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43.
Ad Asàndabo: l’ufficiale Ualde-Ghiorghis.
Matrimonio del «figlio della pace».

nostra partenza da Loja: Am[i]liè... Partiti i giovani di Gombò, ed anche alcuni di Nunnu portatori di speranze per l’avvenire, abbiamo finalmente lasciato Loja in ottime condizioni sì religiose che politiche. In poche ore di viaggio siamo arrivati ad Am[i]liè, dove avrei dovuto rimanere almeno due giorni per coltivare alcuni catecumeni antichi, fra gli altri la vecchia madre di Dunghi, [p. 478] stata già battezzata otto anni prima con alcuni di quei contorni; ma come erano già stati avvertiti che non mi sarei fermato, fatta una visita alla povera vecchia quasi nonagenaria, abbiamo continuato il nostro viaggio direttamente per Assandabo, dove eravamo aspettati. nostro ricevimento e l’ingresso in Assandabo
[apr. 1862].
La popolazione di Assandabo era cresciuta dei quattro quinti dopo la mia partenza, ed io per conseguenza mi sono trovato come in paese straniero, ad eccezzione della casa di Gama, e dei suoi fucilieri e soldati. Questi al mio arrivo spararono i fucili, e mi fecero molte feste, benché sapessero che io non amava molto simili esteriorità. Ciò che realmente mi consolava era il sapere, che molti fra i soldati bramavano di confessarsi, ed alcuni che non erano in regola di matrimonio cristiano erano decisi di farlo nelle debite forme. La compagnia dei soldati, massime fucilieri in Assandabo erano i migliori cristiani della missione. Ciò che faceva in Loja il nostro Avietu, lo faceva in Assandabo Bascià Waldeghiorghis loro Comandante o Capitano.

Bascià Walde Ghiorghis Questo Bascià Walde Ghiorghis era un Gogiamese venuto in Gudrù lo stesso anno in cui era venuto io; aveva la sua casa tutta vicina alla missione, e preso dalla febbre gialla, aveva fatto [p. 479] un voto a S. Michele titolare della nostra Chiesa di dare le decime alla medesima se sarebbe guarito. Io ne presi la cura, e fù quella la prima guarigione ottenuta nei paesi Galla col semplice decotto di tamarindo. sue qualità, e sua dignità Come si confessò essendo ammalato, guarì non solo nel corpo dalla sua malatia, ma guarì ancora nello spirito, e guarì talmente da diventare non solo un buon cristiano, ma un vero apostolo, da semplice secolare come era.

/371/ l’armata dedicata a s. Michele Moltiplicatisi i fucilieri e soldati di Gama, egli fu nominato capo ed organizzatore della piccola armata. La prima volta che parlò ai soldati lo fece avanti [al]la Chiesa: Fratelli miei, disse, io non sono vostro capo, il capo nostro è S. Michele, ed io prendo il nome di servo di S. Michele, e la piccola nostra armata sarà chiamata l’armata di S. Michele; quando la battaglia sarà perduta sarò io Walde Ghiorghis che l’ho perduta; quando poi la battaglia sarà guadagnata direte che è S. Michele che l’ha guadagnata. non si partirà per la guerra, senza passare prima in Chiesa, e senza la benedizione del Prete; così ritornati, prima di entrare in casa, anderemo alla Chiesa.

Con questi precedenti questo uomo fece delle campagne mirabili, ed il nome di S. Michele diventò terribile in tutti quei contorni. Bascià Walde Ghiorghis [p. 480] diventò il bracio destro di Gama, ed il suo consigliere intimo, senza del quale nulla si conchiudeva negli affari di governo. l’armata senza religione è corpo morto Bascià Waldeghiorghis comprese, che senza l’elemento religioso non sarebbe arrivato a guadagnarsi l’affetto, e la fiducia del soldato; e fu con questo appunto che ottenne tutti i risultati da lui bramati. Col doppio scopo di fare dei buoni Cristiani e dei migliori soldati creò un’associazione sotto la protezione di S. Michele, i regolamenti della quale avevano una finezza di calcolo, nel doppio scopo che lo animava, che dovevano giudicarsi degno lavoro europeo; eppure era opera tutta sua, e cosa affatto nuova in quei paesi di isolamento presso che totale, e di un’egoismo assoluto. Se io quì potessi riprodurre tutti i regolamenti di quell’associazione, il lettore direbbe che [sono] coppiati da certe associazioni religiose nostre; come però io non mi ricordo di tutto, lascio la parte puramente religiosa che riguarda l’istruzione, le preghiere, e le funzioni religiose, e le decime dovute alla Chiesa; riferisco perciò quì solo alcuni articoli.

alcuni articoli di regolamenti. 1. La nostra associazione è un’associazione cristiana, fatta solo per i soldati e non per altri. 2. Se qualche soldato non sarà cristiano, oppure cristiano semplicemente di nome, allora l’associazione [p. 481] non lo riconosce come socio. 3. Il soldato cristiano riconosciuto come socio, occorrendo di essere ammalato ha diritto ai soccorsi ed alle assistenze, come membro della stessa famiglia di S. Michele. 4. Se viene a morire di malatia, e che sia morto cristianamente, sarà considerato come un membro vivo, e seguiterà a percepire tutti i suoi diritti nelle divisioni delle sostanze dovute all’associazione per cinque anni continui. 5. La sua moglie sarà essa che percepirà [questo sussidio] per la sussistenza della famiglia. 6. Occorrendo che moja anche la moglie l’associazione darà ai figli un’associato come tutore in suo luogo, il quale penserà ai /372/ suoi figli. 7. Se il socio è morto in guerra sui campo di battaglia sarà considerato come vivo per dieci anni, ed avrà diritto al dividendo come sopra. 8. Se la moglie passerà a seconde nozze, i figli saranno amministrati da un tutore come sopra. 9. I figli del defunto saranno considerati come figli della gran famiglia di S. Michele, se maschi sino a 15. anni, e se femine sino al matrimonio.

Lascio molti altri articoli concernenti la divisione del bottino di guerra tra i soldati della società, e quelli che non lo erano. Quindi la divisione trà i soldati della società stessa, secondo i diversi [p. 482] gradi dei medesimi. Lascio parimenti altri articoli concernenti l’eredità del soldati morti; in questi si trovava la distinzione dei patrimoniali, i quali in mancanza di figli ritornavano ai [ai] congiunti, dai beni castrensi, i quali, mancando figli restavano all’armata cristiana. scopo delle operazioni di Bascià Walde Ghiorghis Così di molti altri, dei quali, comunque siano, Bascià Walde Ghiorghis ottenne un’effetto completo relativamente ai fini da lui prefissi: difatti all’epoca del mio arrivo in Gudrù sul principio del 1863. la piccola armata di S. Michele contava già qualche centinaja di truppa regolare permanente sotto gli ordini di Gama, comandata da Bascià Walde Ghiorghis, con quasi un centinaio di fucilieri da lui ammaestrati; armata quasi sufficiente per contenere il Gudrù. Bascià Waldeghiorghis mirava, non solo a contenere il Gudrù da una rivoluzione in favore di Gama, ma di moltiplicare le file cristiane in modo da fare rispettare anche la fede, sia dal Principe dominante, e sia da[l] qualunque partito pagano per l’avvenire della missione, e possiamo dire che ottenne il suo intento, perché la nuova armata di S. Michele incomminciava a farsi amare, ed a farsi temere.

scopo ottenuto dal medesimo
trionfi di s. Michele.
Il Gudrù quindi non tardò a divenire un centro rispettabile, non solo per tutto il Gudrù, ma per tutti i paesi galla dei contorni, e dello stesso Gogiam. La Chiesa di S. Michele [p. 483] alcuni anni dopo divenne celebre santuario, dove correvano i voti, non solo dei nostri cattolici, ma ancora [quelli fatti] dagli stessi pagani, e dagli eretici del Gogiam. Alcuni anni dopo la mia partenza, e dopo la morte dello stesso Gama, sotto il governo del suo figlio Gosciò Gabriele, [mi] in una sua lettera [Walde Ghiorghis] mi riferiva cose mirabili a questo riguardo. Ciò sia detto per anticipazione unicamente per far conoscere il gran genio di Bascià Walde Ghiorghis. Ma la presente storia si trova ancora indietro [di] cinque anni da questo apogeo di gloria per la missione. Io arrivava pochi giorni prima da Loja, accompagnato da una quantità di catechisti ben animati, i quali godevano al vedere queste belle basi gettate dal zelante capo dei soldati. Giubilava il nostro Avietu venuto con me, e più di lui ancora giubilava il mio giovane figlio della pace di Nunnu /373/ per l’aquisto di nuove idee, non solo di pietà, ma ancora di valore marziale.

il mio figlio della pace Qui prima di andare avanti nella storia, devo prima di tutto fissarmi un momento sopra questo giovane, il quale mi aveva seguito solamente per mettersi in regola con Dio, riaquistare le sue forze perdute al mercato dei vizii, per ritornare [p. 484] al suo paese, alla sua famiglia, dove lo aspettava una sposa divenutagli molto cara dopo le istruzioni e gli esempi cristiani di Avietu e di Bascià Waldeghiorghis. Ripieno questo giovane di nuove idee prese una vera avversione a tutte le cose che gli ricordavano le sue antiche pazzie, epperciò aquisiò una vera calma dalle sue antiche agitazioni e perdite. agognava un giorno di nozze novelle Egli non agognava più che un giorno di nozze novelle colla sua sposa. I corrieri andavano e venivano quasi giornalmente, ed io era come deciso di dargli la mia benedizione e rilasciare l’arco teso dei due novelli aspiranti. Egli avrebbe bramato di ricevere secretamente il battesimo prima di partire; Bascia Waldé Ghiorghis che doveva far da Padrino, ed Avietu bramavano questo, ma io che conosceva i pericoli a cui si esponeva, ho pensato di rilasciarlo solo per otto giorni, e vi ritornasse per prenderlo, dopo aver conferito colla sua sposa in proposito. Così si fece.

uno schiavo fugitivo da Nunnu La partenza era decisa per l’indomani, viene abba Joannes ad annunziarmi, essere arrivato uno schiavo fuggitivo da Nunnu, probabilmente uno di quelli stati dal giovane nostro condannati ad essere venduti; da quanto dicono, [aggiungeva il sacerdote,] pare che sia venuto sperando la pace; per carità, risposi, guarda di nasconderlo, [p. 485] perché incontrandosi all’improviso potrebbe infilzarlo colla lancia; Abba Joannes corse subito, e lo consegnò ad Avietu avvertendolo del pericolo. Venne subito da me Avietu, ed avrebbe voluto subito far fare la pace, caro mio, dissi, due sono i pericoli, da una parte l’eccesso della sua collera, dall’altra parte che non risorga l’antica passione; nascondilo in casa di Gama, e quando sarà partito il padrone o lo prenderai con te, oppure gli darai la libertà. Si farà la pace quando Iddio l’avrà fatta con tutti [e] due. Fratanto, dissi ad Avietu, tu avrai conosciuto bene la natura di questo giovane, di una natura ardita, violento nelle sue collere, e violento nelle sue passioni; tu l’accompagnerai domani e strada facendo gli darai tutti gli avvisi necessarii, affinché l’incontro riesca completo in tutte le sue conseguenze, che tu conosci meglio di me. partenza del giovane di Nunnu Così fù e l’indomani se ne partì tutto contento.

Appena Avietu lo lasciò libero, egli sopra un cavallo fresco di stalla e di tutto lusso nella giornata fece il viaggio che le carovane [lo] fanno in /374/ due giorni. suo arrivo a casa. Arrivò a casa sua la sera quasi sempre a galoppo, lasciando indietro i due giovani che aveva con se. Arrivò all’improvviso, parlò un momento con sua madre, e si ritirò a riposare circa un’ora. Dopo la quale [p. 486] tutto lieto se ne sortì, saltò al collo alla sua madre e l’abbraciò dicendo[:] Sia ringraziato Iddio! tutto il resto è parte vostra; vennero le nonne, ed in quella casa fù un vero giorno di pasqua; la consolazione di una sposa desolata le tre madri visitarono la sposa, che tutta fuori di se, e quasi svenuta dalla consolazione arrivata all’improvviso non seppe dire altre parole che queste = mi basta questa consolazione per le mie lacrime di un’anno, il resto lo vedrete voi. Le donne in queste cose hanno un linguagio tutto particolare ad esse, il quale non naque in Babilonia colle altre lingue, ma sortì dopo l’espulzione dall’Eden. Fatto sta che fu una notte tutta di consolazione in famiglia. L’indomani venne la madre della sposa, la quale si trattenne qualche tempo da sola con essa, e poté sentire dalla sua bocca, e poté vedere coi proprii occhj ciò che pure non si sperava. Vennero i fratelli per salutare i novelli sposi, i quali dopo un’anno incomminciavano allora a conoscersi ed amarsi.

un vero festino di famiglia Il festino durò tre giorni, al quale furono ammessi solo alcuni dei più stretti parenti. Il giovane sposo tratteneva i suoi amici o commensali coi racconti delle cose mirabili vedute in Loja presso Avietu, ed in Assandabo presso il Bascià [p. 487] Walde Ghiorghis: conversazione del giovane sposo io era un vero bruto, [attestava,] e non conosceva altro che piaceri e sangue. Se due mesi fa io avessi trovato l’uomo di Dio che tutti abbiamo veduto ed ammirato, gli avrei gettato la mia lancia per vendicare il sangue del mio avo contro un’innocente mandato da Dio per rilevare dal fango la mia povera persona, e riparare la rovina totale della mia casa; io avrei ucciso il gran benefattore di tutto questo paese, come sa ognun di noi. Oh quanto le nostre tradizioni sono sciocche! basta sortire di casa per veder chiaro e convincersi. Così parlava il nostro giovane in pochi giorni divenuto oracolo. la grande notizia Dopo tre giorni di festino si radunarono tutte le vecchie della famiglia, e presentarono la sposa a tutta la parentela radunata, ad annunziare essa stessa la gran notizia da tutti desiderata. Al sentirla fece un salto il giovane suo sposo, ed abbraciò tutti per la contentezza; dunque, disse alla sua cara sposa, tu non hai più bisogno di me: Iddio me l’ho dato, io parto sul momento per renderne grazie.

la partenza per Loja Montato sul suo cavallo, ed accompagnato da un fratello della sposa parte immediatamente per Loja per conferire con Avietu sopra il quid agendum. Avietu contava appena tre giorni dal suo ritorno da Assandabo, accompagnato dallo schiavo fuggitivo di Nunno, quando [p. 488] tutto all’improvviso vengono ad annunziargli il suo arrivo: gran sorpresa di Avietu Avietu non /375/ sapeva darsi pace di quella sua venuta: forze, diceva, qualche inconveniente di famiglia? Pensa un momento per salvare lo schiavo fugitivo dall’incontro col suo padrone, ma quello era già fugito. Ecco intanto il giovane sposo che entra, gli salta al collo e lo abbracia: cosa c’è stato in famiglia vostra? [domandò Avietu] una gran cosa, rispose il giovane di Nunnu; ma spiegatevi, e non lasciatemi in pena per carità! [incalzò l’altro.] La mia sposa me ne ha fatta una solenne, rispose; ma come? Il come si vedrà di quì a nove mesi, rispose. Allora [Avietu] capì il mistero; [e disse scherzosarnente:] dunque l’avete fatta insieme, sia benedetto Iddio! Si abbraciarono di nuovo, ed abbraciandosi [quel di Nunnu] gli disse all’orecchio queste parole = dopo l’abuna tu sei mio Padre; domani anderemo insieme a portargli la notizia. Pagato questo debito alla mia cara compagna, essa è contenta, e siamo intesi che non ci troveremo più se non tutti [e] due battezzati; saremo battezzati quì, e la tua moglie sarà matrina e madre. Tu mi aggiusterai questo affare col nostro padre =

Passarono la sera a raccontare le meraviglie del giorno, ma il cognato del giovane sposo studiava [ad] una ad una tutte le circostanze più edificanti della casa di Avieto, masime [p. 489] quelle meno comuni, la moralità dei figli e dei schiavi, le preghiere e le istruzioni. loro artrivo in Assandabo; gran sopresa di tutti. Venne intanto la mattina e partirono prima del giorno sopra i loro cavalli che volavano, ed arrivarono in Assandabo molto prima di mezzo giorno. Fui sorpreso io al rivederli, ma non mi diedero tempo a pensare altro, che Avietu viene ad istruirmi di tutto; Benedetto Dio! ho esclamato; tu hai qualche cosa di grande da annunziarmi eh? dissi al giovane sposo. molto bene, ne sia lodato Iddio che consola a suo tempo gli afflitti. Vi presento il mio cognato fratello della mia sposa: già, dissi io, hai portato un testimonio, perché si trattava di contarmela grossa; no, padre, rispose egli, mio cognato bramava molto di conoscere Avietu, e Bascià Walde Ghiorghis. Non erano ancora finiti i complimenti, Bascià Walde Ghiorghis già aveva sentito, eccolo che viene dissi.

arriva valde Ghiorghis, e se ne vanno Arrivato Bascià Walde Ghiorghis, mi prende per la mano tutti i forestieri, e gli conduce in casa sua a bere: cari miei, disse Walde Ghiorghis, dal prete sentiamo [delle] belle verità, e si prende la benedizione, [p. 490] del tabel (aqua santa), ma poi [per] il resto tocca a noi; così se ne andarono. Io ho avuto bel dire di non prodigare tanto le notizie per renderle più preziose; ma il vaso che ne è pieno bisogna che versi, ed in meno di mezz’ora già tutto il villagio parlava del grande avvenimento, e la casa di Walde Ghiorghis fù ben presto piena di congratulanti che bevevano alla salute del giovane sposo. Bevuto che ebbero un cor- /376/ no d’idromele, Abba Joannes gli condusse tutti alla Chiesa per ringraziare Iddio e S. Michele; quindi tutta la comitiva passò alla casa di Gama, dove si finì la festa, lasciando me in santa pace.

ritporno di Avietu in Loja. Per non ritornare sopra questo punto dirò in breve la finitiva di questa storia consolante. I forestieri restarono due giorni in Assandabo, dopo di che Avietu col cognato dello sposo ripartirono per Loja; lo sposo [si fissò] si fissò in casa di Walde Ghiorghis suo futuro padrino, tutta vicina alla Chiesa per prepararsi a ricevere il s. battesimo. Dopo alcuni giorni la sposa di Nunnu venne in Loja colla sua madre per essere istruita dalla moglie di Avietu, e da Abba Joannes, [p. 491] il quale a suo tempo si recò colà con un buon catechista. battesimo dei due sposi, e loro matrimonio cristiano Circa un mese dopo, tutto essendo disposto e preparato, io ho dovuto recarmi di nuovo in Loja col cavalierino figlio di Natan per amministrare secretamente il santo battesimo ai due sposi ed al figlio di Natan; quindi pure per benedire il matrimonio dei due sposi. Bascià Walde Ghiorghis fu padrino dello sposo. La moglie di Avietu fu madrina della sposa; Avietu fu padrino del figlio di Natan, venuto anch’egli in Loja per vedere il suo figlio. Finita questa consolante funzione tutti se ne ritornarono in Nunnu, ed io ho dovuto permettere a Natan di prendere il suo figlio con patto di rimandarmelo dopo otto giorni. Fu quello un bel giorno per la missione; giorno fecondo di avvenire. Anche Gama godeva di vedere tutte queste nuove relazioni, perché a suo tempo potevano essergli utili. Anche il paese di Nunnu era pieno di ammirazioni, senza comprendere tutte e conseguenze.