Massaja
Lettere

Vol. 2

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Al padre Alfonso Dunoyer da Rumilly OFMCap.
procuratore generale – Roma

F 185rR.mo P. Procuratore

[Gemma Lagamara, 2 marzo 1858]

L’anno scorso nel mese di Maggio col mezzo del corriere speditomi dal P. Leone in Massawah io ebbi il piacere di diriggermi la prima volta alla P. V. R.ma, ringraziandoLa delle buone disposi- /134/ zioni che mi dimostra avere per questa povera tribolata missione, e nel tempo stesso Le dava conto delle determinazioni prese relativamente al piano del P. Leone nominato mio Delegato Visitatore Vicariale per l’esecuzione di detto piano molto lodevole – Se V. P. R.ma abbia o no ricevuto questa mia lettera, nulla ne so, so solamente che la medesima era arrivata in Massawah, ma perché il corriere non fu troppo esatto arrivò quattro giorni dopo la partenza del P. Leone, quale non ebbe pazienza ad aspettare, ed il piego fu aperto da Monsignore Biancheri, e spedite le lettere al loro destino dal medesimo; non solo la lettera di Lei, ma neanche la lettera al P. Leone colla patente, ed istruzioni spedite a lui, so se siano o no pervenute, perché nulla più ho saputo di lui; questo padre è giovane, un poco troppo precipitoso nelle sue cose, motivo per cui forse sarà privo di tutte le istruzioni che gli ho spedito per l’operazione da farsi in Lamo, affinché sia d’accordo con quella che si fa qui per incontrarci – Io mi trovo nel bisogno di consacrarmi un Coadjutore, come Lei sa, e non ho altro sacerdote presso di me che P. Felicissimo da Cortemilia, l’unico del primo impianto che abbia tenuto fermo nel suo carattere e sarò costretto a consacrare lui per lasciarlo qui a continuare l’opera incominciata e per l’ordinazione dei giovani allievi; fatto questo tengo sommo bisogno di recarmi in Kaffa in visita pastorale per aggiustare gli affari di quella Missione, dove un Sacerdote Europeo ha solennemente tradito al suo ministero, come potrà comprendere da una lettera sua stessa che in originale mando a Propaganda onde giustificare [f. 185v] le mie operazioni di rigore con lui, quale ho unito alla coppia della risposta al medesimo, affinché Propaganda vegga con che stile io ho proceduto e procedo tuttora con lui; lettere che V. P. potrà leggere e che Propaganda non Le nasconderà sicuramente. Questa visita di Kaffa spero che avrà buon esito, perché ancora il Sacerdote indigeno è perseverante nel suo carattere di prima, e perché il Re stesso ha incomminciato mettersi in relazione con me. Se mi riesce farò il cangio di questo Prete ed il prevaricatore spero poterlo mandare; per parte mia sono disposto di vincere o morire. Fatto questo partirò, a Dio piacendo, per Wallamo all’incontro del P. Leone, essendo Wallamo il luogo del nostro incontro come gli ho scritto; non so cosa abbia fatto P. Leone da quella parte, da questa parte le difficoltà sono già molto spianate, e giova sperare che avrà luogo l’apertura di questa strada. In caso diverso l’assicuro che non so cosa sarà di questa missione, perchè le strade dell’Abissinia si fanno sempre più cattive; pensi che appena mi riesce di ricevere e mandare un corriere all’anno a Massawah e non è che con gran industria che mi riesce di farlo pervenire; il denaro che mi si spedisce da Massawah una buona metà è perduto per strada, quando rubato dai portatori che tradiscono, e quando preso dai rivoltosi e ladri – Nel Novembre del 1856. è partito un Prete indigeno mandatomi da Monsignore Dejacobis con 500. talleri e molti effetti preziosi, ancora non è arrivato e temiamo molto di lui; io qui sono senza libri, senza pontificale, senza mezzi di ogni /135/ sorta, e debbo ancora scrivere i manuali in stampella pella scuola dei ragazzi ed anche per le funzioni principali del ministero; non ho un solo libro di Teologia e debbo insegnare col piccolo capitale che ho in testa; con tutto ciò debbo poi fare tutti i mestieri; fabbricare colle mie mani la casa e Chiesa, cucire le vesti per me e per la Chiesa, e fare un poco di tutto; per colmo di disgrazia incomincia indebolirsi la vista, [f. 186r] e seccarsi qualche ramo dell’albero vecchio; ciò non ostante, straciato come un povero, pieno di vermina, sono allegro, ed aspetto con anzietà la cara morte che verrà a metter fine a tutti gli altri bisogni fuori di quello di amare Dio... La Missione cammina adagio, perché manco di preti, ed essendo stato due anni nelle strettezze di mezzi non ho potuto acettare giovani per timore di non potergli mantenere, motivo per cui dopo i due ordinati da principio non ho più ordinato nessuno, ed appena potrò ordinarne due di quest’anno – Preti dell’Abissinia qui non vengono volentieri, perché temono i Galla; gli Europei non possono passare.

Dopo un’anno di sforzi mi è riuscito finalmente di far venire qui da Limù il P. Felicissimo da Cortemilia, il quale trovasi qui attualmente, e l’assicuro che il primo momento del nostro incontro sarebbe stato un colpo d’occhio da dipingere se si potesse ciò che passa nel cuore e nell’immaginazione; il colore e la sua fisionomia europea mi fece un colpo, cercavamo di salutarci e parlare in nostra lingua, ma la lingua non voleva più saperne affatto per mancanza d’abitudine – Le notizie portatemi di Limu sono abbastanza consolanti; la nostra missione di quel paese, benché mussulmano per metà fa dei progressi; il principe mussulmano per nome Abba Baghibo ci ama molto ed ha accordato la facoltà ai mussulmani di farsi Cristiani se vogliono, benché siano pochi che lo faciano: attualmente quella missione è diretta da un solo Sacerdote indigeno con un Suddiacono, i quali aspettano che io vada, come diffatti vi anderò in visita essendo sulla strada di Kaffa –

V. P. R.ma intanto non manchi di pensare a noi, e come sono anche stanco di scrivere prego Lei di presentare i miei sentimenti di rispetto e filiale venerazione al P. Generale col suo Definitorio assicurandoli che non scrivo perché ho troppo da scrivere e la vista è molto debole. Lo stesso facia a tutti gli amici di Roma e dell’Ordine che mi conoscono e che domanderanno di me. [f. 186v] è inutile che ci lusinghiamo, non ci siamo conosciuti prima e moriremo senza vederci, aspetto tutti in paradiso dove pagherò tutti i debiti agli amici colla moneta che corre colà –

Gradisca i miei saluti estensibili a tutti quanto sopra ed abbraciandoLa nel S. crocifisso godo raffermarmi

D. P. V. R.ma

Divot.mo figlio in S. Fran.co
† Fr: G. Massaja V. Cappuccino

P. S. Le mie facoltà straordinarie sono tutte spirate nel 1856., ho scritto più volte e nulla ho ricevuto, prego V. P. R.ma di parlarne alla S. C. di Propaganda e di accelerare la spedizione, perché /136/ altrimenti debbo esercitare colla sola facoltà supposta come suppongo perduta in viaggio –

Al R.mo Padre Col.mo / P. Alfonso da Rumily / Procuratore Generale dei / Cappuccini / Roma //.