Guasco, il quale potrà distribuirlo secondo il bisogno, riservando qualche cosa per i bisogni imprevisti delle persone; se va in Aden tutto verrà consumato.

In verbo di fondi, credo bene avvertire V. E: che nelle attuali disposizioni da me proposte, relativamente alla missione di Aden e dell’Abissinia, non converrebbe variare in facia al publico, perché altrimenti correrebbe rischio l’assegnamento già stabilito da Lione in favore della Missione Galla – Per me poco importa, sono disposto anche [f. 386r] a starne senza affatto, ma non possono fare tutti così, e non sarebbe giusto che gli altri soffrano per mia colpa – d’altronde una variazione qualunque fatta in facia al pubblico, potrebbe in qualche modo ferire l’amor proprio delle varie congregazioni religiose interessate –

Jeri un personagio venuto dal Sennaar ci ha assicurato che uno dei missionarj colà si è innoltrato sul fiume bianco molto in là – confrontando questo con quanto ho sentito in Parigi dal degnissimo Cavaliere Antonio d’Abbadie, che dalla parte dell’Abissinia è penetrato sino al fiume bianco – pare che questi missionarj vadano a stabilirsi nel luogo medesimo dove calcolava di andare io stesso, o per lo meno molto vicino – In questo supposto non so se il mio piano di andare più avanti incontrerebbe minori difficoltà che in Abissinia – Quando la S. C. mi domandò se io sarei stato disposto di acettare i missionarj del Sennaar nei paesi Galla, benché io non mi sia rifiutato, pure ho esternato qualche difficoltà per il timore di complicare troppo le cose, introducendo varii corpi regolari nel medesimo campo, dove veniva di scorgere già abbastanza complicato per i due già esistenti. Ora che non solamente i religiosi passerebbero alla missione Galla, ma il vicariato stesso fatto per l’Affrica centrale, pare aver lasciato il suo [f. 386v] il suo campo per mettersi dalla parte dell’Oriente nei paesi Galla, io mi credo in dovere di farLe presente la cosa, protestando per altro una perfetta indifferenza per ogni disposizione dei Superiori – Io non cerco che un /279/ paese dove passare alcuni anni a catechizzare i selvagi prima di morire; basta che questi signori non si adombrino, per me sono tranquillissimo, e contento che si lavori per la conversione dei poveri affricani – La S. C. poi penserà per le conseguenze più in grande – Appunto perché io dico questo, affinché non si creda che io parli per gelosia, o per voglia di dominare, io ho l’onore d’assicurare V. Em: che sono annojato di questioni consimili, ed il progetto di andare nell’interno aveva per scopo di levarmi da tutti questi intrighi – Se io trovo un paese da poter lavorare tranquillo coi nomadi, io non avrei altro e non voglio altro, e non mi sento di acettare altro –

Appena avrò ricevuto il piego già detto, io prenderò la via del Nilo per eseguire il piano già annunziatoLe, e giunto in Abissinia cercherò di abboccarmi coi compagni, ed anche disporli a ricevere le disposizioni ulteriori della S. C. medesima, qualunque siano per essere – quindi mi cercherò un paese per lavorare tranquillo; V. Em: gradisca i sentimenti più sinceri di figliale attaccamento, coi quali ho l’onore di rinnovarmi

D. Em: V. R.ma

Umil.mo ed Aff.mo figlio in G. C.
† Fr: G. Massaja Vescovo