Massaja
Lettere

Vol. 5

/70/

850

Al cavaliere Antonio Thomson d’Abbadie
esploratore dell’Etiopia – Abbadia (Hendaye)

F. 296rIll.mo Signor d’Abbadie carissimo

Roma 14. Decembre 1880.

Ho ricevuta la Sua carissima di risposta al fattoLe quesito. La ringrazio di tutto cuore delle fattemi osservazioni, le quali sono talmente giuste che io stesso avendo [fatto] seria riflessione aveva già presa la mia decisione, ed i miei Superiori stessi, quasi mi avrebbero obligato a ritrattarmi in proposito del progetto che scriveva. Non è più dunque il caso di pensare alla mia venuta da Lei; parleremo di questo dopo Pasqua, se Iddio ci conserverà tutti in salute.

Monsignore Cahagne si trova attualmente qui per terminare tutti i suoi affari, e partire al più presto, forze di questa settimana stessa, perché il P. Luigi Gonzaga con 5. missionarii sono già partiti direttamente F. 296v per Aden, dove hanno l’ordine di aspettarlo. /71/ Di là passeranno il golfo, e anderanno direttamente a Berbera, dove oggi avvi una stazione militare egiziana con alcune case di commercio francesi. Qui si farà una procura, per la quale Monsignore lascierà un Sacerdote a stabilirla, mentre egli pensa passare più avanti, e stabilire una seconda casa in Hararghé, dove pure oggi esiste una stazione egiziana. Stabilito che sarà in Hararghé avrà tre operazioni a fare; di là penserà a coltivare gli Itto Galla divenuti egiziani; penserà in secondo luogo a mettersi in relazione collo Scioha per la via di Ellio-amba; quindi di là penserà ancora ad aprirsi una via diretta per gli Arossi, Comboat, e Kafa; strada già un tantino aperta dai mercanti; veda quante cose ha da fare! Monsignore ha l’intenzione [f. 297r] di scriverLe egli medesimo, e lo farà certamente prima di lasciar Roma, subito che potrà trovare un momento di requie.

Io poi passerò l’inverno qui, e verso Pasqua, quando i freddi saranno un poco rimessi, conto recarmi in Piemonte, dove resterò qualche tempo, e di dove non mancherò di scriverLe per i nostri piani futuri, perché se la storia deve farsi, sarò costretto a metterla in contribuzione, e fare la pace con Madama d’Abbadie.

Non Le parlo di politica, perché Ella deve saperne più di me, mi contento di dirLe rapporto alla nostra cara abissinia, che da una lettera ultimamente arrivata, il Capitano Ciecchi, il quale si trovava in prigione col P. Leone, e col Signor Chiarini, dei quali scrisse la morte, questo Ciecchi per intercessione dell’imperatore Joannes, è sortito dalla sua prigione di Ghera, e sul fine di Agosto si trovava in Gudrù; il Signor Bianchi scrive alla Società [f. 297v] geografica italiana di essersi abboccato con lui sulle rive del Nilo, Ciecchi dalla parte del Gudrù, e Bianchi da quella del Gogiam. La notizia dunque è certissima, epperciò da quanto pare Joannes ha già esteso la sua influenza sino a Ghera, cosa poco favorevole alla nostra povera missione.

La lascio ai piedi del crocifisso, e benedicendoLa unitamente a Madama d’Abbadie L’abbracio in spirito e sono

D. S. V. Ill.ma, e Carissima

Sempre Servo divot.mo
† Fr. Guglielmo Vesc.o Capp.no