Massaja
Lettere

Vol. 2

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Al cardinale Giacomo Filippo Fransoni
prefetto di Propaganda Fide – Roma

F. 829rEminenza R.ma

Assandabo – Gudrù 20. Giugno 1854.

A giorni si riempie il Nilo, per cui sarà tolta ogni communicazione del Gudrù coll’Abissinia ed Europa – Debbo perciò senz’altro diriggermi all’Em: V. R.ma, onde informarLa delle cose di questa Missione, perché altrimenti fino a Novembre non sarei più in grado di farlo –

In Gudrù ci troviamo ancora a funzionare in una cappella provvisoria; la Chiesa in pietre è alta un mettro e mezzo da terra; Dio sa quando potremo finirla – Mi trovo qui con un Sacerdote indigeno di fresco ordinato per nome P. Giovanni Morka, antico nostro schiavo Galla che stette cinque anni sotto la disciplina del P. Cesare da Castelfranco; un’altro suddiacono per nome Fr: Raffaele nativo Abissinese, a cui manca l’età, per essere ordinato, e lo sarà l’anno venturo – Tre altri giovanetti scolari, dei quali uno nativo del Gudrù presenta belle speranze – Il numero dei Cristiani non è cresciuto gran cosa dalle ultime lettere, perché ho dovuto prendere /54/ delle misure, attese le grossolane superstizioni che vi sono, alle [quali] difficilmente rinunziano – Questo paese divagato, addetto al negozio, è molto indifferente; la sola coltivazione, della gioventù potrà aprire una certa speranza di guadagnare il paese – Gli altri paesi Galla del contorno, meno sicuri per le persone e per la roba, ma forse più facili ad arrendersi, presentano belle speranze, subito che potrò avere Sacerdoti da mandare –

Le speranze più in grande sono dall’Ennerea in là, dove avvi una popolazione immensa non infetta [f. 829v] dall’islamismo o corrotto Cristianesimo quasi peggiore; là perciò sono dirette le mie viste principali. Per questa ragione, appena arrivato qui, ho subito incominciato a spedire servi in Ennerea, e dopo un’anno di carteggio mi riuscì d’intavolare una spedizione, che ho congedato di qui il 27. Marzo, composta come segue – P. Cesare da Castelfranco capo della spedizione in qualità di Prefetto in tutte le dipendenze del Re di Caffa. P. Felicissimo incaricato da me a presentare al Re il Prefetto suddetto a mio nome, prendere colà le debite informazioni riguardo all’occorrente per lo sviluppo della Missione, trattare col Re degli interessi della medesima, e dopo circa un’anno ritornerà in Ennerea, dove combineremo il modo di abboccarci – Ai due Sacerdoti Europei ho unito pure P. Ajlù Micaele eccellente e ferventissimo monaco e sacerdote indigeno in qualità di Sacerdote coadiutore; come pure un’altro bravo allievo di quei paesi che presenta ottime speranze – La spedizione suddetta dopo tre settimane di penoso viaggio, con qualche perdita di gente e roba, è arrivata felicemente in Ennerea, dove il Re l’accolse con piacere; fece costrurre due bellissime case ai missionari, e volle regalargli generosamente l’occorrente per il vitto di qualche mese – Anche la casa di Ennerea penso di non più abbandonarla, e vi sarà destinato il P. Felicissimo di ritorno da Caffa; in questo modo avremo occupati tutti i posti principali per le corrispondenze, e piantate bene le radici colà avremo un luogo immenso, dove la persecuzione dell’Abissinia non ci potrà più arrivare per distruggere l’opera di Dio completamente, come temo assai che [f. 830r] debba accadere, essendo arrivato alla conquista assoluta di tutti i paesi Cristiani “il più fanatico amico...” è Ras Kassa, che l’anno successivo sarà incoronato imperatore col nome di Teodoro II.
In seguito però l’Abuna Salama entrò in conflitto con Teodoro, che lo fece imprigionare. Salama morì in carcere nel 1867.
il più fanatico amico del Vescovo Salama, se Iddio non mette un freno al di lui cuore – La ragione per cui ho spedito il P. Felicissimo con qualche incombenza particolare in Caffa, è perché colà il paese pretende di essere Cristiano, ha sempre avuto qualche Prete dell’Abissinia per fare le funzioni di mago e nulla più, e nulla si conosce colà di gerarchia superiore, e di disciplina; il prete è come prigioniere che non può più sortire – Per togliere ogni odiosità al Prefetto, e per gettare subito da principio l’elemento dell’idea gerarchica, il P. Felicissimo parte dall’Ennerea a condizione ottenuta per trattato dal Re di poter ritornare indietro dopo aver trattato a nome mio col Re di Caffa gli interessi principali, fra gli altri quello della giurisdizione Vescovile, e quello di poter andare e venire a nostro talento –

Essendo così le cose della Missione, io mi trovo in gran bisogno di coadjutori insigniti del carattere vescovile – Io indegnamente insi- /55/ gnito del carattere episcopale non debbo aver parte in una cosa così grave, e neanche lo voglio – Qualora però la S. Sede voglia assolutamente il mio voto, io propongo due Soggetti. Il primo è P. Giusto da Urbino, persona che si è occupata finora indefessamente in lavori interessantissimi ai quali è stato destinato da me, e per i quali si merita tutto – Di questo individuo potrà avere più che detagliate informazioni da Sua Em: R.ma il Cardinale Giusto Recanati, essendo un suo allievo, di cui non ho che lodi da presentare – La prevengo però che questi farà delle gravi opposizioni per acettare, ma l’Eminentissimo suddetto può tutto sopra il suo cuore –

Il secondo individuo che propongo è il P. Cesare da Castelfranco attuale Prefetto di Caffa, persona più che sufficientemente [f. 830v] istruita, ed una pasta di zuccaro al gusto di Dio e degli uomini, che presenta bellissime speranze, se Iddio gli custodisce i sentimenti attuali. Anche di questi il Cardinale Recanati suddetto potrà dare tutte le informazioni.

A prima vista sembrerà stravagante la mia domanda di due coadjutori, ma se la S. Sede sapesse quanto poco vale la vita del uomo in questi paesi, e quanto diffi[ci]li le corrispondenze, me ne concederebbe anche quattro – io penso a stabilire una cosa che non possa più essere distrutta, come sarà immancabilmente quando avrò ottenuto questo, e tutto mi sarà riuscito ciò che penso – Non è per superbia che lascio di chiedere la formazione di qualche Vicariato distinto, ma unicamente per l’amore all’unità di disciplina, e perché essendo una cosa sola, potrebbe darsi col tempo che Caffa possa ajutare gli altri paesi in caso che manchino i soccorsi d’Europa – D’altronde è di tutta necessità introdurre in questi paesi, che hanno nessuna idea di subordinazione, anche in fatto di clero, un’idea di gerarchia; per questa unica ragione io stesso proponeva di essere posto sotto la disciplina del V.o Ap.o d’Abissinia e considerato come suo Coadjutore, cosa che non fu sentita in Roma –

I rispettivi documenti di promozione al[l’]episcopato di questi due soggetti sarebbe bene che si preparassero in Roma colla massima segretezza, e preparati dovranno spedirsi a Massawah coll’indirizzo a monsignore Dejacobis oppure a monsignore Biancheri con istruzioni di dover tenere tutto segreto; che in caso fosse in tale epoca publicata la mia morte, i medesimi siano istruiti a chiamare uno dei soggetti oppure combinare per la consecrazione del più vicino; se io sarà ancora in vita, tutto debba essere spedito [f. 831r] a me per la via più sicura, e colla massima segretezza; questi due nuovi mitrati dovranno essere più che forniti di tutti gli occorrenti per l’esercizio del loro ministero, ed è perciò pregata la S. C. di pensare a tutto e spedire ogni cosa, poiché io stesso sono sprovvisto di tutto –

Alla suddetta domanda aggiungo ancora quella di due bravi e provati Sacerdoti missionarii Cappuccini, i quali venendo, dovranno venire come semplici mercanti, affatto sconosciuti, incominciando dall’Egitto sino ai paesi Galla; così sarà facilitato il loro passo in Abissinia, nel caso che questo paese prendesse delle misure ancor /56/ più severe contro di noi – Anche questi vengano ben dotati di tutto, massime libri appartenenti al ministero e manuali di scuole elementari di ogni categoria – Se uno dei due conoscesse un poco la chimica e bottanica, come pure la fondita dei metalli e cose simili sarebbe molto bene –

Le cose di questi paesi disorganizzati non possono mai presentare una certezza; tuttavia, essendo ajutato ed assistito, ho una certa fiducia di poter gettare buoni elementi per la rigenerazione di questi paesi abbrutiti all’eccesso, e che potrebbero formare un paradiso terrestre, quando fossero guidati dal codice evangelico –

Arrivata a questo punto la povera Missione Galla, esaminando la storia passata io trovo un gran vuoto da riempire, a cui ho mai pensato, anzi all’opposto ho creduto dover disprezzare, ed è questo il dovere di riconoscere il servizio prestato alle anime di questi paesi dall’Ill.mo Signor Cavaliere Antonio d’Abbadie, che viaggando cristianamente [in] questi paesi, ha fatto i passi, che ora solamente conosco saviissimi, presso la S. Sede per la [f. 831v] formazione di questa missione, che terrà certamente un bel rango fra le operazioni della D. Provvidenza; come io non ho ne nome, ne elemento da riempire un simile vuoto, prego V. Em: R.ma di supplire alla mia povertà. Credo che l’individuo non domandi nessuna decorazione, essendo più che riconoscente di ciò che ha ricevuto, ma un segno di riconoscenza qualunque, fosse ben solo una lettera con cui venga riconosciuta la saviezza della sua operazione e la riconoscenza che la novella Chiesa di questi paesi nutre verso di lui, mi pare una cosa di dovere verso il cuore di una persona così benemerita, e cosa per se atta a rianimare il medesimo ancora attualmente attaccatissimo alla nostra Missione, e ad incoraggire gli altri viaggiatori a diportarsi cristianamente come il medesimo, ed a cercare gli interessi della Chiesa e delle anime –

Del resto qui non manchiamo di gravi tribulazioni – La prima è la mancanza di ogni elemento di commodità prodotto dell’industria europea – Sono ridotto a fare il maestro di scuola elementare, per cui mancando di libri e manuali occorrenti, sono costretto ad occuparmi giorno e notte in scrivere a stamparella piccoli manuali contenenti una Messa completa votiva della Madonna, amministrazione di tutti i Sacramenti, e benedizioni principali; quali manuali mi servono per l’esercizio di scuola e lettura agli iniziati, e per l’uso del ministero; il bisogno mi [fa] fare due domande – La prima è la facoltà di poter celebrare la Messa votiva della Madonna in qualunque giorno, colle sole commemorazioni de Spiritu S., e pro Ecclesia, perché non ho messali portatili da dare a tutti i sacerdoti; detta facoltà la vorrei anche comunicabile ai sacerdoti novelli, quali facilmente posso istradare alla celebrazione di una sola Messa, esercitandogli continuamente sopra la medesima, e sopra [f. 832r] e sopra l’amministrazione dei principali Sacramenti, come Battesimo, Penitenza, Eucaristia, Estrema-unzione – colla traduzione continua di quel che leggono, e spiegazione teologica di ogni cosa che occorre nella lettura di detti manuali; all’opposto mi sarebbe difficile istruir- /57/ gli a comprendere perfettamente il Latino, per istruirsi da loro medesimi sui libri –

La seconda cosa che domanderei sarebbe che la S. C. facesse stampare una quantità di detti manuali in bel sesto portatile, e carattere grosso e chiaro; avvertendo che vi sia il Battesimo degli adulti maschi separato da quello delle femine, onde facilitare la funzione –

Una terza domanda aggiungo, sarebbe nel caso che, essendovi molti da battezzare, uomini, donne, ragazzi, se si possa fare una sola funzione tacendo il nome degli individui; ed in caso affermativo, quale funzione, se quella degli adulti, o quella degli infanti. Se quella degli adulti, si possa usare i soli esorcismi per i maschi – Domando questo, perché è facile che si presentino molti battesimi; non è sempre commodo distinguere ogni cosa; per altra parte non vorrei introdurre l’uso del battesimo di necessità, come si usa in alcune altre Missioni, essendo cosa troppo economica e poco imponente – La S. C. trovando giuste queste mie domande, non abbia paura di dare tutti i schiarimenti che potrà, e nel caso incorporare dette decisioni nei manuali suddetti – Crederebbe che qui con tutto il bisogno di scrivere ed insegnare a scrivere, manco ancora di carta – Dopo molti sospiri ho ricevuto cento fogli da dividere colla Missione di Caffa –

La seconda tribulazione è la difficoltà di communicazione coll’Europa, e ciò per causa dell’Abissinia, dove i messaggieri con tutta facilità rubano e tradiscono, senza l’ajuto di nessun appello al governo quasi nullo, ed ancora nemico – [f. 832v] nostro appiglio, imponente agli stessi principi di questi paesi era il poter convenire i medesimi nei loro interessi che hanno sulla costa di Massawah o Sennaar, ma il rimprovero fatto da V. Em: al P. Felicissimo per simile procedere contro Abba Salama, ci priva anche di questo appiglio – Di quest’anno è già la terza volta che sono tradito da messaggieri, che portano lettere e denari; ultimamente uno che mi portava il puro necessario vitto di questo inverno... non avvi più altro rimedio che rispondere, pazienza, ed essere disposti a digiunare – Forse Monsignor Dejacobis non ha ancora provato simili strettezze, motivo per cui avrà riclamato a questo riguardo – Dopo due anni che mi trovo in queste parti, nessuna lettera di V. Em:, fuori della suddetta concernente il fatto del P. Felicissimo, a cui risposi per dupplicato, e [le] lettere sono state perdute – Dopo la mia partenza ultima dall’Europa, più nessuna lettera ho ricevuto di amici o parenti: sono qui come sepolto; neanche ho ancora ricevuto notizia dell’elezione dei Superiori Generali dell’Ordine dopo la scadenza del R.mo P. Venanzio da Torino. Se questa non è una tribolazione per chi ha un poco di cuore, non saprei quale altra possa essere – Nulla importa ho fatto sacrifizio di tutto, e tutto sia come vuole Iddio – i miei congiunti saranno i pochi neofiti che pregheranno per me, giacché una terza fortissima tribolazione è quella di pensare che la mia Patria è ancora ribelle alla Chiesa, in bracio ai più perversi intrighi che cercano di allontanarla dalla fede in cui tanto si di- /58/ stinse per l’addietro. Iddio salvi colà le anime a me più care, che io più nulla cerco –

Mi benedica unitamente al piccolo gregge, e baciandoLe la S. porpora godo raffermarmi

D. Em: V. R.ma

Divot.mo figlio in G. C.
† Fr: G. Massaja Vescovo