Massaja
Lettere

Vol. 2

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Al cardinale Giacomo Filippo Fransoni
prefetto di Propaganda Fide – Roma

N. 1342 [P. 1]Eminenza Reverendissima

Assandabo – Gudrù Pentecoste [27 maggio] 1855.

Nell’attuale solennità in cui suole Iddio accordare alla Sua Chiesa lumi particolari, l’ho pregato particolarmente ad illuminarmi nelle attuali oscure circostanze in cui mi trovo, onde presentare all’Em: V. R.ma i reali bisogni di questa missione, onde ottenerne le occorrenti providenze – Scrissi più volte, ma come da due e più anni vado privo affatto di ogni riscontro, e da Massawah medesima non ho potuto sapere ancora, se le mie lettere siano arrivate colà, mi risolvo ora di spedire un servo direttamente sino al mare, onde assicurare il risultato di queste mie relazioni – Affinchè V. Em.a capisca la distanza immensa che ci separa, l’assicuro di nulla sapere cosa sia avvenuto a Monsignore De-jacobis da Lei forse supposto a me tutto vicino; da un’anno in qua nulla so di lui e della sua /62/ missione; il servo che ora spedisco al mare sarà di ritorno l’anno venturo, a Dio piacendo – Da ciò Ella comprenderà, quanto le mie lettere debbano essere prese in considerazione, potendo darsi che arrivi una e poi si perdano dieci altre, e così restino tutti gli affari sepolti: come pure mi compatirà, se risolvo io qui molti affari e dubbj senza aspettare risposte dalla S. Sede –

In Gudrù, dove la Missione è stata piantata in Novembre 1852., in proporzione i progressi sono pochi; la popolazione composta di tutti negozianti, è meno disposta a ricevere la nostra dottrina, motivo per cui conto solamente un centinajo di cattivi Cristiani; il paese però incomincia molto a rispettarci, e tutte le persone influenti del paese frequentano la casa nostra, e posso come assicurare di possedere la chiave della politica in paese; se non altro, ciò sarà utile all’operazione in grande in altri paesi. Se il conquistatore dell’Abissinia è ovviamente Teodoroil conquistatore dell’Abissinia non arriverà a disturbarci, anche questo paese poco per volta si arrenderà, e di qui potrò esercitare una grande influenza in Gogiam, dove il clero, voltate le spalle al nuovo eresiarca Salama, cerca di mettersi col Gudrù, da cui io ricevo giornalmente [p. 2] messaggieri, ai quali rispondo esortandogli ad aspettare la sorte ancora indecisa del Conquistatore, scorta unica del Vescovo eresiarca, Protestante sfaciato e più che Protestante, poiché impugna la verginità della SS. Vergine, e nega coi mussulmani il mistero della SS. Trinità, come mi assicurano molti – Se questo principe cade, di necessità il paese sarà tutto nostro; se triunfa, Dio sa cosa sarà di noi tutti, anche del Gudrù –

In Aprile dell’anno scorso fu installata la missione di Limu-Ennerea, dove il Re fece costrurre molte case con grandissimo recinto, dentro il quale fu costrutta una mediocre Chiesa. Il numero dei battesimi fatti in Ennerea sorpassa di molto il Gudrù, e compresi i Cristiani Abissinesi validamente battezzati prima, il numero dei Cristiani si avvicina al mille. Là il culto incomincia [a] prendere un poco di forma; a suono di Nogarit ነጋሪት nägarit tamburo con cassa in rame di forma emisferica, usato soprattutto nelle cerimonie imperiali e in altre occasioni ufficiali grosso tamburro detto Negarit si radunano ogni domenica i Cristiani alla Messa e spiega[zione] e già si contano non pochi che hanno avuto il coraggio di abbandonare le mogli e si sono sposati con una Cristianamente. Questa missione sino a tutto Marzo è stata governata dal P. Cesare da Castelfranco, ora è nelle mani del P. Felicissimo da Cortemilia, il quale è accompagnato da un Diacono e monaco indigeno per nome Fr: Raffaele –

Nella Domenica in Albis 15. Aprile di questo anno, il P. Cesare da Castelfranco, accompagnato da un Sacerdote indigeno P. Giacomo parimenti monaco, un servo, e due scuolari, partirono per Caffa, e già ho notizie volanti del loro arrivo e solenne ricevimento avvenuto colà – Se Iddio benedice quella spedizione, Caffa è un regno più vasto di tutti gli stati pontificii, ed è Cristiano senza preti; epperciò regno che di questa giornata si può calcolare passato alla nostra fede, benché sia affare di molti anni ad ottenere regolarità di costumi e disciplina Cristiana. Qui vi sono beni ecclesiastici in gran parte posseduti dal governo da secoli, cogniti però come tali; se Iddio benedice le trattative che avranno luogo dolcemente, col tempo spero di potere /63/ ricavare di là mezzi di sostentamento per la missione degli altri [p. 3] paesi pagani, e così non esser più totalmente a spese della carità europea; dopo l’inverno spero ricevere detagli da Caffa, e se le cose vanno bene, il Re non mancherà di mandare persone a trattare con me gli interessi religiosi del suo paese –

Vedendo che le cose della Missione prendevano una piega piuttosto colossale dalla parte Sud ho pensato a facilitare non solo, ma ad assicurare la strada; ho sloggiato perciò un terzo Prete dalla Chiesa di Ennerea per nome P. Ajlù Michele, persona indigena bensì, ma fornita di tutta la dottrina etiopica, e ciò che più importa, fornita di un zelo e virtù che sarebbe chiamata di Santo anche nei nostri paesi; mi contentai di restare io solo qui in Gudrù, ed ho unito al medesimo lo stesso mio confessore P. Giovanni Morka, ed a questi ho dato l’incarico di fare un nuovo impianto in Legamara, paese che domandava preti da molto tempo, situato a mezza strada tra il Gudrù ed Ennerea; qui si sta attualmente fabbricando casa e Chiesa, ed a giorni aspetto una deputazione di paesani, che devono venir qui a prendere il Tabot (pietra sacra) con tutte le cerimonie e solennità possibili; in Lega amara già hanno incominciato con soddisfazione i battesimi, ed i catecumeni bramosi di riceverlo ascendono a parecchi [e] centinaja –

Prescindendo da altri detagli particolari che non posso scrivere per mancanza di carta, di tempo, e di forze, per non dire di pazienza, tale è lo stato attuale della Missione nei paesi Galla, quale conta quattro Chiese, non comprese le cappelle di soccorso; sei Sacerdoti, dei quali tre Europei, e tre indigeni, un Suddiacono che sarà presto ordinato Diacono e Prete, ed un minorista che dell’anno corrente sarà parimenti Prete – In Marzo di quest’anno dal Gurraguè mi arrivò qui un vecchio Prete partito dal suo paese con tre allievi per andare a Gondar a prendere le ordinazioni; sarebbero stati disposti a riceverle qui, ma leggendo nel loro cuore un poco di timore, attese le antiche abitudini di recarsi a Gondar, pensai io stesso di rifiutarmi ed eccitarli ad andarvi affinchè vedessero coi loro proprii occhj la caduta della cattedra abissinese; vi andarono, e strada facendo non riceverono che rimproveri in tutte le Chiese dove alloggiarono; arrivarono al campo del Principe [p. 4] e viddero colà il Vescovo eresiarca e cavaliere Salama, il quale, mentre essi domandavano per pietà di essere ascoltati, esso se ne rideva; stando a cavallo di passaggio diede un giorno il diaconato, ed un’altro giorno diede loro il Sacerdozio, che consistè nel ricevergli alla sua tenda, dargli un libbro a toccare, e poi ricevere ad un bacio stretto due giovani fra i quattro, di un’aspetto angelico, dicendo loro che gli ordinava preti a condizione che ritornando nei loro paesi prendessero una bella moglie... i poveri pellegrini ammazzati dal viaggio e consigliati da tutto il mondo a non andarvi, ritornarono da me domandando pietà ed imposizione delle mani che non trovarono dal Salama – gli ho ricevuti, stettero in casa due settimane, e gli ho rimandati nei loro paesi ingiungendo loro di radunare tutti i preti in concilio, raccontare la storia delle cose vedute e sentite, e deci- /64/ dere in proposito; e decisa la cosa, mi avessero mandata una deputazione, dopo la quale solamente io avrei incominciato le trattative per le ordinazioni. Il Guraguè è un paese più grande del Gudrù, e conta quaranta Chiese; in Luglio si troverà la deputazione in Legamara, dove io mi recherò a riceverla, e vedrò quid agendum... l’affare non manca di essere spinoso; penso di ordinare alcuni vecchj per mandare subito alcuni preti al paese; i giovani gli obbligherò a restare almeno un’anno in casa nostra prima di essere ordinati, e ciò per accondiscendere e non violentare di troppo un paese legato da abitudini immemorabili, che han forza di dogma, e così, se non altro aprirci la via all’istruzione, la sola che dia forza per lasciare ogni cosa distruttiva.

Raccontate le cose fatte, veniamo alle faciende. Un’anno fa io scriveva all’Em: V. R.ma, proponendo due soggetti per miei coadjutori nell’Episcopato PP. Giusto da Urbino, e Cesare da Castelfranco. Questa mia domanda forse parve un poco straordinaria, e posso assicurarLa d’averla fatta con timore di ricevermi una negativa, sia perchè appoggiata a bisogni calcolati futuri, e sia ancora per le difficoltà che la S. Sede avrebbe potuto trovare relativamente ai soggetti proposti – Almeno un coadjutore io già allora lo vedeva indispensabile, e ne ho chiesto due per [p. 5] per assicurarmene uno per tempo ad ogni caso di morte; il P. Giusto attualmente la persona più istruita nella letteratura e dottrina di questi paesi, come persona di merito ed il più vecchio, avrei fatto torto a non proporlo, benché dubitassi fortemente che non avrebbe acettato, mi pare fortemente annojato di questi paesi, pensava di così non perderlo a questa missione; come però io stesso non credeva probabile che la cosa si effettuasse, sono passato a domandare il secondo nella persona del P. Cesare da Castelfranco, di cui poteva andarne sicuro di tutto, e così immancabilmente [ne] avrei avuto uno – Tali erano i miei calcoli [di] allora; ora il numero di due non è più per abbundare, ma di vera necessità – Uno sarebbe per Caffa paese lontanissimo e di difficile comunicazione, e l’altro sarebbe per stare con me; tutte le fatiche e strapazzi passati pare che attualmente mi siano caduti sulle spalle, e mi sento così debole, che debbo farmi violenza a scrivere queste poche lettere, eppure sono costretto a catechizzare, fare la scuola incominciando dall’alfabeto, sino a fare il maestro di cerimonie; e fra queste occupazioni scrivo continuamente in stamparella manuali di scuola e di rito per mancanza di libri, e debbo ancora colle mie mani ornate di anello episcopale impastare il fango e fabbricare le case – Un pensiero mi affligge, il caso di morte prima di aver stabilito un Vescovo; ciò recherebbe almeno tre anni di paralisi a questa operazione; ecco la ragione per cui ho domandato e ridomando coadjutori; non temino che io pensi a ritornare in Europa, dove fossi ben chiamato non saprei risolvermi al viaggio, essendo venuto qui per morire – In caso che P. Giusto rifiuti[,] nel sostituirmene un’altro, prego di scegliere un’individuo disposto ad ogni sacrifizio, ed a stare agli ordini; perchè questi paesi assuefatti all’indipendenza, se non vedono fra noi unità di governo, difficil- /65/ mente si arrenderanno per l’unità di disciplina, – per questa ragione lascio di domandare vicarii apostolici assoluti, onde piantare un poco di unità di operazione gerarchica, troppo essenziale in questi paesi –

Nel partire d’Europa prevedendo tutte le difficoltà che si trovano qui per le communicazioni coli’Europa, per mezzo del P. Agostino d’Alghero io faceva in Roma domandare al S. Padre alcune facoltà generali che mi slegassero un tantino le mani e la coscienza [p. 6] nelle cose di diritto positivo ecclesiastico, che, grazie a Dio, mi pare di conoscere sufficientemente; ebbi in risposta alcune facoltà limitatissime, ed una parucchina che mi servì finora per tenermi in umiltà e ripararmi dal sole della superbia – Ora però veggo tutta la necessità di essere esaudito nella mia domanda – Appena incominciò qui un tantino il ministero, mi si presentò tosto un gruppo di difficoltà, quali è impossibile poterle scrivere tutte, e quando le scrivessi potrei sperare risposta dopo due anni, e frattanto io debbo operare – In materia di matrimonio, se fossi ben Papa non avrei facoltà bastanti per le complicazioni che si presentano giornalmente. Quindi mistura di rito, mescolanza di preti e di popolazione di rito etiopico e latino; estrema necessità di ordinare Preti per non disgustare paesi intieri, e mille cose simili – Poscia mancanza di utensili e di vesti, per cui è di tutta necessità aver facoltà – Nel giovedì Santo ho benedetto gli olii; dopo due anni di supplica mi arrivò finalmente una bottiglia di olio d’olivo dal mare, senza il balzamo; mi sono servito di un balzamo che mi pare avvicinarsi a quello di Mecca, benché non totalmente certo; come fare? l’olio è seccato, si dovrà lasciare ogni operazione? In paesi dove ci sono molti Cristiani abissinesi non accostumati alla nostra cotta e stola, i preti mi domandavano di poter amministrare il battesimo colla pianeta per mancanza di piviale, ed ho troncato rispondendo facoltà usque dum... Mancando di vasi per gli olii santi ho anche accordato di servirsi di vasi di avorio che si trovano in Paese – Mi trovo ora con quattro chiese ad una distanza enorme, ed ho solamente tre calici; di necessità debbo consacrare le piccole pissidi di Propaganda in calici per non lasciare la Messa ad una cristianità nascente che ha bisogno di essere nutrita ed accostumata – Io aveva in specie domandato di potermi servire di calici di avorio, materia che si trova qui e si lavora sufficientemente bene; materia d’altronde abbastanza polita ed onorata al pari dell’argento nei nostri paesi, – il rame è pericoloso, e non si lavora bene in questi paesi – Qui dobbiamo di necessità celebrare col zebibo spremuto, per molti anni; ho incominciato a piantare la vite in gudrù, ma la vigna materiale va più adagio della mistica. [P. 7] Io ho solamente la facoltà di poter delegare due Sacerdoti per la Confermazione, e questa ancora sta per spirare con tutte le altre facoltà, se moriranno queste come farò? Spireranno tutte le mie facoltà in Maggio 1856. perchè compirò il decennio dalla mia partenza da Roma; per carità dunque mi mandino tutte le facoltà possibili, e se si può anche qualche paroletta che mi sleghi nel diritto ecclesiastico, se non scriptis, cosa /66/ che conosco troppo delicata per la S. Sede, per non variare il diritto canonico, vivae vocis oraculo mi basta, certi che non ne abuserò. Conosco anche io le leggi di benigna interpretazione ossia epikeja, nella necessità me ne servo, ma l’amore all’autorità Pontificia in tutte le operazioni mi fa temere; non vorrei, fabbricando una Chiesa scavarmi un precipizio – Sono qui disposto a morire per il bene delle anime, ma poi non vorrei dannarmi per aver rotto le chiavi che stanno in mano altrui, – quando mi domandano una facoltà, darla sempre interpretando, anche potendo, non è sistema troppo gerarchico, citando facoltà dalla S. Sede si stabilisce il sistema disciplinare; citarla quando non l’avessi, o solamente dubbia, allora manco di bugia – La chiave che mi salva è questa espressione come Vicario Apostolico e rappresentante del S. Padre in questi paesi così concedo... Secondo il Concilio di Trento tutti i Vescovi sono rappresentanti della S. Sede nei luoghi dove non si può avere comunicazione colla medesima – posso così procedere?

Per avere qui buoni preti celibi bisogna coltivare il monachismo; subito da principio alcuni monaci mi domandarono una regola fra le altre quella di S. Francesco: conferita la cosa coi missionarii europei fu deciso che si dovessero fare alcune costituzioni ricavate dalla regola di S. Francesco e costituzioni dell’ordine Cappuccino – Mi sono posto a scrivere questa regola, e sortirono i capitoli che ottennero l’approvazione dei due missionarii europei che erano con me; fu tradotta in amarigna e fu data ai monaci, i quali la leggono giornalmente in tempo del pranzo; la sostanza è la regola francescana aumentata di molti articoli fatti per questi paesi; per non arbitrare nell’accordare i voti solenni, accordo in essa i voti semplici annuali che si rinnovano ogni anno [p. 8] nel giorno di S. Francesco infra Missam prima dell’offertorio, per cui avvi stabilita una breve formola – Ai tre voti ho aggiunto il quarto voto di istruire gli infedeli sotto la disciplina del Vescovo ed Ordinario – Scrissi pure altri regolamenti fatti per i missionarii europei ed indigeni, ai quali ho dato il titolo di Statuti Sinodali – Di tutto io mi era stancato a farne coppia che ho mandato alla S. Sede per l’approvazione, o se non altro per informarla dell’operato; un rivoltoso spo[g]liò il messaggiere in Gogiam, e tutto fu perduto; ora manco di forza e di carta per riprodurre simile lavoro, e lo farò quando verranno nuovi preti ad ajutarmi dall’Europa, come domandava in altra mia, e mi porteranno carta e necessarii requisiti –

Come questa missione è lontana, e sarà sempre lontana ed impotente a trattare i suoi interessi in Europa, aveva passato procura generale ed assoluta a Monsignor Guasco in Egitto, il quale poi ha sempre ricevuto e riceve tutte le limosine venute d’Europa, e debbo ringraziarlo che ha sempre fin qui eseguito con somma sollecitudine l’incarico lasciatogli; tuttavia un pensiero mi occupa non poco: se questo Prelato venisse a morire con tutto il pane di questa missione nelle sue mani, a chi debbo diriggermi per i conti e fondi che vi saranno? Scrivendo a lui stesso io proponeva questa difficoltà esortandolo a nominarsi un coadjutore fedele per questo affare ricono- /67/ sciuto dalla S. C. di Propaganda, se pure non sarebbe stato meglio ancora nominare una deputazione composta di tre individui, quali io proponeva per primo il Vescovo pro tempore, il Presidente di terra santa, ed un bravo secolare che potrebbe anche essere nominato dal Consiglio di Lione; e così questa specie d’amministrazione per sempre tratterebbe gli interessi di questa Missione che sarà sempre pupilla in Europa ed in Egitto, e penserebbe a procurare i mezzi, ed alle spedizioni, una volta per sempre; muore una persona e non un’amministrazione – Per farLe vedere il sommo bisogno di questo, Le dirò che dopo quattro anni io non so ancora dove sia andato il P. Agostino d’Alghero, da me lasciato in Cairo con oggetti preziosi nelle sue mani, fra gli altri una Croce preziosissima, vesti, denari, carte e simili; [p. 9] egli se ne ritornò in Europa, dove sia non so, e nessun conto o lettera sua mi è arrivata – Mi raccomandai a V. Em: medesima ed a molte altre persone, ed ho nessuna risposta – Cari miei, se io cerco d’andare in Europa o mandare mi gridano, nessuno si occupa degli interessi nostri – come si fa? Per carità, e per l’amore del caro Gesù proveggano in questo, del resto io non so più cosa fare ne dire; non posso far di più che ammazzarmi per la causa delle anime, e gridare ai tribunali superiori; Iddio poi giudichi lui tutto e tutti.. Io non penso più a ritornare, e spero morir presto e finire la mia carriera... il bisogno di missionarii che ho attualmente non mi permette di più oltre mandare per la revisione dei conti; faciano essi, che io prima morirò di fame e lascierò morir di fame... Parlo così, perchè sinora ho nessuna risposta di tante cose che ho scritto – Il S. Padre in Roma mi aveva promesso un calice, invece di un calice che forse sarebbe stato d’argento, me ne spedissero una quantità di rame e portatili; commodi per il povero missionario che porta tutto sulle spalle, sarebbe ancora meglio – io ne ho fatto fare uno in Parigi piccolino, con i vasi dell’olio santo nei nodi del piede, è incredibile come mi è caro questo oggetto – Aveva anche in altra mia pregato di farmi stampare manuali di scuola di ogni genere, e manuali del ministero contenenti tutte le funzioni vescovili e sacerdotali – perchè qui debbo tutto scrivere io in stampella – Ho sei preti e due Diaconi e solo tre breviari in tutto, due messali; si dice in alcuni luoghi la Messa votiva anche nel giorno di Pasqua, e ci serviamo di manuali manoscritti, tale è la penuria nostra, ed il bisogno di facoltà straordinarie –

Avrei mille altre cose ad aggiungerLe ma la mia testa e estremamente stanca e ne posso più; in Europa tutti aspettano lettere ed io qui manco di tempo e di tutto. PregandoLa ad implorarmi la benedizione del S. Padre, unita alla di Lei pastorale inginochiato la ricevo, e baciandoLe la Sacra Porpora godo raffermarmi

Dell’Em: V. R.ma

Ubbid.mo figlio in G. C.
– Fr: G. Massaja Vescovo di Cassia V. A. Galla

[P. 10] P. S. Venendo a crescere il bisogno di Sacerdoti, se posso aver qui Fr: Pasquale da Duno mio compagno, e rinfrescarlo un poco /68/ nello spirito, sono tentato di ordinarlo Sacerdote, ma ho bisogno della facoltà della S. C. che prego di mandarmi ad ogni evento. È un buon vecchietto, servirà a Confessare, a catechizzare, e dire la S. Messa, è di quei lajci che teologizzano, legge bene il latino –

P. S. P. Cesare Superiore di Caffa è estremamente miope, ha sommo bisogno di occhiali del grado 9. 10. ed anche 11. perchè cresce il poveretto si è raccomandato a tutto il mondo senza nulla ricevere; si trova con una sola lente, si raccomanda per la carità di N. S. G. C. –

Item. Ho nominato in Massawah in Vicario e Procuratore di questa Missione Monsignore Biancheri, e prego V. Em: R.ma a confermare questa mia nomina e raccomandarla caldamente al medesimo ed a tutti i Padri Lazzaristi, perchè sono stanco di lasciare un soggetto isolato –