Massaja
Lettere

Vol. 2

/19/

1854

185

Al cardinale Giacomo Filippo Fransoni
prefetto di Propaganda Fide – Roma

[Gudrù – Galla, 26 gennaio 1854]

F. 799r

Mons. Massaja Vic. ap. dei Galla avevale inviato un piego contenente l’umile risposta alla di Lei venerata del 28. Maggio dell’anno scorso, dove di più aggiungeva un dettaglio dei consolanti progressi e delle belle speranze che ci fornisce la novella missione dei Galla. In oltre La pregava d’inviargli almeno due missionarii di cui la vastità della missione fa conoscere il bisogno. Disgraziatamente il portatore del d.o piego, fu spogliato dai ladroni che lo lasciarono nudo e battuto, e ricusarono di restituirgli anche le lettere per loro inutili, ma credute utili (come avviene) per superstizione.

Mons. intesa la disgrazia del messaggiero mi [a P. Giusto da Urbino] ha fatto dire di scriverle il contenuto del suo carteggio fino a che egli possa scriverle di nuovo.

È antica tradizione che i paesi ora galla erano tutti cristiani altra volta. L’inondazione [f. 799v] delle orde barbare dei Galla venuti dal Sud distrussero il cristianismo in molte provincie. Una sola, oggidì in mezzo ai Galla ha conservato almeno il nome cristiano, quantunque il cristianismo sia realmente nullo per mancanza d’istruzione. Questa provincia che qui porta il nome di Regno, è Kaffa già nota per nome ai geografi, e visitata dall’Illustre Ant. D’Abbadie. Il Re di Kaffa avendo trainteso l’arrivo nei paesi Galla di missionari cristiani ha mandata una commissione a Mons. Massaia pregandolo di mandargli dei preti. A questo grato invito Mons. si è subito fatto un dovere di corrispondere coll’invio del p. Cesare Superiore della Spedizione aggiungendoli il P. Felicissimo (quello stesso che V. Em.a ordinò fosse allontanato dai paesi abissini) ed un Monaco prete abissino con due chierici indigeni. Essi sono partiti verso la metà dello scorso mese. Ella vede che le relazioni già conosciute di Kaffa unite alle attuali circostanze promettono molto.

In Gudrù dove Monsig. ha fissato per ora la sua residenza; avvi già molto di ottenuto. Per la perdita di sopra accennata delle ultime lettere non so il numero degli ultimi battesimi; ma i cristiani devono essere già due o trecento. La piccola chiesa è quasi terminata, ed il piccolo collegio contiene due diaconi galla, quattro chierici, ed alcuni studenti aspiranti. Tutti, eccetto uno abissino, sono galla, i quali in qualunque rovescio potranno facilmente mantenere e preparare la [f. 800r] dottrina cattolica fra i loro fratelli.

Per timore di scendere a personalità ed a recriminazioni inutili /20/ lascio a Monsig. di rispondere sulle accuse date al P. Felicissimo da Cortemiglia. Il fatto è che egli era stato approvato ed inculcato nel suo agire creduto allora prudente e regolare da quelli stessi che poi lo dichiararono imprudente ed irregolare. I fatti e le spiegazioni che verranno appresso faranno conoscere l’innocenza del P. Felicissimo; ed è inutile che ora io mi affretti a voler dar luce a ciò che è chiaro e che deve conoscersi quando verrà l’ora del disinganno. Gli accusatori del P. Felicissimo sono dispiacentissimi della dura necessità che li obligò a fare un passo, che non vorrebbero ora aver fatto. Tuttavia adorando le disposizioni di Dio e venerando gli ordini di V. Em.a, Monsignor Massaia si è subito fatto un dovere di obedire. Quantunque il P. Felicissimo potesse restare in Gudrù senza alcuno inconveniente relativo al fatto, Mons. [h]a creduto meglio di mandarlo in Kaffa a preferenza di altri che desideravano far parte di questa Spedizione, e ciò per mostrare la Sua ubbidienza ad ordini sempre rispettabili.