Massaja
Lettere

Vol. 2

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A don Luigi Fasoglio
nipote di M. – Cortanze (Asti)

[F. 1r]Nipote Amatissimo

Kafa Affrica Orientale 1º Ottobre 1860.

Ho ricevuto la carissima con data da Cortanze dove eravate Maestro di scuola. Mi hanno fatto sommo piacere le notizie che mi avete dato della vostra Madre, mia sorella Amatissima, del mio fratello Gioanni Battista, dei Nipoti e di tutti gli altri. Il Signore gli conservi nel suo santo timore ed amore, unica e più sublime parentela, poiché quella del sangue è cosa da poco, il vostro cugino Stefano, che mi dite ammalato, se ancora è in vita, esortatelo a tenersi forte nella carità del buon Gesù, e poi lasci correre alla carne tutte le vie che vuole, e ci troveremo presto avanti il Sacerdote eterno, e là faremo tutti i complimenti e faremo rinascere la nostra antica amicizia; se poi è morto pregheremo per lui, pel riposo dell’anima sua. Voi, poi, non mancate di star fermo nella fede e nella disciplina di bravo ecclesiastico, non lasciatevi lusingare dalla corrente attuale, che porta tante anime al diavolo nella sgraziata nostra Patria. E voi /228/ Sacerdote non dimenticatevi del dovere, non solo nel tenervi diritto voi stesso, ma di far voto di combattere con sante istruzioni ed esortazioni prima di tutto per salvare i parenti, e poi tutti; a tale effetto avendo [f. 1v] anch’io qualche dovere verso i parenti, e la patria, dovere che non posso adempire, perchè lontano, prego voi di fare le mie veci, ed a quest’effetto vi dò tutte le autorità che ho di Zio verso i miei Nipoti, e di vecchio ecclesiastico verso tutti i chierici de’ nostri paesi i quali possono in qualche modo avere diritto ad essere da me esortati nelle critiche attuali circostanze della Patria, voi siete la mia bocca, la mia penna ai parenti, agli amici, a tutti. In segno poi delle autorità suddette vi do il titolo e grado di Canonico onorario mio con facoltà di portare la piccola cappa, previo però consenso del vostro Ordinario, al quale renderete ostensiva la presente mia per testimonianza, e quale io prego d’accordarvela se realmente siete un buon Ecclesiastico, in difetto, di negarvela, perchè in tal caso non mi fareste onore.

Da alcune gazzette antiche, però, arrivate fin qui, ho rilevato che il clero della nostra Asti carissima, dove io ho fatto i miei primi studi e dove tengo le ceneri d’un mio fratello molto caro a Dio, che voi avete conosciuto, e conosciuto da tutti, specialmente dal clero della Cattedrale, ha seguito un poco troppo la corrente del tempo, ed invece di restarsene strettamente legato al suo Pastore, ha partegiato invece coi nemici della Chiesa; il poco attaccamento del medesimo alle massime solide mi ha fatto piangere qualche momento avanti al Crocifisso; io, come ecclesiastico della Diocesi, se non ho diritto di gridare contro lo spirito di novità, ho perlomeno il diritto d’esternare il mio dolore, ed [f. 2r] ed appellarmi al tribunale de’ cuori migliori, pregandoli e scongiurandoli a stare fermi contro lo spirito del tempo, contro le massime di corruzione, e legarle più strettamente col loro Pastore e col Capo della Chiesa! L’incredulità traboccante cerca di regnare anche in chiesa, e di impadronirsi delle cattedre e degl’altari; se ciò avviene, non vi sarà più altro rimedio che rovesciare le cattedre ed anche gl’altari profanati e prostituiti dal clero miscredente; ed anche a questo castigo Iddio arriverà; Iddio distruggerà la Gerusalemme ed altari per farla rinascere nel suo vero spirito di culto. L’attuale tendenza del nostro Governo a distruggere il regno e decoro esteriore della Chiesa suole attribuirsi a calcolo politico, ma non dicono così l’anime elevate nello spirito, quando le cappe sono diventate coperte per mascherare i lupi, e le prebende sono divenute fomento di [...] ai spiriti tutt’altro che apostolici di necessità. Iddio metterà anche il fuoco alla chiesa, persuaderne [?] i nemici interni; ciò sia detto di passaggio, del resto io povero vecchio consumato dalle fatiche apostoliche fra selvagii e che non ho più nessuna idea di ritorno, mi contenterò di pregare ai piedi del Crocifisso per la Patria, affinchè Iddio si degni di giudicarla, usando più di Misericordia, che di Giustizia, e giudicarla per quella via che crederà più conveniente alla sua salute.

Direte poi al mio fratello che vorrei scrivergli [f. 2v] ma quando mando un Corriere alla Costa del mare sono tante le lettere /229/ che debbo fare di necessità, che è difficile trovare il tempo; epperciò farete voi con lui e con tutti li altri parenti le mie veci, segnatamente verso li miei due Cugini Sacerdoti che ho lasciati in Patria ancora viventi, e quali attualmente non so se esistono ancora.

V’abbraccio nel S.to Crocifisso, e sono tutto

vostro aff.mo Zio
† Fr. G. Massaja Vescovo di Cassia
Vic. Ap.lico de’ Galla