Massaja
Lettere

Vol. 5

/146/

947

Al signore Giovanni Battista Massaia
fratello di M. – Piovà d’Asti

[F. 1r] Fratello mio in Cristo Amat.mo

Frascati 19. Giugno 1882.

Ho ricevuto la tua Carissima colla quale mi hai significato che non ti trovi bene in salute. Ciò mi fece molta pena, e ti lascio considerare se io posso dimenticarmi di te, e della tua cara famiglia che amo molto, e per la quale prego continuamente Iddio. Ma alla fine dobbiamo disingannarci. Siamo tutti due vecchj quasi decrepiti, epperciò dobbiamo prepararci alla morte. Tu pensi alla famiglia che Iddio ti ha dato, dalla quale trovi doloroso separarti, come è chiaro; ma devi pensare che abbiamo una famiglia molto più grande di parenti che ci hanno preceduto, morti tutti da buoni cristiani, come speriamo, [f 1v] fra questi abbiamo alcune anime grandi state care a Dio, come fra gli altri il nostro fratello primogenito, come sai. Ora tutti questi ci aspettano per abbraciarci; dunque fatti coragio, guarda di tenerti pronto. In quanto a me, oltre a tutti i parenti suddetti, ho poi incontrato una parentela immensa facendomi cappuccino, e fra essi centinaja di grandi anime morte prima mi aspettano con impazienza. Oltre di questi poi ancora [altri] nei 35. anni di missione in Africa, fra i quali centinaja di quelli fatti cristiani da me sono già morti, e mi aspettano con impazienza. Faciamoci dunque coragio, e pensiamo che la morte di un buon cristiano sono le vere nostre nozze che ci aspettano. Questo nostro corpo è stato fin qui il nostro compagno, oggi divenuto vecchio incommincia divenire pesante, ed è tempo di lasciarlo in pace.

[F. 2r] Una sol cosa devi pensare, primo all’anima tua, e dopo ai figli che Iddio ti ha dato; ma bada bene che questi preoccupati del loro interesse temporale sono per lo più tante sanguisughe al vecchio padre, e ciascuno cerca [di] tirarlo al suo interesse, anche con pericolo dell’anima sua. Ad ogni evento combinerai ogni cosa colla tua moglie Margherita, la quale è una brava donna, e dopo potrai combinare anche col Parroco.

In quanto a me sai che ho lasciato tutto, e mi sono fatto frate povero. Oggi ho rinunziato a tutto la seconda volta, e sono povero, e voglio morir povero. Dirai a tutti che non faciano capitale di me nelle cose temporali, perché io vivo di limosina... Nelle cose spirituali poi farò sempre tutto quello che potrò per loro, fin tanto che sarò vivo, e morto gli aspetterò nell’altro mondo. [F. 2v] Se vedrai che la tua malatia si farà grave, prima di morire guarda di raccomandare ai tuoi figli di vivere da buoni cristiani, perché sarà questa l’unica consolazione loro in morte; dirai loro che si guardino di non lasciarsi tirare dal vento che soffia in questi tempi, altrimenti saranno perduti.

/147/ Ti benedico, e con te benedico tutta la tua famiglia, massime la tua vecchia consorte; abbracio tutti nel Santo crocifisso e sono tuo fratello

† Fr. G. Massaja arcivescovo.