Massaja
Lettere

Vol. 5

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1215

Morte e testamento di M.
San Giorgio a Cremano (Napoli) – Roma

[F. 1r] Amatissimo Monsignore [Taurino Cahagne]

* Roma (Palazzo Mignanelli) 10 Ottobre 1889

[... f. 2r] Parlo ora della sventura che ci toccò, e non mi regge il cuore ad entrare in questo argomento. Il Cardinale [Massaja], nostro padre, godeva floridissima salute, e l’aria di Napoli lo aveva ringiovanito, non solo nelle forze, ma nella mente. Non ci dava più quei piccoli fastidj, che Ella vide quando fu tra noi. La sera del 5 Agosto andò a letto, allegro, [f. 2v] e contento; alle 11 venne a svegliarmi, perché assalito da forte colica al ventre. Trovandosi in quella casa un medico, gli furono apprestati tutti i rimedj possibili: ma il dolore continuò, per tre ore così violento, che lo spossò come se avesse fatto 15 chilometri di strada. Finalmente il dolore cessò, ma mentre prendeva una tazza di caffè cadde in deliquio, e dopo pochi minuti mi morì placidamente fra le braccia, ucciso da paralisi al cuore.

Immagini in quale condizione io mi trovassi, solo, (poiché P. David era tornato a Roma) in paese straniero, e con un Cardinale morto! Tuttavia si fecero solenni funerali in S. Giorgio a Cremano, fu portato solennemente alla stazione della strada ferrata, e la notte seguente trasportai a Roma il benedetto cadavere. Ora riposa nella sepoltura di Propaganda.

Non vi fu giornale in Italia che non stampò lunghi articoli sulla morte del grande Apostolo. Fu un plebiscito generale di lodi, mai date ad alcuno, ed i giornali più cattivi s’inchinarono dinanzi a quel /362/ benedetto cadavere. Sia pace alla sua bell’anima, [f. 3r] ed il Signore ci conceda di vederlo sugli altari, come tutti desiderano. La gente si divise le sue vesti in brandelli, come reliquie, e degli oggetti da Lui usati non ci rimane più nulla; poiché tutti vogliono un ricordo.

Ora parliamo di un altro argomento. Si è aperto il testamento, nel quale ha lasciato erede di tutto ciò che possiede la S. Congr. di Propaganda: però con l’obbligo d’impiegare ogni cosa a vantaggio della sua Missione Galla. Ha lasciato alcuni legati ai poveri, al Generale ed ai suoi familiari, lire 1000 a ciascuno. Quanto all’Opera, ha disposto che resti nelle mie mani sino al compimento, che la proprietà sia di Propaganda, e che il guadagno vada metà a Propaganda (s’intende per la Missione Galla) e metà a me.

La Missione dunque, ora che riacquista la libertà di potere rioccupare le sue posizioni, si ha avuto dal Signore i mezzi materiali di far fronte alle spese; poiché il Cardinale, mercé i risparmi fatti da me e da [f. 3v] P. David, suoi fedeli figli ed amministratori, lascia un modesto capitale in denaro. L’opera poi, mercé le mie fatiche ed amorosa attività continuerà a fruttare abbondantemente. Io amo la Missione come e quanto l’amava il Cardinale, e lavorerò con tutto l’affetto nell’Opera, anche per riuscire di utilità ai bisogni della Missione Galla. Per questo mi ritiro nel Collegio di Propaganda sino al compimento del lavoro. Presto uscirà il volume VII ed io vado preparando il volume VIII per consegnare allo stampatore il manoscritto. Nel volume VIII si comincia a parlare di V. Eccell.a [... f. 4r]

U.mo D.mo Figlio in G. C.
Fr. Giacinto da Troina
ex Pro.[vincia]le Cap.[pucci]no