Massaja
Lettere

Vol. 5

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Al commendatore Antonio Thomson d’Abbadie
esploratore dell’Etiopia – Parigi

F. 333r Amat.mo Signor mio Antonio Abadie

Frascati 20. Giugno 1882.

Ricevo oggi con gran piacere la Sua del 18. corrente. Il P. Ferdinando pare stato mandato alla costa per la venuta in Choha del nuovo Vescovo eretico abissinese. Ad eccezione del prete Saheli disceso con lui alla costa, tutti gli altri nostri preti indigeni sono rimasti al loro posto. Solamente i tre stabilimenti principali sono stati secolarizzati, ma rimessi provisoriamente a grandi proprietarii nostri amici. Ecco il di più che conosco in proposito. Potrebbe darsi che sia una semplice finzione...

Riguardo al catechismo da imprimersi non ho potuto incaricarmene per la gran ragione che io non conosco la lingua Galla, o dialetto della medesima di Choha. Ella ha tutta la ragione in ciò che dice. Voglio sperare che Monsignore avrà preso tutte le sue misure: nel caso oggi non è ancora questione di un testo canonico, ma solo per fare conoscere il materiale evangelico.

F. 333v Da molte lettere di Menilik dirette a questo Re, ed alla Società Geografica statemi comunicate veggo che l’Abissinia è sempre ancora in uno stato molto precario. Il pigliagio abissinese e già arrivato sino a Leca dalla parte del Gogiam, e sino a Gemma Abba Giffar dalla parte dello Choha. L’Abissinia del Nord ha molti soldati e manca di agricoltori; si trova perciò obligata a versare forse vessare versare sui poveri Galla per pigliare e vivere. Essa quindi non è in migliore stato della nostra Europa vicina alla sua dissoluzione, ed obligata a mantenere l’ordine interno con enormi spese che la portano alla banca rotta. Con tutto ciò si grida dai Socialisti non più preti, non psiù soldati... Chi ha un poco di calcolo è facile vedere dove andiamo – Anche l’Egitto ha incomminciato le sue crisi di altro genere, e cammina verso la guerra santa, in un’epoca che tutta l’Europa è come incapace di reprimere. Se questa guerra prende fuoco farà dei gran guasti, non solo in oriente, ma in Africa ed in Asia. Monsignore Touvièr deve essere imbarazzato, come lo sarà Mg.r Taurin.

F. 334r Parliamo ora dei nostri martiri di Gondar. Prima di tutto io La ringrazio molto e poi molto di tutte le cure che Ella si prende. Se non altro questi libri moltiplicati serviranno a corroborare le fede dei nostri popoli in questi tempi nei quali si sviluppa fra noi un /148/ paganesimo più orribile di quello dei nostri Galla Oromo. Io ricevo con gran riconoscenza le 300. coppie che dice per essere distribuite in gran parte in Roma, ed in tutti i nostri Conventi d’Italia. I Cardinali in Roma non arrivano a 50., ma dovrò regalarla a tutti i Monsignori del Vaticano, ed a tutti i consultori delle diverse congregazioni. Quindi pure ne darò ai diversi Stabilimenti francesi che si trovano qui in Roma.

La mia opera da Lei conosciuta in parte arriva già a 1600. pagine di quelle che conosce. Sto attualmente scrivendo il mio esilio di Kafa nel 1861. dunque mi restano ancora venti anni da scrivere, e se godo salute, come attualmente, in un’anno potrò portarla a buon porto, (inter nos) Ultimamente il S. Padre mi raccomandò molto questo lavoro, e [f. 334v] e mi disse chiaro che per la publicazione ci penserà egli stesso.

Non scrivo a Madama d’Abbadie, perché suppongo che sia offesa con me, nel caso V. S. Ill.ma mi farà fare la pace.

Fratanto lascio tutti due ai piedi di nostro Signore crocifisso, unica nostra speranza, che prego di benedirLe, ed aggiungendo anche la mia benedizione, mi professo

D. S. V. Ill.ma

Sempre Servo
† Fr. G. Massaja A.o Capp.no

P. S. Veramente mi stordisce ciò che [che] Ella mi dice di Monsignore Touvier: io ne so niente più di Lei.