Massaja
Lettere

Vol. 1

/335/

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Al cavaliere Arnaldo Michele d’Abbadie
esploratore dell’Etiopia – Alessandria d’Egitto

F. 51rIll.mo Signor Cavaliere

* Cairo 21. Giugno 1851.

Ho maturato bene il mio giudizio sopra l’affare di cui abbiamo parlato più volte relativamente alla Missione dell’Abissinia ed al Vescovo eretico. Non v’ha dubbio che, ottenendo noi una tregua coli’Abuna per alcuni anni, la Missione potrebbe portarsi ad un punto da non più temere la sua rovina, e da salvare immancabilmente quel paese dai pericoli che lo minaciano; il passo però che Lei è disposto di fare è talmente delicato, che mi credo obbligato a segnarLe alcune condizioni, secondo le quali solamente, Lei potrà procedere sicuramente, ed io potrò avervi parte religiosamente, e sperare nel tempo stesso di poterla sostenere in seguito.

1. V. S. Ill.ma dovrà introdursi nella trattativa con Abba Salama solo e nessuno altro presente, come persona che ama l’Abissinia e cerca d’impedire la sua rovina verso l’islamismo. Quindi senza mischiare o compromettere ne il S. Padre, ne la S. C. di Propaganda, /336/ ne persona alcuna della Missione, Lei come Lei, a Suo nome perfettamente potrà procedere nella trattativa col suddetto Vescovo eretico, facendogli quelle promesse che giudicherà convenienti per ottenerne lo scopo; la cosa però deve essere talmente segreta, che tutta la parte cattolica possa nel caso giurare di saperne niente, motivo per cui la cosa dovrà essere fatta ad insaputa delle persone anche le più interessanti della Missione.

2. Qualora il Vescovo Salama all’odore dei regali, ed al suono della moneta, parlasse di farsi Cattolico, Lei gli risponderà che la Chiesa non suole ricevere per buona la conversione fatta col denaro – Che d’altronde detta sua conversione al Cattolicismo sarebbe più perniciosa che utile alla causa Cattolica in Abissinia, perché potrebbe ancora dar luogo alla spedizione di altro Vescovo eretico, il quale sarebbe ancora abbastanza forte per rovinare – L’obbligherà quindi a conservare il suo carattere e personalità di Vescovo eretico, bastando che, nella sua posizione, cerchi tutti i pretesti per introdurre in favore dei Cattolici quella tolleranza medesima che viene praticata in favore degli stessi mussulmani; poscia, [f. 51v] di sottomano, per quanto permetterà la prudenza cerchi d’insinuare alla nazione tutta la simpatia che potrà in favore della Missione. Dopo qualche anno, quando la causa Cattolica sarà capace di sostenersi in facia al partito eretico, volendo lui per convinzione farsi cattolico, Lei sulla mia parola potrà rendersi garante che dalla Santa Sede verrà confermato nel suo grado, e sarà impegno della Chiesa di sostenere la sua dignità ed i suoi diritti, come ha fatto con altri Vescovi dell’Oriente che si sono fatti Cattolici; lui come Vescovo Cattolico che ha contribuito alla conversione dell’Abissinia, facendo un viaggio in Europa sarà colà rispettato e venerato come un’oracolo. Potrà portargli l’esempio di Monsignor Nakar che Lei ha conosciuto di ritorno dall’Europa, dove ha raccolto una somma considerabile per la sua Chiesa convertita – Di più lo assicuri che quando venisse a conoscersi la sua sincera conversione, più di quattro o cinque mille vescovi Cattolici sparsi per tutto il mondo faranno festa, e lui guadagnerà altrettanti fratelli che lo assisteranno, e saranno gloriosi di riceverlo in casa loro –

3. Per non metterci a pericolo di essere da lui giuocati senza vantagio e con danno della Missione, io sono di sentimento che si dia neanche un filo, se prima lui non da una prova del suo cambiamento, e delle sue nuove disposizioni in favore nostro – La prova sarà, che venga restituita la Missione nello stato di prima, cioè, 1. Venga restituito il libero esercizio Cattolico nelle Chiese di Gualà, di Biera, e di Anticiò. 2. Libera facoltà a Monsignore De Jacobis di tenere casa aperta in Adoa come faceva prima, per le corrispondenze. 3. Che vengano richiamati i missionarj caciati da Tedbabe Mariam. 4. Finalmente che sia libero ai Missionari tanto europei, che indigeni, andare e venire senza molestia – Quando l’Abuna avrà ottenuto questo in nostro favore, allora Lei potrà dargli una parte di quello che gli avrà promesso; bisogna però badare bene che la somma che si darà da principio non sia troppo grande, onde tenerlo /337/ legato da una speranza maggiore in avvenire a misura che continuerà a favorirci; poiché questa sorta di gente venale una volta che hanno la borsa piena sogliono tradire – Io non fisso la quantità da dargli da principio, solamente dico che deve essere piccola il più che si può onde tenerlo sulla speranza; quindi neanche questo poco [f. 52r] gli si dovrà dare, se prima non avrà data la prova suddetta.

4. Siccome il Vescovo Salama, intanto ci perseguita, in quanto teme di perdere in tutto o in parte il lucro proveniente dalla sua posizione, a solo ed unico titolo di compenso dei danni temporali che il prefato potrebbe incorrere coiravvanzamento della missione Cattolica, ed anche a titolo di liberare i poveri missionarj dall’ingiusta vessazione che soffrono, io dichiaro potersi dare al medesimo qualche somma di denaro, senza avvilire il ministero apostolico; io stesso quindi sotto questi soli titoli credo potere contribuire, come diffatti non mancherò di contribuire, compensando, per quanto mi sarà possibile, la S. V. Ill.ma delle somme che avrà esposto –

5. Avendo fatto bene i miei calcoli, la somma, che presentemente io tengo a mia disposizione, e di cui posso liberamente disporre, come appartenente a me in particolare, senza aggravare i missionarj a me affidati, non oltrepassa i mille talleri. A tale effetto questa somma già trovasi depositata presso Monsignore Perpetuo Guasco Vicario Ap.o dell’Egitto, e V. S. nel Suo ritorno dall’Abissinia potrà ritirarla, mediante un biglietto sigillato che io lascierò nelle mani del P. Agostino d’Alghero mio attuale Segretario che si troverà in Aden, oppure presso il Missionario che vi sarà colà. Questo è tutto quello che posso disporre nelle attuali circostanze di viaggio per l’interno.

6. Qualora l’Abuna Salama si presti in modo straordinario alle trattative, e manifesti delle disposizioni molto interessanti per noi, V. S. non manchi di mandarmi un’espresso in Godru nel luogo convenuto, allora combineremo insieme la maniera di coltivare questo affare, divenuto abbastanza interessante. Se verrà, come speriamo, stabilito il Comitato per lo stabilimento di Gerusalemme, il comitato medesimo potrà incaricarsi di assicurare all’Abuna una sussistenza conveniente al suo carattere; in caso diverso, io colla permissione della S. Sede, sarò disposto a fare qualunque sacrifizio, onde cercare presso gli amici tanto che basti, affinché non rimangano deluse le sue speranze; per ora io non posso spendere altra parola [f. 52v] perché mi trovo in viaggio; del resto posso assicurarLa, che quando la cosa non esigga più altro che la mia cooperazione, io sono disposto a qualunque sacrifizio che dipenda da me, e che possa fare senza offesa di Dio e del prossimo – Quando io ho risolto di farmi missionario, ho fatto un’offerta a Dio della mia vita medesima, quando fosse necessario per salvare la nazione affidatami – Lei dunque calcoli in me una persona disposta a qualunquesiasi sacrifizio, anche di privarmi nel caso del mio personale sostentamento, per salvare l’Abissinia – Io però sono Religioso Cappuccino, e come tale ho rinunziato allo stesso mio patrimonio paterno, onde non posso promettere più di quanto mi lascia sperare la generosità /338/ degli amici e dei benefattori, che nel caso farò ogni possibile per interessargli – Sono certo che il ministero istesso della Francia, nel suo interesse politico, non mancherà di prestarsi in questa cosa, lo stesso dirò della S. Sede, che suole abbruciare ogni mezzo per salvare le nazioni, ma tutto questo è mai abbastanza certo per dare una parola positiva, ed obbligata.

V. S. Ill.ma adunque, letto che avrà il presente mio scritto potrà fare i suoi calcoli – Potrà anche tentare tutte le vie dell’influenza amicale; quindi prima di promettere una somma vistosa, facia bene i suoi calcoli, e vedendo delle pretenzioni forti che noi non potremo sopportare, allora potrà lasciare anche la cosa nelle mani del Signore – Quello che assolutamente Le raccomando è la segretezza, e di fare la cosa come sua propria...

Io intanto fra pochi giorni parto per l’interno, ed aspetterò in Goudru una Sua lettera, per sapere come è andata la cosa, e cosa dovrò fare ancora per continuare la mia operazione nell’impresa gigantesca che Lei vuole tentare a benefizio di quella povera nazione – Comunque ne sarà il risultato, Iddio premierà le Sue buone intenzioni con farLe gustare le delizie spirituali della sua vera religione prima di chiamarLa a Se, come caparra di quanto vorrà darLe nell’altra vita – Caro Signor Cavaliere! La vera religione Cattolica è conosciuta da pochi anche cattolici... chi ha gustato una volta, diventa di necessità un campione, perché non può più staccarsi dal suo Dio... Iddio Lo benedica nei suoi viaggi, mentre abbraciandoLa sono tutto suo

Aff.mo Amico
† Fr: G. Massaja Vescovo