Massaja
Lettere

Vol. 2

/16/

183

Al cavaliere Arnaldo Michele d’Abbadie
esploratore dell’Etiopia – Behobié

F. 57rIll.mo Signor Cavaliere Amat.mo (Arnauld)

Gudrù 5. Decembre 1853.

Il primo di questo mese ho ricevuto le due Sue pregiatissime, una di Massawah, e l’altra di Gedda, col mezzo di un corriere speditomi dal P. Giusto, il quale si trova in Beghemeder nel teatro della guerra.

/17/ Se l’Abuna sarà di parola a mantenere le promesse di tolleranza per noi a Lei fatte sarà una fortuna per noi, tanto più nelle attuali circostanze, in cui il noto principe Cassa il più amico che abbia, minacia di dominare tutta l’Etiopia. Stando ai calcoli precedenti, noi dobbiamo aspettarci da questo Principe un’espulzione universale da tutti i paesi di suo dominio, e certamente che l’Abuna che tutto può sopra di lui avvicinandosi un poco a noi potrebbe esserci propizio, per lo meno a non pretendere un passo violento contro di noi –

Lei nelle Sue pregiatissime nulla mi dice relativamente alle promesse fatte: sia questa una di Lei generosità verso la nostra Missione, oppure sia perché realmente non abbia conchiuso patto alcuno oneroso, ancora io non lo so; come ancora non mi consta che l’Abuna abbia cangiato sistema relativamente alle due missioni; tuttavia io mi professo in dovere di ringraziarLa distintamente per ciò che ha fatto; ed affinché non creda che questa sia una semplice cerimonia, Le dico che di questo stesso corriere do relazione di ogni cosa a Roma affinché ne sia grata al [al] buon uffizio che ella viene di fare –

F. 57v Qualora occorra qualche cosa per parte mia me lo scriva, che io non mancherò di fare ogni possibile per adempire alle mie promesse – una sol cosa m’impicierebbe e sarebbe quella di dover ritornare in Europa per raccogliere di che far fronte all’affare – Le febbri prese in Sennar in Ottobre dopo la nostra separazione, dalle quali non posso ancora dirmi libero attualmente, mi hanno talmente indebolito che mi riuscirebbe non poco pesante un secondo viaggio; d’altronde qui ho delle operazioni incominciate che esiggerebbero la mia presenza. Onde occorrendo il caso, Lei potrebbe a mio nome diriggersi al Consiglio centrale della Propagazione in Lione o Parigi, e facendo ostensiva questa mia, mi lusingo che quei Signori sentendo le cose non lascierebbero di prestarsi; tanto più se il caro Cavaliere Antoine di Lei Fratello dai medesimi conosciuto prendesse la cosa a perorare, come non dubito – Ciò però s’intenderebbe senza lesione di quel poco che io potrei disporre sui miei fondi d’Alessandria, benché divenutimi sommamente necessarii dietro alcuni rubarizii accadutimi di somme notabili statemi rubate da messaggieri che mi hanno tradito, come già per la seconda volta mi venne riferito ultimamente dal P. Giusto –

La ringrazio di quanto mi dice sul Gudrù; Sumi Miciò di cui ella mi parla è stato ucciso son pochi mesi in guerra con Gemma; onde sono fortunato di godere il favore di Gama-Moras, il quale ha delle eccellenti disposizioni: vicino alla sua casa già ho molte case con recinto, una piccola cappella dove si dice Messa tutti i giorni, [f. 58r] ed ogni sera si raduna una quantità di indigeni alla preghiera e catechismo; il numero dei battezzati non è ancor forte perché come sa i pregiudizii qui sono grandi e non posso battezzare se non mi promettono di rinunziare a tutte le loro grossolane superstizioni; credo però che colla S. pazienza tutto verrà; qui si gode sufficiente libertà e sicurezza – Questa mattina ho mandato un monaco in Liban da un grosso capo che pare disposto a fabbricarci /18/ una casa e darci un luogo per il nostro ministero; quando avrò due o tre luoghi servirà per prendere più d’influenza e per eccitare un poco di emulazione – Nel mese di Giugno ho già spedito in Ennerea un Servo, e quel Re ad istanza del Re di Caffa mi mandò un Servo per pregarmi a mandar preti; il Servo di Ennerea col mio sono attualmente ritornati da [re] Abba-Baghibo per combinare la nostra andata; subito che verranno, e sarà disposta ogni cosa, partirà a quella volta P. Cesare e P. Felicissimo con un Prete indigeno, e si recheranno direttamente a Caffa per piantarvi colà un monastero come già abbiamo incominciato qui; poiché in questi paesi per aver buoni preti conviene coltivare il monachismo; ho già fatto alcuni monaci con regola e disciplina a modo d’Europa, e veggo che incontra più di quanto incontri il sistema di monachismo nominale e libero come ha fatto in Tigré Dejacobis – Lei sa che il sistema del monachismo è tutto conforme ai tempi apostolici...

Vorrei scrivere al Caro Antoine di Lei fratello, ma facia Lei le mie veci, e lo assicuri che io voglio considerarlo sempre come Padre della Missione, perché realmente è lui che ne ha dato movimento – Se egli non avesse fatto altro nei suoi viaggi che dar questo movimento, se ci riesce la cosa, avrà motivo di gloriarsene con Dio e col mondo Cattolico –

Sulla speranza di non essere da Lei e dal Suddetto dimenticato, chiudo la presente coi sentimenti di viva riconoscenza, mentre godo ripetermi

D. V. S. Ill.ma e Carissima

Divot.mo Servo ed Amico
† Fr: G. Massaja Vescovo

F. 58v

All’Ill.mo Signor P.on Col.mo / Il Signor Cavaliere Arnauld d’Abbadie / dell’Ordine di S. Gregorio //.