Massaja
Lettere

Vol. 5

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Al cavaliere Antonio Thomson d’Abbadie
esploratore dell’Etiopia – Abbadia (Hendaye)

F. 294rTres chère Monsieur Antoine

Frascati 3. Novembre 1880.

Ho ricevuto jeri la Sua veneratissima del 29. scorso Ottobre statami rimessa dal P. Generale; da ciò potrà argomentare essere questa la migliore direzione delle lettere a me dirette per l’avvenire, ad ogni caso che io debba fare qualche cangiamento improvviso, /64/ perché il Generale saprà sempre dove mi trovo. Io aveva come deciso di lasciare Roma per fuggire quelle certe crisi che temeva, come Ella sa, ma il S. Padre avendo riservato a se tutte le decisioni a mio riguardo, ho dovuto rassegnarmi, e così non [non] posso ancora dirLe quando mi sarà dato di venire da Lei. Per lo meno dovrò aspettare qui la venuta di Monsignore Cahagne mio Successore per alcuni affari che ancora vi sono da finire qui col medesimo prima che egli parta per l’Africa. Lo stato attuale della Francia mi è anche poco simpatico; la dispersione dei religiosi è per me una seconda crisi non meno dolorosa di quella dello Scioha: il nostro partito cattolico, benché di gran lunga più numeroso è divenuto molto debole [f. 294v] per mancanza di energia ed operosità. E’ da lodarsi il Cristiano rassegnato quando è perseguitato da un’autorità qualunque, oppure anche da una semplice forza maggiore, ma in un paese dove l’autorità è rappresentata dal popolo stesso, allora questi non solo ingiustamente si lagna della persecuzione, ma è da temersi che avanti Dio non sia risponsabile dei mali che si stanno operando dagli impiegati a nome dello stesso popolo, quando questo non ha fatto tutto il possibile per impedirgli; un governo che implica contradizione nei suoi principii, come è quello del popolo Sovrano, implica di necessità la rivoluzione nei casi di publico abuso; per questa ragione, io, benché di sistema molto contrario alle rivoluzioni, pure non oserei condannare i cattolici di Francia quando facessero rivoluzioni nelle attuali circostanze; anzi quærendum an liceat desiderarle, et an conveniat farle... perché il popolo nello stabilire un potere rappresentativo, lo fa per tutelare le istituzioni sociali vigenti, non per distruggerle contro ogni sua volontà; Ella perciò con tutta ragione si lagna dell’appatia che si vede nel partito conservatore-cattolico; io stesso non so darmi pace vedendo la Francia ancor tranquilla, vorrei chiamarla vile, ma l’amo troppo...!

F. 295r Il Padre Luigi Gonzaga mi scrive da Parigi in data 30. Ottobre che il nostro Convento si trovava ancora intatto, benché minaciato tutti i giorni da 15. giorni con il popolo sempre in movimento per difendergli; da quanto mi dice, forze oggi sarà effettivamente chiuso. Monsignore Cahagne non si trovava, ma lo aspettavano; mi dice che erano per terminare tutti i lavori d’impressione e terminati questi sarebbero partiti immediatamente per Lione e per Marsilia, di dove Monsignore avrebbe preso la via di Roma, mentre il P. Luigi Gonzaga con alcuni missionarj avrebbero preso direttamente la via dell’Egitto e di Aden.

Ella mi da la notizia che partirà il Nunzio da Parigi, ed io in cambio Le dirò che questi nostri giornali dicono che partirà pure di qui l’impiegato che ancora rimaneva dell’ambasciata Francese, perché, come dicono ha dato le sue dimissioni. In quanto al Re di Piemonte che Ella tacia come usurpatore, oggi non ha più che il semplice nome di Re, ed anche questo nome durerà poco, da quanto pare, essendo il governo affatto republicano, e come indipendente... [f. 295v] è raro il caso di vedere il suo nome sui giornali; presentemente è forze migliore la condizione degli altri Re da lui spogliati. /65/ Qui la rivoluzione seguita i movimenti della Francia, quando la democrazia trionferà in Francia incommincierà in Italia, se Iddio non vi provede diversamente; l’apatia dei Cattolici Francesi è uno scandalo per i cattolici italiani; noi siamo vecchj e non vedremo forze l’estrema coda di tutti questi movimenti, ma se Iddio non provederà la povera razza latina avrà in paga della sua apostasia da Dio una dura schiavitù.

In quanto alla Porziuncula ed alla Sua cappella Ella mi scriva chiaro tutto ciò che desidera, perché sono nell’impegno di fare tutto quello che Ella brama, e che ragionevolmente si può fare: subito partito Monsignore Cahagne, se sono libero io verrò, se no Le manderò tutto.

Avrei ancora tante altre cose a dirLe sopratutto a Madama d’Abbadie, della quale non ho ancora parlato, e non parlo, perche il foglio è finito. Lascio tutti due ai piedi del crocifisso unica nostra speranza e con tutte le mie benedizioni Le lascio dicendomi di Loro

Divot.mo Servo
† Fr: G. Massaja V.o