Massaja
Lettere

Vol. 2

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Al padre Gabriele Didier della Motta da Rivalta OFMCap.
procuratore della missione dei Galla – Massauah

[Gudrù, primi mesi del 1862]

P. 5 Mg.re Massaja nel mentre che mi scrive di non permettere a’ novelli Missionari, se per caso costà ne giungesse, di penetrar nell’interno, non lascia perciò nella fecondità del santo suo fervore di fare dei nuovi progetti, e di pascersi di sempre novelle speranze consolatrici. Povero e Santo mio Vescovo! Quanto è egli da ammirarsi nella santa sua pazienza, e nell’inesauribil fonte del tutto infuocato suo cuore, che con viscere veramente di madre, e madre appassionatissima va di continuo in cerca di tutti i mezzi possibili, onde procurare a quegli ingrati suoi figli tutto quel bene maggiore che essere possa in sua facoltà; altrettanto è certamente da compiangersi dell’infelice sua sorte nel vedersi mai sempre deluso nelle più belle sue aspettazioni.

/386/ Così noi fosse, come pur troppo lo è. Iddio così permette per viemaggiormente santificarlo. Se M.re Massaja non è un vero Martire, e non è un vero Santo, io confesso veramente la mia confusione, ma non saprei chi chiamar si possa con questo nome. Dei difetti ne abbiam tutti, ma l’uomo giudicar si deve dal cuore, e non sempre dai separati, e singoli suoi atti. Io mi vanto di conoscere [p. 6] almeno un pochettino il Santo mio Vescovo Mg.re Massaja, e posso accertare, che non si merita l’abbandono, in cui viene lasciato attualmente. Sono due anni e più, dacché non mi giunse una lettera per lui. Per amor di Dio cerchiamo di consolare quel Sant’uomo nelle sue pene. Non si pretenda l’impossibile da un Santo Vecchio incurvato più dalle fatiche, dagli stenti, dalle privazioni, dai dispiaceri, e dalle continue contradizioni, che non dagli anni, che ben può asserire essere stati per lui pauci et mali.

Se non sempre possiamo convenire secolui nella sua maniera di pensare su diversi punti di disciplina, o nel tale, e tal modo di diriggere la missione, uniamoci almeno nell’incontestabile rettitudine dell’ottimo suo cuore. Dove mai si può trovare in questo miserabil mondo una perfetta uniformità di pensieri e di giudizi in cose principalmente, che non toccano punto la fede? Mg.re Massaja medesimo nelle ultime sue lunghissime lettere, che mi diresse, esprime i medesimi sentimenti, e si mostra dispiacente di aver agito in certi casi con un poco troppo di precipitazione e di prevenzione. Quando uno ha sofferto sedici anni nei Galla, è ben degno di venir compatito di qualche piccolo suo sbaglio prodotto più dai dispiaceri, e dal cattivo sangue, che da una vera atrabile. Ammiriamone piuttosto la virtuosa costanza.

P. 7 La P. V. Revd.ma sarà forse ora premurosa di sapere per qual motivo io Le diceva nell’ultima mia esser io d’avviso, che Mg.re Massaja già si dovesse in que’ giorni trovare in Roma. Eccone il perchè. Mg.re Massaja or volgon mesi diciotto mi scrisse da Goudrou, ingiungendomi dovessi io attenderlo fra pochi giorni in Massawah, dove sarebbe esso venuto per portarsi in Roma, deciso qual era di rinunziare al peso della Missione, che nella sua vecchiaja ben si accorgeva essergli affatto insopportabile. Ed io infatti lo attesi, e lo aspettai per più di un anno senza più riceverne notizia alcuna. Siamo in un paese, dove la pazienza deve essere lunga!