Massaja
Lettere

Vol. 5

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Al cavaliere Antonio Thomson d’Abbadie
esploratore dell’Etiopia – Abbadia (Hendaye)

F. 292rIll.mo Signor Antoine Carissimo

Frascati 21. Settembre 1880.

Benché Le abbia scritto pochi giorni sono, pure avendo ricevuto oggi due Sue lettere, non voglio lasciarle senza risposta, essendo V. S. una delle persone che stimo di più, e che conseguentemente amo assai.

/52/ La lettera che Ella spedì a Tolosa ha già avuto la sua risposta colla mia, quasi della stessa data, che Le ho scritto da Clermont; da quella ha potuto vedere chiaro il motivo che mi obligò a cangiare la parola data; rispondo perciò più direttamente a quella del 16. corrente con’avvanzarLe una qualche speranza mia di poter rivedere il caro Abbadie, Madame, ed Abbadia, e con la massima confidenza Le dirò il motivo di questa mia speranza. Benché venuto in Roma incognito, e nel momento che colla corte tutte le persone principali non vi sono, pure mi è stato impossibile tenermi nascosto: i giornali hanno [f. 292v] incomminciato a parlare, e quindi le visite a moltiplicarsi anche troppo; ho preso perciò il motivo di cercare un clima un poco più salubre, e da qualche giorno me ne sono venuto qui a Frascati; con ciò credeva di salvarmi un poco da certe cose che io non amo; ma mi sono sbagliato, perché jeri da Roma mi venne un corriere dal Convento a dirmi che era venuta una certa decorazione per me, e che non avendomi trovato ritornò; onde sarebbe probabile di poter ottenere uno sfratto che penso di fare per salvarmi ancora da questo... intelligenti pauca... Se questo avrà luogo io partirò di qui all’improviso per Nizza; arrivato colà Le scriverò, e potrebbe ancora darsi che io lascii l’antico mio proposito di un ritiro in Corsica per avere la gran consolazione di poter passare qualche tempo con Lei, facia Iddio!

Qui in Roma dalla Società geografica ho potuto avere coppia della lettera che il Capitano Ciecchi scrisse da Ghera alla [F. 293r] Società geografica suddetta, nella quale si annunziava la morte del P. Leone des Avancer, e del viaggiatore Chiarini. Questa lettera fa piangere: il Capitano Ciecchi scrivente era prigioniere in Ciala quasi come disperato; il P. Leone morì in prigione coi suddetti viaggiatori nel mese di Luglio dell’anno scorso, mentre io coi miei compagni eravamo in strada del nostro esilio per Devra Tabor; il viaggiatore Chiarini morì nel seguente Ottobre; furono tutti due sepolti nel cimittero della missione nostra in Affallo verso le frontiere del Goggieb e di Kafa. Al momento in cui scrivo forze il povero capitano Ciecchi non vi sarà più; così vanno le cose nostre; però la missione nostra non era ancora stata toccata, il tutto si trovava nelle mani di Abba Matteos nostro prete indigeno. Da altre lettere venute dallo Choha poi risultava che le missioni nostre di quel paese conservavano lo stato in cui le abbiamo lasciate, Dio le conservi...!

F. 293v Non ho altro di notabile da dirLe, epperciò La lascio ai piedi del crocifisso nostro Signore e Padrone, e pregandoLe dal Cielo una copiosa pioggia di benedizione, ho l’onore di raffermarmi

Della S. V. Ill.ma

Divot.mo Servo
† Fr: G. Massaja V.o