Massaja
Lettere

Vol. 2

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Al padre Arcangelo Jaillet da Lione OFMCap.
ex ministro provinciale di Francia – Lione

[F. 1r]M. R. P., Arcangelo in G. C. Amatissimo

Kafa – festa di S. Francesco [4 ottobre] 1860.

Oggi festa del nostro S. Padre, cantata la Messa Solenne, dove hanno communicato tutti i pochi religiosi indigeni, col P. Leone abbiamo parlato di Lei, e si fece un piano, quale vengo a comunicarglielo, e trovato buono, potrà presentarlo al P. Provinciale per l’approvazione e per l’esecuzione. Come ho scritto di questo corriere alla S. C. di Propoganda, ed al S. Padre medesimo sull’affare di questa missione da darsi effettivamente a cotesta Provincia di Francia, a dirgliela io non mi fido di Roma solita a dimenticare i lontani più bisognosi ed arrendersi a quelli che le stanno alle trozze – per questa ragione ho pensato bene che V. P. M. R., in qualità di mio Procuratore, ben inteso colla licenza del P. Provinciale nostro Procuratore in Capo, si recasse a Roma a trattare questo affare, dal quale dipende la salute di questa missione, o la sua morte, e ciò non solo colla S. C. di Propaganda, ma col Procuratore dell’Ordine nostro, e col S. Padre stesso, se occorrerà. Il nostro Ordine sorpassa forse tutti gli altri Ordini nel numero delle missioni e dei missionarii, ma sarà forse inferiore a molti altri nel numero di fatti classici e storici; due sono le ragioni; Primo, perché nell’acettare missioni non hanno calcolo i nostri Superiori, ed acettano missioni che domandano molti soggetti, ma non [f. 1v] hanno un’avvenire, come sono la maggior parte delle missioni d’oriente, ed anche alcune delle Indie. La seconda ragione poi, perché, acettate che le hanno, non ci pensano più, o per lo meno ci pensano ben poco, mandano soggetti come vengono, senza calcolare, ne l’abilità, ne altro, purché si riempia quel vuoto. Io non dico che questa missione Galla e Sidama abbia un grande avvenire, l’avvenire della medesima lo sa Iddio, ma come missione nuova, per poco che facia, sarà sempre molto, e sarà immancabilmente una cosa storica decorosa all’Ordine nostro, laddove certe missioni d’Oriente, delle Indie, ed anche d’America, sono per /230/ lo più cappellanie di Europei fuggitivi, piantate da secoli, e sempre le medesime, perché di nessun avvenire; se qui in meno di otto anni, con nessun ajuto, e con mille contrarietà per parte anche dei missionarii stessi, pure ci è riuscito di fare un passo nuovo, far conoscere i Preti in quasi tutti questi paesi, detronizzare in tutti i medesimi il clero eretico d’Abissinia, che vi regnava col solo nome, benché non ve ne fossero, e ci riuscì di piantare qualche Chiesa, dove mai è stato eretto un’altare, cosa si sarebbe fatto con un’ajuto di buoni missionarii, e cosa si potrà fare nell’avvenire? nel primo impianto sono venuti con me tre sacerdoti, ma quali? per operare, o per tribolare ancora chi aveva voglia di lavorare? Se tutti avessero eseguito le missioni che loro ho dato, cosa vi sarebbe di fatto a quest’ora? invece [f. 2r] tutto all’opposto, e Lei andando a Roma, troverà dei documenti tanti che bastano per vedere, se dico la verità, senza che io mi esponga a parlare inutilmente di chi Iddio ha già perdonato, e chiamato a sé; ho avuto bel scrivere e gridare, ma la missione nostra classica nell’orbe cattolico, che sa dare importanza che si merita, non sono stato sentito, perché poco stimata dall’Ordine, e per questa ragione che i missionarii Francesi, invece di essere stati mandati qui, sono stati mandati alle Indie per far cappellani – Ho toccato questo punto per metterle in bocca una chiave da parlare in Roma ai Superiori Generali; dica pure loro, che se non prendono a cuore la cosa, scriverò per farla dare ad altro Ordine, il quale verrà a guadagnare le palme sopra le nostre fatiche – Verrà in Europa il P. Leone, e potendo, porterà con se dei ragazzi per l’educazione. Ella come nazionale Francese, guardi se potrà organizzare qualche luogo che possa servire di stabilimento per l’educazione dei medesimi, la quale avrei piacere che fosse data a parte, secondo le istruzioni che manderò col P. Leone suddetto; fino a tanto che questi possano esserci utili, noi dobbiamo prendere alle buone un certo stabilimento detto Palme in Napoli, dove esistono ragazzi di questi paesi già educati; per cui ho scritto alla Propaganda ed al S. Padre, e bramerei che Lei anche se ne occupasse; nel caso passando a Genova, guardi di abboccarsi con un certo D. Olivieri che deve avere qualche relazione e diritto, come Ella forse saprà –

Del resto poi, occorrendo che il P. Provinciale non creda conveniente la di Lei andata a Roma e più [f. 2v] conveniente mandare un’altro, facia pure, ed a quel tale Ella rimetta la presente che potrà servare di documento ostensivo. Vorrei ancora estendermi, ma è finito il foglio, l’abbracio nel S. crocifisso, e sono

D. P. V. M. R.

Divot.mo Servo
† Fr: G. Massaja V.o Capp.no

Al M. R. P. P.on Col.mo / P. Arcangelo da Lione / Ex-Prov.le Cappuccino / Lione //.