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16.
Verso Gedda con un protestante scozzese.
Cimitero cristiano e deduzioni teologiche.

nostra partenza da Massawah 8. gennaio 1865.
[1.1.1864]
Il giorno stesso del Natale abissino, per noi latini, giorno dell’Epifania 1865. nel giorno stesso in cui 17. anni prima era stato consacrato il primo Vicario Apostolico Monsignore Dejacobis in Massawah, arrivò un bastimento a vapore egiziano, di cui non mi ricordo il nome. Il Governatore ci fece pagare i primi posti, al Signor La Gard, a me, ed al P. Gabriele; per i miei [p. 792] [miei] due giovani Raffaele e Stefano furono presi i terzi posti. La spesa del vitto sino a Suez è stata pagata. Ciò fatto, aspettavamo l’avviso per partire. il governatore ci esorta a portare provisioni Nell’ultima visita fatta al governatore, per asicurarci meglio, abbiamo domandato, se occorreva ancora qualche cosa? egli rispose, che di rigore non occorrevano provvisioni, ma tuttavia, disse, vi avverto che nei nostri vapori il servizio non è così regolare come nei vostri, epperciò potete portare qualche cosa di vostro gusto particolare. Ciò inteso, abbiamo preparato anche qualche cosa, come biscotto, formagio, salati, e simili. La mattina dell’8. Gennaio venne la lancetta del bastimento a prenderci, e siamo partiti per il bordo. Arrivati al vapore, abbiamo presentato il nostro biglietto, ma nessuno, ne uffiziale, ne domestico, era là per riceverci, come è di uso sopra i bastimenti europei; solamente un’inglese, il quale si diceva il machinista, [egli] ci avverti che il servizio non era esatto, e ci raccomandò la pazienza.

aspettiamo sopra il ponte In poppa esisteva una tenda, tanta che bastava per ripararci dal sole, ed era l’unico luogo non occupato da schiavi abissini, o arabi, ed abbiamo [p. 793] preso posto, sedendoci sopra una panca; tutto il bastimento era pieno di gente, la la più parte tutti schiavi, come era da supporsi. Avendo veduto che alcuni soldati turchi fissavano di preferenza il mio giovane Stefano, ebbi cura di tenerlo tutto vicino a me; il monachello Rafaele, come più avvanzato di età, e meno vistoso; egli fu destinato da me per qualche servizio che esiggeva di allontanarsi qualche volta da /140/ me. si lavora a caricare
si parte dopo mezzo giorno
Tutta la mattina si lavorò a caricare schiavi e mercanzie, e circa un’ora dopo mezzo giorno si levò l’ancora, e siamo partiti da Massawah. Una volta in viaggio, speravamo che ci avrebbero dato qualche camera; il dottore La Garde ne fece parola di quà e di là, ma niente di nuovo; egli stesso discese negli appartamenti delle prime classi per vedere [se ci poteva sistemare], ma tutte le cabine erano piene di donnacie, e vi regnava un’improprietà ributtante, a segno che abbiamo fissato di restarcene sul ponte.

Il Comandante era un turco vestito all’europea, ma era un bruto, che non sapeva trattare. Il dottore Lagarde andò a trovarlo, ma fù poco soddisfatto di lui; ha una carta inglese, disse, ma da quanto mi parve, non la comprende; egli conosce un poco il francese e l’italiano, ma non ama parlarlo, forze per fuggire la conversazione [p. 794] e nascondere la sua ignoranza; nella sua cabina di lavoro nessuno entra, perché tiene là dei schiavi che comandano. qualità delle persone di servizio Il suo Secondo è una persona un poco migliore, proseguì il dottore, esso è quasi l’unico che comprende qualche cosa, e si occupa sinceramente dei movimenti del bastimento. Il machinista poi è l’uomo più istruito che si trovi a bordo, ed anche il più cortese. Difatti egli solo veniva soventi da noi, e ci domandava se avevamo bisogno di qualche cosa. Egli si esibiva di farci fare qualche piatto all’Europea, se volevamo, dal suo cuoco. Esistevano ancora alcuni scrivani cristiani, i quali parlavano un poco d’italiano, ma questi erano continuamente occupati, e temevano il Comandante, il quale senza cerimonie gli faceva bastonare. Questi mi dissero che esisteva un’allievo dei Fratelli delle Scuole Cristiane, ma che di giorno era sempre occupato, e che nella notte solamente avrei potuto parlare con lui.

un giovane armeno cattolico Egli venne difatti la sera, ed ho potuto parlare un poco con lui. Io sono un’armeno cattolico, mi disse, e sono maritato da due anni; prima era impiegato nelle ferrovie, ma non avendo voluto entrare in un complotto di biglietti falsi, fui caciato dall’amministrazione, e mi trovo oggi sopra questo bastimento impiegato nel controllo, [p. 795] epperciò malveduto dal comandante, come è naturale. Tu hai poco tempo, dissi io, e parleremo delle cose tue un’altra volta, ora lasciami parlare: qualche cosa più della fame noi abbiamo preso e pagato i primi posti, e benché abbiamo il diritto di essere mantenuto, non mi lagno di questo, abbiamo alcune provviste e ce la caveremo alla meglio, io ho estremo bisogno di una cosa sola, di luoghi comuni particolari per non trovarmi in mezzo a tutti questi schiavi nei bisogni miei più secreti; e ciò non solo per me e per i miei due europei compagni, ma più di tutti noi, per i miei due giovani, uno dei quali, il più giovane Stefano, non può allontanarsi da me, che è subito inseguito /141/ da alcuni uffiziali del bordo innamorati di lui; egli è un’anima innocente e mi sta a cuore conservarlo in questi frangenti. Ho compreso, disse egli, per Lei non vi è difficoltà, ed anche per i suoi due compagni europei; a bordo non si trovano più luoghi riservati all’infuori di [di] quelli del capo machinista; io glie ne parlerò e aggiusterò ogni cosa.

cortesia del macchinista Difatti egli ci procurò la chiave dei tesori negativi, e l’amicizia del capo machinista, il quale, benché [fosse] uno scozzese protestante, pure fù cortesissimo, e si prestò in tutti i nostri secreti [p. 796] bisogni non solo, ma anche in tutto il resto. Dopo di ciò, egli due o tre volte al giorno si tratteneva con noi, e sentiva volontieri [a] parlare di religione. Egli non era un grand’uomo con un capitale di scienze filosofiche e teologiche, ma abbondava di buon senso e di educazione. il macchinista si dice protestante Egli per darci tutta la libertà di parlare ripeteva soventi queste parole: io sono protestante, ma rispetto i cattolici, o papisti che si vogliano chiamare, perché ho conosciuto anche fra papisti delle bravissime persone, piene di carità, ed anche molto istruite, le quali facevano gran bene. Vedendo che egli ripeteva soventi queste espressioni con molta ingenuità, e con molto cuore, ho creduto bene [di] attaccarmi da quella parte per soddisfare al mio dovere apostolico verso di lui, onde richiamarlo [alla conversione].

io nego che sia protestante Il lettore sarà stupito come o l’ho preso per vie semplicemente negative, senza opporgli nuove ragioni per convincerlo. Signore, dissi io, io sono molto edificato di Lei e del suo bel cuore; mi perdoni se io Le dico una cosa, la quale le riescirà tutta nuova: Ella ripete ad ogni momento queste parole, io sono protestante, invece io trovo che tutto all’opposto Ella non è più protestante di quanto lo sia io; [p. 797] al sentire queste mie parole, Ella si crederà, forze in dovere di protestare contro una mia apparente temerità, e mi dirà con tutta sincerità, come Ella veramente è protestante, ma io, siete protestante di nome anche rispettando in tutta l’ampiezza del senso le parole sue, ritorno alla mia proposizione, e ripeto che Ella, ed i quattro quinti della bella popolazione scozzese, non è più protestante di quanto lo sia io stesso; Ella si chiama protestante, ma non è protestante, perché per essere protestante bisogna protestare; ora cosa protestate voi? ve lo dico io, e se non dico il vero voi me lo farete notare, non è vero? voi protestate di essere cristiano, e non mussulmano, come tutta questa gente che ci sta intorno, anzi sono certo che siete disposto a morire prima di essere mussulmano, non è vero? così lo sono anche io, e sarei glorioso di dare il mio sangue per questo. Così di tante altre cose che ora non ho il tempo di farvi tutte ripassare.

Per non farvi passare tante altre cos; voglio fissarmi ad una sola per /142/ farvi vedere, che quel nome di protestante, che voi tanto ripetete, è un semplice nome che voi avete ereditato senza riflettervi. la sua eresia sopra la Madonna Voi mi direte per esempio, che voi non credete alla Madonna, ed io vi assicuro che voi credete alla Madonna, come credo io stesso. Questa mia asserzione a prima vista ha del paradosso [p. 798] ma pure è una gran verità, e che sia una gran verità, eccovi la prova in pochissime parole: objezione e sua risposta credete voi in Gesù Cristo vero Dio e vero uomo? Come Dio, figlio e generato ab æterno dal suo Padre eterno, e come uomo figlio di Maria Vergine? Certamente, voi mi dite, altrimenti come potrei dirmi cristiano? anzi protesto di essere disposto a morire per sostenere questa mia fede; anche in ciò sarei io obligato a morire con voi, toccatemi dunque la mano, perché fin quì protesto anche io con voi, e siamo tutti [e] due protestanti veri di Cristo. Or dunque, come potete voi dire che non credete alla Madonna? Questo è vero, disse il buon machinista, ma i protestanti si lagnano dei papisti, perché fanno della Madonna una vera deessa, eguale a Dio.

la madonna non è una dea Per rispondere a questo non ho bisogno di fare un’argomento, solamente rispondetemi ad una mia domanda: Siete voi disposto a morire, prima di credere e dire che la Madonna è una deessa? certo che mi risponderete affermativamente, io, anche quì, vi do la mano, come ho fatto altrove, e prima di voi in tal caso sono obligato a dare la mia vita per essere a voi di guida come Prete. E dunque anche questa una solenne calunnia contro i poveri cattolici inventata dai così detti protestanti, per fare partito in favore di un povero [p. 799] monaco apostata, bisognoso di coprire la sua iniquità con una turba di seguaci nel precipizio della propria dannazione eterna. le chiese, gli altari, e le feste Ma, direte voi ancora, e le Chiese, e gli altari, e le feste della Madonna, come le interpretate voi? A questo [vi do] una brevissima risposta: andare a vedere la sola faciata di queste chiese, e vedrete per lo più sopra la porta tre lettere D. O. M., le quali significano[:] A Dio, Ottimo, Massimo; perché tali Chiese, altari, e feste, non sono [dedicate] alla Madonna oppure ai Santi, ma a Dio, in onore della Madonna, e dei Santi. Noi che crediamo di onorare civilmente la nostra madre, la madre di un Principe, o la Madre di un Re, vogliamo poi privare la madre del nostro D.[ivino] Redentore dell’onore religioso dovutogli per tanti titoli? le preghiere Finalmente non mancherete voi di oppormi le preghiere che faciamo alla Madonna, ed ai Santi. Per rispondervi a tutto ciò non facio altro che pregarvi di riflettere a tutto ciò che si passa nella nostra società civile, e far quindi passaggio alla società religiosa detta comunione dei Santi, e troverete a proposito la risposta.

/143/ Come quì non è questione di un libro di controversie, ma un semplice diario di un missionario in viagio, lascio molte altre conversazioni fatte collo stesso capo machinista nel nostro viaggio da Massawah a Gedda, nella fermata [p. 800] di tre giorni in Gedda, e finalmente nei cinque giorni che il nostro vapore impiegò per arrivare a Suez. mio sistema nell’attaccare l’infedele Ho narrato quì una sola conversazione fatta con lui, la quale è stata la prima, per fare conoscere il sistema indiretto che io soleva usare per introdurmi, principalmente cogli europei; eccettuati i casi speciali di ministri protestanti, i quali sono per lo più i soli eretici positivi, o anche eresiarchi dogmatizzanti; con tutti gli altri eretici, massime del basso popolo, neanche io permetteva loro di dire che erano protestanti; eh! [dicevo:] lasciate questo nome, il quale in buona sostanza significa republicano in materia di religione; dite invece che siete un povero giovane ignorante mancante di istruzione religiosa. Io soleva trattargli così fino a tanto che non aveva posseduto la chiave del suo cuore; appena divenuto padrone della fortezza, allora incomminciava io a dogmatizzare. Io ho per massima di [non] mai attaccare l’eresia direttamente, masime nelle persone nelle quali regna ancora una certa quale buona fede, per il timore d’incomminciare il mio ministero con una ferita al cuore ben soventi insanabile. Soldato con chi attacca, Padre con chi ascolta; ecco il mio principio.

arcipelago di Dalak Riprendo ora la mia storia del viaggio. Partiti dopo mezzo giorno da Massawah, della stessa sera abbiamo passato di giorno l’arcipelago di Dallak, [p. 801] luogo molto difficile per i gran[di] vapori, perché esistono molti banchi sotto aqua affatto invisibili di notte, e visibili solamente di giorno nel colore dell’aqua, la quale prende un verde giallastro, ed anche per l’increspamento delle aque diverso dai luoghi dove il mare ha un gran fundo, dove l’elastico del corpo aqueo è di diversa natura nella sue unde. viaggia da Massawah a Gedda Oggi un buon vapore ben guidato non vi mette più di un giorno e mezzo per attraversare diagonalmente il mare rosso da Massawa a Gedda, ma il nostro bastimento era un vecchio bastimento e malguidato, epperciò siamo arrivati avanti [a] Gedda dopo la mezza notte del terzo giorno. Dovettero fermare la machina due o tre ore per aspettare il giorno, essendo molto complicato e pericoloso l’ingresso del porto, dovendo camminare il bastimento circa mezza ora, per una strada tortuosa e molto stretta fra banchi nascosti.

nostro arrivo a Gedda Appena l’orizzonte segnava il giorno il nostro vapore col segnale di uso domandò il piloto, e venuto questo ci siamo messi in movimento verso il porto di Gedda. Non ripeto [la descrizione de] il panoramma di questa città araba, porta dei pellegrini alla Meca, per non ripetere una cosa già detta altrove, in [8-15.10.1846] Ottobre 1846. al nostro arrivo d’Europa, ma /144/ quante variazioni [p. 802] in 18. anni! idee mie, e prevenzioni sopra il massacro
[del 15.6.1858: 45 vittime]
In Gedda non rimaneva più un[o] solo degli antichi cristiani, perché il massacro di pochi anni prima aveva tutto distrutto; dei miei soli battezzati più di dieci furono martirizzati colà dal fanatismo mussulmano. Questo solo motivo avrebbe bastato per trattenerci a bordo, e non sbarcare, ma vi fummo costretti da un’ordine del brutale Comandante; fù publicata una fermata di tre giorni per le proviste di carbone e di aqua. Abbiamo scritto al consolato francese, ed il Console Monz ci ha mandato un Cavaz con la barca del consolato armata di bandiera francese. Come eravamo cinque persone, M.r Monz Vice-Console fece le sue scuse di non poterci ricevere in casa sua, e ci fece condurre ad una miserabile locanda cristiana, dove ci costò molto, perché il povero locandiere aveva bisogno di rifarsi, come luogo dove aveva poca risorsa di forestieri, ma bisognò rassegnarci, e [fu] somma grazia di averla trovata. Io ed il Padre Gabriele eravamo vestiti alla Copta tutti [e] due con un piccolo turbante bianco, il solo Dottore La Garde era vestito all’europea.

noi mal veduti dagli arabi Noi tre europei eravamo tutti guardati con occhio di sdegno; il monachello Raffaele di un’età già un poco avvanzata era poco considerato, l’occhio di tutti cadeva sopra il giovane Stefano, il quale era un bellissimo galla con un’aria d’innocenza [p. 803] tutta propria [e] faceva gola a tutti nel senso dei tre angeli andati a Soddoma per salvare la famiglia di Lot. i miei giovani in dogana È questo uno schiavo, dicevano gli arabi delia dogana, e fummo costretto di presentarci all’uffizio della dogana. Io facio tutto, mi diceva il Cavaz del Console, ma appena io feci due passi per allontanarmi, il povero Stefano quasi piangeva, ed allora lo accompagnai io stesso. Fatta la nostra dichiarazione, siamo andati tutti alla locanda, ed il Vice Console ci accompagnò egli stesso. il locandiere cattolico maltese Il locandiere era un cattolico maltese, e fù contentissimo quando seppe che noi eravamo Preti. Il locandiere mi presentò la sua moglie, ed una dichiarazione del presidente [della Custodia] di Terra Santa del Caïro, il quale faceva tutti gli elogi dei due conjugati, e dichiarava che i loro due bimbi erano stati battezzati. Mi presentarono alcuni schiavi che avevano, i quali non erano ancora stati battezzati; due di questi erano galla, epperciò potevano essere istruiti dai miei giovani.

Eravamo dunque alla locanda come in famiglia, molto meglio di quanto avremmo trovato alla casa dello stesso console, il quale, essendo provisorio in Gedda non aveva portato la sua moglie, e si trovava in casa sua circondato da arabi mussulmani. Il Console stesso passava la maggior parte del suo tempo alla locanda col suo canceliere; egli pure [p. 804] un’armeno cattolico del Caïro, fratello di Fatalla Mardrus Procu- /145/ ratore della missione galla in Caïro; anche questi non era maritato cristianamente, ed aveva una schiava galla ancor da battezzare, già madre di qualche bimbo. progetti di sacro ministero Io non aveva che tre soli giorni da restare in Gedda, ed avrei avuto bisogno almeno di dieci giorni per poter esercitare un poco di ministero regolarmente; ho raccomandato perciò molto ai miei giovani di passare il giorno ad istruire per poter almeno amministrare il battesimo ai tre o quattro schiavi che vi erano adulti. Anche il machinista incomminciava a prendere gusto, e passava tutto il tempo che poteva con noi alla locanda; la sera si faceva istruire dall’armeno cattolico del bordo. Se questo machinista, mi diceva quest’ultimo, arriverà a confessarsi una volta da Lei, sono certo che si salverà; io lavoro a questo scopo, ma i protestanti gli hanno insinuato tanto odio alla confessione, che trema al solo pensarvi; epperciò quando io verrò a confessarmi farò di tutto per condurlo.

una visita al cimitero Verso sera del primo giorno, i due consoli inglese e francese con alcuni del loro seguito, il Dottore La Garde, ed io col P. Gabriele siamo andati a fare una visita al nuovo cimittero dei cristiani, dove sono state sepolte [p. 805] le vittime del massacro [perpetrato] per ordine dello stesso governo turco. sepolcri delle vittime del massacro Il luogo era lontano circa due kilometri dalla porta della città verso il Sud, sopra la spiaggia del mare frà le sabbie della rada stessa; nelle grandi maree l’aqua del mare arrivava sino ai sepolcri, epperciò le sabbie avevano quasi coperto ogni vestigio. Dopo il massacro, il governo mandò i soldati a raccogliere le vittime sparse nelle varie case, ma siccome non vi erano più Cristiani in Gedda, ed i cadaveri [degli] infedeli sono immondi presso i mussulmani, furono sepolti alla meglio. Da quanto pareva fu fatta una gran fossa, ed i cadaveri furono messi alla rinfusa tutti insieme, benché i due cavaz dei Consoli ci facessero vedere alcuni sepolcri a parte che si dicevano dei consoli, [francese e inglese] e del famoso negoziante Tomas greco scismatico. Il certo si è che [25-29.7.1858] nel bombardamento della città, i soldati cristiani europei riconobbero quei sepolcri, e per salvrargli dalla marea portarono molte pietre, le quali furono visibili per molto tempo; ma dopo la Città essendosi obligata a fare fabbricare un cimitero cristiano, poco lontano da quel luogo, furono tolte le pietre per formare il recinto, e la cappella.

nuovo cimitero Dopo abbiamo visitato il nuovo cimitero cristiano stato fatto per ordine dello stesso governo turco; era un semplice quadrato con recinto alto circa due mettri, con una specie di cappella senza altare, da chiamarsi piuttosto [p. 806] un deposito provisorio del cadavere che non una cappella. la colonia cristiana di Gedda La colonia cristiana di Gedda prima del massacro contava dodeci e quindeci famiglie, composta di consoli, e di commercianti per /146/ lo più protetti europei. I soli consoli erano per lo più europei; tutti gli altri erano levantini, alcuni cattolici, ma la più parte greci scismatici. In una città mussulmana fanatica, come Gedda, i cristiani, anche eretici di qualsiasi comunione essi siano, hanno bisogno di restare uniti fra [di loro], e solidarii gli uni degli altri. Per lo più tutte le altre confessioni, non avendo preti, perché il zelo del clero eretico non soffre il [zelus domus tuæ] comedit me, come soffrono i preti cattolici; Quindi ne avviene che quando si trova un sacerdote cattolico nella colonia, o di passagio, oppure venuto da Aden, o da Suez, tutti [vi] corrono alla Messa, persino gli stessi protestanti, e vi portano i loro neonati a battezzare. In questo senso quasi tutte le vittime del massacro erano cattolici.

si progetta il trasporto delle vittime Uno dei consoli ha messo fuori una questione: è già più di un’anno, disse, che il cimitero è finito, si parlo sempre di trasportarvi dentro le vittime, e mai prendiamo una risoluzione. Secondo me, continuò egli, si dovrebbe fare una funzione solenne, e mettervi una lapide col nome di ciascheduna vittima, la quale [p. 807] tramanderà ai posteri questo grave fatto storico; se ancora tarderemo un bel giorno verrà una gran marea, e ci porterà via tutti questi sepolcri. Dopo i due consoli parlò il Dottore La Garde, parlò anche il P. Gabriele e tutti confermarono il piano suddetto. mia opinione in ciò. Dopo ho parlato io, rapporto al trasporto privato non vi è questione, e tocca ai due consoli prendere la determinazione e farla eseguire a spese del consolato sopra le somme particolari lasciate ad essi per i bisogni imprevisti, oppure instituire un comitato per raccogliere limosine a tale effetto. In quanto poi alla solennità publica, essendo cosa che potrebbe generare dei rumori, e [e] dei disturbi, i consoli potranno intendersela coi loro governi, oppure col governo locale; anche questa è una cosa loro. In quanto alla funzione religiosa domani celebrerò la Santa Messa nella locanda e farò le esequie secrete per i defunti della nostra comunione, come è di mio dovere; se poi si desidererà una funzione religiosa più solenne, o verrò io nel mio ritorno, oppure farò venire qualche sacerdote o da Aden, oppure dall’Egitto, quando saremo avvertiti.

un’esame della questione quali cattolici e quali no? A questo riguardo devo farvi notare qualche cosa. La colonia cristiana quì in Gedda non è tutta cattolica, anzi appena il terzo può dirsi cattolico; [di] tutti gli altri, alcuni sono protestanti, e molti sono Greci Scismatici separati dalla Chiesa cattolica [p. 808] oppure sono armeni, oppure Copti, oppure Siriani di altre confessioni. Quando noi preti cattolici ci troviamo quì, e celebriamo la S. Messa per i nostri cattolici, tutti avete l’uso di venire alla Messa, e se avete dei bimbi gli portate e /147/ gli batteziamo colla promessa di educargli nella fede cattolica. Alcuni potrebbero pensare che noi faciamo questo per una specie di bonomia; noi sappiamo tutto, e conosciamo: ancora che alcuni di voi ritornando al suo paese sarà sempre scismatico o eretico come prima, e ciò non per malizia vostra personale, ma piuttosto per semplice educazione che avete ereditata dai vostri maggiori, oppure per un’abitudine dei vostri paesi, senza tanto occuparvi delle questioni, o meglio passioni per le quali il vostro clero vi ha inviluppati nel scisma contro la Chiesa cattolica madre universale di tutti i cristiani del mondo, anche di coloro che si trovano abbandonati fra questi terribili infedeli nemici di Cristo nostro Signore.

numero delle vittime Ora veniamo al caso nostro; fra tutte queste vittime, che alcuni fanno arrivtire a 30, chi più, e chi meno: qualunque sia stato il numero loro, il certo si è, che cattolici di nascita sono stati pochissimi, e si riducono a tre sole famiglie, fra le quali, una parte almeno della servitù forze [non] era neanche cristiana, come sogliono essere i schiavi in questi [p. 809] paesi, dove mancano abitualmente i sacerdoti; dimodoché si ridurrebbero a pochissimi i nostri veri figli, di nascita, e forze ancor più pochi i veri figli in pratica, come suole occorrere in questi poveri paesi, senza un’apostolico ministero, e frammezzo allo scandalo degli infedeli. i fulmini contro l’errore, e l’incenso dovuto al merito La Chiesa cattolica pero, benché severissima quando è questione di verità o di errore, di luce e di tenebre, pure in questi casi così gravi e così solenni al cospetto di Dio e del mondo, essa non si dimentica di essere l’unica gran madre di famiglia nella casa di Cristo, madre che raccoglie tutto ciò che cade per incuria dei pastori mercenarii; essa tutto esamina; il scisma e l’eresia è un gran peccato d’infedeltà più o meno grave a misura dell’orgoglio personale del uomo che si ribella a Dio, ma può essere anche una cosa ereditaria, alla quale la persona non ha preso tutta la parte per mancanza di cognizione e, di volontà; laddove il sangue versato per la fede di Cristo è un’atto, tutto personale, più o meno perfetto a misura che il suo amore a Cristo è stato più, o meno puro; esso può diventare anche un battesimo di sangue.

Ora con questa bilancia in mano, questa gran madre, la Chiesa, maestra di verità, ministra di giustizia, e di misericordia, e vicaria di Cristo, sospende tutti i suoi fulmini, e le sue scomuniche [p. 810] e può arrivate anche sino all’incenso ed all’aureola a misura che il suo maestro divino si spiega coi segnali stabiliti. nostro criterio sopra le vittime Il certo si è che tutte queste vittime sono cadute nelle file di Cristo in guerra colle potestà dell’inferno; essi, almeno col lo[ro] voto, sono rientrati nella gran famiglia della Chiesa. Io ministro di questa Chiesa in [8-15.10.1846] Ottobre dell’anno 1846. accompagnato /148/ da quattro altri compagni nel ministero dell’apostolato, rimasto quì quasi un mese, gli ho veduti tutti, o quasi tutti prostrati ai piedi dei nostri altari, se non altro, per protestare che essi non facevano parte delle orde infedeli e nemiche di Cristo. Io allora so di averne battezzati molti, non solo neonati presentati spontaneamente dai loro genitori, ma anche alcuni adulti loro schiavi.

anche non ancora battezzate? Ma anche nel caso che qualcheduno non avesse ancora ricevuto il S. battesimo, la fede in Cristo, un certo desiderio di riceverlo, il battesimo del sangue bastava loro per consacrare il loro martirio. Iddio solo può essere giudice delle disposizioni interne dei loro cuori, dalle quali dipendeva la maggiore o minore perfezione dell’eroico sacrifizio. Ma in quanto a noi basta il dire che essi per non voler essere mussulmani [p. 811] sono stati sacrificati in odio della loro fede in Cristo. Essi sapevano benissimo, che, facendosi mussulmani, non solo sarebbero stati risparmiati, ma avrebbero goduto del favore dei loro nemici; ora al sollevarsi [del]la marea furibonda dei nemici di Cristo, il diavolo non ha mancato di tentarli di apostasia, ma vinsero la tentazione, ed arrivarono alla palma [del martirio]. loro diritto al nostro rispetto Tale si è il giudizio che noi dobbiamo formare di queste vittime, conchiusi io ai miei interlocutori, epperciò essi hanno tutto il diritto di essere rispettati, ed anzi venerati come fratelli nostri di una fede eroïca. Che i loro avvanzi siano o non siano da noi rispettosamente trasportati in luogo migliore, ciò nulla aggiunge o diminuisce di merito al cospetto di Dio; ma troppo interessa [a] a noi cristiani di conservare la memoria del loro trionfo, e dell’esempio lasciatoci.

i consoli mi fecero un complimento I Consoli amarono molto questa mia conferenza (1a): noi non osavamo parlare di questo, mi dissero essi, per il timore che Ella avrebbe sollevato la questione della fede diversa delle vittime, ma dalla maniera con cui Ella parlò ha sciolto tutte le difficoltà. Il vostro complimento, risposi io, mi obliga a spiegarmi ancora sopra questo punto molto delicato, per tagliare la strada a tutte le illusioni. Se una gran parte delle vittime in discorso nell’anno 1846. mi avessero domandato i sacramenti della Chiesa, [p. 812] dei quali io era ministro e custode, certamente che io non avrei potuto amministrarli senza delle condizioni; ma il caso di queste vittime è così eccezionale, che corre una via superiore a tutte le /149/ condizioni; in questo caso non si parla più di censure, le quali sono semplici medicine per richiamare i traviati, e la corona del martirio supera tutte le medicine. Ad ogni evento, non avrebbe toccato a me sollevare questioni, perché la Chiesa Cattolica si trova dapertutto in casa sua, dove si trovano battezzati convertiti.


(1a) Si parlò di quella mia conferenza in alcuni giornali inglesi e francesi. In verità mi fu domandata una coppia, ma io [non] sono stato mai amico dei giornali, epperciò l’ho rifiutata; me ne sono pentito, perché l’ho trovata un poco variata; però in buon senso, perché i relatori erano dominati da un’impressione favorevole. [Torna al testo ]