Massaja
Lettere

Vol. 5

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Al prevosto Giovanni Battista Solaro
parroco – Piovà d’Asti

[F. 1r] M. R. Signor Prevosto

Frascati 30. 7.bre 1884.

Son pochi giorni io aveva l’onore di rispondere ad una Sua gentilissima, colla quale Ella si congratulava con me, per essere io stato promosso al grado di Cardinale di S. R. Chiesa. Oggi debbo pregarla di una carità verso la vedova del fu mio fratello Giovanni Battista defunto il 27. Maggio scorso.

Ella chiami a sé la vedova suddetta e faccia tanta grazia di dirle in presenza anche di qualche testimonio di lasciarmi in pace, perché io non tengo un centesimo da dare alla famiglia, la ragione è che /253/ io avendo rinunziato come religioso a tutti i diritti della casa paterna; come io non ho diritto di pretendere dalla medesima così dichiaro che non tengo un centesimo da dare. Più Ella dica alla suddetta [f. 1v] mia cognata, come io non posseggo neanche un palmo di terreno, non ho un soldo dal nostro governo di pensione, ne, come religioso, pretendo di averlo. Quindi essa, e così tutti gli altri nipoti miei hanno niente, ne da vedere, ne da sperare in casa mia in materia d’interesse.

Se io tengo qualche cosa nelle mani sono tutte limosine che appartengono ai poveri di G. C. nostro Signore, sopra le quali, mangiato che ho un pezzo di pane, non è roba mia, ma roba della Chiesa di Cristo e dei suoi poveri. Io perciò sarei un ladro privando i poveri per darlo ai miei parenti. Fin qui in materia d’interesse temporale.

Con ciò però io non intendo di rinunziare alla mia cara famiglia in tutto ciò che mi comanda la legge cristiana. Io pregherò per loro, e posso assicurarla che tutti i giorni non la dimentico nelle mie preghiere; non dimentico i vivi, e non dimentico i morti [f. 2r] della medesima, per i quali non lascio di pregare.

Oltre il pregare per la famiglia, potrei avere di loro un poco più di cura spirituale, occupandomi un poco più della condotta morale della medesima; questa sarebbe veramente una delle mie obbligazioni; ma io sono troppo lontano da loro, e tengo particolari doveri che mi sono imposti dai miei Superiori. D’altronde io non sono, ne il parroco loro; ne il Vescovo loro, ai quali appartiene più direttamente la cura delle loro anime. In quanto a me ho tutta la confidenza nei medesimi. Quindi per loro norma dichiaro, che, occorrendo di diriggersi a me per qualunque cosa, io conosco i miei parenti per mezzo del loro parroco e del loro Vescovo. Occorrendo di potere o dovere fare qualche cosa, ciò non sarà [mai che] per mezzo dei medesimi che lo [fanno?] [parole scritte poi cancellate da M.].

V. S. M. R. pertanto mi sia tanto cortese di significare queste mie intenzioni alla suddetta vedova mia cognata, ed a qualunque altro dei miei parenti, [f. 2v] massime nipoti e pronipoti, i quali a quest’ora sono moltissimi, e non conosciuti da me. La prego poi innoltre di conservare questa mia lettera come documento per sua norma, e per norma di altro ecclesiastico che la rappresenterà nel suo ministero.

In tutto il resto poi sta fermo tutto quello che io già Le dissi nella precedente mia lettera.

Perdoni intanto, caro Signor Prevosto, la libertà che mi sono preso, e colla fiducia di un benigno compatimento, pregio raffermarmi

D. S. V. M. R.

Divot.mo Servo
† Fr. G. Massaja Arc.o Capp.no