Massaja
Lettere

Vol. 5

/167/

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Al padre Davide David da Pinerolo OFMCap.
ex discepolo di M. – Torino-Ospedale Mauriziano

[F. 1r] Caro P. Davide Amat.mo

Roma 19. Febbrajo 1883.

Il Padre Erasmo mi ha fatto vedere la vostra lettera del 14. corrente, e voglio rispondervi io stesso, perché è già molto tempo che non vi ho scritto, e la mia affezione per voi non mi permette maggior ritardo.

In quanto al breviario, se non vi piace lo lascierete, e così è finita la questione. Sul conto poi della vostra venuta, ecco la questione più interessante: per parte mia ne ho già parlato al P. Generale, ed egli aderisce molto volontieri, e se desiderate l’ubbidienza ve la farò venire. Come però, da quanto mi si dice, avete il Capitolo dopo Pasqua, non so se questo in qualche modo non potrà impedire questa vostra venuta tanto desiderata da me. Io [f. 1v] domanderei al P. Generale riguardo ad esso Capitolo, ma ho fatto proponimento di non mischiarmi affatto di affari che non mi appartengono, bastando i miei, i quali sono pure moltissimi.

In quanto alla mia venuta a Torino, certo che non verrò. Sono invitato in molti luoghi sia in Francia, sia in Italia, ma non so ancora se sarò libero per poter andare in luoghi lontani. Ad ogni evento venendo voi, se non mi trovate qui, mi troverete a Frascati, dove tengo il mio allogio sempre aperto, e pronto a ricevermi.

Dal primo momento che ho messo il piede in Roma io pensava di venirmi a stabilire nella Provincia che mi ha educato, e per la quale professo una riconoscenza non peritura, ma il defunto P. Commissario mi ha distolto, dicendomi che la Provincia [f. 2r] era così povera di soggetti da non potermi dare neanche un religioso compagno per assistermi. Oggi poi si aggiungono nuovi motivi: fra gli altri, il freddo del nostro Piemonte mi fa temere molto, poiché dopo tanti anni di permanenza nella Zona [torrida], i nostri freddi mi fanno temere, e tutti i medici mi consigliano diversamente; motivo per cui sono oggi quasi considerato come di questa Provincia romana.

Eccovi come sono le cose mie; voi però sarete sempre mio, se volete, e non avete che aprirmi il vostro cuore, che farò per voi tutto quello che posso. In quanto alla vostra venuta, scrivetemi e farò ciò che mi direte.

Salutatemi tutti, ed alzando le mani al cielo per benedirvi, vi lascio ai piedi del crocifisso e mi dichiaro vostro

Aff.mo P. Lettore
† Fr. G. Massaja Arc.o Cappuccino

[F. 2v] P. S. Ho dato una mezza parola di recarmi a Milano, ed a Brescia ad una gran festa dell’Ordine nostro, ma non so ancora se ne avrò il permesso dai miei Superiori. La cosa sarebbe per dopo /168/ Pasqua, e subito [che] saprò [di] certo ve lo significherò, e ad ogni caso verrete là, e di là verrete a Roma con me.