Massaja
Lettere

Vol. 4

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A monsignore Giovanni Marcello Touvier CM
Vicario apostolico dell’Abissinia – Keren

[F. 1r]Monsignore e Padre nostro Venerat.mo

Licée – Scioha 4. Luglio 1875.

Sono pochi giorni dacché Le scrissi una mia lettera in tutta fretta e forse senza senso, coll’unico scopo di accusarLe ricevuta della Sua veneratissima, riservandomi di scriverLe più a proposito, perchè il corriere stava aspettando per la sua partenza; oggi Le scrivo più direttamente colla partenza del corriere nostro Walde-Ghiorghis, potendo essere più sicuro e più libero, come è chiaro.

V. Eccellenza mi ringrazia del bene che facio qui, ma stia pur certa che ho fatto un bel nulla, come già Le scriveva nella suddetta mia; un suo missionario più abile di me farà certamente di più, ma sia la mia debolezza, sia la cattiva qualità del terreno, il certo si è che la missione dello Scioha fra i cristiani è molto difficile; ciò che più mi affligge si è che, obbligato ad occuparmi dei Galla che formano i due terzi di questo regno, anche questi, guastati dai [f. 1v] cristiani, i quali sono più Galla che i Galla medesimi, sono di un’apostolato molto difficile, e sterile. Comunque, caro Monsignore e Padre mio, anticamente [dal]la S. C. di Propaganda alla mia partenza da Roma fui incaricato del Gogiam, e vedute le complicazioni ho fatto una rinunzia di detto paese, come Ella potrà accertarsi rivedendo i documenti di Propaganda. Oggi, dopo tre o quattro volte che Ella mi tocca questo punto, debbo dirLe candidamente il mio avviso a scanzo di male intelligenze. Se un suo missionario viene io sono molto felice della sua venuta, e lo riceverò come un’angelo venuto dal cielo, ma col tempo dobbiamo arrivare per forza a segnare i limiti dei due vicariati, limiti molto difficili, perchè se la divisione si farà a titolo del regno, questi è alla vigilia di arrivare ad assorbire tutti i paesi Galla già anticamente da me evangelizzati; se poi la divisione si farà a titolo della razza Galla ed amara, allora Le dirò che la razza Galla arriva sino ad Ankober: i Galla sono mescolati cogli amara, e questi coi Galla di tutta la dominazione, arriverebbe ciò che arriva in Cajro, dove il latino [f. 2r] è sulla porta della chiesa greca, e così a vicenda; in questo caso il Vicariato Galla arriverebbe alle vicinanze /271/ di Massawah, ed ella non potrebbe venire in Scioha senza calpestare il terreno Galla che tiene tutto l’oriente dell’Abissinia, e venendo ai Wollo, dove Menilik dimora attualmente è paese Galla, e qui Ella non potrebbe far due passi senza passare i paesi Galla, come io non posso far due passi senza passare in paesi cristiani. Se la divisione si fa a titolo del regno di Menilik, considerato come Cristiano, io sarò fortunato di chiamarmi Suo Vicario, oppure dovrò sortire, e lasciare a Lei il campo. Caro Monsignore, Ella non conosce la posizione, e crede a questi indigeni mentitori, i quali cercano di mettere la divisione. Da due e più anni i mercanti che vanno e vengono dicono ciò che sentono, e noi qui passiamo come usurpatori, cosa poco edificante da una parte, e dall’altra affeblisce il ministero, come Ella ben può comprendere, epperciò credo meglio che ce la intendiamo direttamente. Partendo da Roma, in previsione di quanto è accaduto, ne ho parlato al S. Padre ed al Cardinale Barnabò, e per parte mia credo di essere in buona regola, ad ogni evento Ella scriva, ed acchiuda questa mia lettera. Se Roma dirà di lasciare, lascieremo, Monsignore mio; siamo vicarii, e Vicario vuol dire che non siamo padroni, il padrone è Cristo; il giuramento che faciamo non riguarda il Vicariato, cosa precaria di sua natura, ma il nostro titolo nominale che abbiamo.

[F. 2v] Monsignor Coadjutore so che Le parlò della somma da dare al corriere Waldeghiorghis, epperciò non occorre che io lo replichi.

Se mi avesse mandato delle buone notizie della Chiesa e dell’Europa L’avrei ringraziato più di cuore, ma solo imprigionamenti e morti... La morte di M.r Etienne mi ha fatto molta pena; dopo S. Vincenzo de Paoli è la seconda persona che merita riconoscenza nella Congregazione loro; la nomina di M.r Booré che parimenti conosco, come Ella dice, presenta veramente la speranza che compenserà la Congregazione della perdita di M.r Etienne; La prego di felicitarmi il secondo, essendo mio dovere di pensare ai suffraggi del primo.

È inutile, caro Monsignore, che io Le ripeta i sentimenti di fiducia che tutti abbiamo in Lei, e nei suoi colleghi, perchè credo che non ne dubiterà; gradisca piuttosto i ringraziamenti per la pena che prende per noi, e gli facia gradire ai compagni, unitamente ai saluti, coi quali ho l’onore di segnarmi

D. E. V. R.ma

Divot.mo Servo
Fr. G. Massaja V.o