Massaja
Lettere

Vol. 4

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A monsignore Giovanni Marcello Touvier CM
Vicario apostolico dell’Abissinia – Keren

[F. 1r]Monsignore mio R.mo

Gilogov – Choa 30. Decembre 1872.

Nel mese di Ottobre scorso essendo venuti qui due antichi allievi della di Lei missione di Massawah, ora mercanti, ho consegnato ai medesimi lettere per Lei e per l’Europa, e mi giova sperare che a quest’ora le saranno pervenute; colle lettere suddette io Le accusava ricevuta dei cento talleri che Ella mi spedì col mezzo del mercante Giuseppe, e Le rispondeva diffusamente a tutti i quesiti che Ella mi faceva relativamente a questo paese di Choa; era questa già la seconda lettera che io Le spediva a questo riguardo, avendole prima scritto ogni cosa nel mese di Giugno coll’occasione che partiva di qui un messaggiere di questo Re per nome Abba Michele mandato in Europa. A queste due lettere di risposta a tutti i quesiti che Ella mi fece col mezzo di Workie, aggiungo ora la presente col ritorno del mercante Giuseppe stesso, onde assicurarmi meglio che Ella non sia senza risposta da me.

Prima di tutto dunque Le accuso di nuovo la ricevuta dei cento talleri suddetti che Ella aveva la bontà di spedirmi col mezzo del mercante Giuseppe ora di ritorno e latore della presente mia; e come questo giovane è la seconda volta che mi arriva fedelmente, La prego di riceverlo come si merita, ed occorrendo [f. 1v] che ritorni da queste parti potrà consegnargli come prima una somma anche un tantino più forte, secondo Ella giudicherà meglio.

Rapporto a questo paese di Choa le ripeto in breve ciò che già le dissi nelle mie due precedenti anzidette. Il paese di Choa per il momento presenta nessuna speranza affatto; in quattro anni dacché sono qui fra la casta cristiana non conto ancora dieci persone che fanno la communione; i Galla stessi fra i quali mi trovo sono guasti in modo, e con un’antipatia tale per la razza cristiana, che ogni nostro sforzo sarà inutile; questi sono un poco migliori più al sud. Il prestigio copto eretico è più forte qui che in tutto il resto del- /221/ l’Abissinia; ciò che ci sostiene è l’amicizia personale del re, il quale nelle fede è Copto incarnato, e ci sostiene per motivi unicamente temporali; io sono venuto qui risoluto di passarvi solamente; l’averci trattenuto qui è stato la rovina della missione Galla a me affidata; il poco che aveva guadagnato anticamente più al sud va in rovina, e qui ho fatto nulla; nell’opinione generale abbiamo guadagnato molto, ma quando si viene alla prattica per stabilire i costumi e la disciplina cristiana, allora preferiscono i copti, perchè questi, come i nostri protestanti d’Europa non si occupano affatto della condotta particolare; il loro nominale ministero può concordarsi benissimo con ogni specie di corruzione e pagana superstizione, cosa che non possiamo fare noi. Il partito dei Sost Ledet da principio si era gettato nelle mie mani, [f. 2r] e pareva tendere a fundersi con noi, ma preso alle strette, come è più corrotto del partito copto stesso, in prattica presenta minori speranze ancora. Io mi sono occupato da principio dei giovani, in verità l’unico calcolo un poco reale in tutti questi paesi, e questi stessi che un momento sembrano buonissimi, fattisi adulti, e posti in contatto colla corrente dominante si guastano quasi tutti. Ecco poco presso lo stato delle cose. Da quanto si dice qui l’Egitto è divenuto padrone dell’Abissinia, giova perciò sperare che Ella avrà trovato qualche appoggio contro le vessazioni dell’attuale governo del Tigre; se ciò è vero, l’assicuro che il Tigre ha più fede che non il paese di Choa, il quale è di un’indifferenza tale da toglierci ogni speranza; più della metà di questo regno è Galla perverso; un’altra metà è parte mussulmana e parte cristiana; il cristiano di Choa ha una condotta più corrotta del mussulmano, ed ha una tendenza all’islamismo più che altro. Ciò sia detto unicamente affinchè Ella conosca bene lo stato delle cose, affinchè poi non si dica che io l’ho ingannata; quando Ella sarà qui, Ella sarà padrone di me, di tutte le mie cose, e potrà esser certa che mi occuperò quanto potrò per ajutarla, essendo per me un gran piacere di vederla qui; però non Le nascondo che piangeremo insieme, come piango io attualmente. Se l’Abissinia avesse un governo organizzato, Ella avrebbe più mezzi di me, e le Sorelle della carità potrebbero fare del gran bene, ma nello stato attuale, Ella si trova molto meglio al nord, dove o tardi o tosto si stabilirà un governo organizzato che permetterà [f. 2v] delle operazioni più in grande, unico mezzo di richiamare all’ordine questi poveri paesi. Fin là la sola pazienza è quella che ci conviene; la moltiplicità dei viaggiatori che seguirà lo stabilimento di un governo organizzato qualunque, svelerà l’impostura dei Copti, contro la quale io lavoro da 27. [anni] a questa parte; caduta questa il paese è nostro per forza.

Le mando due lettere circolari arrivatemi qui per errore, una è a Lei, e l’altra al V.o Ap.o delle due guinee, la prego di spedire quest’ultima nel modo che crederà meglio.

Nel caso che Monsignore Cocino spedisca un corriere per i suoi bisogni potrà spedirgli un centinajo di talleri; i nostri corrieri tra qui ed il Gudrù, essendo stati massacrati in viaggio, le comunicazioni si sono fatte più difficili.

/222/ Occorrendo che il corriere attuale voglia incaricarsi di nuovo di una somma da portarmi, gli potrà aggiungere altri 10. talleri, od al più 15. per alcune commissioni di cui l’ho pregato.

Se mai può farlo commodamente mi mandi un poco di emetico; se trova a comprarlo lo compri a mio conto; così pure un poco di sublimato corrosivo, ed un poco di mercurio in stato metallico.

I miei saluti a tutti, e mi creda, quale ho l’onore di raffermarmi

D. S. V. Ill.ma e R.ma

Divot.mo Servo
Fr: G. Massaja V.o