Massaja
Lettere

Vol. 5

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1175

Al commendatore Antonio Thomson d’Abbadie
esploratore dell’Etiopia – Abbadia (Hendaye)

F. 251r Ill.mo e Caro Signor Antoine

Roma 22. Novembre 1886.

Ho voluto leggere e meditare la Sua lettera ultima del 16. corrente, e mi dichiaro molto afflitto vedendoLa oltremodo afflitta per certe contradizioni causate da una male intesa sollecitudine per il ritardo dei lavori concernenti la carta geografica, e la stampa francese dell’Opera da me publicata. Caro mio Antoine, Ella deve occuparsene senza disturbo, e come per divertimento a costo di offendermi, e meritarsi da me una proibizione assoluta di occuparsene – Per ora Le basti questa mia minacia, altrimenti mi obligherebbe a ricorrere al tribunale di Madama d’Abbadie, con cui c’intendiamo abbastanza. Se il lavoro non arriverà di questo mese e per questo terzo volume, arriverà dopo, e per altro volume. Il Proverbio ab amico honesta sunt petenda per me è un comando di Dio verso un’amico, il quale ha già fatto, ed al quale sono debito[re] abbastanza fin qui. È questa la gran ragione che io non oso più scriverLe, [f. 251v] ma facio sempre [scrivere] dal mio caro Segretario P. Giacinto, il quale lavora molto per me, ed a quest’ora mi fa le veci in molte fatiche nelle publicazioni che si stanno facendo quasi come alter ego.

Sono vecchio ed incommincio a sentire il peso dei lavori. Ella intanto e Madama d’Abbadì mi compatiscano se non Le scrivo più soventi come vorrei. Qui alzo le mani ed il cuore al Cielo pregando il Signore per loro, mentre benedicendoLe godo raffermarmi

D. SS. Loro

Divot.mo Servo
† Fr. G. Card. Massaja Capp.no