Massaja
Lettere

Vol. 2

/190/

1860

245

Al padre Leone Golliet des Avanchers OFMCap.
missionario apostolico dei Galla – Limu

[F. 1r]

P. Leone in G. C. Amatissimo

Dalla casa di Tetmara – Kàfa 22. Gennajo 1860.

Ho letto attentamente le vostre due lettere, e vi ho meditato sopra due giorni, pendenti i quali ho pregato il Signore, onde non sbagliarla nella risposta da darvi, essendo cosa non tanto da poco, come pare che voi crediate. Decidere del ritorno di un missionario è una cosa che mi spaventa da tutte le parti che la prendo – Dopo tante vostre pene e spese per parte della missione, decidere di ritornare, prima ancora di aver conosciuto il paese, e di aver toccato in nessun punto lo scopo della venuta, mi pare una cosa talmente precipitata da non potervi giustificare avanti Dio, e tanto meno avanti gli uomini – Stando alla vostra lettera pare che avanti Dio voi cerchiate giustificarvi dicendo che se fosse volontà di Dio che restaste, egli avrebbe spianate le difficoltà che vi impediscono di progredire il vostro viaggio sin qui, ma, caro mio, voi contate per niente l’essere come per miracolo arrivato in Limu sano e salvo? non potreste anzi dire tutto l’opposto? Per me vi assicuro che quando ho sentito il vostro arrivo ho giudicato questo un gran segnale di volontà di Dio; il dover poi aspettare qualche mese in questi paesi non è gran cosa; anzi dobbiamo credere che Iddio per questa via cerchi di assuefarvi al paese. In quanto poi al giudizio che potranno fare gli uomini sul vostro conto nel supposto che ritorniate senza neanche incontrarvi con me, pensatelo voi; se qualcheduno vi domanderà perchè motivo siete ritornato, cosa risponderete? direte che il paese non vi piaque? questa non è una risposta sufficiente per un uomo evangelico che si suppone venuto disposto a qualunque sacrifizio... dire[te che] non avete potuto convivere col Vescovo, o con altri? [ma qualche] saggio vi dirà: come giudicate così del Vescovo co[n cui non vi s]iete trovato? bastano pochi mesi per giudicare [di non aver po]tuto convivere?... [f. 1v] io sarò un prepotente, ma come con me hanno potuto convivere tanti altri missionarii, l’Europa è troppo saggia per non crederlo, e voi non fuggirete la tacia di uomo instabile, tacia che già avete avuta, e Monsignore Coadjutore ha veduto le lettere venute che parlavano di questo... Per scusarvi direte che Abba Baghibo vi ha impedito di progredire il viaggio, ma questa vostra asserzione sarà poi vera e confermata da noi tutti, e quindi creduta? Direte che non siete venuto per starvi, ma solo per combinare con me /191/ sull’affare della costa...; ma i prudenti vi risponderanno: perchè dunque arrivato alle porte di Kàfa per mancanza di un poco di pazienza non vi siete incontrato con Monsignore? Quando sono partito di Lagamara per Limu, essendo di Quaresima si è lavorato in casa tre giorni per spremere un poco di olio di Nuk, perchè in Limu non si trova, questo olio fu messo in una grossa zucca, fu data a portare ad un uomo che ne ebbe somma cura... arrivò con gran stento sana e salva in Limu, e là sulla porta della nostra casa si ruppe e tutto l’olio perduto... La ragione perchè era una zucca e non un vaso di ferro; temo che il giudizio che si farà di voi non sia [dis]simile, io non ve lo nascondo, perchè vi sono padre – Non avrete più altra via per cavarvi che dire: il paese Galla non è un paese che presenti una qualche speranza, per il passato è poco quello che si è fatto... io credeva di vedere di più, ma sono stato ingannato... così vi troverete nella necessità di screditare la Missione per salvare la vostra riputazione, ma anche in questo vi ingannerete, perchè io non sono amico delle esaggerazioni, ed ho scritto tutte le cose come sono, anzi ho sempre detto a Roma che nel caso di non esser contenta mi scriva, e mi richiami... Sono sei anni dacché sono entrati i missionarii nei paesi Galla senza lingua, e senza nessun ajuto di sorta, in mezzo a nemici e persecuzioni terribili; il paese si è abituato [ai pre]ti e questi hanno piantato le radici in molti lu[oghi; parec]chie centinaja di persone, oltre di essere state [battezzate, h]anno imparato le loro preghiere [f. 2r] si confessano e comunicano; tutto ciò ottenuto nei soli paesi Galla è poco? Dacché siamo entrati qui sono solamente tre mesi, contiamo già cento battesimi, parecchj che hanno imparato il catechismo e le preghiere, già tutto tradotto in lingua Sidama; tutto questo vi pare poco? il paese Sidama una volta figlio indivisibile dell’Abissinia, ora ha ricevuto il Vescovo ed il rito latino, e speriamo che si dividerà mai più dalla Chiesa, questo è anche poco? rapporto a me, avete ragione, perchè ho fatto un bel nulla, e non ho la gloria di aver istruito una sola persona, ma non posso permettere che sia diminuita la gloria ai miei collaboratori massime indigeni. Voi dite che questi Preti indigeni sono ignoranti e forse anche cattivi; dite ciò alludendo al P. Giovanni, l’unico che avete conosciuto; sappiate che quello non è che uno meritevole di essere compatito, perchè l’ho ordinato da principio per nessuna altra ragione che per avere un Prete compagno e mio confessore nella circostanza che ho fatto la spedizione di Kaffa, e quindi stato come abbandonato e sempre in viaggio più che un servo, perchè la missione da principio mancando di persone fide era sostenuta da lui nelle cose materiali; del resto voi non conoscete il P. Ajlù, il quale in due mesi in Ghera ha fatto duecento battesimi e preparato colà un centinajo alle confessioni [; voi] non conoscete il P. Giacomo, stato anche ordi[nato...] senza istruzioni affatto per dare un [compagno a]l Cesare che si era obligato [f. 2v] ad istruirlo; il Cesare suo Padre e Maestro è stato vittima come sapete, ed il poveretto senza neanche saper leggere è stato quello che ha mantenuto la firma, ed ha brigato tanto presso Dio e gli uomini, che è arrivato a guadagnare il suo /192/ principale a Dio; ed ora è suo compagno indivisibile, dirò meglio suo figlio rispettosissimo, niente superbo di ciò che ha fatto, e sempre umile come prima verso il suo principale ravveduto; questo eroe è da disprezzarsi? voi conoscete il P. Matteo, ordinato recentemente Prete in Limu per dare un Confessore a Monsignore Coadjutore: non so come sia attualmente, ma quando l’ho lasciato era un’angelo sotto ogni rapporto. Ne statemi a dire che sono ignoranti, perchè io vi dirò che sono tutto quello che hanno potuto essere in due o tre anni. S. Paolo dopo tre mesi di permanenza e istruzione in una Città ordinava non solo preti, ma anche Vescovi, e poi passava in altro luogo – Nella nostra Europa stessa dopo la soppressione dei religiosi fatta da Napoleone, i Vescovi hanno ordinato molti lajci sortiti dai Conventi, i quali appena sapevano leggere il latino per il solo timore di un massacro dei preti che si temeva; il bisogno non era ancora da eguagliarsi a questo. Il Concilio di Trento da voi citato per le ordinazioni di necessità non esigge altro se non che sappiano la lingua latina, et quidem per l’Europa, dove tutto si può ottenere, e non avvi un bisogno così grande; sappiate che io ho avuto [dei co]mpagni di studio stati ordinati Preti che s[apevano ap]pena il latino, et quidem a leggerlo solam[ente e non] capirlo che imperfettamente. [F. 3r] Che in una Missione di pochi anni vi siano dei teologi dotti è di tutta necessità, ma che tutti debbano essere teologi, sarebbe pretendere più di quello che si pretende in Europa, e sarebbe lo stesso che pretendere che il feto di recente concepito nell’utero della madre debba avere uno sviluppo totale e completo di uomo, egli è uomo perfetto dal momento che è animato, ma manca persino della fisionomia e forma umana; così è la missione de novo formata, e così era la Chiesa di Cristo nel suo principio, mancante non solo di teologi, ma persino di teologia e di canonica, e ciò senza lasciare di essere Chiesa sublime e perfetta, anzi modello delle Chiese future. Nella missione sono forse più utili alcuni Preti ignoranti, ma ubbidienti e zelanti che si occupino dell’istruzione popolare in detaglio, che dottori vogliosi di perdersi nelle questioni e piani inutili; 1 Corinzi 12:29 S. Paolo dicendo nunquid omnes doctores, nunquid omnes Interpretantur sapeva molto bene, che la moltiplicità dei dottori non è sempre possibile, non è sempre utile, e qualche volta anche pericolosa... Altro poi sarebbe se i preti indigeni fossero poi scostumati, indisciplinati, ed indipendenti, allora avreste tutta la ragione, e vi assicuro che basterebbero quelle parole vostre = fanno, e fanno fare sacrilegi = per farmi camminare più guardingo; ma so che voi non potete fare ancora questo giudizio dei miei preti, perchè non ne avete conosciuto che un solo, e non sapete la lingua per formare un giudizio completo sul medesimo.

In quanto al rito, ho scritto tutto a Roma, e questa ha rimesso le questioni o quesiti da me fatti alle rispettive congregazioni, le quali si presero tempo a risolvere; frattanto Roma sa che faciamo così sino all’arrivo delle decisioni; se Roma si prese tempo a risolvere perchè voi volete risolvere le cose su due piedi? imparate il /193/ paese, frattanto consideratevi come forestiere, e quando conoscerete tutte le ragioni che ci inducono a fare come faciamo, allora sentiremo volentieri i vostri consigli, anzi vi pregheremo a consigliarci; quelli che ci conoscono sanno benissimo che io e Monsignore Coadiutore non siamo tanto nemici dei consigli, anzi sogliamo decidere tutto in consiglio. Non avevate ancora messo i piedi nella missione e già incominciavate a consigliarmi e rimproverarmi sull’affare del caro P. Cesare, pure siete ora costretto a confessare che la cosa è stata benedetta da Dio; così sarà, spero, [per i]l resto, quando vogliate degnarvi di avere un poco di pazienza [e meno] spirito di disapprovazione, di malcontento e di disgusto [specialmen]te per tutto l’insieme di questa povera [f. 3v] missione, non potrebbe darsi che sia una tentazione del diavolo, il quale cerca di disanimare voi e noi tutti quanti, e così rovinare l’opera di Dio? voi siete già deciso di ritornare, e così vinto dal diavolo, il segnale di essere vinto dal diavolo è l’aver deciso di ritornare senza neanche domandare consiglio, cosa che una persona timorata e prudente non la farebbe... volete che noi faciamo lo stesso? Sappiate che la tentazione attuale vostra io l’ho avuta in Marsilia coll’aggiunta di forti lusinghe per parte di grandi anche ecclesiastici, ed ho troncato tutto dietro il consiglio di un confessore timorato scielto colà negli esercizii spirituali che ho fatto, e per troncare ogni cosa sono partito secretamente senza vedere ne la patria, ne Roma dove era aspettato; le stesse tentazioni ho avuto in Gogiam prima di passare il Nilo, e le ho troncate col voto fatto sulle sponde del Nilo di non più ritornare e non ascoltare più simili tentazioni; le medesime tentazioni mi furono esternate dai compagni, ai quali ho risposto come rispondo attualmente a voi, e così si vinsero; pensate ora se il vostro malcontento può fare buon sangue in me e negli altri? noi stanchi e disanimati e tentati da tutte le parti speravamo di essere da voi incoraggiti, invece fate tutto l’opposto – Voi non potete addattarvi al paese, e non compatite almeno i sacrifizii che faciamo per la causa di Dio? Se sarà scritto nei decreti di Dio che quest’opera debba restare, lo decida chi ha diritto di deciderlo, e frattanto noi faciamo le nostre parti –

Ciò che ho detto sin qui sia detto per farvi conoscere la posizione della questione vostra e nostra, perchè sono padre e debbo parlare per scaricarmi avanti Dio; del resto poi vi ringrazio dei buoni consigli che vi sono anche nelle vostre lettere fra gli altri quello di mandare allievi a Roma, cosa già decisa, come sapete, e serviranno questi dopo dieci anni a raffinare i lavori da noi sgrossati, se piacerà a Dio.

In quanto a voi io ho nessunissima idea di trattenervi per forza; se vi ho scritto un poco forte è stato dietro la vostra lettera nella quale mi dicevate di voler andare a Lagamara, coll’aggiunta di alcuni timori sparsi fra i nostri che vi fosse un piano di fuggire da Limu con pericolo di comprometterci tutti; ho ordinato la consegna degli effetti, perchè ciò è dovere nei religiosi come sapete, ed [anche p]erchè ho supposto qualche tempo la vendita delle pistole fa[tta /194/ contro] consiglio di Monsignore Coadjutore, il quale ora mi scri[ve a vostro] discarico, e tanto basta; la cosa avrà delle conseguenze, ma p[er ora voi] in ciò siete giustificato, come [f. 4r] vi dichiaro giustificato relativamente all’affare del servo e dei due Chierici; il servo ha ragione dichiarando di non avere lusingato direttamente i suddetti Chierici, ma l’avrà fatto indirettamente raccontando le paghe grasse che mangiano alle spalle dei Frangi... così ho potuto riconoscere; la colpa è nostra, perchè noi dobbiamo sapere ciò che voi non potete immaginarvi; le enormi paghe del Tigrè in questi paesi poveri fanno gola, e possono guastare non solo i Chierici, ma anche gli altri servi, per lo più tutti senza paga qui, e contenti di una veste –

Relativamente alla vostra venuta qui, dopo tutto ciò che avete esternato io non ho più coraggio di obbligarvi a venire per molte ragioni. Prima perchè, anche essendo io disposto a lasciarvi ritornare, non posso farvi il sicurtà relativamente ai principi di Ghera e di Kaffa, e voi mi molesterete poi dicendo che sono io... Stando alle lettere che ho dalla S. C. di Propaganda voi siete sotto la mia disciplina, e come tale, invece di scrivermi queste parole: ho deciso di ritornarmene e cose simili da padrone, avreste fatto meglio espormi il bisogno del vostro cuore, e le vostre malinconie, ed io avrei guardato di ragionarvi come poteva, avendo compassione alla vostra posizione di europeo di recente venuto; ma voi invece di consultarmi ed interrogarmi, non fate che notificarmi ciò che avete deciso; potrebbe darsi che abbiate istruzioni ab alto che io non conosco, e nel caso vi prego di significarmele, fossero ben anche patenti di superiorità state tranquillo che le rispetterò, e nel caso saprò anche esservi suddito fedelissimo in tutto, ma fino a tanto che io debbo essere risponsabile di voi avanti Dio ed alla Chiesa, vi pregherei di essere un poco più docile, e fidarvi un poco più di me – Vi ripeto che non ho nessuna idea di sforzarvi a restare nella missione; in prova di ciò io non vi comando più di venire in Kafa; mi restringo a pregarvi di restare agli ordini nostri e di Monsignore Coadjutore fino a tanto che vi troverete di qua del Nilo; del resto siete in perfetta libertà di andare quando volete – Se credete di venire qui, io vi riceverò con tutto quell’affetto di cui sono capace, e combineremo ogni cosa, anche relativamente a Zanzibar, se sarà volontà di Dio, perchè quel piano è stato pensato da me nel 1850., come attestano le mie memorie date allora a Roma, al governo di Francia, ed alla Società dell’Affrica; se poi vi risolvete di andare, io [vi pre]vengo che non posso più entrare nel piano delle operazioni [...] ne come Superiore, perché non posso colà vigilare, ne coi me[zzi di sussistenza, perchè le case qui dell’interno si sono moltiplicate [e il prov]ento di Lione appena mi basta. [F. 4v] Voi sapete che ho rinunziato Aden missione già fatta che mi costò tanto, e che poteva esserci utile, per l’unica ragione che non poteva sorvegliarla, potrò poi incaricarmi di Zanzibar? Venendo qui combineremo le operazioni da farsi per l’apertura di questa strada dalla nostra parte, poiché Gobbo e Wallamo sono qui alle porte di Kafa e confederati di essa, e colla pazienza tutto spero di ottenere; frattanto si scriverà a Roma le /195/ operazioni che dovranno farsi alla costa, le quali dovranno essere indipendenti dalla missione Galla, fino a tanto che la strada è chiusa. Nel caso poi che vi risolviate di andare, combinate con M.r Coadiutore, consegnate al medesimo tutto quello che avete portato, e poi scrivetemi quando sarete per partire, che allora penserò a mandare alla costa le istruzioni necessarie, affinchè abbiate il necessario che vi occorre per il vostro viaggio, e ringraziarvi dei servizii fatti alla missione – Vi prevengo però che io non mi sento di farvi altra ubbidienza, la presente mia vi servirà di autorizzazione, e questa medesima renderete ostensiva per legittimare il vostro ritorno a tutti quelli che avranno diritto di domandarvi il perchè siete ritornato; nel caso sappiate che se ne tiene coppia autentica, e coppia autentica ordino che sia fatta da Monsignore Coadjutore. Io sperava alla vostra venuta guadagnare un’ajuto nella mia vecchiaja, massime per le lettere d’Europa, perchè la mia vista incommincia indebolirsi, invece voi non fate che portarmi malinconie, e vieppiù disanimarmi; nulla importa, Iddio ha sentito le mie preghiere e mi ha conceduto un’ajuto da un’altra parte, nella persona del tanto da me perseguitato P. Cesare, ora indefesso a lavorare e docile che lo direste invece un nostro novizio; la consolazione che il medesimo mi ha dato mi basta a compensare tutto il passato, il presente, e quello che il Signore vorrà aggiungermi di doloroso in avvenire in questo penibile apostolato.

Vi benedico e vi abbracio nel S. crocifisso e sono sempre tutto vostro

Aff.mo Padre in Cristo
† Fr: G. Massaja V.o I.

Al P. Leone