Massaja
Lettere

Vol. 5

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Al signore Giacomo Fasolio
nipote di M. – Cocconato (Asti)

[F. 1r] Caro nipote

Frascati 30. maggio 1884.

Lasciando da una parte l’errore commesso, come cosa accidentale; è dunque certa la morte del mio povero unico fratello /227/ carnale che mi rimaneva ancora. Come egli era più giovane di me di quasi tre anni, ed aveva passata la sua vita in casa propria in seno ad una famiglia numerosa che lo colmava di consolazioni, mentre io all’opposto ho passato 36. anni di ministero apostolico pieno di vicende e di tribulazioni, la sua morte è stata per me naturalmente un colpo fatale come ognuno non stenta a persuadersi, perché il sangue in simili circostanze non lascia di far sentire i suoi ridiami. Io però non lo piango, perché lo suppongo morto, come sempre visse, a norma di quanto io ho potuto sapere, da buon cristiano. Invece di piangerlo io farò, come ho fatto sempre, per tutti i morti di famiglia che passarono prima di lui, celebrando per lui qualche Messa in [f. 1v] suo suffragio, onde accelerargli l’ingresso al Cielo e liberarlo dalle pene del Purgatorio. Una sol cosa mi fa pena ed è di non avere saputo dal Signor Prevosto della parrocchia qualche detaglio in proposito, come erano soliti di fare anticamente i suoi predecessori.

Intanto, caro nipote mio, voi potete assicurare tutti, come io, fino a tanto che vivere, non mancherò di pregare per lui, essendo questa l’unica cosa che posso fare nello stato decrepito in cui mi trovo, vicino anch’io alla morte. Io conto 59. anni di vita religiosa, dei quali ne ho passato 14. come semplice Sacerdote in Europa nel sacro ministero e quindi 38. come Vescovo fra le missioni, dove ho lasciato molti figli spirituali. Per me la morte non è un giorno di lutto, ma pieno di speranza nella misericordia del Signore, è piuttosto un giorno di festa, al quale aspira il mio cuore, come alle mie nozze con Dio.

Una sol cosa mi dispiace prima di morire; la nostra famiglia è stata sempre una famiglia di religiosi dedicatisi a Dio, e di Sacerdoti; dalle due mie sorelle quacheduno è ancora sortito per lo stato religioso, ma dai due fratelli secolari più nessuno è sortito; mi pare che Iddio gli abbia dimenticati. Siano almeno buoni cristiani, ecco l’unica mia speranza.

Con questa speranza benedico tutti e di tutti mi dichiaro sempre

Padre in Gesù Cristo
† Fr. Guglielmo Massaja arcivescovo
Cappuccino