Massaja
Lettere

Vol. 2

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Al cardinale Giacomo Filippo Fransoni
prefetto di Propaganda Fide – Roma

F. 686rEminenza R.ma

Gudrù 5. Decembre 1853.

In altra mia dell’anno scorso credo d’aver già informata V. Em: R.ma di un’affare passato tra me e l’Ill.mo Signor Cavaliere Arnauld d’Abbadie relativamente ai Vescovo Eretico dell’Abissinia; come ora questo Signore mi scrive qualche cosa in proposito, penso bene informarLa di tutto, affinché sappia regolarsi nel caso il medesimo si presentasse a Roma, oppure si dirigesse a Lei per lettera.

Mi sono trovato casualmente sul medesimo vapore venendo da Marsilia ad Alessandria, e venuto il discorso sulla politica della Missione in Abissinia, parmi di scorgere in lui una certa speranza di poter migliorare la sorte della medesima medianti alcune trattative ben maneggiate con Abba Salama Vescovo nostro persecutore, ed una disposizione per parte sua di prenderne l’iniziativa egli stesso in questo suo viaggio – Nel bivio o di doverlo dissuadere, oppure incoraggiarlo, per le forti ragioni che io scorgeva tanto per l’un che /15/ per l’altro partito, onde far conoscere a questo Signore il mio impegno di cercare il bene della Missione ad ogni costo mio, e nel tempo stesso trarre tutto quel partito che si sarebbe potuto sperare da questo personaggio, l’unico in caso di poter avvicinare questo Vescovo nostro nemico, gli accordai di fare la trattativa, in modo però talmente delicato che in nessun modo apparisse il nome di nessun missionario, ne di Roma, e che egli facesse la cosa come di suo proprio moto ed interesse; sono arrivato a lasciargli una memoria scritta e da me segnata, [f. 6S6v] in virtù di cui il Signor Arnauld d’Abbadie avrebbe potuto esigere dai fondi della missione Galla esistenti in Egitto presso Monsignor Guasco una somma considerabile di circa mille scudi per regalie al Vescovo d’Abissinia suddetto, presentando solo testimonianze, dalle quali risultasse aver l’Abuna non solo cangiato sistema colla missione Cattolica, ma innoltre avesse procurata la restituzione di tutti i luoghi perduti da Dejacobis, e da me per la persecuzione –

Ora questo Signore mi scrive aver trattato l’affare, essere spiacente che il risultato non sia stato come egli si prometteva, ma che intanto il Vescovo ha promesso di cessare non solo dalle ostilità, ma che di più avrebbe coadjuvato al passaggio dei missionarj Galla per quanto avrebbe potuto – aver anzi di ciò rilasciato uno scritto con cui si obbligava a simili promesse – Nel luogo lontano in cui mi trovo non ho potuto ancora verificare se ciò [si sia] verificato, e Monsignor Dejacobis mi scrive e nulla mi dice, benché egli nulla sappia di ciò che passò tra me ed il viaggiatore suddetto; Padre Felicissimo l’ultimo venuto da quelle parti nel mese di Marzo di quest’anno, dovette ancora venire di trafugo con mille cautele per non cadere una seconda volta in catene. Se sia vero adunque ciò che mi dice Arnauld d’Abbadie ancor nulla ne so; egli non parlandomi di denaro, ma solo indicandomi che voleva andare a Roma; ho creduto bene informare V. Em: R.ma affinché conosca ogni cosa e sappia nel caso esserne grato, tanto più che potrebbe essere, egli pensi di fare ogni cosa a sue spese col concorso del suo fratello Cavaliere Antonio d’Abbadie, il quale pure ha attualmente eccellenti disposizioni – Suol dirsi che la gratitudine porta obligazione – D’Abbadie, se è vero ciò che mi dice, ha dovuto versa[re] qualche bel regalo, o per lo meno promettere al Vescovo; un buon accoglimento in Roma potrebbe risolverlo a terminare [f. 687r] l’operazione a sue spese senza disturbare la Missione Galla che si trova alle strette di mezzi –

Nelle promesse da me fatte a questo Signore mi serviva di queste parole oltre le clausule accordate = mi rincresce che mi trovo in viaggio per l’interno e con fondi molto scarsi da non poter fare di più, ma se la trattativa riescirà tutta a seconda dei nostri voti quando vi sarà solamente questione di cercare mezzi per contentare il Salama, dovessi io recarmi una seconda volta in Europa lo farei per fare una questua di mezzi = La prima parte che concerne il denaro promesso, benché non al largo, pure, venendosi a verificare le clausule da me poste, non mi tiro indietro; in quanto poi al /16/ sritornare in Europa, qualora questo Signore ne facesse parola, non potrei più contentarlo, poiché qui ora avendo qualche operazione notabile, l’allontanarmi potrebbe essere di danno; d’altronde incomincio sentirmi stanco di viaggiare, ed il mio piano sarebbe di morirmene qui in mezzo ai pochi allievi che avrò – Per questa ragione ho rinunziato alla missione di Aden, dove ancora attualmente D. Luigi mi invita a benedire la nuova Chiesa – Questo buon Missionario mi scrive di volersene andare, ed io gli rispondo che fa male a lasciare la missione, perché son certo che non se ne troverà più un eguale, ma intanto gli dico che nulla posso fare per lui e che si dirigga a Roma – Ho fatto per Aden molte spese e posso dire che ho impoverito la missione Galla per quel paese; almeno mi fruttasse che i missionarii seguenti mi ajutassero; V. Em: potrà raccomandarlo, perché qui noi fra poco avremo gran bisogni –

Nel mese prossimo deve partire la spedizione di Caffa, questa riuscita avrò bisogno di soggetti, e forse spedirò a Roma qualcheduno con alcuni piani che farò – unitamente ad alcuni materiali d’istruzione, e lavori di liturgia che stiamo preparando da sottoporre al giudizio della S. Sede – Di qua dal Nilo si potrebbe francamente piantare il rito latino ad eccezzione di alcune cose più cognite nei paesi limitrofi; ho già un [un] prete ordinato in rito latino; due altri coi minori parimenti [f. 687v] di rito latino; alcuni già ordinati per l’Etiopico che verranno dall’Abissinia mi terranno nella necessità di accostumare i neofiti ai due riti, prattica non disprezzabile in questi luoghi, onde tener sempre una chiave per i missionarj europei; accostumati questi paesi a vedere con indifferenza due riti, anche l’Abissinia incomincierà a tollerare un poco più –

Pongo fine a questa mia pregando V. Em. R.ma a compatirmi, se mi rendo nojoso, ed implorando la di Lei benedizione sopra questi paesi e sopra di me, Le bacio la S. porpora mentre godo professarmi

D. Em: V. R.ma

Divot.mo figlio in Cristo
† Fr: G. Massaja Vescovo

A Sua Eminenza R.ma / Il Cardinale Prefetto / di Propaganda Fide / Roma //.