Massaja
Lettere

Vol. 4

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Ai coniugi Antonio d’Abbadie e Virginia Vincent de Saint-Bonnet
Parigi

F. 208rIll.mi Signori Antoine e Madame d’Abbadie

Licée (choha) 18. Ottobre 1877.

Colgo l’occasione che parte una carovana con degli europei, per scriverLe due linee, come più sicuro che questa mia non caderà nelle mani del governo di Zejla, il precipizio, dove finiscono molte delle nostre corrispondenze attive e passive –

Incommincio questa mia con darLe alcune notizie storiche del paese, secondo il mio solito –

Dopo sette anni di guerra coi Wollo, Menilik un bel giorno all’improvviso partì dalla sua villa reale di Warra Ilù in Gennajo 1876. verso Magdala, mentre il principe mussulmano si trovava verso gli Eggiu, gli arrivò all’improvviso, Abba Watu fu fatto prigioniere, e così Menilik divenne padrone di Magdala, e di tutto quel paese mussulmano; un vero trionfo se avesse saputo tenerlo, ma dopo meno di un’anno diede tutto quel paese ad un certo Memed Aly figlio cadetto di Aly-Babola, che Ella ha dovuto conoscere al suo tempo; questi in Giugno scorso tradì, e così tutto quel paese colla fortezza di Magdala è di nuovo attualmente in rivolta –

Per metterLa al corrente di tutta la storia genuina delle nostre crisi attuali debbo prevenirLa che Menilik nel principio del suo regno ha commesso un grande errore prendendo per moglie Mad.a Bafana divenuta regina, [f. 208v] donna che [ha] circa 12. anni più del Re, e che ha cinque o sei figli da diversi precedenti mariti, la quale naturalmente pensava per i suoi figli, a danno dei veri discendenti della stirpe reale; questa aveva maritato le sue figlie, una a Mahemed Aly suddetto, ed una seconda ad un cugino del Re che non la voleva. Quest’ultimo, figlio del fratello minore di Hajlù Malacot, giovane di circa 18. anni per nome Masciascià, oggi si trova sopra un amba detta Tamo nel Marabietié, e come molto simpatizza col paese lascia temere molto pel regno di Menilik. La storia di questa rivolta è curiosa. Bafana vedendo che Masciascià non amava la sua figlia glie la prese, e così naquero dissapori, per cui Masciascià fu legato, quando il Re l’anno scorso partì per il Beghemeder e pel Gogiam. Mentre il Re si trovava in Gogiam un’altro zio del Re, per nome Ajlie ha fatto una sortita di rivolta insignificante in Ankober. Il Re sentendo questo mandò Bafana in Scioa come gerente; questa che voleva regnare si rivoltò, e come il paese non l’amava, slegò Masciascià, fece la pace con lui per regnare col suo nome. Il Re sentendo questo passò il Nilo e ritornò. Bafana si ritirò con Masciascià a Tammo, fortezza che aveva ricevuto da alcuni anni, e dove aveva ritirato tutte le sue richezze; colà [f. 209r] arrivati Masciascià si rivoltò a Bafana, e così diventò padrone; di qui naquero le agitazioni attuali, tanto fra i Galla, quanto fra gli Amara: Ati Joan- /306/ nes dopo aver battuto gli Egiziani, ed ottenuto colà la tregua, si trova ora a Devra Tabor, e vedendo lo Scioha in disordine minacia di venire, benché egli stesso si trovi nella miseria, perché ha rivoltosi in Beghemeder, in Tigre, nel Semien, ed in altri luoghi. In Gogiam Degiace o Ras Adel piccolo figlio di Goxo Zaudiè regna, ma sotto gli ordini di Ati Joannes. Ecco poco presso le notizie attuali dell’Abissinia, senza parlare degli egiziani, i quali da tutte le parti minaciano, ed hanno riempito il paese di emissarii, non esclusi i paesi Galla del Sud che Ella conosce, specialmente Gemma Abba Giffar e Caffa.

La Missione nostra ha cangiato molto in seguito a tutte queste vicende. La strada di Zejla e Tagiurra è divenuta molto spendiosa; un cammelo si paga 40. talleri; noi abbiamo perduto due missionarii morti, uno l’anno scorso fra i Somauli, ed un’ secondo venuto colla spedizione Italiana è morto pochi giorni sono sulle vie dell’Awaz; siamo perciò qui molto impiciati per mancanza di soggetti. Se Iddio non ci viene in soccorso non sappiamo cosa sarà di noi, benché, dopo la morte del Vescovo eretico, la persecuzione non sia più così accanita contro di noi.

F. 209v La Società geografica Italiana ha fatto una spedizione di quattro soggetti tutti degni, con istruzione di penetrare sino all’Equatore per la via di Kafa. L’influenza di questo nostro Re potrà raccomandargli al più sino a Kafa, se pure le guerre attuali che ha coi Galla del Sud, non metteranno in dubbio anche questo; ma poi al di là di Kafa hanno ancora 7 gradi in paesi affatto sconosciuti. Se questi bravi Signori mi avessero domandato informazioni prima di venire io non avrei mancato di mettergli al corrente di tutte le difficoltà gravissime che vi sono, oggi è questo per me un gran pensiero, perché venuti in gran parte con una certa confidenza in me. Gli inviati hanno una volontà di ferro, ma saranno obligati a fare un poco di noviziato, altrimenti non so come se la caveranno; Ella sola può conoscere le gravi difficoltà che vi sono.

Vorrei dirLe molte cose, ma il vecchio mondo si sta allontanando da me, e si presenta alla mia immaginazione come un vero sogno, non mi rimane più altro che prendere il volo e lasciare la pelle a terra. Ho lasciato di scrivere agli stessi parenti più prossimi, non scrivo più che a Lei ed a Roma Cattolica, lasciando da parte la Roma pagana, la quale poco o nulla m’interessa.

Caro Antoine Ella è stata causa motrice che io sono qui, Iddio calcolerà le di Lei buone intenzioni, ed avrà misericordia per la mia debolezza; io pregherò per Loro, ed entrambi preghino per me che porto il fardello impostomi e mi creda sempre

Divot.mo Servo
Fr. G. Massaja V.o

F. 210r P. S. Il Capitano Martini pregato da questo Re Minilik di ritornare in Italia in qualità di ambasciadore al Re Vittorio Emmanuele, mi prega di fare questo P. S. per significarLe che egli ha /307/ molta stima per Lei; non osa pregarLa di procurargli un’incontro per modestia, ma è certo che conterebbe come un giorno di grande fortuna quello di simile incontro.

I suoi compagni si dispongono per partire alla volta del Sud, probabilmente per la via di Comboat, Kullo, Kafa, e Wallamo, di dove pensano gettarsi fra le razze nere. Ella conosce molto bene le difficoltà che vi sono per entrare e sortire di Kafa. È vero che oggi Kafa non è più come era al suo tempo, ed anche al tempo mio, [f. 210v] ciononostante è ancora un punto molto difficile; l’Egitto ha coperto tutti questi paesi di emissarii sino a Kafa, epperciò crescit oratio; Ella conosce la natura di questi fanatici mussulmani, le loro bugie, e tutte le loro esaggerazioni contro qualunque siasi elemento europeo, come contrarli al loro traffico. La nostra missione stessa che oggi può contarsi colà come ultima[ta]ta, pure ha ancora le sue difficoltà per la congiura dei mercanti mussulmani.

Mentre questa spedizione s’innoltra verso Kafa, Martini fa il suo viaggio d’Italia, ed al suo ritorno pensa di raggiungergli. Per oggi il capo della spedizione Orazio Antinori resterà qui in Scioha, partiranno solo il Capitano Ciecchi di Bologna, ed il Professor G. Chiarini degli Abruzzi.