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28.
Predicazione e pastorale evangelica.
La nuova missione e i giovani.

un perché interesante Ho voluto dare sopra un saggio del sistema pratico che soleva usare coi suoi catecumeni. Dopo ho voluto raccontare la sua educazione e le sue qualità fisiche e naturali. La ragione di tutto questo è perché voglio venire a sciogliere il gran mistero già sopra avvanzato da me, come questo giovane, e così molti altri, dei quali si è parlatò a suo luogo, avevano una facilità di accaparrarsi i catecumeni [p. 200] ed attaccarseli a preferenza di me, e degli altri Sacerdoti. Se questo era un dono puramente sopranaturale, allora dipendeva solo da Dio, e bisognava aspettarlo di là; se poi questo non era in lui un dono puramente sopranaturale, ma, almeno in parte, dipendente da qualità aquisite, oppure da [un] sistema imitabile; per un missionario, il quale desidera ad ogni costo di fare del bene, e salvare anime a Dio, è questa una questione molto interessante.

la grazia è la base che lavora in simili oracoli In quanto a questo [questo] giovane Gabriele l’azione sopranaturale della grazia è innegabile. Per chi ha conosciuto i principii della sua vocazione alla fede, le guerre orribili che ha dovuto sostenere col demonio, ed i segni visibili con cui questo nemico l’ha dovuto lasciare, è una necessità argomentare che Iddio voleva fare di lui qualche istromento straordinario della grazia in favore della anime. Così sono stati tutti gli altri di simile taglio che Iddio si e degnato di darmi nel mio critico apostolato fra i selvagi. Così pure, viaggiando in Francia nell’epoca stessa in cui viveva il Venerabile Curato d’Arche Giovanni Viennei, al sentire le cose straordinarie che mi raccontavano di lui le turbe di pellegrini che venivano da tutta la Francia [p. 201] di necessita bisognava convenire, [che] vi era anche un lavoro della grazia che fecondava il ministero di quel uomo di Dio fatto proprio da Lui per quei fini da Lui intesi per il bene della Sua Chiesa, e forze più specialmente per il bene dello stesso clero, il quale sortiva di fresco da una crisi orribile che minaciava la rovina interiore della Chiesa per le dottrine giansenistiche /232/ [diffuse] fra il clero, ed esteriore per l’innaugurazione di principii politici, che minavano l’esistenza stessa. i due dottori della chiesa dell’epoca Secondo il mio grossolano giudizio S. Francesco di Sales, e S.t Alfonso da Liguori nella parte dottrinale del sacro ministero sono i modelli dati da Dio per l’epoca, e la Chiesa col suo oracolo ha voluto approvare quest’idea proponendoli all’orbe Cattolico come Dottori. Forze col tempo i nostri posteri ammireranno questo Curato d’Arch come modello del ministero pratico. Il certo si è che nell’ultimo viaggio fatto da me in Francia ho avuto segnali del gran bene che fa la lettura della vita del Curato d’Arch nel clero di Francia.

Come però la grazia non lavora sempre per via di miracolo, ma lascia sempre una parte alla causa seconda, affinché l’operazione possa dirsi umana e meritoria, come fecondata dalla grazia del Redentore; così avvi sempre di che ammirare, e di che immitare, sia dalla parte [p. 202] dell’oracolo che parla, sia ancora dalla parte dell’uditore che l’ascolta. la vita dei santi è il vangelo vivente La vita dei Santi è il vangelo vivente e messo in pratica; è l’albero che mostra i suoi frutti. La Chiesa quando canonizza un Santo, non dice solo[:] eccovi un Santo di più in Cielo che può intercedere per voi, raccomandatevi a Lui; ma dice ancora: eccovi un vero tipo che dovete seguire se volete santificarvi. Quando si parla di Santi, non s’intendono i soli Santi trapassati e canonizzati, ma anche [le falangi] di Santi viventi, o non canonizzati, in questo genere. Chi conosce la morale evangelica sul buon’esempio, e sul cattivo esempio, non tacierà di esaggeraziorte queste mie parole. un bel fatto accadutomi in Europa. Pure voglio confermare questo mio detto con un fatto. Io mi trovava Lettore [di filosofia e di teologia] in Testona di Moncalieri, e fui invitato a fare [i] tre discorsi delle 40. ore da un vecchio parroco di Cambiagno per nome Don Sampaïre, uno di questi grandi oracoli in questione... Appena arrivato, mi portò a visitare la sua Chiesa; appena entrati, gli occhi fissi al tabernacolo, pronunziò questa parola latina[:] Deus! e fatta un’adorazione che non finiva più e che seppe abbreviare quando si accorse che io era là, mi fece vedere le cose più notabili [raffigurate] della storia edificante dei vani Santi; ho voluto domandargli qualche cosa sopra la fabbrica materiale, ma il mio sant’uomo tutto assorto in Dio, dovette farsi [una] violenza per discendere così [in] basso, come chi deve discendere centinaja di gradini per prendere qualche cosa nei sotterranei. [p. 203] modelli di predicazione e zelo pstorale Della stessa sera precedente le 40. ore radunò la sua popolazione, come in preparazione alle medesime; la Chiesa era piena di gente [e] parlò il santo parroco al suo popolo con una parola così semplice, così viva, e con sentenze tali, che io stesso, non assuefatto ancora ad un cibo così squisito si commosse ad /233/ lacrimas il mio cuore ed ho pianto sul mio conto, ma intanto, pensava fra me stesso, cosa farò io coi miei tre impiastri [di discorsi], fatti secondo le regole della farmacopea [retorica], in facia a questo sole che riscalda in questo modo? Io feci quel poco che ho potuto, ma il santo vecchio Parroco seduto nel Sa[n]cta Sanctorum alla testa della sua popolazione cogli occhj fissi ed immobili verso il Sacramento, ed il cuore che gli bolliva di amore predicava a me e molto più di me. Il fatto è che io me ne ritornai [in convento] convertito. Lo stesso fatto mi acadde circa dieci anni dopo in Francia nella diocesi di Valenza in un paesetto detto Rocherfort Samson, dove era curato un certo Abbe Borron gran benefattore della mia missione, ed altro oracolo del zelo pastorale, tutto amico del Curato d’Arch.

Ora se la vita dei Santi è il Vangelo vivente ed animato che si mostra agli occhj nostri, affinché noi pure vi corriamo dietro bisogna confessare pure che questi oracoli del ministero apostolico, che Iddio va spargendo di qua e di là, anche nei nostri [tempi] [p. 204] sono modelli dell’apostolato vivente, che Iddio ci manda per immitarli; una delle vere cause dell’ignoranza popolare. ma i paesi nostri hanno abbastanza lumi per conoscere tutte queste cose e per scorgere tutte le lagune che possono trovarsi nel sacro ministero, massime della parola, per vedere le vere cause dell’ignoranza popolare, e della molta indifferenza religiosa che vi regna, cosa da molti notata, ed anche opposta come causa di un movimento d’apostasia nei popoli in detaglio. Io non farei altro, [che] spargere le mie luciole in pieno sole di scienza, quale certamente non manca al nostro clero d’Europa dopo tante premure della Chiesa nel promoverle. Oggi però, dopo il mio ritorno dall’Africa, ho trovato le cose molto cangiate, non è più la scienza che manchi per convincere i nemici, i quali se ne stanno mutoli, e neanche si curano delle nostre belle dissertazioni; ciò che dobbiamo domandare a Dio è la carità ed il zelo apostolico per discendere nel campo per dar vita alle masse, le quali sono il vero patrimonio della Chiesa, e di Cristo.

Poste queste basi io ritorno ai miei giovani oracoli, e mi sforzerò di scoprire la ragione per cui essi mi superavano nella brecia che riportavano sul cuore dei loro catecumeni. Io con tutti i proponimenti miei di tenermi basso, [portato] da un certo non so quale bisogno, parto della mia educazione [p. 205] europea, mi teneva sempre troppo alto frà le nubi, dove i poveri catecumeni non potevano seguirmi nel mio ragionamento, benché molto semplice, e soventi paro entimema. la parola abreviata I miei catechisti, con idee molto ristrette erano invece obligati a gettarsi di slancio sopra la verità di assunto con delle figure naturali di lode e di riprovazione /234/ che bastavano per tutto. Io mi ricordo di avere sentito questo stile da certi nostri oracoli europei che facevano correre il mondo dotto ed ignorante a sentirli; chi vuole convincersi legga certi pezzi [di prediche] del Curato d’Arch presi dai stenografi, e stati publicati, e si convincerà di quanto dico. Quando si predicano certe massime per se stesse cognite il voler definire, ornare, o provare, per molta gente, e precisamente per quelli che più abbisognano è lo stesso che inviluppare l’idea principale affinché non sia conosciuta. Non è perciò da stupire che i miei catechisti fossero più fortunati di me nella preda.

È una storia passata come in proverbio dei nostri paesi medesimi, ciò che ben soventi arriva nei villagi delle campagne, dove per lo più tutti vanno alla predica; al loro ritorno, se mai si trova in famiglia, oppure in paese qualcheduno un poco più capace, come la predica è un’avvenimento [p. 206] del paese, suole interrogarsi che predica ha fatto il predicatore, e ben soventi in una quantità non si trova chi sappia rispondere. risposte de[i] contadini venuti alla predica Qualcheduno dotato di più felice memoria avendo [ri]portato qualche pezzo di periodo, oppure di un qualche fatto, allora il dottore della conversazione, ma ciò, disse, non è la predica, sarà qualche pezzo di prova: allora si alzo la voce nella conversazione, forze ché, dissero, la Chiesa è un tribunale dove si domandano le prove? noi crediamo che il predicatore dice la verità, che necessità [abbiamo] di prove?

parola di Dio non intesa Ora questa gente così bassa, come potrà tener dietro all’argomento del predicatore, argomento che avrà fatto studiare il predicatore stesso per comporlo? Non potendo tener dietro al ragionamento, come potrà ottenere la persuasione, conseguenza dell’intiero argomento? come potrà entrare nello spirito del Predicatore, e dichiararsi vinto dal suo zelo? Il povero popolo si farà un merito per avere assistito con rispetto ad una funzione religiosa del culto, ma tutto finirà là. La più gran difficoltà sta nel persuadersi lo stesso Predicatore che tutto il suo uditorio è appunto di quella taglia, per abbassarsi tanto che basti per farsi intendere, servendosi anche del dialetto popolare, perché il dovere dell’apostolo è quello di farsi intendere ad ogni costo, [p. 207] e non di piacere ad alcuni, oppure di farsi un nome.

missioni e colonie europee. Le missioni, dove esiste una piccola popolazione o colonia di europei, là stà la gran difficoltà. Ad eccezione delle grandi città o centri di commercio, negli altri luoghi [vi] sono per lo più piccole frazioni di popolazione per lo più composta di tutte le nazioni. Saranno ignoranti, perché per lo più sono tutti operai, oppure commercianti in detaglio, eppure là /235/ sono tutti dottori; Saranno irreligiosi, ma pure vogliono che la loro opinione sia rispettata anche in Chiesa ed in Sacristia. Essi vogliono dominare nelle scuole, nei catechismi, e nelle prediche. Guai contradirli, perche sollevano anche questioni diplomatiche. In tal caso, se il missionario, è di un carattere a tutta prova, allora sarà per lui un vero martirio, ma conserverà sempre ancora una parte del suo ministero per gli indigeni; imparerà subito la lingua, o le lingue dei luogo; passerà una parte del suo tempo coi nativi, e coi catechismi arriverà sempre a farsi una sequela frà [di] questi, e crearsi dei catechisti sufficienti per dar vita ad un catecumenato indigeno. Ma se per disgrazia il missionario è di uno spirito superficiale, allora è finita ogni speranza per i nativi; egli [trattando] di continuo cogli europei, ne amerà, ne onorerà gli indigeni, dai quali non sarà ne amato; ne onorato; e la Chiesa di Cristo, la quale, mandandolo, credeva di avere un’apostolo, non avrà più che un cappellano di poche famiglie.

[p. 208] famiglia religiosa di missionarii. La moltiplicità dei missionarii europei fermi nello stesso luogo ha il suo vantagio da una parte, ed il suo male dall’altra. Se sono tutti della stessa famiglia religiosa, e che abbiano la fortuna di avere un buon superiore che sappia tenere la chiave del loro cuore, la missione guadagnerà nello sviluppo delle funzioni sacte, e per le scuole materiali di lingua e di grammatica, ma non guadagnerà nella parte dell’apostolato della parola, e del proselitismo. Una società di religiosi uniti in una casa non può mantenersi senza un’organizzazione di un’osservanza religiosa per tutelare il capitale del loro spirito, il quale dovrà essere il primo movente nel bene che si dovrà sperare. La stessa organizzazione della famiglia è una specie di separazione dal paese, e dai nativi. la famiglia è buona usque ad tempus Questa e buona fino a tanto che il superiore abbia potuto prendere la chiave dei cuori, e distinguere l’oro dall’argento, ma troppo moltiplicato, passerà in sistemi nel cuore dei missionarii, ed il povero superiore stesso anderà incontro a delle difficoltà di famiglia, perché il potere dei superiori nei paesi lontani, è più debole, non essendo spaleggiato.

il missionario deve non solo essere nel paese, ma del paese. Il più gran male poi è quello che i missionarii radunati in famiglia religiosa, fatto che avranno il loro sistema, [non] saranno mai buoni missionarii ai nativi[:] [p. 209] essi non sentiranno più il bisogno di imparare le lingue ed i costumi del paese; epperciò il loro ministero al popolo, inclinerà sempre verso l’ampollosità europea, divenuta per loro come un bisogno. La loro conversazione poi cogli indigeni sarà sempre poco interessante e poco vivace, non prendendo essi alcun interesse per i loro affari spirituali e temporali, trattandoli sempre con un’aria di superiorità e d’importanza. In una parola, il missionario sarà più nel /236/ paese che del paese, non saprà dare il cuore ai nativi, ne cattivarsi il cuore di essi.

discenda egli stesso nel campo di battaglia. Il partito più sicuro perciò, appena organizzata la sua famiglia della casa centrale, e conosciuto che avrà tutti i suoi missionari, [è che si] facia un’altro superiore della casa, e preso con se uno di quelli che più simpatizzano, discenda egli stesso nel campo di battaglia ad aprire una nuova missione con [un] nuovo sistema che possa servire di modello agli altri. sistema di missione fra gli indigeni. Ad eccezzione di alcune ore destinate all’officiatura col suo compagno, passi il resto della sua giornata in catechismi e conferenze. Quando parlerà del paese, si regoli in modo da far conoscere che egli si considera come del paese; tratti tutti con tutta l’effusione del suo cuore, con benignità, con amorevolezza [p. 210] con interesse, rispettando tutti secondo la loro condizione, ed onorando i loro vecchi, o oracoli. S’interessi dei loro poveri, e dei loro infermi quanto potrà. Non passerà molto tempo che si sveglierà nel publico una simpatia universale, la sua casa diventerà ben presto un luogo di convegno. Sarà allora che incommincieranno a moltiplicarsi i giovani ed i ragazzi, i quali devono essere per il vero missionario la porzione la più cara e preziosa da coltivarsi con gran cautela e prudenza.

cultura dei giovani. A misura quindi che si moltiplicheranno, il missionario avrà l’occhio per vedere frà i giovani quelli che più danno segno d’impegno e di capacità. Come i giovani per lo più sono i primi ad imparare, incommincierà il missionario a dare qualche specie di accademia per moltiplicare l’impegno e l’emulazione; quindi alcuni più appassionati si destinaranno per insegnare a domicilio [a] quelli che non possono intervenire, Così poco per volta si distingueranno i genii, e si incommincierà [ad] introdurre un poco di scuola latina. In questa i primi materiali di scuola sono le preghiere latine e le cose necessarie a servire la S. Messa. Così incommincierà a guadagnare qualche chierichetto per il servizio [p. 211] del culto, ed i parenti saranno gloriosi di vedere i loro figli scielti e distinti. Dopo il sillabario per le letture si servirà dello stesso rituale, incomminciando dal Battesimo, e mostrando a leggere avrà cura di spiegare, non solo le rubriche, ma anche le materie liturgiche. Così il giovane avrà una cognizione dei Sacramenti, ed incommincieranno alcuni ad essere scielti per preparare i battezzandi, ed i confermandi.

primi materiali di lettura Queste primizie di scienza ecclesiastica prenderanno possesso nel cuore dei giovani prima che nasca il bisogno di dar loro anche qualche saggio di materiali civili. Contemporaneamente questo fiore di giovani scielti, oltre il catechismo che dovranno studiare dovranno essere armati di /237/ qualche saggio di storia ecclesiastica, e delle vite dei Santi, materiali tutti che nutriranno ed infiammeranno nel tempo stesso i loro cuori ancor vergini. Quindi seguono piccole missioni particolari in qualche luogo particolare, o anche casa, dove esistono persone le quali non possono intervenire, o soli, oppure come compagni ed auxiliarii [p. 212] del missionario europeo. Di quì sono scielti poi i primi catechisti frà quelli che si distinguono di più frà i giovani. Questa è la maniera che io ho sempre praticato nel formare la gioventù, e sopratutto i catechisti.

sistema d’operazione. Così incomminciata una missione si lascia questa al compagno missionario per proseguirla con alcuni giovani. Il capo della missione ritorna intanto alla casa madre colla maggior parte dei giovani. Per lo più la casa madre, come casa di religiosi europei, e sempre l’ultima a svegliare un poco di movimento fra i nativi, per le ragioni sopra esposte. Al suo arrivo il superiore prenda le debite misure, affinché i novelli giovani catechisti non abbiano disgusto. I giovani devono continuare la loro schola ed il loro catechismo, altrimenti il poco guadagnato si perde ed i giovani ritorneranno alle loro abitudini. Il superiore continui egli stesso l’assistenza di detti giovani fino a tanto che un’altro possa prendere il suo posto. Frattanto non passerà molto tempo che i giovani venuti solleveranno un’emulazione nei giovani dei contorni. Gli stessi missionarii nostri non ancora sortiti, [p. 213] vedendo il bene fatto in pochi mesi di tempo incommincieranno a moversi. Si sveglierà perciò un movimento generale, ed un’entusiasmo tutto nuovo. Questo entusiasmo produce un movimento nel cuore nei grandi e nei piccoli, nei ragazzi e nelle ragazze, ma questo movimento è per lo più sempre sincero nei vecchj; ma [cosa] molto dubbiosa nei giovani.

la gran questione dei giovani. La questione della gioventù è la principale questione che interessi le missioni. Una missione che abbia conquistato tutto il sesso maschile della gioventù può dire di avere conquistato alla fede tutto il paese. Ciò si verifica principalmente nei paesi barbari, dove è vigente per lo più il sistema patriarcale. Tutti gli occhj del paese sono sopra i giovani, perché formano l’avvenire del medesimo. I padri, ed il sesso feminile tutti corrono dietro [a] questi elementi. Per interessare di più i missionarii sopra questo punto vado anche un poco più avanti, e dico, che nei 35. anni di mio ministero ho veduto moltissimi vecchi bravissimi nella loro condotta apostatare per debolezza nelle persecuzioni, ma appena posso formarmi l’idea di un giovane che abbia tradito, molti piuttosto hanno abbandonato [p. 214] Dopo aver detto tutto questo, debbo poi dire che la gioventù ha delle debolezze gravissime e difficilissime a maneggiarsi. /238/ Io stesso non è che dopo molti anni di ministero che ho dovuto convincermi [della djfficoltà] che mi trovava in fatto nell’amministrazione dei Sacramenti a molti giovani, i quali mi sembravano per altro zelantissimi cattolici.