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27.
Da Saka a Nonno-Billò. Ritorno di Gabriele:
Doti morali, zelo, metodo di catechesi.

sono dati gli ordini per la partenza. Ciò detto si parlò direttamente della partenza. Ho consegnata ad essa la mia casa colle due persone custodi, pregandola di assisterla e proteggerla, e si fissò la partenza per l’indomani. Fece chiamare sul momento una persona di sua confidenza, e diede tutti gli ordini opportuni, anche per i mezzi di trasporto. Appena lasciata la regia, non tardò a promulgarsi la nostra partenza, e fù un’afflizione generale per tutti i vicini. partenza da Saka
Gen. 1862.
[11.12.1861]
Per evitare [manifestazioni], le quali già si moltiplicavano senza fine, intesa ogni cosa, [p. 187] si lasciò la casa di notte, e tenendo la stessa via per cui fummo venuti circa 40. giorni prima, abbiamo lasciato Saka sul principio di Gennaio 1862. Per non moltiplicare troppo le notizie, e la crisi nel publico la partenza si lasciò trapelare come cosa di pochi giorni, e si proibirono tutte le dimostrazioni di ogni genere. Si fece il pranzo nelle stesso villagio cristiano, dove poco prima restammo una giornata, e la sera siamo arrivati [d]all’Abba Korò. Il giorno dopo l’altro Abba Korò ci fece arrivare al Kella, dove si passò la notte nella casa dello stesso custode. Nella notte siamo partiti, e passammo i grandi scavi dei confini che il sole appena incomminciava [a] riscaldarci; arrivo a Nonno Billò
[13.12.1861].
là l’Abba Korò ci lasciò nelle mani del custode il quale colle sue guardie ci fece attraversare il poco deserto, e prima di mezzo giorno fummo consegnati ai Galla di Nonno Billò, che già ci aspettavano.

Fin là ho sempre temuto ancora di essere richiamato, ma una volta arrivato fra i Galla di Nonno, e partite che furono le persone dell’Ennerea, allora si dilatò il mio cuore ed ho ringraziato [p. 188] Iddio [di avermi fatto uscire] dal labirinto di Ennerea, dove io era divenuto un tristo elemento di discordia per il paese, e di inquietudini per la missione. i vicini ed i lontani parlavano di abba Baghibo. Una volta quel paese era il punto sospirato da tutti, anche dagli europei, e d’Abbadie ne fece la rocca di rifugio, ed il punto di partenza per le sue escursioni, e dopo di lui la missione ne fece come la casa paterna; i vicini ed i lontani parlavano allora di Abba Baghibo egli era /226/ divenuto l’astro che guidava, e che dava il movimento a tutti quei paesi del Sud etiopico, i medesimi Galla liberi per simpatia a quel uomo si lasciavano vincere per godere della fortuna di dividere la sollecitudine paterna di quel grand’uomo. Morto Abba Baghibo morì l’Ennerea; i commercianti lo lasciarono [il regno del]l’Ennerea caciati dalle vessazioni; al Nord di Saka i Galla si ribellarono per lo stesso motivo e tornarono alla loro libertà; nel 1880. vennero i scienziati Cecchi e Chiarini, e trovarono anch’essi la rovina e la tomba. Così cangiano i paesi al cangiare dei governi e governanti.

notizie di Saka in Nonno Arrivati a Nonno Billò, coll’aria libera che spira in quel paese, le notizie di Saka erano in bocca di tutti; là ho potuto conoscere ciò che non conobbi in Saka medesima, sia relativamente alla malatia del Re, sia ancora sulla politica del paese. Là si diceva [p. 189] che il Re, in seguito alla mia espulsione diventò matto, che molti mussulmani corsi al pigliagio della casa nostra rimasero morti, e che tutto il paese caduto ai piedi della regina madre l’obligarono a farmi ritornare. Io al sentire tutte queste cose, no no, dissi, il Re non è matto, ma solo ammalato; nel pigliagio della casa non erano molti i morti, ma un solo; che poi la Regina madre sia essa che mi fece ritornare, questo è la pura verità. evviva la r[e]gina madre Allora gridarono tutti, evviva evviva la regina Madre, noi sappiamo che essa è buona. Del resto, sentite, disse un vecchio: dal momento che il Re è ammalato, in simile caso gli oromo usano di sospendere la guerra col nemico stesso; ma [per] il menomo movimento che venga di là i galla dei contorni sono tutti pronti a battersi. La sola regina madre può contenere i nostri Galla, perché l’amano.

incontro di abba Joannes coi nostri cristiani. Venne intanto ad incontrarci Abba Joannes con una quantità di Cristiani, epperciò si aprì la campagna apostolica in gran parte stata interrotta dopo la crisi di Kafa, e quella dell’Ennerea. Fu questa un vero balzamo per addolcire un tantino la pene del cuore da tanto tempo [p. 190] oppresso. ministero precedente in Nonno. Qui aveva io esercitato già un poco di ministero nel mio viaggio da Lagamara all’Ennerea nel 1859. ma essendo stato allora una cosa imprevista, non ho potuto fermarmi che pochi giorni, per poter arrivare nel giorno fiss[a]to a Saka, dove era aspettato; non si fecero allora che pochi battesimi, ed alcuni altri si unirono alla carrovana, e vennero a riceverlo in Saka. Abba Joannes aveva fatto anche qualche cosa alcuni mesi prima nel suo viaggio per Kafa; come pure abba Paulos col catechista Gabriele andando da Kafa a Lagamara; ed ultimamente Monsignore Cocino passando anche per Lagamara. Tutti questi lavori però sono stati sempre piccoli detagli, e quel paese [non] aveva mai avuto una missione in forma per svegliare una crisi. Solamente alcuni /227/ più desiderosi andavano, chi in Lagamara, e chi in Saka, dove erano battezzati.

bisogno di una crisi in Nonno Abba joannes con alcuni vecchj del paese volevano che si facesse qualche cosa più in forma da sollevare una crisi, ed un’emulazione, assicurando che così solamente si sarebbe svegliato un poco di fuoco per i Sacramenti; sopratutto assicuravano che in questo modo la missione avrebbe preso un’estensione anche frà i veri Galla invece di restarsene isolata [p. 191] nella sola casta dei mercanti abissini molto numerosi bensì, ma sempre come stranieri. ragioni in favore. Il piano era ottimo, ed avrebbe fatto coragio anche ai cristiani di Ennerea per ogni caso di persecuzione. Non solamente la crisi desiderata avrebbe fatto del bene ai cristiani di Ennerea, ma l’avrebbe fatto a Lagamara medesima, la quale si era resa stazionaria per mancanza di ministero; con questo precedente io sarei arrivato là molto più desiderato e ben disposto a fare un’altrettanto.

difficoltà per l’esecuzione. Per questa operazione si opponevano molte ragioni. 1. I Cristiani di Nonno Billò erano troppo dispersi, ed occorreva fare due o tre centri, ed io mancava di catechisti particolarmente ispirati dopo l’allontanamento di Gabriele venuto a Lagamara, e dopo che mi fu rapito Camo in Gemma Kaka. 2. Alcune inimicizie minaciavano divisioni in Lagamara; anche in Gudrù [a causa di] una rivolta contro Gama mi facevano gran premura, affinché non prendesse[ro] proporzioni colossali. 3. Dopo tutte le crisi arrivate furono sospese tutte le corrispondenze colla costa del mare, dove anche incomminciavano delle difficoltà gravi nella Procura [p. 192] 4. La quarta difficoltà era quella della mia persona estremamente come sfinita di forze dopo tante miserie sostenute, e ciò che più ancora importava, avvilita nella parte intellettiva e morale. qu[e]stioni per il sì e per il no Facio una conferenza coi due preti indigeni: Abba Jacob migliore avvocato dell’amor proprio prese le mie parti anche un poco troppo vivamente, e disse ad Abba Joannes tutto in collera, tu cerchi di uccidere il nostro Padre; e quando sarà morto dove anderà la missione? Abba Joannes lo lasciò dire tanto che volle, e poi levatosi disse: io conosco il nostro [Padre] prima di te, e so di cosa vive; se egli non trova qualche occupazione e consolazione spirituale egli morirà certamente di malinconia, ed è appunto per salvarlo che cerco questo, e tu vedrai il miracolo; quindi rivolto a me, facia coragio, caro Padre, io domani mattina di notte parto per Lagamara, e dopo due giorni sarò quì col Gabriele e con altri catechisti migliori di no[i]. Così fu deciso per l’affermativa, e nella notte partì.

ritorno di abba Joannes e Gabriele Dopo tre giorni difatti ritorna Abba Joannes da Lagamara con tre catechisti. L’ex mussulmano Gabriele, alcuni mesi prima essendo passato /228/ per Nonno Billò aveva già lasciato tale opinione di se, che [p. 193] il solo spargersi la notizia del suo arrivo destò un gran desiderio di sentirlo. La gioventù massime era la sua parte favorita. Come io era ancora sui confini nel solo suo passagio per arrivare sino a me aveva già raccolto una quantità di giovani che lo seguirono. spettacolo di Gabriele ai miei piedi Il suo arrivo ai miei piedi fu una vera scena commovente che ravvivò in gran parte l’antico fuoco in me ed in tutta la mia comitiva. Egli cadde ai miei piedi e stette cinque minuti versando dirottissime lacrime ai miei piedi senza nulla dire; alzatosi quindi tutto commosso e piangendo mi guardò un lungo tratto in silenzio, e poi dal più profondo del suo cuore, ah Padre! esclamò, ai vostri piedi cadevano come mosche armate di diavoli in Ghera, voi che eravate terribile ai diavoli colla vostra benedizione, colla vostra parola, col vostro soffio, e col vostro solo sguardo da mettergli in dirotta, come ha potuto farmi soffrire tante pene?

mia risposta al giovane Gabriele Figlio mio, allora dissi io abbraciandolo, credi tu forze che io sia vinto perché ho sofferto? non sai ancora tu che noi vinciamo quando soffriamo, noi siamo vinti quando godiamo? non è forze sul calvario e sulla croce [p. 194] che Cristo nostro maestro ha vinto? ed i martiri dove hanno vinto? non è forze quando hanno dato la loro vita fra i tormenti? E tutti gli altri Santi, non è forze colla penitenza, colla mortificazione e colla pazienza che hanno vinto il diavolo? ma lasciamo gli altri, tu figlio mio, quando mai hai vinto? forze là fra i tuoi compagni frà i piaceri immondi ed infami che hai vinto? non è forze dopo quello schiaffo famoso che incomminciò la tua storia di battaglie e di pianti col diavolo, battaglia che finì con rinunziare a tutte le pazzie diaboliche per abbraciare la croce di Cristo nel s. battesimo? che hai veduto quel gran spettacolo di turbe di diavoli confusi andarsene, e lasciarti tranquillo? sono perseguitato ma non vinto. Dunque non ti stupire di vedermi quì oggi perseguitato e stanco; si sono perseguitato e stanco ma non sono vinto, e se tu e i tuoi compagni sarete buon[i] soldati, eccomi pronto ad incomminciare oggi la battaglia; orsù si divida il campo, ed incomminci l’attacco.

L’arrivo di Abba Joannes e di Gabriele da Lagamara aveva radunato molta gente, non solo cristiani, ma anche Galla pagani. Allora dissi ai due preti indigeni ed a Gabriele di trattenersi con loro, e vedere [p. 195] il modo di eseguire la progettata missione; io poi resterò un poco da solo con questi giovani venuti con Gabriele per conoscergli, e diriggere loro in particolare qualche parola. conferenza ai nuovi giovani Questi giovani erano sette, cioè due venuti da Lagamara con Gabriele, e cinque di Nonno Billò, i quali nel passagio di Gabriele col P. Paolo per Lagamara passarono alcuni giorni con loro; la più parte erano battezzati, ed alcuni no. Mi sono /229/ diretto prima a quei di Billò, come vi trovate quì fra i nostri giovani, dissi loro. [Mi risposero:] Quando passò P. Paolo con Gabriele circa tre mesi sono, si fermarono quì qualche giorno; il P. Paolo si tratteneva coi vecchj, ma Gabriele radunava i ragazzi piccoli e grandi per fare loro il catechismo. Dopo il catechismo radunava i più grandi; voi altri poi volete il catechismo, e domandate il battesimo, ma se non lasciate certe cose, come potrete prendere il battesimo? Sentite, diceva, io era un giovane peggiore di voi, anzi vi dirò che era un gran diavolo, epperciò conosco tutto.

Ma intanto cosa vi diceva? ah Padre! in tre o quattro giorni e notti che abbiamo passato con lui ci disse tanto, e ci raccontò tante cose che noi [p. 196] non sentivamo più il bisogno, ne di mangiare ne di dormire. regole di condotta date da Gabriele. Quando partì noi volevamo seguirlo ad ogni costo, ma i nostri genitori non vollero; egli ci fece promettere di lasciare certi usi cattivi, di guardare gli occhi, la lingua, le mani, e sopratutto ci raccomandò di dormire sempre soli, e di non lasciare avvicinare compagni di notte: in ciò ci disse, non fidatevi di nessuno, fosse anche di me, e quando vi corricate per dormire mettetevi sotto la protezione della Madonna e dell’Angelo vostro custode. Se si moltiplicano le tentazioni non perdete il coragio, solamente tenete fermo nei vostri propositi e confidate in Dio, il quale non vi abbandonerà. Sapete che io parlo per esperienza. Partito Gabriele, noi seguitavamo [ad] unirci sotto il suo nome; alcuni giorni sono già volevamo andare, ma poi abbiamo sentito dire che veniva l’Abuna, ed allora abbiamo sperato che sarebbe venuto per incontrarvi. Jeri abbiamo sentito il suo prossimo arrivo e siamo partiti subito per incontrarlo.

simpatia dei giovani per Gabriele Chi legge questo ha ragione di stupirsi come questi cinque giovani nei tre giorni di passagio del Sacerdote Abba Paulos e del catechista Gabriele per Nonno Billò, siansi attaccati tanto a quest’ultimo a preferenza del primo. Io poi facio un passo ancor più avanti e dico: come mai io Vescovo, [p. 197] persona che in quel momento aveva dato tanto motivo di parlare di me, arrivo in Billò loro paese, [e] questi cinque giovani, sentono che deve arrivare il loro Gabriele, lasciano me e corrono quasi una giornata di viaggio per incontrarlo; appena ritornati ho dovuto io stesso sentire, dalla loro bocca, ah Padre quando l’abbiamo veduto spuntare da lonta[no] ci parve di vedere un’angelo. suo modo di trattare i catecumeni. Appena arrivato, prima ancora di abbraciarci ci fa sedere un momento sull’erba noi cinque soli con lui, e poi prima di tutto: orsù, ci disse, come sono andate le cose vostre? come avete custodite le promesse fatte a Dio? Ebbene ci siamo custoditi alla meglio che abbiamo potuto, risposero; qualche vol- /230/ ta le tentazioni erano troppo forti, ci siamo raccomandati a Dio, alla Madonna, ed all’Angelo custode, e poi dopo pensavamo a voi, e la tentazione cessava, ma...

Fratelli miei questo ma misterioso vuole forze dire che qualcheduno di voi abbia fatto qualche [che] cosa? Anche in tal caso non sgomentatevi, e non nascondetelo; se già siete battezzato dovete confessarlo, non a me, perché io non sono Prete, sono anzi indegno di tanto onore, ma bensì, o all’Abuna [p. 198] oppure ad Abba Paulos; io poi sono obligato ad insegnarvi la maniera di confessarvi. chi non ha ricevuto il battesimo resta nella stalla Se poi non siete ancora battezzati, allora siete ancora nella stalla, e ricevendo il s. battesimo tutto si aggiusterà. Il nostro ma dissero i giovani voleva solamente dire che le tentazioni si sono molto moltiplicate, ed eravamo afflitti. Ah fratelli cari, loro disse abbraciandoli, e forze cosa strana che quando lo schiavo fugge gli tenga dietro il suo Padrone? oh questa è bella! chi non è battezzato è sempre ancora nella stalla; il padrone seguita lo schiavo che fugge. Eh cari miei, disse Gabriele, già ve lo dissi, dopo la mia conversione non [sono] rimasto io tre mesi nella stalla coi porci? quante lacrime per avere il battesimo! quanti strepiti del diavolo! certo che io era schiavo suo allora. Ma fate coragio, è venuto l’abuna, quello stesso che mi ha battezzato, riceverete perciò il battesimo, e sortirete dalla stalla, ma notate di lasciare ora i porci.

gabriele e sua educazione Questo giovane, come già scrissi altrove, chiamato come per miracolo alla fede, era stato dalla sua infanzia educato alla corte, e benché là non avesse appreso ne a leggere, ne a scrivere, pure dalla sua educazione [aveva appreso] un bel modo di trattare e di un parlare anche sentenzioso; convertitosi in età dai 15. ai 16. anni, sortì da quella cloaca di lussuria, la troppa [p. 199] licenza e sensualità l’aveva un poco sfigurato, e non era bello. Appena risoltosi di farsi cristiano, tutti i diavoli si misero in movimento per distorlo dalla sua risoluzione; le battaglie continue che dovette soffrire, l’avevano ridotto ad uno stato da farmi temere anche della sua vita. Mi sono risolto di dargli il battesimo secretamente, perché ancora non risultava il consenso del re Abba Magal, benché egli per una via tutta particolare, fosse certissimo di ottenerlo. qualità di Gabriele Battezato che fù cessarono tutte le sue battaglie, e l’equilibrio delle passioni e la pace del suo cuore, ogni giorno più si rendevano visibili sul suo volto. Dopo due anni in Kafa diventò un giovane vero portento di bellezza e di bella grazia. La Corte di Kafa lo desiderava, e benché luogo critico, pure poteva egli istruire come voleva. Ma ho dovuto mandarlo a Lagamara per salvarlo.